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IL CARTELLINO APPESO ALL’ALLUCE NEL KESINGTON GARDENS DI LONDRA

Quello che avrete modo di leggere e’ un testo esoterico per intenditori che non lascia spazio a commenti, abbraccia ogni settore della conoscenza sino ai giorni nostri, ed è una pietra miliare nel suo genere.

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Le cartografie mappali

Sin dal 1993 ho eseguito numerose cartografie dedotte dalle mappe di città e località in genere, ma anche da interi stati e continenti. Il procedimento relativo è chiaramente comprensibile, perché sono gli elementi mappali, fra palazzi, strade, fiumi ed altro, a farle configurare, il resto sorge dalla mia capacità di veggenza.

A quel tempo cercai di darmene una spiegazione ritenendo di essere una sorta di sensitivo di nuovo genere, non contemplato nella casistica ‒ mettiamo ‒ dei noti veggenti che riguardano il mondo del cosiddetto paranormale, ma si tratta di tutt’altra cosa.

Nel 1997 ebbi modo di far pubblicare le mie prime cartografie mappali da due periodici esoterici, Il giornale del Mistero e I misteri. Seguirono poi vari abboccamenti con studiosi dell’esoterismo che vollero approfondire il mistero che si rivelava attraverso le mie cartografie mappali, una sorta di surrealtà di natura astrale.

Nel 1999 entrai in relazione con il Dott. Mauro Bigagli, il coordinatore della rivista Energie di Studi, Ricerca e Scienza dello Spirito di Cosentino. Mi rivelò che era dotato di considerevoli capacità di chiaroveggenza, nota a pochi, tant’è che a giugno del 1999 mi scrisse una lettera in seguito ad una mia relazione sulle mie configurazioni terrestri per spiegare i miei elaborati grafici. Non la riporto per intero ma solo per la parte che riguarda le cartografie mappali in questione, che è questa:

«…La sua sensibilità è tale che non può essere compreso facilmente dall’Uomo di oggi. Lei nelle sue cartografie vede una realtà astrale, appartenente ad una dimensione eterica che nessuno può concepire; questa è la verità. Ciò che dice è vero ma appartiene alla realtà dell’energia astrale. Ho approfondito molto le sue cartografie e questa è la mia conclusione. La sua sensibilità lo eleva e vede cose che altri non vedono. Lei ha una trance lucida…».

La prima cartografia mappale della Gran Bretagna e Irlanda

La cartografia mappale, mostrata con l’illustr. 1, richiede una spiegazione che ci viene dal filosofo Rudolf Steiner. Egli, nel vangelo di Luca da lui commentato in alcune sue conferenze, parla di come Gesù sia nato. In particolare fa capire che nella rivelazione ai pastori riapparve la luce del grande Budda che risplendette un tempo in India. E con lui riapparve la grande religione che un tempo aveva commosso, in India, gli spiriti e i cuori, la religione della compassione e dell’amore che ancor oggi è alimento spirituale per gran parte dell’umanità.

Tuttavia, trattandosi di fatti, pur sempre connessi con la lingua inglese – ed è qui la risposta ricercata , si scopre che la supposta presenza buddica prende una sua strada per rivelarsi, quella attraverso la mia cartografia mappale della Gran Bretagna e Irlanda come farò vedere, oltre a molte altre cose che vi sono legate per forza maggiore. Ma ogni cosa a suo tempo e perciò cominciamo da certe premesse formali.

Rudolf Joseph Lorenz Steiner (Murakirály, 25/27 febbraio 1861 – Dornach, 30 marzo 1925) è stato un esoterista e teosofo austriaco.

     È stato il fondatore dell’antroposofia, dottrina di derivazione teosofica che concepisce la realtà universale come una manifestazione spirituale in continua evoluzione, che può essere osservata e compresa mediante l'”osservazione animica” (una sorta di chiaroveggenza) e che può essere studiata, assieme al mondo fisico, con un approccio (a suo dire) scientifico (mediante la cosiddetta “scienza dello spirito” o antroposofia).

Nel volto d’uomo della Cartografia Mappale della Gran Bretagna e Irlanda, non ho avuto dubbi di intravedervi Tommaso Becket, (illustr. 2) Lord Cancelliere del Regno d’Inghilterra dal 1154, eletto arcivescovo di Canterbury e primate d’Inghilterra nel 1162. Ostile ai propositi di Enrico II di ridimensionamento dei privilegi ecclesiastici, venne ucciso (forse per ordine del sovrano) il 29 dicembre 1170. Nel febbraio 1173 venne proclamato santo e ascritto nel catalogo dei martiri da papa Alessandro III durante un soggiorno dello stesso a Segni nei pressi di Anagni, però, è molto eloquente nel far capire che parte faccia l’angelo. In realtà il presunto spirito angelico, da come si svolgono le parti dello scenario in osservazione, mostra di sé un comportamento chiaramente “intimo” con la donna che, per contro sembra ricambiare con la gioia del volto, questa palese manifestazione d’amore

La cartografia mappale però, è molto eloquente nel far capire che parte faccia l’angelo. In realtà il presunto spirito angelico, da come si svolgono le parti dello scenario in osservazione, mostra di sé un comportamento chiaramente “intimo” con la donna che, per contro sembra ricambiare con la gioia del volto, questa palese manifestazione d’amore

Capita di riuscire a fare configurazioni cartografiche di mappe orientate col Nord verso l’alto e anche verso il basso e così è stato, per il caso della Gran Bretagna e Irlanda in esame.

Per cominciare, in relazione all’illustr. 1, viene mostrata quella col Nord rivolta verso l’alto. Poi sarà la volta della mappa capovolta.

Come tutte le cartografie mappali che ho potuto eseguire, c’è sempre più di una cosa che sorprende in modo speciale per il contenuto che si rivela a sorpresa. Questa della Gran Bretagna e Irlanda poi, come si fa a capirla a prima acchito, così emblematica, eppur semplice nei contenuti? Così è stato per me, infatti non è stato facile disegnarla.

Ma poi un po’ alla volta ne sono venuto a capo, tuttavia non si finisce mai di restare sorpresi per qualche piccolo ritocco che occorre fare strada facendo. Tuttavia già è tanto per capire che i nessi riscontrati sono risultati assai interessanti e molto proficui. Il primo fra tutti è stato quello che legherebbe (nulla è certo e si è sempre sul piano delle ipotesi) la testa della lepre, disegnata a ridosso di un volto d’uomo, che sembra far da mamma (o papà?) al cagnolino (così mi è parso: con la testa rosso scuro e il corpo in parte giallo), alla famosa lepre della geometria inseguita dal cane alla sua caccia (immaginata dai matematici per disegnare una particolare curva che fa parte degli inviluppi geometrici).

Ma qui è diverso, entrambi sono amorevolmente presi l’uno per l’altro, e non c’è più segno di ostilità del cane e paura della lepre. E non bisogna trascurare il lato della storia che ha visto nel XX secolo l’Irlanda e la Gran Bretagna definitivamente separate in seguito ad accese rivalità belliche. La realtà terrena è una cassa di risonanza del mondo astrale in cui hanno origini le concezioni della vita sulla Terra.

