Cannabis: L’erba Medica che Guarisce
Ci sono tante cose nella vita che alle volte paiono incomprensibili, eppure di fronte all’ evidenza, si cerca in tutti i modi di screditare un qualcosa che può essere utile alla medicina.
Molti, sulla questione legata alla cannabis, rivendicano il fatto che può creare dipendenza, e’ stano di come pero’ che lo stesso problema non se lo pongono con le sigarette e con l’alcool.
Gli interessi in gioco sono tantissimi e le industrie farmaceutiche hanno una voce in capitolo determinante, che blocca ogni sviluppo ulteriore alla legalizzazione della Cannabis.
Il testo e’ molto bello e spiegato molto bene a voi tutti bona lettura.
Toba60
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Staff Toba60
La Cannabis
Gli usi della Canapa (d’ora in poi Cannabis) si perdono nella notte dei tempi. Il Pen T’sao Ching, che e’ il piu’ antico testo cinese sulle piante medicinali (3000 a.C), la consiglia nelle situazioni di yin, la parte femminile di tutte le cose (irregolarità mestruale, gotta, reumatismo, malaria, stipsi, debolezza mentale).
In seguito le indicazioni terapeute si estendono, sempre in Cina, alla riduzione della febbre e dell’ansia, la cicatrizzazione delle ferite, l’eliminazione del pus. In India (vedi il testo sacro Atharvaveda del 1000 a.C) e’ usata dalla medicina tradizionale,anche oggi,per varia patologie (dissenteria,inappetenza, per facilitare la digestione, per rendere il corpo e mente più pronti e vivaci). Citata in testi assiri egizi, persiani, e ben conosciuta dalla medicina greco-romana (la “materia medica”di Dioscoride, l’erbario più importante dell’antichità scritto nel 70 d.C. contiene la prima raffigurazione per l’uso in corso di mal d’orecchi, edemi, itterizia). E cosi consigliava anche Galeno (100 d.C).
In Europa la Cannabis arrivava probabilmente 2500 anni fa e viene usata sulla base di ricette derivate dalla tradizione e dalla medicina popolare sino circa al 1800, quando si risveglia l’interesse dei medici a seguito della scoperta francese della Cannabis dopo l’occupazione napoleonica in Egitto (1798). Due i binari della sua diffusione (Silvestre de sacy, Rouyer, Moreau de Tours, William O’Shaughnessy, L. Aubert-Roche…) da un lato, intellettuali, artistici e letterari d’avanguardia ( Théophile Gautier, Charles Baudelaire,ecc…) dall’altro. In Italia é l’ambiente medico (Giovanni Pollo, Francesco Vigaro’, Pietro Mordaret, Carlo e Cesare Erba, Andrea Verga, Cesare Lombroso, Raffaele Valieri, Paolo Mantegazza, Pietro Mascherpa…) che sperimenta con successo il suo uso sia come analgesico che per angina, asma, blenorragia, catarro, colera, corea, convulsioni infantili, dismenorrea,idrofobia, impotenza, insonnia, malattie mentali, meningite, metrorragia, prostatite, reumatismi, tosse, ulcera, tetano. L’interesse medico tra il 1840 e il 1900 e’ comprovato da piu’di cento articoli compresi in Europa ed Usa (H.C.J. Wood in “Trestise on Therapeutics”, William Osles, J.R Reynolds si ” lancet” i più importanti).
Gradualmente l’uso della Cannabis conosce una sempre maggior diffusione sino al 1937, quando, negli Stati Uniti, viene, però, inserita nella lista dei stupefacenti e il suo uso, anche medico, diventa illegale. I paesi europei si allineano alla norma americane e il suo utilizzo come farmaco conosce un crollo notevolissimo.
