Tesi Pro Toba60: Tattica e Direzione Squadre di Calcio e Degli Utili Consigli per Tutti gli Allenatori
Quello di un Toba che si è applicato nello studio di una disciplina come quella calcistica immagino coglie un po Tutti di sorpresa, io mi occupo nella vita di ben altro e il portale che gestisco ha altre priorità che non quelle della palla rotonda, se poi lo fa al massimo livello, dubito che qualcuno lo abbia anche solo immaginato.
Nella biografia inserita nel mio primo articolo lo avevo accennato, ma considerato il numeri di visite avute a suo tempo penso che il 99.9 per cento di chi segue il magazine non lo sapeva.
Ho studiato due anni a Buenos Aires in Argentina presso la scuola federale, incluso nel corso ci sono gli esami in scienze motorie e metterò un po alla volta a disposizione di tutti le tesi e gli esami svolti.
Simeone poco dopo avrebbe preso il mio posto in aula, ma prima di lasciarvi al mio lavoro, ci tengo a segnalare ad ognuno di voi quanto segue.
Dopo gli esami non ho mai più messo piede su un campo di calcio, l’ultimo e’ stato il Monumental di Buenos Aires, io ero appassionato di Atletica e lo sport che amavo e praticavo era la corsa.
Il calcio l’ho sempre visto dal lato tecnico, al punto da astenermi spesso nel vedere le partite, salvo quando ci sono allenatori particolarmente creativi e originali o incontri di élite, ebbi il massimo dei voti in molte materie, ma l’aspetto che più di ogni altro ci tengo a sottolineare è che secondo me la competenza tecnica non è garanzia di successo, ma solo il primo passo di un grattacielo da scalare.
Il secondo gradino è la parte più difficile, che con la palla rotonda non ha nulla a che vedere ed è quello fondamentale che ti fa vincere nello sport e nella vita.
Ho conosciuto tecnici che con immense capacita didattiche fallire in ogni squadra allenata e alcuni con pessime credenziali scolastiche dove su di loro non avrei scommesso un Pesos e che ora sono alla ribalta del calcio sudamericano e mondiale.
Vi descrivo umilmente la mia visione del calcio che vi aiuterà a capire cosa comporta alla luce dalla mia esperienza didattica essere un allenatore.
Avevo appena finito un esame Sulla Gestione e Amministrazione di squadre ci calcio ed avevo ricevuto le lodi di Paolo Ferrero capo della commissione, ex capitano della nazionale e campione del mondo per club negli anni 60, avevo svolto una tesi sul settore giovanile dell’Atalanta, una squadra che all’epoca non a tutti era particolarmente nota.
Mi sentivo al settimo cielo e già mi vedevo protagonista delle platee di tutto il mondo.
In settimana andai a vedere la mia squadra del cuore il Colon di Santa’ Fe’ che giocava in casa contro il Godoy Cruz, una partita fondamentale per tutte e due le squadre, la prima per una classifica deficitaria e la seconda per accedere ai vertici del campionato.
Tecnico del Colon era Claudio Borghi che tutti in Italia conoscono per essere stato centrocampista del Milan ai tempi di Sacchi.
La tensione era nell’aria e la potevi tagliare con il coltello e sin dal primo minuto cercai con tutte le mie forze di elaborare mentalmente una qualsiasi scelta teorica tecnica e tattica utile per far fronte ad una partita che si era avviata molto male per il Colon. (Perse 3-1)
Ebbi la netta percezione che visto da fuori, magari con un sacchetto di patatine in mano, farsi un idea di quanto avviene è molto facile, ma sul campo di gioco le variabili che subentrano sono infinite e questa era la reale dimensione che appresi dovevo considerare prima di impegnarmi in questa professione.
In Argentina lavorare in pace è praticamente impossibile, la pressione è vincolata da logiche oltre che tecniche sono soprattutto colturali dove il calcio è tutto, in Europa non è che le cose abbiano un viatico meno gravoso, ma le dinamiche le quali entrano in gioco hanno una valenza prettamente economica e finanziaria per cui l’evoluzione su quanto avviene in ambito tecnico viaggia su binari differenti.
In un mio articolo scritto tempo fa potete farvi un idea delle differenze sostanziali e potete comprendere di come il calcio sia notevolmente cambiato ( Non perdetevi questi sue riferimenti allegati) rispetto ad un tempo.