Ma ancor prima che li due stati arrivassero a conbattersi e poi a dividersi, di certo una latenza che ha avuto i suoi germi nella chiara diversità fra la lepre inglese e il cagnolino irlandese che pare più un riccio, o è l’uno e l’altro. Di certo a causa di questa ambiguità, un animale spigoloso e irascibile, un fatto che poi si rivelato con la loro divisione.

Tuttavia certi fenomeni astrali non accadono per caso perché si rivelano provvidenziali. Si tratta dei misteriosi matrimoni astrali, noti agli alchimisti come coniunctio oppositorum che alla fine si perviene a dei soggetti alchemici noti come rebis, un Re e una Regina in perfetta armonia, o quasi perfetta. In alchimia non si finisce mai di tentare di raggiungere la perfezione, cosa impossibile.

E così la lepre inglese da che era solo una animale corridore eccellente, col matrimonio e scambio di beni, ottiene di avere dei baffi a mo’ di aggressivi pungiglioni da cui stare alla larga. Un potere, più che qualità, che nella storia è servito molto agl’inglesi fino a culminare nel diventare un impero con la Regina Vittoria. E ritorniamo indietro sul conto della lepre.

Per altri versi, la lepre è come se facesse parte del corpo mentale della testa dell’Uomo inglese che sembra piacevolmente assorto in un sonno profondo.

Per altri versi, la lepre è come se facesse parte del corpo mentale della testa dell’Uomo inglese che sembra piacevolmente assorto in un sonno profondo ci troviamo sul piano dei simboli, questo si sarà capito, perciò, per completare la visione della lepre occorre immaginare che al posto delle sue lunghe orecchie appare una sorta di volatile che potrebbe essere un’aquila, oppure una farfalla, oppure ancora una foglia di fico. E per completare, il tutto di questi possibili simboli, mi è venuto di disegnare al posto di queste tre cose una sorta di aureola, segno di santità, ma anche segno legato ai corpi sottili superiori della costituzione occulta dell’Uomo inglese in esame. Naturalmente quello rappresentato con la lepre sul suo capo.

Per esempio potrebbe trattarsi del “corpo buddico”

Secondo la teosofia l’essere umano è costituito da sette corpi differenti la cui sostanza, la cui composizione atomica, è diversa per ogni corpo. Il corpo fisico, il solo visibile durante la vita terrena – eccetto per i “sensitivi” che percepiscono anche gli altri è animato da un secondo corpo: il doppio eterico che lo compenetra essendo una sostanza più sottile della materia fisica. Questo doppio eterico sarebbe in qualche modo la sede della forza vitale. Avremmo inoltre un corpo “astrale”, centro della sensibilità fisica e psichica, più sottile ancora del doppio eterico e che pervade il doppio come fa con il corpo fisico.

Il “doppio” degli esperimenti di esteriorizzazione della sensibilità e dello sdoppiamento post-letargico mi sembra essere identificato con il corpo eterico e quello strale della teosofia. In seguito vengono, secondo un ordine di progressiva sottigliezza, il corpo mentale, sede dell’intelletto; il corpo causale, centro della coscienza psicologica; poi i corpi “budhi” [il corpo buddico – ndr.] e “atma”, ancora poco sviluppati nell’uomo attuale, e che racchiudono uno stato latente delle potenzialità superiori. (Magnetismo, ipnotismo e suggestione di P. G. Jagot – Books Google Play).

Budda, la leggenda della lepre e l’alchimia

La cartografia dell’illustr. 1 è difficile da comprendere, considerato che non è stato facile per me nel tentare di concepirla, e tanti sono i nessi che in questa immagine si intrecciano. All’inizio, nell’impatto con la mappa della Gran Bretagna e Irlanda, pensando ai combattimenti dei due classici animali alchemici, fra aquile, leoni, cani, draghi, ecc., tutti convergenti ai cosiddetti “fisso” e “volatile” che si devono unire, nel mio pensiero è sorta l’idea di intravedere nelle due grandi grandi isole, come già detto in precedenza, una lepre e un riccio contrapposti.

Questo fino a pochi giorni, fa quando sono stato portato a riprendere in mano la mappa in questione, per cercare delle connessioni alla lepre e all’immaginario riccio nel quale, in seguito, cominciavo a intravedervi, invece, un piccolo cagnolino innocuo quasi coccolato dalla lepre che prendeva forma, ma solo con la testa.

Il resto dell’intera cartografia non riuscivo a legarlo ad essa e persino le sue orecchie non potevano configurarsi con la complicata regione del nord d’Inghilterra. Ma con la mente rivolta sempre all’alchimia, ecco sorgere in me un barlume nell’immaginare una sorta di aquila che apre un orizzonte per spiegare il resto della lotta fra il fisso e volatile che, infine, giungono alla ricercata sublimazione per dar luogo al rebis filosofale. Si sa che per operazioni del genere, i Filosofi dicono che occorrono da sette a nove “aquile”, dunque è così che va visto lo scenario anglo-irlandese in questione? Strada facendo, quest’idea si rafforzava in me nel cercare di completare l’allegoria poiché il risultato della sublimazione la intravedevo nel cagnolino, affettuosamente coccolato da mamma lepre, un grembiulino bianco.

Non pensando a questa cosa l’avevo disegnato così come si vede nell’illustrazione ricalcando i relativi contorni geografici esistenti. Ma questo riguarda un’immagine che vi corrisponde, in relazione ad una seconda cartografia fatta successivamente, considerando la mappa di riferimento capovolta, come detto in precedenza. Perciò ora l’immaginaria Opera Alchemica si delinea ancor più nell’intravedere nel preteso grembiulino bianco il colore che la contraddistingue.

Ma non basta perché a questa spiegazione di ordine alchemico se ne aggiungono altre in altre direzioni. Una di queste è che quel grembiulino bianco mi ha suggerito il grembiule dei massoni: ecco un altro probabile nesso che ora si aggiunge al resto.

Prima di tutto, mi convinco che il resto dell’immagine allegorica, che non può rappresentare il corpo della lepre e perciò ho pensato che poteva trattarsi di un volto d’uomo, e non mi è stato difficile configurarlo. E senza modificare certi contorni della geografia esistente, è risultato quel che si vede, un volto di un uomo assorto serenamente nel sonno e sembra trasognato.

Di qui, la ricerca diventa meravigliosamente avvincente nell’immaginare il resto dei nessi sul conto di questa coppia di figure compenetrate, alle quali, già in anticipo, ho accostato certe immagini della cultura esoterica d’Oriente, raffiguranti il busto del dio Budda e di conseguenza il “corpo buddico” della costituzione occulta dell’uomo contemplata nelle diverse culture esoteriche d’Occidentee d’Oriente. E così ci si avvicina alla premessa iniziale sul conto della nascita di Gesù così come viene raccontata dal vangelo di Luca. A questo punto è il momento propizio per entrare nel merito della presenza del bodisatva Budda fra gli uomini ai quali donò nutrimento spirituale.