Una delle conseguenze immediate di tale proibizione e’ la quasi totale scomparsa delle pubblicazioni scientifiche dedicate all’argomento nei decenni successivi. Cosi la Cannabis che, dalla meta’ del XVII secolo, compariva nelle farmacie europee ed americane ed era inserita farmacopea Ufficiale, scompare. Tuttavia, grazie alle pressioni di alcuni studiosi, primo fra tutti Lester Griapoon, psichiatra di Harvard, col suo libro “Marijuana reconsidered” (1971) e di alcuni pazienti, testardi e coraggiosi, le possibilità terapeutiche della Cannabis vengono rivalutate e nel 1985 viene sintetizzato e poi commercializzato negli Usa un cannabinoide, il dronabinol delta-9 tetraidrocannabinolo (THC) ,il componente psicoattivo della Cannabis, qui segue l’equivalente nabilone in Gran Bretagna.
Nello stesso periodo nascono un po’ in tutto il mondo associazioni di malati che chiedono a gran voce di potersi curare con la Cannabis, senza essere criminalizzati e perseguiti dalla legge. In Italia questa funzione e’ svolta con passione e competenze dall’associazione Cannabis Terapeutica (ACT) che riunisce malati, familiari di malati, agronomi, farmacologi e medici con diverse specializzazioni.
CANNABINOIDI ESOGENI E CANNABINOIDI ENDOGENI
La Cannabis (sativa e indica, secondo una distinzione oggi non piu’ accettata) e’ una pianta erbacea a ciclo annuale costituita, tra l’altro, da più di 60 cannabinoidi, il piu’ noto dei quali e’ il già citato THC, cui si attribuisce la maggior parte degli effetti terapeutici, Un cannobinoide naturale, meno studiato del precedente, ma anch’esso con attività terapeutiche probabilmente e’ il cannabidiolo (CBD), privo di attivita’ psicoattiva, ma con azione modulante quella del THC ( ne riduce gli effetti ansiogeni cui si va incontro se si assume THC soltanto sotto forma di cannabonoide sintetico).
Nel 1990 accade un fatto importante per la scienze mediche che sconvolge i benpensanti pregiudizialmente contrari all’uso medico della Cannabis: viene individuato nel cervello suino e, successivamente, in quello dell’uomo, un reattore cellulare, denominato CB1, cui si lega, attivandolo, il THC. Due anni dopo si identifica il ligando (sostanza che si lega e attiva il recettore) endogeno di tale recettor, con struttura chimica analoga al THC, denominato anandamide, dal sanscrito ananda (beatitudine). Negli anni immediatamente a seguire vengono scoperti un secondo reattore, il CB2, presente quasi esclusivamente nelle cellule a funzione immunitaria, e un secondo ligando, il 2-arachidonoil-glicerolo (2-AG), che ha un discreta affinità con i recettori CB1 e CB2. l’identificazione di recettori specifici per il THC e’ l’esistenza di di un sistema cannabinoide endogeno che sottende gli effetti farmacologici attribuiti alla Cannabis, sistema che ha un ruolo preciso, anche se non completamente compreso, nella fisiologia e patologia umana.
Un sistema endogeno e’ costituito da recettori (strutture proteiche poste sulla membrana cellulare), e da composti che si legano ad essi per una affinità chimica (ligandi), attivandone la funzione. Ogni farmaco agisce proprio perché trova recettori ai quali si può legare e indurre l’attività che si suppone sia di beneficio per la patologia che si vuole curare. Un sistema endogeno noto anche tra i non addetti ai lavori e’ quello delle endorfine,sostanze simili, alla morfina.
La sua scoperta ha portato alla fabbricazione di farmaci antidolorifico molto potenti: analgesici oppiacei. Torniamo ora al sistema cannobinoide endogeno. Data l’abbondanza di recettori CB1 in alcune zone cerebrali con funzioni specifiche, molto probabilmente il sistema e’ coinvolto nei processi di apprendimento e memoria,nel controllo motorio,nella regolazione dell’assunzione del cibo con azione sull’asse ipotalamo-ipofisi-surrene. E’ di questi ultimi anni l’ipotesi che possa essere un sistema collegato al recupero dello stress, che si accede quando l’organismo ha necessita’ di cibo, di riposo,di contatti sessuali,e si spegne quando tali bisogni sono stati soddisfatti.
