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Sahra Wagenknecht “L’Ariete Populista Tedesca” che Preoccupa le Élite Mondiali

Sahra Wagenknecht nonostante la giovane eta è da lungo tempo che fa da contraltare allo strapotere delle élite politiche in Germania, ed ogni suo intervento in sede parlamentare ha da sempre messo in subbuglio l’establishment tedesco per la sua forte determinazione nel mettere in evidenza ogni palese contraddizione relativa alle iniziative sociali e politiche intraprese in combutta con l’Unione Europea, non si può definire di destra o di sinistra come tutti amano fare quando vogliono attaccare una pecora nera, ed è per questo che Sahra Wagenknecht desta una forte preoccupazione in seno al potere costituito che teme una forte espansione del suo carisma in ambito Europeo.

Qua non stiamo parlando di una Blatta come il capo del Governo Giorgia Geloni in Italia, , ma di una figura politica che per la sua prorompente ascesa insegna la differenza tra lo stare davanti ad un Social per protestare e prendere in mano la situazione pagando sulla propria pelle ogni ingerenza che oggettivamente le potrebbe costare la vita! 

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Staff Toba60

Sahra Wagenknecht L’ariete Populista

L’ex leader del partito della sinistra è diventato il politico più interessante della Germania. Ha formato un nuovo partito in difesa dei lavoratori, copiando alcune politiche che ricordano l’AfD di estrema destra, che è alle stelle nei sondaggi.

Icona della sinistra radicale, Sahra Wagenknecht è uno dei volti più popolari e mediatici sulla scena politica tedesca. Moglie di Oskar Lafontaine, pezzo da novanta della storia recente della sinistra tedesca, la fin qui pasionaria della Linke ha fatto sapere lunedì a Berlino di voler rompere col partito che è stato per gli ultimi trent’anni la sua casa politica. 

Sahra Wagenknecht

In una conferenza stampa molto seguita, ha annunciato la nascita dell’associazione “Bündnis Sahra Wagenknecht – Für Vernunft und Gerechtigkeit” (Alleanza Sahra Wagenknecht – Per la ragione e la giustizia), trampolino di lancio per un partito nuovo di zecca, che dovrebbe vedere la luce a partire da gennaio. È un terremoto per Die Linke, perché Wagenknecht porta con sé altri nove deputati dello schieramento di sinistra radicale, tra cui la co-capogruppo Amira Mohamed Ali. Nell’immediato, la già di per sé ristretta pattuglia di 38 parlamentari della Linke perde quindi dieci esponenti.

Ma se l’epicentro del sisma è la sinistra-sinistra tedesca, le scosse potrebbero far tremare l’intero sistema partitico tedesco. O almeno, è quello che Wagenknecht spera. Nella conferenza stampa di lunedì, ha presentato la sua nuova proposta politica come l’alternativa all’Alternative für Deutschland (AfD), l’estrema destra che continua indisturbata a scalare i sondaggi ed è ora seconda nelle intenzioni di voto, oltre la soglia del venti per cento.

Stiamo lanciando un partito in modo che tutte le persone che stanno pensando di votare per l’AfD, o che lo hanno già fatto per rabbia e disperazione – non perché sono di estrema destra – ora abbiano un posto serio dove rivolgersi, ha promesso Wagenknecht davanti ai giornalisti. La nascita del suo partito era da mesi nell’aria, tanto che i sondaggisti tedeschi ne hanno già testato il potenziale. In luglio, una rilevazione dell’istituto Insa affermava che in Turingia, Land orientale bastione dell’AfD, un soggetto politico targato Wagenknecht sarebbe il primo partito in termini di voti. Un altro sondaggio pubblicato lunedì dava la neonata “Bündnis Sahra Wagenknecht” già al 12 per cento a livello nazionale, dietro ai Grünen di solo mezzo punto percentuale. Secondo un’altra indagine Insa, per il Bild am Sonntag, il 27 per cento degli intervistati potrebbe immaginarsi di votare per il nuovo partito. 

Sahra Wagenknecht

L’elettorato di protesta ha bisogno di un indirizzo serio, ha sostenuto la pasionaria della sinistra radicale lunedì in conferenza stampa, scagliandosi contro lo spauracchio del pensiero unico in Germania.