« Queste cose generalmente dice Rudolf Steiner commentando il vangelo di Luca, non sono ancora riconosciute dalla scienza esteriore. Spesso però fiabe infantili e leggende vi alludono. […] L’anima umana ha sempre sentito, nel suo profondo, l’importanza del fatto che prima qualcosa fluisce dall’alto, che poi diventa possesso dell’anima umana, e che da questa irraggia nuovamente nello spazio universale. […]

Questa verità sul Bodhisattva, nei paesi in cui egli visse, si espresse in una strana leggenda: Un tempo il Budda visse in forma di lepre; il quel tempo tutti gli altri esseri viventi cercavano alimenti; ma ogni alimento era esaurito. I vegetali, che per la lepre rappresentavano il nutrimento adeguato, non servivano a tutti gli altri che erano carnivori; allora la lepre (che era in realtà Budda) vedendo un bramino, decise di sacrificarsi e di offrirsi come alimento. In quell’istante giunse il dio Sakra che vide il sacrificio della lepre, Nel monte si formò allora una fenditura che accolse in sé la lepre.

Poi il dio Sakra prese una tintura e dipinse sulla Luna l’immagine della lepre.  Da allora in poi, sulla Luna si può vedere l’immagine del Budda in forma di lepre. (In Occidente si usa parlare invece di un uomo che si vede sulla Luna).

Ciò è narrato ancora più chiaramente in una leggenda calmucca: nella Luna dimora una lepre che giunse una volta lassù, perché il Budda si sacrificò e lo spirito stesso della Terra disegnò sulla Luna l’immagine della lepre. Così viene espressa l’alta verità del Bodhisattva che diventò Budda e del sacrificio del Budda che consiste nell’aver dato all’umanità, come alimento, quello che prima era il proprio contenuto. In tal modo questo contenuto può irraggiarsi ora nel mondo muovendo dai cuori degli uomini. ». Ecco, finalmente il nesso fondamentale sulla reale consistenza del simbolo della lepre costituitasi nel tempo nella mente umana, al punto farla imprimere anzitempo come “orma” sulla crosta terrestre.

Allo stesso modo si può interpretare l’“orma” del nome attribuito alla geometria dell’inviluppo della “curva di inseguimento del cane a caccia della lepre”. Ma ora diventa interessante capire com’è che questa lepre la si trova stampata sulla planimetria della Gran Bretagna e Irlanda e questo lo si può capire ma si tratta sempre di ipotesi probabili – esaminando certi fatti storici partendo da quella dell’India dove si è propagato il Buddismo. Attenzione però, perché il ragionamento sul piano terreno, che è il piano degli effetti, in relazione a ciò che ho appena argomentato si inceppa rapportando i fatti allo scorrere del tempo, se non ci si dispone a dividerli da quelli che si determinano sul piano delle cause, sempre in anticipo.

Da San Tommaso Becket a Gandhi

La lepre, supposta legata a Budda, che si configura sul territorio anglosassone presuppone una correlazione storica, perlomeno. Ma non è difficile legare il Buddismo con il Regno Unito della Gran Bretagna iniziando proprio dall’India, dove Budda visse, e da lui si propagò la sua religione, se si pensa al relativo dominio coloniale inglese che durò molto tempo.

L’India entrò a far parte dell’impero britannico nel 1876 e vi rimase all’incirca per due secoli, e l’inglese divenne la lingua ufficiale poiché vi si parlavano diverse lingue. Non importa tanto in questa sede esaminare minuziosamente il lato economico sociale ed altro che ne derivò che, comunque cerco di riassumere brevemente.

San Tommaso Becket riceve gli inviati del re Enrico II

Dunque il domino avvenne in due fasi grosso modo. Il duro sfruttamento economico sociale dapprima, da che in precedenza si basava su un enorme insieme di villaggi autosufficienti. Poiché ciascun villaggio produceva il necessario richiesto dai suoi abitanti e i campi erano proprietà di tutti: questa “tradizione” era durata centinaia di anni.

Successivamente, dopo alcune ribellioni, l’Inghilterra cambiò rotta nel modo di governare, si impegnò anche a modernizzare la sua economia e a creare una classe media di funzionari indiani istruiti e ben addestrati che collaborassero nell’amministrazione del paese. Questo non fu una vana cosa, se messa in confronto al modo di amministrare l’economia di una nazione in uso nell’Ottocento, anche se era d’uopo fare così onde mantenere il controllo di quel vastissimo dominio.

Ecco, dal punto di vista del tema che si sta svolgendo, almeno tutto questo andava detto per capire ciò che ha concorso alla concezione della Cartografia Mappale della Gran Bretagna e Irlanda. Perciò si può immaginare che il concorso dei britannici servì a concepire un’unione forzata mettiamo ‒ alchemica di un certo “fisso col volatile”. Poi cominciò ad attuarsi un seconda fase con la rivalsa del popolo indiano che tentava di rendersi indipendente e a questo servì in modo meraviglioso l’opera di Mohandas Karamchand Gandhi politico e filosofo indiano, una delle più importanti guide spirituali dell’India del Novecento

Di certo in Gandhi, se pur professava la religione indù, si incarnava la forza propulsiva di pace e amore di Budda. L’appellativo di mahatma (grande anima) che gli fu conferito, per il suo impegno a favore della pace e per la teoria e la pratica della non violenza, era il suo confacente attributo. Fu così che con la pratica assidua del suo modello di lotta, non senza grandi sacrifici, l’India conquisterà l’indipendenza il 15 agosto 1947.

A tal punto lo scopo era raggiunto, nel senso che negli inglesi, reduci dall’esperienza coloniale, la lezione ghandiana, aveva fortemente concorso a modellare per intero il loro corpo eterico in tutte le relative parti sottili. Ma ciò che dovette contare fu l’evoluzione del  corpo buddico, del quale si è accennato in precedenza dimodoché la lepre simbolica buddica prende forma sul territorio. Si capisce che non

si tratta di trasformazioni eteriche che seguono di pari passo i fatti mondani che sono solo effetti, ma fatti avvenuti sul piano delle cause, ma già in precedenza ne avevo parlato.

Questa storia, però, non avrebbe una base di appoggio se non ce ne fosse un’altra a monte che doveva permetterle di inserirla nel tessuto connettivo del territorio anglo-irlandese. In India gli inglesi hanno incarnato i principi della saggezza, bontà e sacrificio trasmessi, “via Gandhi”, dalle forze buddiche, ma si tratta di un principio a guisa di una sorta di iniziazione del corpo mentale anglosassone, che in modo formale si riferisce proprio a quel volto d’uomo dormiente della surrealtà mappale dell’illustr. 1.