Se pensiamo agli effetti della Cannabis nell’uomo, l’aumento dell’appetito,la leggera euforia,la sedazione e infine l’induzione del sonno, tale ipotesi sembra molto probabile. FARMACI SINTETIZZATI DAI PRINCIPI ATTIVI Come gia’ detto,in alcuni paesi sono in commercio cannabinoidi di sintesi correntemente prescritti in alcune patologie. Negli Usa, Germania, Olanda, e Israele il dronadinol, THC sintetico commercializzato col nome di Marinol, e’ somministrato per contrastare la nausea e il vomito di cui soffrono alcuni pazienti in chemioterapia. Stesse indicazioni terapeutiche ha il nobilone (Cesamet) in commercio in Gran Bretagna e Canada. Attualmente anche in Belgio e Svizzera sono reperibili tali farmaci. L’effetto antiematico dei cannabinoidi trova una spiegazione nel fatto che un sistema cannabinoide endogeno ha un ruolo di primaria importanza nel controllare le aree cerebrali deputate appunto al vomito.
Entrambi i cannabinoidi sintetici vengono assunti per via orale. Tale via somministrazione crea pero’ qualche inconveniente, sia per la presenza di sintomi gastrici, che talora non permettono di trattenere il farmaco per un tempo sufficiente all’assorbimento, sia per la maggior lentezza d’azione rispetto ai derivati naturali assunti per inalazione, obbligando ad ingerire quantità maggiori di THC che, inevitabilmente, comportano una maggior incidenza di effetti collaterali spiacevoli. L’essenza di CBD (cannabinoidi) nei cannabinoidi sintetici, inoltre, elimina l’azione modulante che nel prodotto naturale tale cannabinoide ha sul THC (che può avere un effetto ansiogeno se assunto isolato). Un’altra indicazione ufficialmente accettata nei paesi sopraelencati e’ quella di stimolazione dell’appetito nella sindrome di deperimento organico correlata all’AIDS.
L’aumento dell’appetito e’ un effetto ben noto a chi consuma marijuana a scopo ricreativo. Il ruolo dei cannabinoidi sull’assunzione del cibo e’ fondamentale a tal punto che esiste una razza di topi che, se privata con manipolazioni genetiche dei recettori per gli endocannabinoidi, da origine ad una prole destinata inevitabilmente alla morte per l’ostinato rifiuto del cibo. Analogo ruolo nella regolazione dell’apporto di cibo é stato dimostrato anche nell’uomo. Tale effetto e’ stato sfruttato per creare un farmaco il rimonabant, di prossima commercializzazione, che e’ un antagonista sintetico del THC e si e’ dimostrato efficace nel rapporto dell’obesità.
Oltre queste due indicazioni terapeutiche legalmente accettate nei paesi sopracitati, esiste una serie di patologie, soprattutto di ordine neurologico, per le quali il presupposto razionale di efficacia clinica trova ampio riscontro negli studi sull’animale ed e’ corroborato, almeno in parte, da casi aneddotici riportati nella letteratura specialistica e da recenti indagini condotte col metodo caso-controllo studiate in doppio cieco.
ALCUNE TERAPIE IN CAMPO NEUROLOGICO EPILESSIA.
L’epilessia e’ una malattia cronica caratterizzata dal ripetersi di attacchi improvvisi di alterazione della coscienza, convulsioni, o altri fenomeni motori le crisi epilettiche dovuti all’eccitamento di un esteso gruppo di cellule del cervello. Le cause di tale aumentata eccitabilità dei neuroni (le cellule cerebrali) sono numerose e includono, tra le altre, sia lesioni del cervello prodotte, ad esempio, da un trauma cranico o da ictus, sia mutamenti chimici derivati da difetti genetici o del metabolismo.
Le priorita’ anti-convulsivanti nel ratto dell’anandamide, l’analogo endogeno del THC, fanno presupporre un’efficacia terapeutica della Cannabis nell’epilessia umana. Tale supposizione trova un più che valido sostegno nel fatto che i recettori CB1, attivi da anandamide, THC e CBD, modulano il rilascia di GABA e glutammato, due neurotrasmettitori (composti che permettono il passaggio dell’eccitamento da una cellula all’altra nel cervello) che rivestono un ruolo centrale nello sviluppo delle crisi epilettiche. La Cannabia e i suoi derivati potrebbero pertanto costituire una valida alternativa o aggiunta ai farmaci antiepilettici attualmente disponibili per i pazienti che non traggono sufficiente beneficio dalla loro assunzione o non ne sopportano gli effetti collaterali, a volte estremamente disturbanti.
