Attacco alla Creatura Umana: Artificiale Contro Naturale
Mi alzo la mattina, squilla il telefono e mi risponde un robot il quale intende offrirmi l’occasione della vita, devo chiamare l’ufficio comunale per una pratica e lo stesso robot di prima ripete in continuazione che devo mettermi in lista di attesa per comunicare con un essere umano, la bolletta del gas è raddoppiata e mi metto in contatto con il fornitore del servizio che dopo 10 passaggi ed un orribile musica di sottofondo rompe la monotonia dell’attesa e mi dice che devo richiamare più tardi……
…guardo la finestra e spio le macchine, ehh si ….siamo un po tutti nei guai! (Gianni Togni)
Toba60
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Artificiale Contro Naturale
Una gigantesca guerra contro la creatura umana è in pieno svolgimento. Tutti i fondamenti della nostra specie sono sotto attacco – biologici, antropologici, ontologici – sotto i colpi di un immenso, mostruoso, onnicomprensivo apparato di dominio tecno-finanziario che ha in mano il destino dell’umanità, deciso a modificarla per ricreare una nuova specie trans- e post-umana. Il percorso tracciato fino al 2020 (pandemie, identità digitale, compressione della mobilità, sistemi di identificazione e sorveglianza, agricoltura limitata, alimentazione artificiale, accentuazione eco-climatica, repressione del dissenso, medicalizzazione diffusa, diffusione dell’ideologia di genere, transumanesimo) suggerisce che il cambio di paradigma è nella sua fase decisiva.
La tendenza è verso l’androgino, il trans. La vuota umanità occidentale, intrappolata dai miti paralleli del mercato e della tecnologia, si riduce allo schema che Diego Fusaro estrae dalla mitologia greca. Le divinità postmoderne sono Dioniso, che presiede al caos e alla trasgressione; Proteo, il dio delle ibridazioni. Infine, Narciso, la contemplazione dell’io, l’egoismo accresciuto del rituale del selfie in attesa del “mi piace”. Nonostante tutto, sta crescendo una nuova coscienza, un antagonismo ancora minoritario e confuso, fatto di tanti piccoli fuochi. Segni di cauta speranza.
L’uomo comune non ama affrontare temi universali. Pensare alla vita e alla morte, al bene e al male, alla pace e alla guerra lo spaventa. Sembra giusto, perché è già troppo complicato vivere giorno per giorno, quindi perché preoccuparsi di questioni molto più grandi di noi, spesso irrisolvibili e fuori dal nostro controllo, che rendono amara la nostra esistenza? Guardarsi intorno diventa sempre più difficile, come un angoscioso esercizio di teratologia e di studio delle cose mostruose. Ma si tratta di argomenti ineludibili; qualcuno deve riflettere e prendere atto della realtà, passo preliminare per cercare di capire il mondo, per giudicare, per lottare per il vero, il bello, il buono e il giusto.
Stiamo affrontando una Via Crucis con tante, troppe stazioni, nella speranza che prima o poi arrivi la risurrezione. La nostra tesi è che è in pieno svolgimento una gigantesca guerra contro la creatura umana. Tutti i fondamenti della nostra specie sono sotto attacco – biologici, antropologici, ontologici – sotto i colpi di un immenso, mostruoso apparato di dominio tecno-finanziario. I dominatori possiedono tutti i mezzi, economici, finanziari, industriali, tecnici, culturali, mediatici. Una cupola di poche migliaia di “padroni universali” (Giulietto Chiesa) tiene in mano il destino dell’umanità, decisa a modificarla, rimodellarla, persino trascenderla per ricreare una nuova specie trans e post-umana. Possiede tutti i mezzi, determina tutti i fini. Il loro, che si può riassumere nel dominio sulla materia umana inerte e indifferenziata, che sarà posta al comando dell’apparato tecnologico.
Per farlo, sopprime la verità e la realtà: l’artificiale viene imposto al naturale, i fatti sono sostituiti da rappresentazioni imposte, l’universo dal metaverso. Il potere di questa cupola è diventato incommensurabile all’alba della quarta rivoluzione industriale, basata sulla potenza delle tecnologie elettroniche. Il mondo è passato da “analogico” a “digitale”. Il primo termine descrive il funzionamento della mente umana, basato sul riconoscimento di somiglianze tra oggetti e situazioni anche molto distanti tra loro. Questo tipo di ragionamento è alla base della creatività, fondamentale per risolvere problemi nuovi e inaspettati. Digitale (digit, cifra) è il tipico modo di applicare l’informatica e l’elettronica, che si occupa di grandezze in forma numerica, convertendo i valori in numeri di un conveniente sistema di numerazione, solitamente il sistema binario.
In un contesto così complesso, stiamo assistendo a un profondo e rapido “cambio di paradigma” nel senso indicato dall’epistemologo Thomas Kuhn, ovvero al ribaltamento dell’intera visione del mondo e di tutte le sue implicazioni. Prima di esaminare i tre fronti della guerra condotta dall’élite fintech contro l’homo sapiens, è necessario ricordare i fondamenti teorici su cui si basa l’ipercapitalismo globalista “assoluto”, cioè svincolato da ogni vincolo o limite: un rozzo materialismo estraneo a qualsiasi ipotesi trascendente; il culto del progresso storicistico-nichilista. Un nichilismo annunciato con disperata lucidità da Friedrich Nietzsche insieme alla “trasvalutazione di tutti i valori”.