Un allenatore attualmente, in un epoca dove il calcio è stato inglobato nel mondo della finanza è a tutti gli effetti una S.P.A. ed un tecnico deve mettere da parte l’idea di fare l’allenatore, egli è a tutti gli effetti un selezionatore che ha a disposizione 30 e più giocatori con contratti di milioni di euro all’anno (parlo di professionisti di alto livello naturalmente) e considerato il numero di impegni che per motivi commerciali sono aumentati notevolmente, lo vede gestire un gruppo di persone che non ha mai una sua identità ben definita.
La parte tattica e della preparazione nel calcio non è più un segreto per nessuno, a scuola la dovetti studiare per 8 mesi suddiviso in sue sezioni, una per anno, ma se proprio voglio dirla tutta, gli strumenti a nostra disposizione nel mondo di internet possono mettere chiunque abbia un minimo di buona volontà di apprendere tutti i segreti che il calcio offre su ogni parte del pianeta.
Io che mi occupo con i miei collaboratori di giornalismo investigativo vi posso garantire che non basterebbe una vita per raccogliere e consultare tutto il materiale messo a disposizione dalla rete e se qualcuno dice che Carlo Ancelotti, José Mourinho o Pep Guardiola sono bravi perché hanno delle competenze segrete, non ha probabilmente fatto visita alla nostra sede che potrebbe essere quella di chiunque, le loro qualità vertono su ben altro ma non è di questo che voglio parlare ora!
Vi è pure un altro dettaglio che pochi considerano, ed è che il gruppo di lavoro un tempo limitato a 3 o 4 collaboratori, oggi può arrivare anche a 15 e più membri facente parte dello Staff, so che probabilmente qualcuno dissentirà sulla questione ma e’ una realtà molto ben consolidata, un tecnico di una squadra vincente non necessariamente deve sapere che la palla è rotonda! (Qui avrai un analisi scientifica su quanto esposto)
Ho conosciuto in Argentina tecnici di successo (Ma potrei fare i nomi di un paio di allenatori di vertice anche in Italia) che si vantavano di questa loro peculiarità (La passione, quella si devi averla) ma avevano un grande carisma e la capacita di avere attorno a se gente estremamente capace al punto tale da rendere quasi inutile la sua presenza.
Quando finii il corso fatto insieme ad un ex giocatore che militava nel Monaco 1860 e Bayer di Monaco e che viveva Negli Stati Uniti, (Era il periodo di Franz Beckenbauer) mi sono sempre domandato se avrei mai avuto modo di fare l’allenatore cosi come lo avevo sempre immaginato, io che il calcio praticamente non lo avevo mai giocato, più conoscevo questo mondo e più mi allontanavo da un ambente che oggettivamente meritava ogni sua considerazione solo in virtù di un indotto economico che mi vede ora elemosinare un caffè per portare avanti il mio lavoro in rete.
Una volta in Europa omologai il mio titolo Fifa in Uefa e lo Feci dopo un mio viaggio in Spagna a Barcellona dove avevo dei contatti presso l’ambasciata e dopo le consuete pratiche legali eccomi pronto per allenare il Real Madrid, l’oratorio Don Bosco o la Nazionale Argentina!
Presso l’Università di Mursia poi mi venne offerta l’opportunità di fare un corso supplementare per la Gestione ed Amministratore di società di calcio e a distanza di tempo, detto tra noi, consiglio di frequentare un club e vedere di persona tutto quello che fanno, perché come nel calcio giocato, esistono due dimensioni differenti, una è quella teorica e l’altra è quella pratica che ho avuto modo di constatare in prima persona distano anni luce tra loro.
A distanza di tempo non ho alcun rammarico per quello che avrei potuto fare e non ho fatto, (Posso sempre allenare la squadra amatoriale sotto casa) amo ancora oggi rendermi partecipe di tutti questi eventi calcistici che mi emozionano e che hanno scandito la mia infanzia sin dai temi di Gianni Rivera e Sandro Mazzola, nemmeno i miei vicini sanno di questa mia credenziale, ma la cultura sportiva e la passione rimane intaccata e posso attraverso questo portale trasmetterla a tutti coloro che come me sognano ad occhi aperti un mondo migliore che include pure un campo di gioco dove due squadre di Calcio si confrontano tra loro…….. magari il Milan e L’Inter e che vede naturalmente i Nero Azzurri perdere sportivamente contro i loro amati cugini in maglia Rosso Nera che io da buon milanista ritengo per una questione genetica insita in me sin dalla nascita i più forti 🙂
Toba60
Questo lavoro comporta tempo e denaro e senza fondi non possiamo dare seguito ad un progetto che dura ormai da anni, sotto c’è un logo dove potete contribuire a dare continuità a qualcosa che pochi portali in Italia e nel mondo offrono per qualità e affidabilità di contenuti unici nel loro genere.