La Repubblica federale ha il peggior governo della sua storia… l’attuale esecutivo è in parte semplicemente incompetente… le cose non devono andare avanti così, altrimenti probabilmente tra dieci anni non riconosceremo più il nostro paese, Wagenknecht punta su un messaggio radicale per far decollare la sua nuova creatura politica. 

Il percorso della Linke probabilmente la porterà a non essere più rappresentata nel prossimo Bundestag, ha sancito laconica. Fa riferimento al fatto che il suo ormai ex partito, su molti temi, dalla politica migratoria a quella ambientale, ha assunto posizioni praticamente identiche a quelle degli ecologisti. “Inaccettabile e irresponsabile”, così Dietmar Bartsch, co-capogruppo della Linke, ha bollato l’iniziativa di Wagenknecht.

Ancora più duri sono stati i deputati Gesine Lötzsch, Sören Pellmann e Gregor Gysi, che hanno parlato di un “furto altamente immorale”, facendo notare come Wagenknecht e gli altri nove fuoriusciti siano entrati in parlamento proprio grazie a loro. Lötzsch, Pellmann e Gysi sono infatti gli unici ad aver ottenuto un mandato diretto alle elezioni federali, cosa che ha permesso alla Linke di ottenere altri 35 deputati, nonostante non avesse raggiunto la soglia del 5 per cento.

I dissidenti sanno però benissimo che non saranno in alcun modo obbligati a rinunciare al loro mandato, perché la Legge fondamentale non riconosce nessun obbligo nei confronti del partito. La Linke assiste quindi impotente al tradimento che rischia di condannarla all’irrilevanza, al punto che non può nemmeno espellere i dieci fuoriusciti dal suo gruppo parlamentare. Se vengono a mancare solo due deputati, difatti, la Linke perderà il suo status di gruppo politico e con esso soldi, collaboratori e influenza. 

Sahra Wagenknecht e il marito Oskar Lafontaine

In ogni caso, da tempo le posizioni di Wagenknecht non corrispondevano alla linea ufficiale del partito. Su molti temi ha flirtato con l’AfD, al punto che la “Bündnis Sahra Wagenknecht” rischia di essere una AfD di sinistra. A partire dalle posizioni sulla guerra in Ucraina. “Con le sanzioni economiche ci siamo privati dell’energia russa a basso costo, senza avere valide alternative”, sostiene colei che è diventata una delle voci più attive per fermare le forniture di armi del governo tedesco a Kiev. Porta avanti la sua campagna anche a colpi di fake news, ripetendo che nel marzo 2022, Ucraina e Russia erano sul punto di raggiungere il cessate il fuoco, ma Stati Uniti e Gran Bretagna lo hanno impedito. La convergenza di vedute con l’AfD è tale che Björn Höcke, uno dei leader più estremisti della formazione di ultradestra, in un comizio in febbraio a Dresda le ha gridato, tra gli applausi del pubblico:

Dal sostegno alla Russia allo scetticismo climatico, per Wagenknecht il passo è breve. L’ormai ex esponente della Linke si è scagliata a più riprese contro “l’eco-attivismo cieco e non pianificato” del governo in carica. E critica soprattutto il progetto di legge mirato a diffondere le pompe a calore nelle case dei tedeschi. Le considera uno strumento costoso che nessuno può permettersi e quindi un errore “sotto il profilo tecnico, socialmente sconsiderato, inutile dal punto di vista climatico”. 

Come l’AfD poi, Wagenknecht si rivolge alla schiera dei no vax. Durante la pandemia di coronavirus, non solo ha fatto sapere di non essere vaccinata, ma era ospite fissa nei talk show per diffondere i suoi dubbi sull’efficacia dei vaccini mRna e sui loro effetti collaterali, con una sfilza di insinuazioni che scadevano nelle teorie del complotto. 

Sahra Wagenknecht e la scrittrice Alice Schwarzer, durante la manifestazione per la pace che il 25 febbraio scorso ha radunato 13mila persone a Berlino.