Ma se questo volto appare così serafico, tanto da costituire come terreno fertile per la semina buddica, è perché anzitempo è stato mirabilmente lavorato da agricoltori della messe cristiana. Sappiamo della storia del XIII secolo, mista a leggenda, dei cavalieri della Tavola Rotonda e del Graal e poi successivamente dell’azione dei cavalieri templari, un tutto di un sorgente Cristianesimo che ha dovuto innestarsi in popolazioni dedite al paganesimo dei druidi, difficile da addomesticare, ma in cambio capace di dominare forze preziose della natura e metterle al servizio dell’uomo.

Di qui si comprende quando sia importante coniugare questa forza, tanto vitale per l’uomo, con l’altra buddica capace di moderarla in un matrimonio indissolubile. E qui ora facendo scorrere velocemente le ore del tempo arriva l’ora del “Budda del sacrificio” in Gran Bretagna, come fu per l’India con Gandi che venne assassinato il 30 gennaio 1948.

Nel volto d’uomo della geomimesi della Gran Bretagna e Irlanda, non ho avuto dubbi di intravedervi Tommaso Becket, (illustr. 2) Lord Cancelliere del Regno d’Inghilterra dal 1154, eletto arcivescovo di Canterbury e primate d’Inghilterra nel 1162. Ostile ai propositi di Enrico II di ridimensionamento dei privilegi ecclesiastici, venne ucciso (forse per ordine del sovrano) il 29 dicembre 1170. Nel febbraio 1173 venne proclamato santo e ascritto nel catalogo dei martiri da papa Alessandro III durante un soggiorno dello stesso a Segni nei pressi di Anagni.

L’amicizia di Enrico II gli consentì di essere nominato, pare riluttante, nel 1162 (il predecessore Teobaldo di Bec era morto, nell’aprile del 1162), proprio perché il re voleva evitare conflitti, arcivescovo di Canterbury e primate d’Inghilterra: il nuovo ufficio determinò un mutamento nell’atteggiamento di Tommaso Becket, che da allora difese soltanto gli interessi del clero, incurante dei progetti politici del sovrano.

Tommaso Becket non a caso mi è parso l’uomo giusto da porre come effige, a mo’ di un lato di una moneta, nella surrealtà anglosassone, per la seguente ragione da non trascurare:

Divenuto cancelliere di Enrico II, era la persona più vicina al re, e, custode del sigillo reale, era la persona di maggior fiducia (Pietro, abate di Troyes, in una lettera gli scrisse: Chi non sa che voi siete secondo al re in quattro regni?) che aveva più potere di Riccardo de Lucy, detto il Leale (1089 – Lesnes Abbey, 14 luglio 1179), Gran Giustiziere d’Inghilterra dal 1154 al 1179.

Con l’illustr. 3 mostro la seconda cartografia mappale della Gran Bretagna e Irlanda, orientata con Sud vero l’alto. I colori sono rimasti invariati rispetto alla precedente geomimesi, ma la configurazione è diversa come si vede.

Senza dubbio da parte mia, la configurazione mostrata nell’illustr. 3, che ho eseguito senza difficoltà, si confà alle leggende e miti riportati dalla letteratura del XIII secolo. Se ci si attiene alla cartografia ora in mostra, assume consistenza il mito di Merlino e la Dama del Lago e con loro si frappone il noto drago dei racconti sul loro conto.

Merlino, colorato in viola, lo si distingue in alto, mentre in basso si nota chiaramente il volto della Dama e tutto il resto del corpo un po’ abbozzato. In varie opere vengono attribuite alla Dama del Lago gesta diverse; fra l’altro, viene talvolta rappresentata come colei che consegna a Re Artù la spada Excalibur; come colei che porta il re morente ad Avalon dopo la Battaglia di Camlann; come colei che alleva Lancillotto rimasto orfano del padre; e come colei che seduce e imprigiona il Mago Merlino.

Diversi autori attribuiscono diversi nomi alla Dama: per esempio Nimue, Viviana, Niniane, Nyneve, e Coventina. Dunque la verità che assume corporeità è per me, per forza maggiore, quella che emerge dalla configurazione che ho fatto. Qui Merlino è come la lepre della geomimesi precedente che svolge il ruolo buddico della bontà, della compassione e del sacrificio, in seno alla mente umana. Merlino è invece la Excalibur mitica deposta sul corpo dell’eros sublimato, il drago che a sua volta sembra adagiato sulla Dama del Lago, la Natura in amore. Ma invece è come sospeso in aria.

Merlino, il drago e la Dama del Lago oggi nella cartografia del Kesington Gardens di Londra»

«Il drago è al servizio della Dama ma in modo inverso derivandone accese controversie per giungere poi ad una coniunctio oppositorum, il matrimonio alchemico dei due. Così lo è in modo progresso anche per l’uomo che, nella precedente cartografia mappale, lo si può vedere che regge sulle sue spalle la sua testa, a guisa di san Cristoforo che sostiene, secondo la leggenda, con grande difficoltà il bambino Gesù assai pesante. Come a significare che per il drago l’Excalibur pesa enormemente per le implicazioni che vi derivano. Io non lo avevo ancora compreso e perciò non ne ho parlato sino a questo momento, ma ora mi è chiaro capire il nesso col drago

Abbiamo visto nel capitolo “Budda, la leggenda della lepre e l’alchimia” come sia possibile il ricorso all’alchimia per convincerci come si adopera la Natura nel coniare le cartografie mappali, che altrimenti, di esse, poco o niente se ne trova il bandolo della matassa per spiegarle. Questo perché le configuarazioni riguardano il mondo astrale, come ho fatto capire all’inizio, ma non lo dico io perchè lo ha detto un chiaroveggente che ha giudicato le mie cartografie mappali (ne ho parlato all’inizio di questo saggio).

Ora osservate la cartografia mostrata con l’illustr. 5 che ho tratto dalla mappa di Londra del Parco di Kensington Gardens. Si vedono un pesce che sta azzannando nientemeno che il Kensington Palace, seguito da un gatto piuttosto bellicoso come se stesse inseguendo un topo, nondimeno sappiamo che anche il pesce, quello che gli sta quasi attaccato, è anche una sua preda prelibata.

Ma ha già fra le zampe una preda, il Buckingham Palace. Non solo, ma le sue unghie non mollano la Westminster Cathedral. Riflettendo si ripete la stessa cosa della lepre e il riccio, quasi un cagnolino esaminato all’inizio con la cartografia mappale dell’illustr. 1. E allora i due animali, uno acquatico e l’altro terrestre, anche questi interpretati in altro modo, potrebbero rappresentare anche il fosco Drago dell’illustr. 3 che cavalca la Dama del Lago e la loro forza e potere è tutta legata al  Kensington Palace, e al Buckingham Palace, non senza l’altro potere, quello religioso segnato dalla Westminster Cathedral. Di qui una chiara allusione alla Regina Elisabetta II che è anche il capo della Chiesa anglicana

Nell’illustr. 5 vediamo il segmento suddetto nella nota simbologia alchemica.