PROYECTO FINAL DEL CURSO DE ESPECIALISTA EN TÁCTICA Y DIRECCIÓN DE EQUIPOS DE FÚTBOL (curso 2009).
(Nuovi orientamenti della pianificazione, dello sviluppo e della direzione della squadra in allenamento e in competizione)
Nombre y apellido del alumno: Marco Stella (Toba60)
Il gioco del calcio e’ da sempre stato soggetto ad una continua evoluzione della preparazione e dello sviluppo del gioco.
Tutti i fattori che incidono su queste due componenti, ( strategia, tecnica, tattica, modello di gioco, preparazione fisica) sono la piattaforma attraverso cui avvengono tutti questi cambiamenti, il cui significato passa attraverso un giudizio oggettivo, frutto di analisi e dati che poi in concreto sono strettamente legati al risultato finale di una partita.
E’ mia intenzione in questa tesi proporre un progetto di lavoro adattabile alle varie culture calcistiche, sulla base delle attuali conoscenze didattiche e scientifiche provenienti dalle varie discipline sportive.
I punti chiave per lo sviluppo del lavoro sono:
1. Strategia di azione
2. Didattica per uno sviluppo ottimale della tattica
3. Utilizzo di strumenti tecnologici a supporto della direzione di gioco
4. Aspetti psicologici da considerare in ambito sportivo.
La strategia di azione é la base attraverso cui si pianificano e sviluppano tutte le varie componenti che ottimizzano lo sviluppo di una squadra, che deve realizzare il massimo delle proprie potenzialità’.
Spesso la differenza tra un risultato negativo ed uno vincente passa attraverso particolari che non vengono presi in considerazione, lo studio qui proposto si propone di considerare con maggiore attenzione i dettagli, dando loro un maggior peso e valore in fase di progettazione, sia in ambito didattico, come base per ottimizzare la prestazione collettiva e individuale degli atleti, che pratica in fase realizzativa.
Non va dimenticato che la scienza e la tecnologia al servizio dello sport sono un valore aggiunto che mai come ora, deve essere preso in considerazione per un ulteriore sviluppo di una disciplina portata ai massimi livelli come il gioco del calcio, lo studio da me sviluppato si propone di evidenziare questa variabile che per quanto sia molto spesso al centro dei discussioni, abbia pero’ sul lato pratico ancora notevoli margini di sviluppo sulla base delle attuali conoscenze scientifiche sia tecnologiche che umane.
Quando si pianifica il lavoro , tecnico-tattico, di una squadra si trascura alle volte l’ aspetto cognitivo dei protagonisti assoluti che sono nel caso specifico i calciatori.
L’ambiente, le strutture, la didattica ottimale di base, necessita di variabili aggiuntive in ambito metodologico e strutturale che aiutano una squadra di calcio a percepire, elaborare e sviluppare la tattica individuale e collettiva appropriata, che si viene a creare nei vari contesti di gioco.
Immaginiamo che un allenatore pianifica una seduta di allenamento in cui si educa la capacita’ dei giocatori di avanzare collettivamente in fase difensiva per porre in situazione di fuori gioco gli avversari, la percezione dei giocatori è principalmente visiva, ma la capacita’ cognitiva individuale di ogni singolo giocatore non e’ la stessa in relazione a questa capacita’, da studi condotti da Howard Gardner psicologo statunitense, professore presso l’università di Harward, ogni individuo ha una base genetica che lo porta a percepire ed elaborare un determinato stimolo con una maggiore o minore propensione, sulla base di quella che e’ la propria attitudine percettiva.
Stimoli visivi, tattili, uditivi, fanno parte della vita comune di tutti gli esseri umani, ma nel caso specifico del gioco del calcio, in cui vi e’ un azione collettiva, che sulla base di questo genere di percezioni, deve elaborare continue azioni motorie, risulta fondamentale educare queste capacita’.
Per uniformare gli atleti ad agire in forma congiunta ad un determinato problema, si devono sottoporre gli atleti a stimoli sempre differenti perché’ differente e’ le capacita’ individuale di elaborare le diverse situazioni.
Il detto: chi ascolta dimentica, chi vede ricorda e chi fa impara, vale in tutti i contesti educativi, certamente pero’ si devono sempre considerare gli atleti e la loro capacità di assimilare l’ informazione.
Li strumenti tecnologici sono un valido supporto per un allenatore, ed il suo utilizzo diretto sul campo di gioco può essere un alternativa valida, il futuro potrebbe essere in questa direzione.