L’analogia maggiore con l’Alternative für Deutschland riguarda però la questione migratoria. Già all’indomani del Capodanno 2016, quando centinaia di donne furono importunate da varie persone di origine straniera a Colonia, Wagenknecht tuonò:

Chi abusa del diritto all’ospitalità, perde il diritto all’ospitalità.

Oggi, dopo le manifestazioni a favore di Hamas per l’attacco a Israele, dichiara:

Quando Hamas viene acclamato nelle strade tedesche, mi fa schifo.

C’è un problema che è stato ignorato per anni, sostiene. Nelle vicinanze di alcune moschee si sarebbero sviluppate società parallele islamiste e alcuni bambini crescerebbero in un ambiente segregato.

Quando si predica la sharia nel bel mezzo del nostro paese e si fomenta l’odio contro la nostra cultura, non si può più far passare tutto questo per multiculturalismo… L’immigrazione incontrollata, che sta sovraccaricando il nostro paese e rendendo l’integrazione sempre più difficile, deve essere fermata. Interi quartieri stanno cambiando volto. Soprattutto coloro che sostengono l’apertura delle frontiere spesso vivono in sobborghi di lusso, dove non ci si confronta affatto con questi problemi.

Per riuscire a mantenere la promessa di strappare voti all’AfD, Wagenknecht sa che deve continuare a radicalizzare il suo discorso, affinare il marchio populista che ha coltivato in questi anni. Questa strategia finora ha funzionato. Basti pensare al successo del libro che ha pubblicato nel 2021, Die Selbstgerechten (Gli ipocriti), bestseller in cui denuncia i liberali di sinistra, dipinti come sostenitori degli interessi propri e delle classi dominanti. 

Dovesse davvero riuscire nello strappare voti all’AfD, questo avverrebbe comunque a un costo politico altissimo. Una “rossa”, sedicente comunista, che scimmiotta il discorso dei “bruni” di estrema destra, non fa che contribuire a legittimare e avvalorare la loro narrazione, centrata sul presunto scontro tra globalisti e nazionalisti, tra élite e popolo. In questo modo, benché ripulito dei contorni etno-nazionalisti, il discorso dei rossi si sovrappone sempre di più a quello dei bruni, in un amalgama che finisce per legittimare questi ultimi. Altro che sbarrare loro la strada, gli si stende un tappeto rosso verso il potere. 

Il nuovo partito di Wagenknecht dovrebbe diventare operativo a partire da gennaio. Nel mirino ci sono le elezioni europee del giugno del 2024 e quelle regionali in alcuni Länder dell’ex Germania est, il 1° settembre in Sassonia e Turingia e il 22 settembre nel Brandeburgo. Tradurre il potenziale politico in voti non sarà semplice. La nuova formazione dovrà dotarsi di strutture sul territorio e trovare i giusti candidati, oltre che i finanziamenti necessari per sostenere questo sforzo titanico. Resta la domanda: Sahra Wagenknecht saprà amministrare il suo partito con la stessa abilità con cui buca lo schermo?

Sahra Wagenknecht, la Ribelle

L’aria enigmatica con cui Sahra Wagenknecht si presenta da decenni al popolo tedesco non è mai stata così giustificata. In questi giorni ci sono tonnellate di domande sulla leader di sinistra e sul suo nuovo progetto: la fondazione di un partito che minaccia di affondare i post-comunisti del Partito della Sinistra, rubando anche qualche voto all’estrema destra Alternativa per la Germania (AfD). Evidentemente, c’è un paradosso in atto.

Forse il più noto tra i tedeschi dell’Est (dopo Angela Merkel), il 54enne politico di carriera è uno dei funzionari pubblici più carismatici del Paese. Allo stesso tempo, il membro del Bundestag è un vero mistero. In cosa crede veramente? E come sarà il suo nuovo blocco, che ha provocato un terremoto nel panorama politico tedesco?

Al momento, i primi sondaggi che interrogano gli elettori tedeschi sul partito di Wagenknecht le attribuiscono una media del 14% di consensi. Si tratta di un risultato forte, che – se si tenessero oggi le elezioni – catapulterebbe il neonato partito al quarto posto, dietro solo all’Unione Cristiano-Democratica (CDU), all’AfD di estrema destra e alle calcagna dei socialdemocratici della SPD al governo. Nel frattempo, due tedeschi su dieci affermano che prenderebbero in considerazione la possibilità di dare il proprio sostegno al BSW. BSW” sta per “Bündnis Sahra Wagenknecht”, ovvero Alleanza Sahra Wagenknecht.