SCLEROSI MULTIPLA (SM)
Un meccanismo d’azione spiega l’effetto di riduzione della spasticita’, talora associata a crisi estremamente dolorose, nella sclerosi multipla (SM), malattia a patogenesi autoimmume che colpisce vari distretti del sistema nervoso centrale che perdono la mielina (sostanza che avvolge le fibre nervose), sono distrutti e assumono l’aspetto di placche sclerotiche (sclerosi a placche altra denominazione della malattia). L’effetto di modulazione della spasticita’ da parte degli endocannabinoidi in un modello animale di SM e’ stato confermato in uno studio inglese condotto sull’uomo con cannabinoidi naturali. In Italia si e’ iniziato uno studio analogo,<<allo scopo di verificare i risultati dello studio inglese>> (sic !!!).
Dolore
Ulteriori indicazioni terapeutiche della Cannabis riguardano alcuni tipi di dolore, quello neuropatico, quello muscolo-scheletrico, una cefalea essenziale (cefalea cioe’ che non costituisce il sintomo di una patologia) estremamente frequente, soprattutto nel sesso femminile ed in eta’ giovanile, che si caratterizza per l’insorgenza più o meno ravvicinata di attacchi di mal di testa che spesso interessano una meta’ del capo, con dolore pulsante protratto nel tempo (anche 24-48 ore), talvolta preceduto da disturbi visivi (la cosiddetta aura emicranica) e costantemente accompagnato a sintomi quali nausea, conati di vomito, intolleranza alla luce, ai rumori o agli odori.
I cannabinoidi modulano nel cervello il rilascio di serotonina (un altro neuro-trasmettitore) che e’ alterato durante l’attacco emicranico ed hanno un effetto antinfiammatorio sulla cosiddetta flogosi asettica che si crea nella fase del dolore.
MALATTIA DEI TICS
Un’altra patologia neurologica possibile di miglioramento con l’assunzione della Cannabis e’ la malattia dei tics o sindrome di Gilles de la Tourett, dal nome del neurologo francese che per primo l’ha descritta. E’ una malattia ereditaria, a trasmissione autosomatica dominante ( i genitori la trasmettono direttamente ai figli) caratterizzata da movimenti bruschi e involontari (tics motori,appunto) associati a manifestazioni vocali pure improvvise e incontrollabili (tics vocali) e a un comportamento ossessivo-compulsivo (necessita’ di compiere determinati atti comportamentali di continuo, in modo incoercibile).
Due studi in doppio cieco (confronto fra due gruppi di pazienti, ad uno dei quali viene somministrato un farmaco e all’altro un placebo,con medico e pazienti ignari di quello che stanno rispettivamente somministrando e assumendo, o confronto, sempre a medico e paziente <<ciechi>>, tra i risultati ottenuti con il farmaco e con il placebo nello stesso gruppo di pazienti) effettuati in Germania hanno dimostrato l’efficacia del THC nel controllare i tics, in assenza di effetti collaterali importanti. Evidentemente, data la situazione nel nostri paese, ciò che fa bene i pazienti tedeschi sembra non giovare a quelli italiani ! L’efficacia del THC nella sindrome di Gilles de la Tourette si fa risalire ai recettori per i cannabinoidi che, in tale malattia, sarebbero malfunzionanti perché codificati (prodotti) da geni mutati (alterati).
ICTUS E TRAUMI CRANICI
Dagli effetti neuroprotettivi e antiossidanti dei cannabinoidi deriva l’utilità del loro impiego terapeutico nell’ictus e nei traumi cranici gravi. Un ictus e’ la protratta mancanza di irrorazione ematica (ischemia) in area cerebrale che viene danneggiata. Durante la fase ischemica dell’ictus viene rilasciato un eccesso di glutammato, neurotrasmettitore eccitatorio che diventa tossico per i neuroni cerebrali se presenti in quantità abnorme, con conseguente morte cellulare e relativo deficit funzionale. I recettori CB1 per il THC hanno, come abbiamo visto, tra le altre,la funzione di inibire il rilascio di glutammato e di ridotte perciò il suo effetto eccitatossico sul tessuto cerebrale.
