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Nuovo rapporto ufficiale dell’ONU “parte in causa” su Israele: Abbiamo a che fare con le persone più malvagie della storia

Io non so voi, ma basta uscire di casa per tastare con mano quanto gli eventi che vengono posti davanti agli occhi della gente attraverso i mezzi televisivi e digitali, non siano altro che lo spaccato di una realtà che la collettività finge di ignorare, nell’arco della mia vita non ho conosciuto un solo datore di lavoro che impossibilitato a interagire in maniera formale come fa l’esercito israeliano finalmente svincolato da ogni sua inibizione, il quale non si sia comportato secondo dei rigidi dettami che oggettivamente non sono per nulla diversi da quelli che si manifestano ora in Israele.

Il giorno prima della pubblicazione di questo servizio incontro un amico che abita a due isolati da me e gli domando come si chiama il suo vicino il quale mi sembrava una persona a me nota e con la disinvoltura con cui si va a prendere un caffè mi risponde che non me lo sa proprio dire, (Abita appresso lui da 5 anni) come posso pensare che in una società come questa vi possa essere anche un minimo di solidarietà, in un contesto dove dove se tardi un minuto al lavoro è la fine del mondo, ma se muori non importa praticamente niente a nessuno.

(P.S. Il titolo in fronte pagina fa riferimento all’ONU come parte in causa…….una spiegazione ve la dovevamo dare e la trovate qui.)

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L’umanità è un fallimento assoluto

Avviso sui contenuti: il seguente articolo tratta argomenti inquietanti che includono descrizioni esplicite di violenza sessuale e tortura. Questo articolo descrive tali atti in modo esplicito e senza mezzi termini. Si raccomanda vivamente ai lettori di valutare attentamente la propria sensibilità prima di procedere alla lettura.

La storia giudicherà non solo i carnefici, ma anche tutti i diavoli che hanno assistito senza fare nulla.

I cieli sopra Gaza si sono nuovamente oscurati con il fumo della distruzione. Quello a cui stiamo assistendo non è una guerra, ma la sistematica cancellazione dell’esistenza umana: un annientamento calcolato che sfida ogni descrizione, ma che richiede la nostra testimonianza. Israele ha scatenato su Gaza quello che può essere definito solo un incubo apocalittico, mantenendo la promessa agghiacciante fatta dal ministro delle Finanze Bezalel Smotrich settimane prima. Si tratta di un genocidio che si sta consumando davanti ai nostri occhi, ancora una volta : la macchina di tortura, stupro e morte di Israele non si fermerà e non potrà fermarsi.

Ripeto: Israele non si fermerà. Perché dovrebbe? Il mondo gli ha dato carta bianca per commettere atrocità. Bomba la Siria impunemente, occupa il territorio siriano senza conseguenze, attacca il Libano e lo Yemen senza timore. Commette violenze sessuali contro uomini, donne e bambini palestinesi, documentate in video affinché tutti possano vederle. Filma le proprie sessioni di tortura come se fossero trofei. Riduce gli ospedali in macerie, le università in cenere, trasforma i medici in vittime e i giornalisti in cadaveri. Uccide madri che cullano i propri bambini, operatori umanitari che trasportano medicinali, bambini che dormono nei loro letti. ISRAELE-PUÒ-FARE-TUTTO.

Non commettete errori, come ho già scritto molte volte in passato, se il mondo non riuscirà a porre fine al sionismo, sarà il sionismo a porre fine al mondo.

Il bilancio delle vittime aumenta di ora in ora. Oltre 400 palestinesi sono stati massacrati in incessanti attacchi aerei, senza alcuna pretesa di necessità militare. Tra i morti ci sono almeno 174 bambini, vite innocenti spente senza rimorso né esitazione. Innumerevoli altri rimangono intrappolati sotto montagne di cemento e metallo contorto, con il destino ormai segnato.

Le prove di questa atrocità sono impresse nella coscienza di chiunque osi guardare: un bambino in una tutina con motivi arcobaleno, senza vita. Il viso insanguinato di un bambino sotto una maglietta di Topolino. Una bambina con ustioni che deturpano i suoi lineamenti delicati. Padri che cullano le loro figlie per l’ultima volta: uno le accarezza dolcemente i capelli, un altro piange sul suo pigiama preferito, ora macchiato di rosso sangue.