Da quando ha annunciato pubblicamente la sua uscita dal Partito della Sinistra – partito per il quale era stata candidata alla carica di Cancelliere – e la creazione di un nuovo partito, si sono susseguite interviste che hanno lasciato tutti confusi. “Il suo nuovo partito sarà di sinistra o di destra?”, le ha chiesto subito un giornalista di Die Welt. Anche “Creerà un AfD di sinistra?” è una domanda frequente.

Quello che si sa delle posizioni della Wagenknecht è che è filorussa – o, almeno, in buoni rapporti con Mosca -, anti-NATO e anti-immigrazione. Una combinazione con la quale vuole intraprendere la conquista dell’Est tedesco.

Non vuole definirsi. In effetti, la parola “sinistra” non farà parte del nome del partito, come ha osservato, perché l’obiettivo del nuovo blocco è quello di rivolgersi al più ampio spettro possibile di potenziali elettori. La Wagenknecht vuole guidare un partito che ha valori tradizionalmente di sinistra, incentrati sulla difesa dei lavoratori e sulla ridistribuzione della ricchezza. Ma vuole anche rubare un po’ di consensi agli elettori dell’AfD, rifiutando i valori del woking, chiedendo la fine delle sanzioni alla Russia e optando per una politica di immigrazione molto più restrittiva.

Wagenknecht ha vissuto per oltre 10 anni in un villaggio del Saarland, il piccolo Stato tedesco confinante con la Francia. Suo marito, Oskar Lafontaine, è stato ministro-presidente per 13 anni. I media sottolineano che il politico veterano ed ex ministro – che ha anche co-fondato il Partito della Sinistra dopo aver lasciato il Partito Socialdemocratico, a causa di disaccordi con la leadership – ha contribuito a formare la personalità politica della moglie. Negli ultimi anni, la donna appare più umana e meno robotica. Per esempio, la sua partecipazione a un famoso show culinario o la sua apparizione vestita da Principessa Leila a un carnevale sono stati eventi che hanno sorpreso (e fatto piacere) al pubblico.

Nonostante sia l’eterna ribelle del partito di sinistra, ha agito come sua rappresentante in innumerevoli comizi e dibattiti televisivi. Le sue ottime prestazioni e la sua crescente popolarità l’hanno resa la principale risorsa del terzo partito. La sua partenza sarà molto difficile per il Partito della Sinistra, perché se il suo nuovo partito avrà successo, significa che avrà attinto dagli elettori tradizionali della sinistra. “Non si prospetta nulla di buono per loro”, afferma Uwe Jun, politologo dell’Università di Treviri.

Wagenknecht ha iniziato molto presto a fare politica, come membro di gruppi di sinistra dopo la caduta del Muro di Berlino. Cresciuta nella Repubblica Democratica Tedesca (DDR), ha vissuto per un periodo con i nonni. Suo padre, uno studente iraniano che si opponeva allo Sha, scomparve senza lasciare traccia dopo essere tornato nel suo Paese quando lei aveva due anni. Il suo biografo, Christian Schneider, spiega che ha avuto un’infanzia piuttosto solitaria, con pochi amici. Veniva presa in giro per il colore dei suoi capelli e per la sua pelle più scura. Ha studiato filosofia a Berlino Est ed è nota per la sua solida formazione intellettuale, avendo pubblicato diversi libri. La sua tesi di laurea riguardava l’interpretazione di Hegel da parte di un giovane Karl Marx.

È stata in prima linea in politica per più di 30 anni. Nel 1991, a soli 22 anni, è stata eletta nel consiglio direttivo del PDS, il Partito del Socialismo Democratico, erede della SED (l’unico partito ammesso nella DDR). Quando nel 2007 è stato fondato il Partito della Sinistra – frutto della fusione del PDS con il movimento di Lafontaine, deluso dai tagli sociali effettuati durante l’amministrazione SPD del cancelliere Gerhard Schröder (1998-2005) – anche la Wagenknecht si è trovata subito in posizioni di rilievo. Nel 2009 è diventata vice-capogruppo parlamentare. In breve tempo, tutti si sono resi conto che aveva un’attrattiva elettorale. Nel 2017, il partito l’ha designata come co-candidata alla carica di cancelliere insieme a Dietmar Bartsch. Insieme, hanno ottenuto il miglior risultato di sempre del partito alle elezioni federali, raccogliendo il 9,2% dei voti.