Non è tanto difficile, a questo punto, trovare il nesso ancora con l’alchimia immaginando che i due animali siano un segmento di un grande serpente che caratteriza la nostra terra astrale, quello che gli alchimisti chiamano Ouroboro o Ouroboros.

«L’Uroboro (dal greco οὐροβόρος, dove οὐρά, urà, sta per “coda” e βορός, boròs, sta per “mordace”, aggettivo riferito al serpente) è l’immagine di un serpente che si morde la coda e la inghiotte. Questa diffusissima figura simbolica rappresenta, sotto forma animalesca, l’immagine del cerchio personificante l’eterno ritorno.

Esso sta ad indicare l’esistenza di un nuovo inizio che avviene tempestivamente dopo ogni fine. In simbologia, infatti, il cerchio è anche associato all’immagine del serpente che da sempre cambia pelle e quindi, in un certo senso, ringiovanisce. L’Uroboro rappresenta il circolo, la metafora espressiva di una riproduzione ciclica, come la morte e la rinascita, la fine del mondo e la creazione.

Nella simbologia alchemica l’Uroburo è l’immagine allegorica di un processo, in sé concluso, che si svolge ripetutamente e che avviene attraverso l’aumento della temperatura, l’evaporazione, il raffreddamento e la condensazione di un liquido, ciclo che serve alla raffinazione delle sostanze. Per questo motivo il serpente, che va a costituire un cerchio, è spesso raffigurato con due creature che collegano la bocca alla coda. La creatura superiore, segno della volatilità, è rappresentata come un drago alato, quella inferiore, senza ali, come espressione del fisso.»

Nel nostro caso il pesce è il volatile legato all’acqua perciò correlato al mercuri filosofale, mentre il gatto è il fisso che è terrestre legato allo zolfo.

 Secondo Schwarz (L’immaginazione alchemica, Ediz. La Salamandra, 1980):

“Il concetto delle due nature ci introduce ad un altro elemento cardinale del pensiero alchemico, e cioè all’altro concetto che riguarda l’impulso alla differenziazione della materia prima nei suoi componenti maschile e femminile, che è dato dalla lotta e dalla conseguente unione delle polarità fondamentali.

L’incesto filosofale (coniunctio oppositorum) dell’Alchimista, realizza il filius philosophorum, l’immortale Androgino, che si identifica nella Pietra Filosofale, annunciata dalla sua nascita. Infatti il Rebis non è che il prodotto delle nozze alchemiche tra il Mercurio, la donna, il principio lunare, e lo Zolfo, l’uomo, il principio solare”.

Tutto vero e sacrosanto immedesimandoci negli alchimisti, ma non ho ancora posto in evidenza un minuto particolare che sfugge all’osservazione della cartografia del Parco di Kensinton Gardens, dell’illustr. 4.

Si sarà notato il cartellino sospeso con un laccio sul muso del pesce ed è questo dettaglio che ribalta ogni cosa appena detta sul Drago epocale della Gran Bretagna e Irlanda, quest’ultima per altro non facente più parte del Regno Unito anglosassone. Si tratta del cartellino che si appende all’alluce dei defunti dell’obitorio in attesa del riconoscimento e/o autopsia.

Kensinton Gardens

Dunque il serpente anglosassone sta per cambiare pelle, non c’è altra possibile spiegazione per capire che un altro genere di Drago ha preso da tempo il suo posto e si capisce che la cosa riguarda la casa reale regnante inglese che ha avuto il suo apice di gloria con la regina Vittoria ascesa al trono del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda il 20 giugno 1837 fino alla sua morte avvenuta il 22 gennaio 1905. Va compreso che fu anche imperatrice d’India nel 1876.

Si delinea il declino del Regno Unito di Gran Bretagna?

Nella cartografia mappale di Londra, Parco di Kensinton Gardens, è ben evidente che nel mondo astrale sia in atto da tempo uno scenario di declino del Regno Unito di Gran Bretagna. Non è possibile notarlo nei fatti attinenti al piano terreno, tuttavia non possono sfuggire all’osservazione i segni di uno sfaldamento nell’ambito della famiglia reale. Ma grazie alla longevità della regina Elisabetta II, la famiglia reale sembra ancora salda ed è merito suo nel resistere alla tentazione di abdicare in favore – mettiamo – del figlio, il principe Carlo o, e riguarda i tempi odierni, in favore del nipote, il principe William, cosa di cui si vocifera oggi con insistenza.

Tuttavia è un processo di degrado di un reame che a lungo andare si allineerà ai diversi reami di questo mondo. Tuttavia il regno di Elisabetta II è quello che molto più di altri ha resistito alla corrosione del tempo e poi è anche il regno che abbraccia una notevole famiglia di stati indipendenti, che si sentono uniti alla sua corona con il Commonwealth delle nazioni o Commonwealth (acronimo CN). Il Commonwealth è un’organizzazione intergovernativa di 54 Stati indipendenti, tutti accomunati (eccetto il Mozambico e il Ruanda) dalla passata appartenenza all’impero britannico, del quale è una sorta di sviluppo su base volontaria.

La popolazione complessiva degli Stati che vi aderiscono è di oltre due miliardi di persone. La parola Commonwealth deriva dall’unione di common (comune) e wealth (benessere), cioè benessere comune. Si può ben capire il nesso che vi traspare con il mito delle età in Esiodo, cioè il mito dell’età dell’oro che identifica la realtà come ripetizione di un archetipo divino. Ogni aspetto positivo della vita ha un prototipo in una sfera superiore.

«Fiumi, montagne, territori, città presuppongono un archetipo ultraterreno che ne è forma, quando non venga addirittura concepito come un doppione esistente ad un livello cosmico più alto» 1 . Esiodo (VIII-VII sec. a.C.) ci offre la prima rievocazione della stirpe dell’oro, che visse durante il regno di Crono, prima dell’avvento di Zeus:

Gli dei immortali … fecero una stirpe aurea di uomini mortali, che vissero al tempo di Crono. Essi vivevano come numi, senza dolori, senza fatiche, senza pene. Non gravava su di loro la vecchiaia … si rallegravano in conviti in assenza di ogni male … avevano ogni sorta di beni: la terra fertile produceva spontaneamente frutti ricchi e copiosi.

Benevoli e pacifici, abitavano nelle loro terre ricchi di greggi e amati dagli dei beati (Le opere e i giorni, 109 ss., trad. di G. Costa).

All’aurea seguirono, con progressivo declino, la stirpe argentea, empia e bellicosa, sterminata da Zeus; la stirpe bronzea, violenta al punto da autodistruggersi; la stirpe degli eroi, annientati dalle guerre e i cui successori passarono nelle Isole dei beati; la stirpe ferrea, la peggiore di tutte, che vive nel dolore in un mondo abbandonato da Aidos (Pudore) e Nemesis (Giustizia).

E rientriamo  nei ranghi del Commonwealth britannico così noto nel passato, benché tale definizione esistette formalmente solo dalla fondazione nel 1926 fino al 1948. Il Commonwealth è il successore dell’Impero britannico e adempie ad una vasta gamma di funzioni.