Un laser ottico per esempio, potrebbe essere utilizzato per delineare in maniera dinamica il terreno di gioco e rendere flessibile l’occupazione dello spazio, un tempo questi strumenti erano molto sofisticati e pericolosi, ora invece sono di facile utilizzo e immediati nell’uso.
L’evoluzione tecnologica al servizio dello sport, offre molte opportunità, è un vero peccato non cogliere al volo quanto la scienza e la tecnologia ci offre a piene mani.
In seguito a questa indagine interdisciplinare, sono arrivato a formulare una definizione dell’intelligenza e un elenco provvisorio delle intelligenze.
Definisco l’intelligenza come il potenziale biopsicologico di elaborare specifiche forme di informazione secondo specifiche modalità’.
Alla luce di queste osservazioni si possono fare alcune considerazioni.
- Se lo stimolo ad agire in una determinata maniera non viene percepito da tutti nello stesso modo, come allenare una squadra per rendere uniforme un determinato comportamento?
- Quando posso lavorare in maniera ottimale questa capacita’ collettiva?
- La tecnologia può aiutarmi in qualche modo?
Per agire positivamente, una soluzione potrebbe essere quella di scegliere per tempo giocatori con una buona percezione visiva e di lavorare in maniera uniforme al problema da risolvere.
Rimane comunque una soluzione incompleta, e di difficile attuazione, molto meglio è stimolare gli atleti in più direzioni (Tatto, Udito, Vista) e creare un legame tra questi sensi che renda automatica la risposta adeguata indipendentemente dalla direzione in cui viene.
La psicocinetica applicata al calcio aiuta molto in questo caso, allo sviluppo di queste facoltà sensoriali tanto impiotanti nel gioco moderno.
Quando questo deve avvenire è molto importante da stabilire: una partita di calcio dura 90’ più’ il recupero, ottimale sarebbe svolgere questo lavoro quando l’organismo è riposato, ma un incontro non tiene conto di questa variabile fissa, anche in momenti in cui l’organismo è affaticato si dovrebbe lavorare per un tempo gradatamente sempre maggiore allo sviluppo delle capacita’ cognitive dei calciatori.
La tecnologia può dare un valido aiuto in questa direzione, un raggio laser luminoso per esempio ( si può’ vedere anche di giorno) che a comando di un tecnico taglia in due o tre parti il campo, può significare per il collettivo della squadra che le regole di gioco sono cambiate, ed il fattore sorpresa è quello che ricrea al meglio la stessa situazione che si verifica nel corso di una partita di calcio, lo stimolo in questo caso è visivo, ma il raggio può essere di diverso colore o essere preceduto da uno stimolo sonoro ed allora possono cambiare anche le modalità’ con cui agire.
In questa maniera é il collettivo che agisce congiunto e lo stimolo e’ di tutti ma sempre diverso, la squadra deve essere sempre pronta ed agire in gruppo.
Delle maschere virtuali come quelle dei videogiochi possono sostituire in fase di apprendimento e di sviluppo il compito tattico individuale e collettivo della squadra, l’uso del personal computer oltre ad un uso analitico può tra l’altro avere una funzione diretta in fase di apprendimento, un esempio è dato da società’ di hockey professionistiche americane che prima della partita pongono i giocatori davanti ad un computer per risolvere le diverse problematiche di gioco che si possono verificare.
L’obbiettivo da raggiungere è consentire a tutti i componenti della squadra di agire in maniera congiunta di fronte ad un determinato problema.
Per raggiungerlo si deve pianificare il lavoro in maniera tale che tutti i giocatori possono apprendere le giuste cose da fare attraverso stimoli differenti, per consentire a tutti di apprendere sulla base di quelle che sono le potenzialità di ognuno. (fondamento base di tutti i giochi di squadra)
Creare le infrastrutture che agevolano il compito dell’allenatore nello sviluppo del suo piano di lavoro. (Videocamere, sensori ottici, rilevatori in tempo reale del lavoro svolto)
Coinvolgimento di figure professionali nuove che danno un valore aggiunto in qualità e quantità’ sul lavoro da fare (Programmatori informatici, ingegneri biomeccanici, coach manager, o strutture universitarie coinvolte attraverso la collaborazione di giovani studenti, che con l’ausilio di borse di studio, possono sviluppare lavori di ricerca diretta sul campo di gioco in ambito scientifico sportivo.)
L’utilizzo di strutture e persone esterne al mondo del calcio favorisce quello che in psicologia viene chiamato ‘’pensiero laterale’’, un esempio è dato dal modo con cui si analizza una partita di calcio.