I cannabinoidi sono inoltre in grado, grazie alle proprietà antiossidanti che possiedono, di neutralizzare i danni cellulari che si sviluppano nei traumi cranici e nell’ictus per la liberazione di sostanze ossidanti nocive. Un ampio studio clinico controllato condotto in Israele, ed effettuato su pazienti con trauma cranico severo. E’ probabile che si debbano aspettare i risultati di un analogo studio palestinese prima di passare all’uso di cannabinoidi anche in pazienti italiani !. GLAUCOMA.
Un’altra situazione clinica che puo’ trarre beneficio dall’assunzione di Cannabis e’ il glaucoma, patologica nella quale un aumento della pressione endooculare danneggia progressivamente il nervo ottico, riducendo l’acuita’ visiva e portando, talora, alla cecità completa. I riccettori CB1 sono presenti,oltre che nel cervello, anche nell’occhio umano e alla loro attivazione si fa risalire il miglioramento del deflusso dell’occhio dell’umor acqueo. Inoltre le fibre del nervo ottico risentono positivamente dell’effetto neuroprotettivo e antiossidante di cui abbiamo gia parlato.
Poiché i cannabinoidi naturali non sono solubili in acqua e, quindi, non possono essere introdotti direttamente nell’occhio, e’ probabile che per questa malattia la soluzione migliore sia l’uso di colliri a base di cannabinoidi di sintesi idrosolubili, essendo la Cannabis fumata efficace nel ridurre la pressione oculare, ma dannosa, come fumo, per tutta una serie di apparati. L’effetto cancerogeno che il fumo di tabacco esercita sui polmoni dipende dalla durata di esposizione ad esso.
A tutt’oggi esistono evidenze incontroversibili che il fumo ci Cannabis sia cancerogeno, tuttavia studi cellulari, genetici e sull’uomo suggeriscono che anch’esso costituisca un importante fattore di rischio per lo sviluppo di cancro all’apparato respiratorio. Poiché l’uso esteso del consumo di Cannabis a scopo ricreativo ha avuto inizio negli anni settanta, sia soltanto ora in grado di effettuare studi epidemiologici su vaste popolazioni di soggetti esposti al fumo di Cannabis per un periodo sufficientemente protratto. Per onor cronaca va detto, comunque che il primo fumatore di Cannabis per fini terapeutici ufficialmente autorizzato dal governo americano, Robert C.Randall, era effetto da glaucoma.
PARKINSON
La malattia di Parkinson e’ una malattia degenerativa del cervello che si caratterizza per l’esistenza di bradicinesia (lentezza nei movimenti) anemia (scarsa espressività del volto), rigidità muscolare e tremore a riposo. La malattia si manifesta quando la produzione di dopamina ( un neurotrasmettitore correlato alla corretta esecuzione dei movimenti e al mantenimento del normale tono muscolare), si riduce al di sotto di un valore soglia per la degenerazione di alcune aree cerebrali. Il razionale della terapia con cannabinoidi e’ relativo al fatto che in alcuni modelli animali della malattia, la somministrazione di THC aumenta la produzione di dopamina.
COREA DI HUNTINGTON
E’ una malattia ereditaria degenerativa del sistema nervoso che si manifesta in eta’ adulta ed e’ la conseguenza di un’atrofia (perdita di cellule ) di alcune aree cerebrali ove sono abbandonati i recettori CB1. I sintomi caratteristici sono la comparsa di movimenti involontari afinalistici, bruschi e aritmetici( movimenti coreici), disturbi emozionali e demenza (compromissione nelle capacita intellettuali e sociali). Alcuni studi sugli animali suggeriscono che i cannabinoidi abbinano un’attività anticoreica e un miglioramento dei movimenti coreici e’ stato riportato anche in singoli pazienti che consumavano Cannabis.