Si può ben credere allora che il supposto Drago astrale (del regno di Saturno dell’età dell’oro), che sappiamo in termini alchemici, possa contare la sua forza per la maggiore, proprio sul Regno Unito della Gran Bretagna, ma il segno indelebile della cartografia mappale di Londra, del Parco di Kensinton Gardens non lascia spazio alla duratura della sua longevità, per certo, già avvenuta in astrale.

Peraltro si può ipotizzare che l’ischemia del Regno Unito si sia avviata definitivamnte con la tragica morte della Principessa Diana divorziata dal Principe Carlo, erede al trono d’Inghilterra. Diana Spenser è stata considerata “la principessa del popolo”, come a preludere un cambiamento nell’ambito di un rigido reame legato al protocollo di corte.

Cosa che è stato causa di aspre controversie in questi ultimi tempi da parte del secondogenito di Diana e Carlo, il principe Harry, con il riforzo della consorte Meghan Markle, duchessa di Essex che non sopportava il suddetto protocollo, per lei, una donna americana vissuta nella piena libertà repubblicana della sua America. Di qui il passo è stato breve per destare una bufera per la sua «ingerenza politica».

<La moglie di Harry ha chiamato due senatrici repubblicane ai loro numeri di telefono privati per esortarle a votare a favore del congedo parentale retribuito. Presentandosi non come cittadina americana bensì col titolo reale britannico: «Duchessa di Sussex»

La moglie del principe Harry, come dicono tanti osservatori reali, pianifica da mesi la discesa in campo politico sognando la presidenza Usa.  Kamala Harris con la vittoria di Joe Biden è diventata la prima donna afro americana vice presidente degli Stati Uniti? La Markle punta più in alto. Lei vuole diventare la prima donna afroamericana presidente.

Meghan Markle & Henry Charles Albert David

Le sue pressioni sulle senatrici Usa, però, hanno suscitato solo indignazione. Anche sui social. «Santo cielo, chi ti credi di essere?», ha scritto ad esempio su Twitter un elettore arrabbiato. L’esperto politico Darren Grimes, poi, ha definito il gesto della Markle un’ulteriore prova che Meghan e Harry si siano trasformati in una «coppia insopportabile».

«Se chiami qualcuno all’improvviso, dovresti impressionarlo con la forza delle tue argomentazione. Non sfruttando il titolo reale di un’istituzione che tu e tuo marito avete fatto così tanto per minare», ha twittato Colin Brazier, presentatore di Gb News. Mentre l’osservatore reale Brittany Gadoury ha fatto notare che «Meghan Markle, la cittadina americana, può chiamare senatori tutto il giorno. Ma Meghan Markle, duchessa del Sussex, non può intromettersi nella politica degli Stati Uniti»>.

Oramai i giochi astrali non avvertiti nei burattini terrestri, interpreti degli esseri astrali, erano avviati per il cambiamento ed è ora, per quel tempo che basta, è Vancouver del Canada a veder crescere un virgulto, il primo figlio di Harry e Meghan Markle, Archie che ha ora 2 anni compiuti a il 6 maggio.

La regina Elisabetta II non abbraccia il piccolo Archie da oltre un anno. È un «rapporto speciale» (e a distanza) la regina Elisabetta e baby Archie.

Anche se ormai da mesi migliaia di chilometri la separano dal figlio di Harry e Meghan, la sovrana porta avanti il «tenero legame col nipotino» attraverso le videochiamate. Il momento in cui potrà riabbracciarlo, però, pare lontano.

Ma è durata poco la permanenza a Vacouver del Canada perché «Meghan e Harry si sono poi stabiliti in California a Los Angeles, città natale di Meghan, in affitto dal milionario Tyler Perry.

Ora i duchi hanno acquistato casa a Santa Barbara località sul mare a un’ora d’auto da Los Angeles. La villa, appartenuta a Mel Gibson, si trova nel quartiere di Montecito il più esclusivo della cittadina e famoso per le sue residenze faraoniche.

I vicini di casa di Harry e Meghan sono attori e celebrità come Tom Cruise, Ellen Degeneres e Oprah Winfrey. La scelta di andare a vivere a Santa Barbara è stata dettata dal bisogno di maggior quiete e più riservatezza.»

Tanto per la cronaca, ma ai “politici” dei fatti astrali è bastato che Archie, il virgulto del “Regno del Sole” (quello dell’età dell’oro saturnio, il Commonwealth delle nazioni dei 54 stati) vivesse per un po’ di tempo nell’isola di Vancouver in Canadà. Per i terrestri questo è un mistero ma, esplorando in lungo e largo questo grande paese si riesce a trovare la traccia di un meraviglioso incontro fra una radiosa donna e un arcangelo, dalle connotazione che non lasciano adito a dubbi per capire è qualcosa di straordinario.

Si sarà capito che si tratta una configurazione astrale che ho tradotto in una cartografia ispirato da una città del Canada. Questo soprattutto per comprendere in un sol momento il genere di Regno che Archie di Meghan e Harry hanno propiziato per farlo sorgere con la nascita di un «Re dei re e Signore dei signori» (Ap 19,16), «destinato a governare tutte le nazioni con scettro di ferro». (Ap 12,5)

Non che ora si deve credere che Archie di Harry e Meghan impersoni il virgulto dell’Apocalisse di Giovanni, perché è solo il mezzo che più si adatta per far concepire un potente del mondo astrale, poi ognuno prenderà strade diverse nei rispettivi mondi di appartenza. Quel che conta è che in astrale avvengano determinati fatti che poi avranno ripercussioni sul mondo terrestre.

Emblematico scenario d’amore di uno spirito angelico. «La donna vestita di sole» dell’Apocalisse di Giovanni

Con la cartografia mappale di Ottawa (illustr. 6) si presenta un sorprendente scenario e la  prima impressione – abituati alla pratica del cristianesimo qui nel mondo occidentale , potrebbe fa sorgere nella mente la visitazione dell’Arcangelo Gabriele a Maria, che le annuncia che da lei nascerà il Figlio di Dio, il promesso Messia.

Dal punto di vista del Vangelo secondo Luca (1,26-37), questa visione sembra aderirvi, ma fino ad un certo punto…

La geomimesi, però, è molto eloquente nel far capire che parte faccia l’angelo. In realtà il presunto spirito angelico, da come si svolgono le parti dello scenario in osservazione, mostra di sé un comportamento chiaramente “intimo” con la donna che, per contro sembra ricambiare con la gioia del volto, questa palese manifestazione d’amore.

Di qui l’ipotesi che questa immagine, offerta dalla mappa di Ottawa, porti all’“adombramento” generativo di un figlio: il Figlio di un Dio? Allora nulla che sia tanto complicato da accettare nel concepire l’idea di una buona aderenza alla profezia di Giovanni Evangelista nella sua Apocalisse, con la «donna vestita di sole» [Ap. 12,1], che la religione cristiana cattolica, dal canto suo, identifica come simbolo della Chiesa di Cristo.