All’alba del XX secolo fu Papa Pio X a cogliere il senso dei tempi a venire nella sua enciclica E supremi (1903). “Con ogni forza e ogni artificio si tende a sopprimere completamente il ricordo e la nozione di Dio“. Incompatibile con ogni forma di spiritualità, ma anche nemico di ogni alternativa etica, politica, economica o valoriale, il potere si nutre della volontà di potenza, dell’odio implacabile per ogni limite, visto come un impedimento, un passo indietro. Nulla è sacro, tutto è disponibile, materia da conquistare, occupare, rimodellare, comprare e vendere. Il monito di Ezra Pound diventa addirittura ridicolo: il tempio è sacro perché non è in vendita (Cantos, Canto XCVI).
Nello spirito dell’epoca – un’epoca senza spirito, un’epoca di vuoto (G. Lipovetsky) – non c’è altro tempio che la merce, la riduzione di tutto a una cosa, un prodotto a cui si può attribuire un codice a barre e a cui si può attaccare un cartellino del prezzo mutevole. Il “disincanto del mondo” di cui parlava Max Weber sta per finire: tutto è calcolato e calcolabile, il passato è la goffa minoranza intellettuale di un’umanità infantile, il futuro non esiste se non nella forma predittiva dell’incrocio e dell’elaborazione di dati e metadati.
In un mondo ridotto a figura, a cosa, a massa, riemerge il messaggio disperato di Pier Paolo Pasolini: voglio riconoscere le cose e, per quanto possibile, voglio rimitizzarle. Quello che ci viene fatto compiere è un viaggio nel deserto, o nella “notte del mondo” annunciata da Martin Heidegger, accolta con effervescente gioia dai mercanti “occidentali” contemporanei. L’obiezione più comune tra i sostenitori dei miti postmoderni è la seguente: come può il potere essere totalitario, assoluto, se predica una sorta di democrazia, di inclusività, se in realtà la critica più comune è l’eccessivo permissivismo?
Ancora Pasolini: il potere tecno-capitalista “non si accontenta più di un uomo che consuma, ma pretende che non siano concepibili ideologie diverse da quelle del consumo”. “. Ha “deciso di essere permissivo perché solo una società permissiva può essere una società dei consumi”. La sfera dei diritti, inoltre, mentre si espande a dismisura nella sfera individuale e intima, si offusca nella sfera pubblica, dove il paradigma è quello della sorveglianza, del pensiero unico, della repressione delle idee, dei principi contrari all’ordine biopolitico/biocratico neo-autoritario.
Il percorso tracciato fino al 2020 (pandemie, identità digitale, compressione della mobilità, sistemi di identificazione e sorveglianza, agricoltura limitante, alimentazione artificiale, accentuazione ecoclimatica, repressione della dissidenza, medicalizzazione diffusa, diffusione dell’ideologia gender, transumanesimo) suggerisce che il cambio di paradigma è nella sua fase decisiva. La vuota umanità occidentale, intrappolata dai miti paralleli del mercato e della tecnologia, si riduce allo schema che Diego Fusaro trae dalla mitologia greca. Le divinità postmoderne sono Dioniso, che presiede al caos, all’informe, all’illimitato e alla trasgressione; Proteo, il dio delle ibridazioni, del cambiamento continuo, del superamento di ogni frontiera e dell’abbattimento di ogni differenza. Infine, Narciso, la contemplazione dell’io, l’egoismo accresciuto degli atomi sradicati che ha nella pratica del selfie il suo rito compulsivo, da condividere sui social network in attesa del “mi piace”, del pollice in su degli atomi erranti connessi al metaverso.
Una guerra contro l’uomo condotta sotto forma di messa in discussione della verità, della realtà stessa, dei fondamenti dell’esistenza. Abbiamo detto che si tratta di rovesciare i fondamenti biologici, antropologici e ontologici dell’uomo. La biologia – screditata, distorta fino a trasformarla in una variabile dipendente dalle costruzioni culturali – viene attaccata nel suo rifiuto di riconoscere ciò che è sempre stato chiaro agli uomini di ogni tempo e civiltà. Il biblico “maschio e femmina li creò” viene negato in nome dei “generi”, che hanno preso il posto dei (due) sessi. Per la neo-cultura transumana, i generi sono potenzialmente infiniti, tanti quanti sono i riconoscimenti di sé, anche i più bizzarri, strampalati e (a volte!) devianti di ogni essere umano, mutevoli, temporanei e revocabili. I ruoli, le distinzioni tra maschile e femminile non sono altro che costruzioni sociali, come la gravidanza e la maternità.