Il dottor Feroze Sidhwa, un chirurgo californiano che presta servizio come volontario a Gaza, ha descritto scene di totale carneficina” a seguito degli attacchi. “Per lo più bambini”, ha riferito con voce carica di angoscia. “L’altra metà sono per lo più donne”. Dei sei interventi chirurgici che ha eseguito durante la notte, la metà riguardava bambini di età inferiore ai sei anni. “La maggior parte di loro morirà”, ha ammesso, con il peso dell’inevitabilità che schiacciava la sua competenza medica.

Mentre i palestinesi sanguinano, la lingua stessa diventa un’arma brandita contro la verità. Le ultime notizie della CNN hanno affermato che Israele stava semplicemente “effettuando attacchi su vasta scala contro Hamas”, gettando “dubbi sul fragile cessate il fuoco”, come se centinaia di morti tra i civili non rappresentassero altro che la sua completa distruzione. Il New York Times ha insistito sul fatto che questi bombardamenti apocalittici erano “diretti contro Hamas”, ben consapevole del massacro sproporzionato di bambini innocenti.

I media occidentali non sono solo complici, ma anche collaboratori attivi nel genocidio. Queste istituzioni hanno abbandonato ogni pretesa di integrità giornalistica, scegliendo invece di nascondere i crimini di guerra occidentali attraverso un linguaggio edulcorato e omissioni deliberate. Si contorcono per evitare parole come “genocidio” e “occupazione”, ma si affrettano a etichettare la resistenza palestinese come “terrorismo”. I dirigenti dei media, i redattori e i giornalisti che partecipano a questa mortale campagna di propaganda hanno la responsabilità morale di ogni bomba che cade. Le loro mani sono macchiate dello stesso sangue di coloro che premono il grilletto e sganciano le bombe.

Dobbiamo perseguitarli fino alla fine dei tempi.

Il cielo sopra Gaza si tinge di arancione mentre i bombardamenti trasformano gli edifici residenziali in inferni di fuoco.

Questo cosiddetto “cessate il fuoco”, in vigore dal 19 gennaio, era già stato violato ripetutamente, con oltre 150 palestinesi uccisi prima di questo ultimo massacro. Nello stesso periodo, solo un israeliano è morto a Gaza, ucciso accidentalmente dalle forze israeliane. Il netto contrasto rivela il calcolo razziale che determina quali vite contano in questo conflitto.

Al di là della violenza immediata si cela lo strangolamento sistematico della sopravvivenza stessa. Israele ha imposto un blocco totale su Gaza, impedendo che cibo, medicine e tutti gli aiuti umanitari raggiungessero una popolazione disperata. I prezzi dei beni di prima necessità sono aumentati del 200%, creando condizioni di carestia deliberatamente provocate dalla politica. Anche il ministro degli Esteri britannico David Lammy, apologeta sionista, ha brevemente riconosciuto questo fatto come “una violazione del diritto internazionale” prima che il suo governo complice facesse rapidamente marcia indietro.

Dove diavolo è finito il mondo!?

Ora Israele ordina evacuazioni di massa, costringendo ancora una volta allo sfollamento una popolazione già traumatizzata. Si sta preparando il terreno per la completa distruzione delle poche infrastrutture e della vita che ancora rimangono, facilitando ciò che l’ex presidente Trump ha già approvato: “scatenarsi l’inferno”.

Nessun crimine nella storia è stato documentato in modo così approfondito dalle sue vittime, provato in modo così esteso dagli esperti o confessato così apertamente dai suoi autori. Non ci sono scuse, né nascondigli. Coloro che commettono, facilitano o rimangono in silenzio di fronte a questo genocidio portano il peso della complicità.