ALZHEIMER
La malattia di Alzheimer e’ un’altra malattia degenerativa cerebrale caratterizzata dalla progressiva perdita delle funzioni cognitive, intelligenza, memoria,capacita’ di organizzare la proprio attività motoria, di riconoscere oggetti e persone, di parlare e orientarsi nel tempo e nello spazio. I pazienti hanno frequentemente disturbi comportamentali ed alimentari di tipo anoressico. Un studio condotto di doppio cieco con placebo su 11 pazienti ha dimostrato un effetto positivo del dronabinol su questi due aspetti. Tale risultato e’ sufficientemente incoraggiante da raccomandare ulteriori ricerche cliniche (sull’uomo) con cannabinoidi.
GLIOMI
I gliomi e, in particolare, il glioblastoma multiforme, costituiscono la classe più frequente tra i tumori primitivi maligni del cervello e una delle forme più aggressive di cancro. Le odierne strategie terapeutiche per il trattamento del glioblastoma multiforme sono di solito inefficaci o soltanto palliative. In questi ultimi anni alcuni studi hanno dimostrato che i cannabinoidi rallentano negli animali da laboratorio la crescita di differenti tipi di tumori, inclusi i gliomi, inducendo l’apoptosi (mote) delle cellule gliomatose e inibendo l’angiogenesi (neoformazione di vasi sanguini) all’interno della massa tumorale.
I risultati ottenuti in laboratorio su culture cellulari o nell’animale vanno trasferiti sull’uomo con estrema cautela,ma l’introduzione intratumorale multiforme ha ridotto significativamente l’angiogenesi all’interno del tumore. Poiché il blocco dell’angiogenesi all’interno del tumore costituisce uno dei più promettenti approcci attualmente disponibili nella terapia delle neoplasie, questi dati portano un nuovo contributo alle terapie basate sull’uso di cannabinoidi. ALTRE PATOLOGIE. Quelle precedenti possono essere considerate, secondo i parametri <<ufficiali>>, evidenze incontrovertibili.
Esistono pero’ un’altra serie di patologie che meritano ulteriori studi per determinare se, come sembra, possano trarre un beneficio terapeutico dalla somministrazione di Cannabis o di cannabinoidi speciali. Le elencheremo in dettaglio : lesioni midollari traumatiche (che determinano paralisi spasmica), asma bronchiale, alcune malattie infiammatorie autoimmuni quali artrite reumatoide, lupus, morbo di Crohn, sindromi ansioso-depressive, alcune malattie cardiovascolari, prurito intrattabile.
L’ineccepibile documentazione storica come già sopra accennato e quella scientifica relativa al periodo 1840-1900 e 1966-1976 (oltre 10.000 studi) attribuiscono alla Cannabis effetti ansiolitici, ipnoinduttori, antidepressivi, analgesici, antinausea, antipertensivi su molte altre patologie che meritano ulteriori approfondimenti da parte dell’ambiente medico scientifico. Non voler intraprendere questa strada sarebbe un’incongruenza imperdonabile e incomprensibile da parte di chi ha il compito di ricercare terapie sempre nuove, più efficaci e meno tossiche per le malattie di cui si occupa.
LA NORMATIVA ITALIANA Secondo la legge vigente la possibilità di prescrivere farmaci contenenti Cannabis e’ tecnicamente possibile, ma il percorso burocratico necessario ad ottenere autorizzazione prima e sostanza poi e’ talmente arduo da scoraggiare i medici e pazienti, che vengono cosi lasciati in balia del mercato illegale. Infatti, anche se la prescrizione e’ fatta ed l’autorizzazione concessa, nessuna farmacia italiana puo’ fornire farmaci-sintetici o naturali a base di cannabinoidi perché non esiste in Italia un prodotto autorizzato.
La possibilità di una legge (e l’ACT ho presentato una proposta di legge ad hoc-vedi : http//:medicalcannabis.it) si impone dunque con urgenza. Tratto da Comunicato Andromeda n.108 a cura di Giovanni Ambrosetto e Paolo Brunetti ( www.alinet.it/andromeda – andromeda@alinet.it ).
Fonte: “Nexus new times” Edizione Italiana.
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