Solitamente viene visualizzata la partita e si studiano attraverso i dati raccolti (passaggi, km percorsi ecc.) tutte le informazioni necessarie a migliorare e correggersi oppure nel caso la partita sia quella degli avversari da affrontare, trovare il modo migliore per contrastarli.
Nella pallavolo viceversa si studiano solo i momenti decisivi della partita, quelli in cui la componente tecnica e psicologica della squadra e’ maggiormente coinvolta.
Il principio di base sta nella considerazione che un atleta quando é emotivamente sotto pressione agisce individualmente e collettivamente in maniera diversa, ed è quello il momento che va studiato per un analisi ‘’vincente’’, tutto quello che c’è stato prima o dopo non conta, é quando e’ davanti al portiere con la palla al piede che si evidenziano tutte le abilita e le difficoltà’ di un atleta.
Le ricerche svolte da Gian Paolo Montali vincitore nella pallavolo di due ori europei consecutivi (2003 2005), un bronzo (2003 e un argento (2004 alla World League e un argento alle olimpiadi (2004) e attualmente professore all’universita’ Bocconi di Milano, hanno offerto molte prospettive alternative di sviluppo e di analisi per coloro che allenano gruppi di lavoro ad alto livello.
Attualmente fa parte del consiglio di amministrazione della Juventus e in due anni e sotto le sue direttive è passata dalla seconda divisione alla partecipazione alla Champion League.
Questo e’ un esempio di pensiero laterale e coinvolgimento di figure professionali alternative al gioco del calcio.
Una volta definiti gli obbiettivi si passa alla parte pratica, educare una squadra di calcio a comportarsi in una determinata maniera, richiede prima soluzioni cognitive e dopo motrici, di fatto la maggior forza di una squadra di calcio, come giustamente disse una volta Cesar Menotti è l’intelligenza, ed e’ su questa che si deve lavorare con molta attenzione.
La capacita di lavorare in forma collettiva implica la continua soluzione di determinati problemi che cambiano di continuo, ed e’ cambiando le molte variabili che entrano in gioco che si adatta l’organismo a fronteggiare in maniera adeguata le molte problematiche che si vengono a creare nel corso della partita.
Cambiare la dimensione del campo è una variazione statica che incide sul comportamento dei giocatori che si devono adeguare attraverso determinati azioni collettive e individuali, farlo mentre il gioco si sviluppa comporta un ulteriore adattamento questa volta dinamico il quale implica un adattamento immediato cognitivo che obbliga il collettivo della squadra ad agire non solo in relazione agli avversari, ma anche in rapporto allo spazio il tempo e con le variabili opportune attraverso la percezione dell’udito , della vista o del tatto.
Tutto questo complica e nello stesso tempo crea gli stimoli necessari affinché l’atleta si adatti alle continue variazioni ambientali in relazione alle potenzialità’ che ogni atleta dispone per svolgere al meglio un determinato compito.
Pianificare un allenamento di tattica collettiva è sostanzialmente un lavoro cognitivo e come tale si può definire anche mentale.
Volgere una sessione di allenamento mentale nel corso della preparazione significa educare l’atleta a prestare particolare attenzione ad una variabile qualità di stimoli concentrando l’attenzione dove necessario.
Il tempo che un atleta è in grado di essere attento ha un limite, ed e’ compito di un tecnico aumentare gradatamente questa capacita, ed essendo un lavoro collettivo va educato e stimolato con molta attenzione.
Il coinvolgimento di più persone è fondamentale, l’organizzazione collettiva e logistica deve essere sempre ben concordata in principio, (come in tutti gli sport di squadra ai massimi livelli) l’ambiente e gli strumenti a disposizione già’ predisposti per tempo, e le finalità’ devono essere chiare a tutti gli atleti.
L’obbiettivo della sessione di allenamento è quella di eseguire risposte adatte attraverso stimoli sempre differenti.
Si può iniziare il gioco attraverso una partita regolare 11<11 e nel corso della partita a comando del tecnico si varia attraverso segnali luminosi la grandezza del campo o la sua giocabilita’ in relazione allo spazio che obbliga i giocatori a prendere una posizione diversa in relazione agli avversari che a loro volta si devono adeguare.
La stessa informazione può avvenire attraverso informazioni sonore, tattili e le variabili possono essere riferite alla distanza in cui e’ valido il fuorigioco o allo spazio di gioco che deve esserci tra le linee.
Gli imput possono essere preceduti da segnali diversi (stimolo sonoro preceduto da quello visivo) il principio di base e’ quello di far agire la squadra in maniera congiunta in relazione al pallone e a delle variabili esterne che modificano il comportamento collettivo della squadra in forma dinamica.