Guardano, “condannano”, “esortano alla moderazione”, ma non fanno nulla mentre gli Stati Uniti armano e proteggono Israele nella sua sistematica cancellazione della Palestina. Insieme bombardano la culla della civiltà, il nostro patrimonio comune, riportandola all’età della pietra, distruggendo biblioteche, musei, università e siti archeologici che esistono da millenni. Non solo le vite dei palestinesi, ma la memoria stessa dell’umanità viene sistematicamente cancellata, e le potenze mondiali rispondono solo con teatrini diplomatici.

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Le Nazioni Unite sono impotenti, le loro risoluzioni vengono ignorate impunemente. I tribunali internazionali emettono mandati che non vengono eseguiti, tranne quando si tratta di arrestare un altro leader dalla pelle scura. Le nazioni arabe che un tempo tuonavano con solidarietà ora si inchinano vergognosamente all’uomo bianco e al suo collaboratore sionista, tradendo decenni di promessa fratellanza. Le organizzazioni per i diritti umani documentano atrocità che si accumulano come cadaveri in tombe senza nome: prove raccolte per una giustizia che semplicemente non arriva mai.

Ogni principio umanitario, ogni legge internazionale, ogni norma diplomatica giace in frantumi come gli ospedali, le scuole e le case di Gaza. Il silenzio assordante dei leader mondiali tradisce la loro complicità. La loro inazione la dice lunga: le vite dei palestinesi sono considerate sacrificabili, la loro sofferenza un prezzo tollerabile nel calcolo degli interessi geopolitici e degli accordi sulle armi. Che fallimento assoluto è l’umanità.

I soldati israeliani delle IDF, spesso visti sorridere e ballare, sembrano divertirsi nell’uccisione, nella tortura e nello stupro di palestinesi innocenti.

A cosa servono le nostre tanto decantate “istituzioni liberali” quando si rivelano facciate vuote, impotenti per definizione? L’ONU emana risoluzioni, la Corte internazionale di giustizia ordina la cessazione del genocidio, la Corte penale internazionale minaccia procedimenti giudiziari, eppure il massacro non solo continua, ma si intensifica in tempo reale, trasmesso in diretta sui nostri dispositivi. Assistiamo in alta definizione allo stupro, alla tortura, all’incendio e al bombardamento di civili innocenti, come se i responsabili volessero schernire il mondo con la loro impunità. E cosa offrono queste istituzioni sacre? Nient’altro che dichiarazioni formulate con cura che svaniscono nel nulla mentre il sangue palestinese impregna il cemento.

Gli artefici di questo orrore non solo restano impuniti, ma vengono anche ricompensati. Le potenze occidentali si affrettano a fornire loro ulteriori armi, trasferiscono miliardi di finanziamenti e garantiscono loro una copertura diplomatica assoluta in ogni occasione. Si definiscono “l’ordine basato sulle regole”, mentre sistematicamente calpestano il diritto internazionale per proteggere il loro Stato cliente. La storia emetterà il suo verdetto non solo contro i carnefici, ma anche contro tutti i mostri complici che hanno assistito, che sapevano, che avrebbero potuto agire ma hanno scelto di distogliere lo sguardo. I loro nomi saranno incisi su monumenti della vergogna, la loro eredità sarà macchiata per sempre dal sangue che hanno finto di non vedere sgorgare davanti ai loro occhi.

Mentre gli incendi infuriano a Gaza e i corpi dei bambini vengono estratti dalle macerie, dobbiamo affrontare questa terribile verità: stiamo assistendo, ancora una volta, a un sanguinoso genocidio in tempo reale. Il nostro silenzio non è neutralità, è consenso. Le nostre voci potrebbero essere l’unica cosa che separa il popolo di Gaza dalla sua completa distruzione.

Le Nazioni Unite hanno reso noti dettagli agghiaccianti sui crimini di guerra commessi nei territori palestinesi occupati, compresa Gerusalemme Est, che sconvolgono la coscienza, ammesso che essa esista ancora in Occidente. Questo nuovo rapporto di 24 pagine (Sotto) non è solo una sintesi burocratica delle ingiustizie, ma una condanna senza appello di una campagna sistematica volta ad annientare un popolo, a distruggerne la salute e il futuro. Eppure, mentre queste atrocità si consumano, le sedi del potere occidentale rimangono in silenzio, complici nella loro inazione, mentre i loro media guardano altrove, con gli occhi ben chiusi.