La Wagenknecht – che in alcuni ambienti viene definita “la marionetta di Putin” – si discosta fondamentalmente dalla linea del Partito della Sinistra da anni, già a partire dalla crisi dei rifugiati del 2015. All’epoca criticava già la politica delle porte aperte ai rifugiati della Cancelliera Merkel, che il suo stesso partito sosteneva. Durante la pandemia, ha messo in discussione i vaccini e le chiusure. Anche le discussioni sul genere non la interessano: le considera questioni marginali che ricevono troppa attenzione pubblica. Da quando la Russia ha invaso l’Ucraina, ha chiesto colloqui di pace con Mosca e ha criticato il governo di Olaf Scholz per l’invio di armi e l’approvazione di sanzioni. A suo dire, queste politiche danneggiano l’economia tedesca.

Come riuscirà a combinare tutte queste posizioni in un’elezione generale? La contraddizione tra il suo aspetto borghese e le sue opinioni di sinistra radicale può essere scioccante, ma ora ha il compito ancora più difficile di combinare le posizioni marxiste con la retorica anti-vaccini e cospirazionista, condita da dichiarazioni anti-immigrazione praticamente copiate dalla piattaforma dell’AfD di estrema destra. Molti analisti si chiedono se sia veramente di sinistra.

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Cinque anni fa, la Wagenknecht ha cercato di costruire una propria organizzazione parallela al Partito della Sinistra, che ha chiamato Aufstehen (“Alzati”). Con questo movimento, ha cercato di radunare gli ex elettori di sinistra disincantati che erano passati all’AfD. I suoi sforzi sono stati ispirati dal movimento populista di sinistra francese, La France Insoumise (“La Francia non piegata”) di Jean-Luc Mélenchon, che lei considera un modello di riferimento. Ma non ha funzionato. Dopo soli sei mesi, ha abbandonato il progetto. A quel punto, il rapporto con il Partito della Sinistra era già insostenibile e diversi militanti hanno iniziato un processo per espellerla. Ma poiché non ci sono riusciti, ha continuato a criticare pubblicamente il partito di cui faceva parte. Afferma che la sinistra tedesca si è allontanata proprio dalle persone che dovrebbe difendere: “normali lavoratori e pensionati”.

Più recentemente, lo scorso febbraio, Wagenknecht ha indetto una “Marcia per la pace”, per chiedere la fine della politica di armamento dell’Ucraina e per iniziare a cercare soluzioni diplomatiche al conflitto scatenato da Mosca. Insieme all’attivista Alice Schwarzer – un’icona del femminismo tedesco – è riuscita a radunare circa 10.000 persone in una giornata gelida vicino alla Porta di Brandeburgo. Gli avvertimenti provenienti da tutto lo spettro parlamentare tedesco sulla possibile infiltrazione di radicali di destra e di sinistra e sul fatto che la manifestazione sarebbe stata strumentalizzata dal Cremlino sono rimasti inascoltati. Due settimane prima della marcia, i due organizzatori hanno pubblicato un manifesto che accusava il Cancelliere Scholz di promuovere un’escalation di guerra fornendo al governo di Kiev aiuti militari.

Questa volta Wagenknecht riuscirà a trarre vantaggio dalla crescente polarizzazione della società tedesca? Riuscirà a trarre vantaggio dalla scarsa popolarità della coalizione di Olaf Scholz? Il primo test avrà luogo tra poco più di mezzo anno, con le prossime elezioni europee. Tuttavia, il test definitivo avverrà durante le elezioni statali in Sassonia, Brandeburgo e Turingia, luoghi in cui il discorso populista sta prendendo piede.

Elena G. Sevillano & Matteo Angeli

Fonti: ytali.com & elpais.com

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