È importante il fattore ‘’attenzione’’ da parte dei giocatori nel momento in cui si educa la capacita di discriminare determinati comportamenti in relazione a quello che viene chiesto loro, l’allenatore deve essere essenziale nel comunicare con i giocatori sulle cose da fare, la soglia di attenzione non è per tutti la stessa, vanno pertanto inserite della pause periodiche per consentire un adeguato recupero sia fisico che mentale. (non si deve dimenticare che pure il cervello è un muscolo)
Il modello di allenamento deve essere strutturato in modo tale da inserire questo metodo di apprendimento collettivo nel momento in cui si possono trarre i maggiori vantaggi.
La fase migliore è a meta’ settimana del microciclo settimanale o nelle fasi adiacenti la competizione in forma ridotta’ con variabili simili a quelle che si possono verificare nel corso della partita ufficiale.
Le risorse da utilizzare sono prevalentemente tecnologiche, ma nulla possono fare senza una adeguata professionalità di chi le usa e ne interpreta i dati.
Laser ottici in grado di segnare il campo di gioco, videocamere che rilevano in tempo reale distanza e movimento dei giocatori sul campo di gioco, segnali luminosi che a comando possono dare imput ad un azione o ad un determinato movimento collettivo della squadra, lavagne luminose che possono dare una immediata percezione delle zone più’ o meno pericolose.
Sono molti i campi di applicazione, ma ancora maggiori sono gli sforzi collettivi da parte dell’intera struttura sportiva che deve adeguare le proprie competenze per adeguarsi ad una realtà’ in continuo sviluppo.
Quando si parla di test per valutare la prestazione di una squadra di calcio si ragiona spesso in termini di tempo, spazio e misura di ciò’ che viene svolto.
La valutazione collettiva, del gruppo invece va valutata sulla base del tempo, dal modo e dall’efficacia con cui un determinato comportamento congiunto viene eseguito in una determinata situazione.
Il calcio è uno sport in cui le componenti del gioco sono varie e le variabili che possono incidere su di una valutazione possono essere molteplici. (Condizioni del terreno, tempo di gioco, avversario, ecc) risulta difficile pertanto eseguire un test che sia attendibile per ogni forma di valutazione, certamente pero, attraverso un analisi congiunta riferita al movimento collettivo della squadra in riferimento ad un problema posto in precedenza, si possono rilevare con una certa attendibilità’ i miglioramenti fatti a distanza di tempo.
Per una valutazione si deve svolgere sul campo una determinata condizione di gioco, dare modo ai giocatori di trovare una soluzione adeguata nel minor tempo possibile, ricreare a distanza di tempo il medesimo problema in forma differente e fare un analisi comparata delle modalità’ di esecuzione, in relazione a tutte le variabili che possono incidere sul risultato finale.
Nel fare questo si devono posizionare ai lati del campo strumenti di analisi digitale che ne monitorizza il movimento, la distanza e la velocità’ di esecuzione, si ripete a distanza di 5’ a prova il test di valutazione, fino a ripeterlo per un totale di 5 volte.
Minore il tempo di esecuzione collettiva, migliore il posizionamento collettivo della squadra, maggiore e’ il punteggio di riferimento.
La scienza al servizio dell’uomo.
Il lavoro mentale cosi come Arrigo Sacchi (Ex tecnico del Milan e della nazionale italiana) nei primi anni 90 amava definire quei lavori in cui la componente cognitiva degli atleti venire educata a cadenza periodica nel corso della preparazione, necessita di una prima fase in cui gli atleti si adattano gradatamente a questo tipo di lavoro.
Erano esercitazioni psicocinietiche in cui i giocatori dovevano agire in una determinata maniera in funzione delle direttive che al momento venivano poste, un esempio era questa esercitazione:
20′ psicocinetica – 4 squadre – 2 tocchi (passaggio del pallone con il piede debole ad un colore diverso)
L’esercitazione qua presentata coinvolge il singolo giocatore che deve agire in una determinata maniera e coinvolge stimoli percettivi altamente qualificati.
Il lavoro collettivo che implica la partecipazione di tutta la squadra di fronte alla soluzione di un problema coinvolge il sistema nervoso in ulteriori funzioni che stimolano ulteriormente l’atleta ad operare diverse soluzioni.
Le esercitazioni cognitive vanno sviluppate nella fase centrale della settimana, preferibilmente il martedì’ in maggiore quantità’ ed il giovedì.
La mattina è il miglior momento per sviluppare queste capacita’.
Sacchi quando allenava il Milan due volte campione del mondo, aveva una sua filosofia di lavoro a riguardo, che implicava questo accorgimento: eseguiva l’allenamento mentale sul campo di gioco dopo aver lavorato molto intensamente sotto l’aspetto fisico.