La tendenza è verso l’identico, l’androgino, il trans. La disidentificazione etnica, personale, culturale e sessuale, porta d’accesso alla fluidità esistenziale, conduce a una sorta di denaturalizzazione volta a sottrarre la dimensione biologica ascritta. Senza una base biologica, sono ciò che voglio essere o penso di essere. L’ex ministro dell’Uguaglianza del governo spagnolo, Irene Montero, è arrivata ad affermare che non esiste una donna, poiché chiunque si senta tale è una donna. Spetta alla società e alle sue norme prenderne atto. Essendo la Montero una femminista radicale, non si capisce che senso abbia il femminismo in assenza del soggetto!
Biologico è l’obiettivo della medicalizzazione totale: siamo persone immaginariamente sane, da imbottire di farmaci, preparati, sieri genici, la cui vera funzione (mRNA) è quella di modificare in modo permanente il nostro patrimonio genetico. A che scopo? Biologico e allo stesso tempo antropologico è la progressiva sottrazione della procreazione alla sessualità naturale. Il risultato sarà l’ectogenesi, cioè la “produzione” di esseri umani da parte di macchine, uteri artificiali e sperma artificiale. La conseguenza è la scomparsa delle figure genitoriali, la trasmissione della vita affidata a chi possiede la tecnologia e può determinare, come nel Mondo nuovo di Aldous Huxley, la quantità e la qualità della post-umanità prodotta artificialmente.
Non a caso le tappe intermedie sono la propaganda asfissiante, h.24, della sessualità sterile, dell’omosessualità e della transessualità, fenomeni che dalla biologia si spostano nel territorio dell’antropologia e dell’ontologia, attaccando i fondamenti dell’essere. Per inciso, l’operazione di riconfigurazione umana richiede la banalizzazione dell’aborto – elevato a diritto universale – ribattezzato “salute riproduttiva”. Questo sintagma mostra la regressione biologica dell’umano verso l’animale. In fondo, l’ideologia dei Signori considera l’homo sapiens nient’altro che una massa biochimica manipolabile. L’uomo viene animalizzato nello stesso momento in cui al mondo animale vengono concessi diritti simili a quelli umani. Assurdo, perché l’animale non può rivendicare diritti né esercitare doveri corrispondenti.
Allo stesso tempo, all’uomo viene imposto un neolinguaggio ridotto e limitato, il grugno unificato attraverso il quale deve definire e giudicare oggetti e concetti, il mondo circostante e se stesso secondo il nuovo paradigma imposto. Staccato dalla famiglia, alienato dalla comunità etnica, territoriale e culturale a cui appartiene, impermeabile alle istanze dello spirito, alienato dalla sua natura biologica e intima, avviato a una serie di dipendenze, ibridato con la macchina e nel frattempo dipendente da dispositivi artificiali, abbandonato agli impulsi, incapace di elevare il pensiero oltre il momento, governato dalla paura, eterodiretto dal potere della tecnostruttura, incerto, soggiogato dall’artificiale, l’atomo umano perde la sua libertà, cessa di riconoscere la realtà e si allontana dalla verità.
È ancora, biologicamente e ontologicamente, homo sapiens o si è trasformato in una specie diversa? È il paradosso della nave di Teseo, la questione fisica e metafisica della persistenza dell’identità originaria di un’entità completamente mutata nel tempo: la creatura-uomo è ancora la stessa se tutte le sue componenti sono cambiate e persino il cervello è stato riconfigurato da macchine e artefatti “pensanti”?
La mitologia greca – che sapeva porre all’uomo tutte le domande più significative – racconta della nave con cui Teseo affrontò l’avventura che lo portò a sfidare e uccidere il Minotauro, il mostro con il corpo di uomo e la testa di toro, uno dei miti fondanti dell’Occidente. La nave è rimasta apparentemente immutata, anche se ogni componente è stato sostituito nel tempo, dalla chiglia ai remi e alle vele. A un certo punto, tutte le parti originali sono state sostituite, anche se la nave ha mantenuto il suo aspetto originale. Era stata completamente rinnovata, ma allo stesso tempo era sempre la stessa: era ancora la nave di Teseo?
Il vero, il buono, il giusto, il bello sono ancora l’orizzonte di senso o la guerra è stata vinta da uomini nemici di altri uomini? In questi termini, l’attacco all’uomo richiede una risposta innanzitutto spirituale. Per rimanere (o diventare) umani abbiamo più che mai bisogno di guardare in alto, verso ciò che supera la materia. È la madre di tutte le battaglie, in cui dobbiamo contrapporre l’amore per noi stessi, la creatura con la scintilla divina, al freddo cinismo di oligarchi egoisti e sociopatici senz’anima. Dove cresce il pericolo, cresce anche ciò che salva: è la lezione di Hoelderlin che gli ultimi durissimi anni hanno portato alla luce. Nonostante tutto, sta crescendo faticosamente una nuova coscienza, un antagonismo ancora minoritario e confuso, fatto di tanti piccoli fuochi. Segni di cauta speranza. Homo suma; humani nihil a me alienum puto, sono un uomo, nulla di umano mi è estraneo.
Roberto Pecchioli
Fonte: mentealternativa.com
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