Comunque ciò che sembra evidenziarsi è che si stabilisce fra i due un impegno di fedeltà indicato dal cane, fedele per antonomasia, appunto, all’uomo. E così, quasi a dar significazione ad una realtà metafisica spostata verso di questi, e non “tanto” verso il regno spirituale divino, luogo di “scontro” fra Dio e il suo nemico Satana.

E c’è di più perché, se la lettera G posta sul petto del presunto arcangelo, in apparenza può indicare il nome Gabriele, da un lato mettiamo , dalla disposizione urbana della mappa locale, dall’altro lato,  si può benissimo leggere un altro nome, quello di Jahvé composto come si conviene dai testi ebraici su di lui, ossia JHWH (illustr. 7). Ma è vero pure che JHWH è chiamato Geova dai Testimoni di Geova, il movimento religioso cristiano, originalmente

In passato era largamente attestata la traslitterazione JHWH; in epoca contemporanea invece la traslitterazione più diffusa è YHWH, dato che il valore consonantico e fonetico che la lettera J possiede in diverse lingue neolatine e in quella inglese (come in «jeans») non corrisponde alla yod ebraica. Tuttavia in italiano la J è la versione semiconsonantica della vocale I; solo dagli anni ’50 del XX secolo, con il massiccio afflusso di anglicismi nella lingua italiana, la J ha acquistato valore prettamente consonantico.

Ed ora si può anche svelare l’arcano, della « donna vestita di sole » (Ap 12,1) che ha il capo cinto da una corona di 12 stelle.

Se si accetta che la terra planetaria è coronata da un zodiaco formato da 12 costellazioni, o segni se considerati in senso astrologico, si può anche accettare l’analoga relazione traslando il concetto alla città di Ottawa che, guarda caso, fino al 2001 aveva proprio 12 comuni che poi sono stati incorporati.

Con la riforma amministrativa del 2001 diversi comuni furono soppressi e inglobati nella città di Ottawa.

Nell’area urbana principale confluirono gli ex comuni di Gloucester, Nepean, Vanier, il villaggio di Rockcliffe Park e le comunità di Blackburn Hamlet e Orléans. Nell’area di Kanata il comune di Kanata e il villaggio di Stittsville. L’area di Nepean comprende anche Barrhaven. Dalla riva opposta del fiume Rideau furono inoltre compresi nei nuovi confini cittadini Manotick, Riverside South e Greely, situati sulla riva opposta del fiume Rideau.

L’esoterismo delle cartografie mappali terrestri

Le cartografie mappali viste come componenti di un immenso ologramma Resta ora di approfondire la comprensione delle cartografie mappali terrestri in relazione al mondo astrale dal quale derivano per la loro concezione, che resta occulta, ma fino a un certo punto, poiché si tratta di un immaginario immenso hard disk, come quello dei computer che hanno appunto la funzione di memoria di dati immagazzinati in forma numerica.

In altro modo le cartografie in esame, nel loro insieme possono far parte di un modello olografico dell’universo, secondo il quale il nostro universo sarebbe, appunto, un grande e complesso ologramma. (illustr. 8) Questo in base alla ricerca che ha coinvolto «fisici e astrofisici teorici di Regno Unito, Italia e Canada, in particolare dell’Università di Southampton in Inghilterra, della Sezione di Lecce dell’INFN e dell’Università del Salento in Italia, del Perimeter Institute e dell’Università di Waterloo in Canada.

Il modello corrente del nostro universo, che è in una fase di accelerazione dovuta alla presenza di energia oscura, prevede una cosiddetta ‘costante cosmologica’, introdotta da Einstein negli anni ’20 e chiamata Lambda, insieme a materia oscura fredda (Cold Dark Matter, CDM), e per questo prende il nome di modello Lambda-CDM. Gli scienziati ora sperano che il loro studio possa aprire la via per migliorare la nostra comprensione dell’universo e spiegare come lo spazio e il tempo si siano prodotti.»

Il vaso di Pandora come ologramma di tutte le cartografie mappali

Il passo è breve per legare l’universo olografico delle cartografie mappali al mitico vaso di Pandora (chiamato anche scrigno di Pandora) che nella mitologia greca, era il leggendario contenitore di tutti i mali che si riversarono nel mondo dopo la sua apertura.

«Per vendicarsi di Prometeo, il titano che aveva donato il fuoco agli uomini rubandolo a Zeus, il re degli dei decide di donare la prima donna mortale, Pandora, agli uomini. Si tratta di una sottile vendetta perché Pandora, resa bellissima da Afrodite, a cui Era aveva insegnato le arti manuali e Apollo la musica e che era stata resa viva da Atena, è destinata ad arrecare la perdizione al genere umano.

Secondo il racconto tramandato dal poeta Esiodo ne Le opere e i giorni, il “vaso” (pithos, πίθος in greco antico) era un dono fatto a Pandora da Zeus, il quale le aveva raccomandato di non aprirlo. Questo vaso, che dovrebbe contenere il grano, contiene invece i mali che affliggono l’uomo e che sono fino a quel momento separati da lui.

Pandora, che aveva ricevuto dal dio Ermes il “dono” della curiosità, non tardò però a scoperchiarlo, liberando così tutti i mali del mondo, che erano gli spiriti maligni della “vecchiaia”, “gelosia”, “malattia”, “pazzia” e il “vizio”. Sul fondo del vaso rimase soltanto la speranza (Elpis), che non fece in tempo ad allontanarsi prima che il vaso venisse chiuso di nuovo. Aprendo il vaso, Pandora condanna l’umanità a una vita di sofferenze, realizzando così la punizione di Zeus.

Prima di questo momento l’umanità aveva vissuto libera da mali, fatiche o preoccupazioni di sorta e gli uomini erano, così come gli dei, immortali. Dopo l’apertura del vaso il mondo divenne un luogo desolato ed inospitale, simile ad un deserto, finché Pandora lo aprì nuovamente per far uscire anche la speranza e il mondo riprese a vivere.

Con il mito del vaso di Pandora la teodicea greca assegna alla curiosità femminile la responsabilità di aver reso dolorosa la vita dell’uomo.

Nella cultura di massa

Al giorno d’oggi l’espressione “vaso di Pandora” viene usata metaforicamente per alludere all’improvvisa scoperta di un problema o una serie di problemi che per molto tempo erano rimasti nascosti e che una volta manifestatisi non è più possibile tornare a celare. Un’altra espressione dal significato simile è “far uscire il genio dalla bottiglia”.

Il vaso di Pandora, come molti altri elementi della mitologia greca, è stato più volte ripreso nella cultura moderna, sebbene a volte la leggenda venga modificata riadattandola al contesto in cui è inserita. Rielaborazioni del mito si trovano ad esempio in alcune serie di videogiochi. Anche il fumettista Masashi Kishimoto ha utilizzato il mito del Vaso di Pandora nella sua nuova opera “Samurai 8: La leggenda di Hachimaru”.