Il principio era che lo sforzo del primo, compensava quello dell’altro, seguiva la regola educativa scolastica per cui ai lavori matematici si proseguiva successivamente a quelli letterari, in questa maniera non c’era un sovraccarico mentale riguardo l’apprendimento dello studente.
Il mesociclo mensile va adeguato agli impegni degli atleti, che sono impegnati su più’ fronti, campionato, coppe, amichevoli, ne momento di maggior stress un richiamo di lavoro ogni 15 giorni e’ ottimale per consolidare l’attenzione dei giocatori.
La fase di precampionato è il momento ideale per dare continuità esaltare la capacita’ degli atleti di educare l’attenzione necessaria per un lavoro congiunto della squadra.
Il macrociclo va pertanto suddiviso in 3 parti:
- fase di adattamento e apprendimento
- fase di consolidamento
- fase interlocutoria variabile
Quando si pianifica un lavoro da svolgere sul campo, si ha sempre in mente l’obbiettivo finale e si dimentica alle volte che questo obbiettivo e’ di tutti, non solo dell’allenatore che lo fa eseguire.
Uno dei problemi maggiori da risolvere e’ quello di coinvolgere non solo fisicamente, ma anche emotivamente la squadra ad intraprendere un determinato compito e questo per dare loro l’opportunità di prendere posizione sulle cose fatte e da fare.
Lavoro cognitivo congiunto non e’ solo apprendimento, ma comunicazione a più’ livelli e richiede una forma di intelligenza sia sportiva che emotiva. (Capacita’ di immedesimarsi nei problemi altrui).
Allenare la tattica collettiva e’ comunicare e apprendere, ed il calciatore ideale e’ colui che e’ in grado unitamente alla capacita’ tecnica di interpretare in ogni momento lo sviluppo del gioco.
La molteplicità’ di stimoli, riferiti ad un determinato compito da svolgere educa nel migliore dei modi questa capacita’ di risolvere i problemi che il calcio attualmente richiede.
Un esempio pratico di lavoro orientato in tal senso può’ essere svolto in questa maniera:
Mattino: 0re 10.00
a) 10′ partitella con le mani goal di testa
b) 10′ psicotecnica 1) -pressing a 3 colori; 2) passaggio di prima; 3) raddoppio e lotta 1:2
c) 10′ di corner difensivi e offensivi 11:11 venire su di scatto e ritornare 6 volte
d) 10′ di partitella 1 tocco 50×40 mt 9:9
e) velocità 5 x (20+20+20)
f) 5′ di palleggi
g) 30′ partita 11:11 ( tattica collettiva con utilizzo di strumenti che variano le regole di gioco, es distanza tra reparti, misura del campo, linea di fuori gioco, stimoli sonori che obbligano i giocatori ad operare determinate scelte tattiche)
h) 5′ stretching
Il lavoro non e’ impegnativo e con la variazione del tempo riferito al punto g. che può’ essere ridotto a 15’ potrebbe essere svolto anche prima di una competizione ufficiale svolta la sera, in questo modo si aiuta la squadra a mantenere alta la concentrazione in prospettiva di un incontro importante.
Dallo studio fino qua eseguito si può’ facilmente capire quanto vasto sia l’argomento trattato e quanto ci sia da sviluppare nel settore della ricerca per un ulteriore approfondimento.
Quando una squadra sviluppa un modello di gioco, entrano in gioco mezzi di allenamento adeguati.
Uno di questi è rappresentato da questo mio progetto di lavoro orientato a sviluppare sul campo mezzi che mettano l’atleta, nella condizione di pensare in maniera ‘’laterale’’ (Termine usato in psicologia cognitiva) per fare fronte ad un gioco come il calcio le cui variabili sono sempre diverse e imprevedibili.
Lo studio del corpo umano, le materie umanistiche, la ricerca applicata allo sport, le neuroscienze, la psicologia sportiva, la cibernetica, sono solo alcune delle molte potenziali risorse cui attingere per esaltare al meglio la prestazione degli atleti.
Lo sviluppo di qualità cognitive orientate al miglioramento della tattica applicata al calcio, fondato sul miglioramento delle potenzialità’ sensoriali dei giocatori, sono solo un piccolo passo verso cui indirizzare gli sforzi, il cui fondamento e’ dato dalle reali necessita’(Percezione spazio – tempo – compagni – avversari – pallone) di cui ha bisogno un atleta per fare fronte al congiunto movimento collettivo della squadra.