L’ologramma vaso di Pandora come un consolle con gli strumenti di comando nelle mani di Saturno

Il padre-madre dell’uomo-mente-anima risiede nella «Saturnia Tellus», il cui unico appiglio non è altro che il miserevole mortale corpo biologico. Sto parlando della «Terra» di Saturno che secondo il mito è il «padre di tutte le divinità, e le falcia con inesorabile coraggio quando, vecchie, non sono più buone a nulla, neanche a farci ridere. Saturno è il tempo, qualche cosa o qualche animale che nacque camminando, che continua a camminare, che non si arresterà mai. Per lui la morte non esiste.» Sono parole di  Kremmerz un considerevole studioso contemporaneo di ermetismo.

Vaso di Pandora

Molto più eloquente e condiviso da tutti è il sommo poeta Dante che monumentalizza Saturno quale “segno” e  “porta” che tutti sono obbligati a varcare, quella del suo Inferno, Canto III:

«Per me si va nella città dolente, / per me si va ne l’etterno dolore, / per me si va tra la perduta gente. / giustizia mosse il mio alto fattore; / fecemi la divina podestate, / la somma sapienza e ‘l primo amore.»

Ma come può definirsi il tempo saturniano?

«Il Tempo – dice ancora Giuliano Kremmerz   è una divinità saturniana; vi si agita dentro lo stesso Saturno. A mezzanotte, la falce dell’inesorabile e famelico Dio si solleva e cade sulle cose compiute che non hanno più ritorno: L’onnipotenza di qualunque Nume non può distruggere né cancellare le cose che sono passate realmente nella vita. L’uomo può dimenticarle, ma nessun Dio distruttore può fare che non siano state. Saturno solo può troncarle, falciarle, farle spegnere, ma non può decretare che non siano esistite. È lui stesso che vi si oppone – …»

E l’uomo in relazione a Saturno, sempre secondo Kremmerz?«L’uomo è composto di carne, ossa, sangue, organi complessi e funzionanti con liquidi e essudati particolari (corpo saturniano) cioè corpo materiale visibile, che si rinnova consumando sé stessi e riproducendosi, come Saturno. …è proprio il Dio della inquietante necessità della vita e della trasformazione.

Man mano che nel corpo saturniano umano si addensano esalazioni e nubi della materia elementare costituente saturno, la vaporosa nuvolaglia si condensa in materia cerebrale e in tutta la rete nervosa, ed è sensibile a tutte le impressioni e alle reazioni dei contatti. È mutevole

come la luna, cangiante di aspetto, nascondente ora un lato, ora tutta sé stessa come la luna; riapparendo ora in chiarezza ora in ombra poco scrutabile, come la luna, forma il corpo della coscienza e della mutabilità o “corpo lunare”.

La Maria che posa il suo piede sul crescente lunare è il simbolo cristiano cattolico, e dei più significativi! La purità, la semplicità la piena concezione dell’aspirazione a un commosso stato di passione della terra, formano la mobilità della luna, che è “l’astro della notte”.»

 Ma ci racconta ancora Esiodo del mito che dopo l’apertura del vaso di Pandora il mondo divenne un luogo desolato ed inospitale, simile ad un deserto, finché Pandora lo aprì nuovamente per far uscire anche la speranza (Elpis) e il mondo riprese a vivere.

Ed ecco svelato il mistero legato alle cartografie mappali che ora sono alle portata dell’uomo grazie al mio intervento di poterle disegnare e anche interpretare e per che cosa? Per far nascere la speranza “Elpis” per riprendere a vivere al riparo dei malanni causati dalle concezioni rappresentate dalle cartografie mappale disegnate da me.

Il segno dei tempi

«Quando si fa sera, voi dite: “Bel tempo, il cielo rosseggia”; e al mattino: “Oggi burrasca, perché il cielo è rosso cupo”. Sapete dunque interpretare l’aspetto del cielo e non siete capaci di interpretare i segni dei tempi?» (Matteo 16, 2-3).

Gli avvenimenti drammatici che segnano la nostra storia interpellano in profondità persone e società sulla condizione umana: catastrofi cosmiche (terremoti, epidemie) o eventi politici (rivoluzioni, guerre, genocidi). E si sollevano gli interrogativi: perché? come? di chi è la colpa? All’inizio del secolo dei Lumi, il terremoto che distrusse Lisbona (1755) offrì a Voltaire e ai filosofi l’occasione di lanciare questi grandi interrogativi critici, che ancora risuonano dopo la Shoah, l’AIDS e gli tsunami.

Torre di Babele

Da sempre, prima la fede ebraica e poi la fede cristiana si sono fatte carico di queste domande e interpretazioni storiche. Cristo stesso fu un giorno interpellato sul senso di una catastrofe (il crollo della torre di Siloe) e di un incomprensibile avvenimento politico-religioso (il massacro a opera di Pilato di alcuni devoti galilei che stavano offrendo sacrifici rituali, Luca 13, 1-5). La parabola della meteorologia usata da Gesù si inscrive precisamente in questo interrogativo: di che cosa i tempi sono segno?

I tempi secondo la Sacra Scrittura

Il senso della meteorologia apre al secondo senso del tempo, quello del calendario, la durata. È il tempo di “domani”, tra quello di ieri, della storia, e quello dell’avvenire. I testi biblici ci collocano all’interno di una durata che ha un senso, di una storia che ha un inizio e una fine: ci sono stati dei “primi giorni”, ci saranno degli “ultimi giorni”.

Questa storia giunge a noi attraverso generazioni, quelle dei “tempi antichi”, e noi siamo in cammino verso “tempi nuovi”. Questa storia, che la Bibbia ci racconta, è quella delle alleanze tra Dio e gli uomini: storia tumultuosa di rifiuti e di ritorni. Conserviamo memoria dei grandi testimoni di alleanze: Abramo e i patriarchi, Mosè e i profeti.

In questa lettura spicca la nozione di “momento” (kairòs): termine che designa sempre un presente, un “adesso” decisivo che risuona dall’ieri all’oggi. I grandi momenti dell’antica alleanza ruotano attorno alla Pasqua la liberazione dall’Egitto annunciandola o ripetendola e, similmente, il momento decisivo per i cristiani è la Pasqua di Gesù Cristo, che si attua nella sua passione, morte e risurrezione, e l’annuncio del suo ritorno.

È questa la visione dei tempi che la parabola di Gesù evoca: le realtà terrestri, vissute, ci invitano a capire quelle del Regno di Dio che viene e ci chiamano alla vigilanza, alla conversione.»

Le cartografie mappali sono un valore aggiunto che si può allineare, per esempio, alle previsioni del tempo, ma di un altro tempo che ci sfugge di mano, nel senso di capire che aria tira nel mondo delle cause ovvero nell’astrale. Ecco come si può veramente far capo a “Elpis” la speranza e non brancolare nel buio degli “uffici meteorologici”  terrestri. “Elpis”…

…… è come riuscire di parlare quasi con Dio.

Gaetano Barbella

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