Il gioco del calcio al pari di tutte le discipline sportive portate ai massimi livelli è una materia molto complessa, ho voluto sottolineare di come un tecnico si deve relazionare con molte problematiche relative allo sviluppo di un progetto di lavoro, che coinvolge diverse persone, la cui professionalità’ non e’ più’ subordinata in maniera passiva alle direttive di un tecnico ma, al pari dei componenti la squadra, devono lavorare attivamente alla realizzazione di un obbiettivo comune.
‘’La tecnologia al servizio dell’uomo’’ – ho menzionato solo alcune delle applicazioni possibili, ma dietro una tecnologia, ci deve essere un uomo tecnologico, capace di dominare e indirizzare tutte le potenzialità dello strumento usato in funzione dell’obbiettivo preposto.
Un atleta che nell’imminenza di una partita si posiziona davanti ad un personal computer e deve risolvere problematiche tattiche già predisposte da un programmatore e concordate con il tecnico, non sono di molto aiuto se il soggetto non e’ coinvolto, sia mentalmente, che culturalmente a questa nuova forma di lavoro.
È risaputo che il solo pensare ad un determinato movimento da fare, coinvolge il muscolo e il cervello allo stesso modo di chi il movimento lo esegue direttamente sul campo.
Sfruttare al meglio queste potenzialità di cui l’uomo dispone significa aprire nuove strade e nuove prospettive di lavoro il cui esito e’ ancora tutto da scoprire.
Il coinvolgimento di figure professionali nuove e diverse é molto utile, considerato il vasto campo di azione cui si deve agire per ottimizzare il rendimento collettivo di un club, ho fatto riferimento a Gian Paolo Mazzali, che con la sua esperienza in una disciplina molto distante dal calcio ha dato un valore aggiunto a ciò che di buono già era stato fatto precedentemente.
Non va dimenticato che sul campo di gioco, nel corso della partita, il tecnico è praticamente solo, la sua competenza e la capacita’ di operare le scelte idonee sul campo di gioco possono essere supportate con estrema facilita da strumenti digitali che possono lavorare in tempo reale offrendo lui una maggiore disponibilità di informazioni oggettive, che lo possono aiutare ulteriormente sulle eventuali scelte da fare, molto e’ stato fatto in proposito ma moltissimo si può’ ancora sviluppare alla luce delle attuali risorse di cui disponiamo.
Per concludere una nota personale su tutto quello che è stato detto:
Ho praticato per 15 anni a livello agonistico l’atletica leggera, (Il talento inversamente proporzionale alla passione) la mia specialità era la corsa in montagna e campestre, a fine attività ho disputato alcune maratone e credo che poche discipline come in quella da me praticata necessiti di una piena consapevolezza delle cose da fare in allenamento e in gara.
Alla luce dello studio da me fatto e proprio questo ciò’ di cui i calciatori necessitano per esprimere al meglio le loro potenzialità per prendere possesso di tutte le loro capacitá e metterle a disposizione della squadra, trovo sbagliato pretendere che si deve essere un gruppo di amici in quanto gli atleti professionisti spesso sono di culture diverse, con tutte le conseguenze del caso, bene è pensare a una squadra composta da persone differenti ma con un obbiettivo comune ……questo è un buon punto di partenza, al tecnico il compito di realizzare l’unica cosa che realmente conta nel calcio ………..vincere.
Spero che questo mio lavoro possa essere di aiuto a tutti coloro che vivono nella consapevolezza che nello sport come nella vita la norma è perdere, motivo per cui ci si deve sempre impegnare e aggiornare ancora di più soprattutto dopo una grande vittoria.
Autore : Il Toba60………. che non Conoscete
Note bibliografiche
Howard Gardner
· Intelligenze multiple, Anabasi, 1994
· L’educazione delle intelligenze multiple, Anabasi, 1994
Cambiare idee (L’arte e la scienza della persuasione) Feltrinelli
Gian Paolo Montali (Scoiattoli e Tacchini) Come vincere in azienda con il gioco di squadra rcs libri
Simone Mazzali (Arrigo Sacchi) La zona nel calcio: tecnica, tattica e ruolo creativo (S.S.S. Roma)
Enrico Arcelli : Che cos’e’ l’allenamento (Leggi della preparazione fisica nello sport) Sperling e Kupfer – sport
Giovanni Betti – Roberto Piga – Training Ergoattivo (Il senso muscolare) Calzetti e Mariucci.
Franco Ferrari (Elementi di tattica Calcistica) analisi e rifoessioni sull’organizzazione difensiva e sistemi di gioco. Edizioni correre.
Daniel Goleman (Intelligenza Emotiva) Mondadori
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