Questo silenzio è una testimonianza del decadimento morale che sta minando le fondamenta dell’impero occidentale. È un silenzio che ha permesso ai crimini di guerra israeliani di proliferare impunemente. Il rapporto descrive in dettaglio come le forze israeliane, con calcolata crudeltà, abbiano preso di mira i sistemi sanitari palestinesi, le scuole e persino i neonati nelle loro culle. Non si sono limitati ad attaccare i vivi, ma hanno dichiarato guerra alla possibilità stessa della vita.

I bambini, il cuore pulsante di Gaza, hanno subito il peso maggiore di questa barbarie. L’indagine delle Nazioni Unite documenta meticolosamente come le forze israeliane abbiano rapito bambini, li abbiano sottoposti a indicibili atti di violenza sessuale e fisica e poi li abbiano abbandonati come bambole rotte lungo le strade devastate dalla guerra di Gaza. Gli ospedali che un tempo risuonavano delle grida dei neonati ora vacillano sotto l’ombra delle bombe, con le pareti imbrattate dal sangue di innocenti e i corridoi infestati dallo spettro della morte.

L’ONU ha documentato numerosi casi di violenza sessuale e di genere in più di 10 strutture militari e del servizio penitenziario israeliano. Tra queste figurano la prigione del Negev e il campo di Sde Teiman per i detenuti di sesso maschile, nonché le prigioni di Damon e Hasharon per le detenute di sesso femminile.

I detenuti venivano spesso costretti a spogliarsi, sottoposti a ripetute perquisizioni corporali e interrogati mentre erano nudi. Venivano costretti a compiere movimenti umilianti, spesso mentre venivano filmati, e sottoposti a insulti a sfondo sessuale. In molti casi, questi abusi degeneravano in brutali aggressioni fisiche ai genitali: percosse, calci e uso di oggetti come metal detector e manganelli per infliggere dolore. Un detenuto ha ricordato di essere stato costretto a spogliarsi e a baciare la bandiera israeliana; al suo rifiuto, il detenuto è stato picchiato, subendo un grave trauma ai genitali.

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Le molestie sessuali si sono estese a tentativi forzati di baci, palpeggiamenti al seno e minacce di morte. Le detenute vengono fotografate e filmate nude in posizioni umilianti.

Il rapporto descrive anche atti raccapriccianti di stupro e violenza sessuale in cui i detenuti sono stati sottoposti a ustioni e oggetti come bastoni e manici di scopa sono stati inseriti nei genitali e nell’ano; spesso queste aggressioni sono state filmate dai soldati per poi godersele nella privacy delle loro case. In una rivelazione scioccante, i soldati hanno violentato un detenuto, causandogli lesioni potenzialmente letali.

Non si tratta di atti di violenza casuali, ma di elementi di un quadro sinistro, orchestrato con l’approvazione tacita delle potenze occidentali, le cui munizioni e assoluzioni morali alimentano questa macchina di morte. La pretesa di leadership morale dell’Occidente è fallita; le sue mani sono intrise di sangue, la sua anima venduta al miglior offerente dei giochi geopolitici.

Il capo ricercatore dell’indagine delle Nazioni Unite afferma inequivocabilmente che Israele ha perpetrato una politica concertata per distruggere il sistema sanitario di Gaza come parte di un più ampio attacco contro Gaza, commettendo crimini di guerra e il crimine contro l’umanità dello sterminio. Eppure, dov’è l’indignazione? Il silenzio dell’Occidente non è solo assordante, è omicida.

Immaginate, se volete, una società occidentale che subisce anche solo una minima parte di questo orrore. Ci sarebbe un putiferio, una chiamata alle armi, un grido così forte da scuotere i cieli. I media trasmetterebbero 24 ore su 24 le sofferenze dei bambini bianchi, i loro volti sarebbero una presenza costante sui nostri schermi. Ma quando la pelle è più scura, quando le preghiere suonano diverse, quando i morti sono palestinesi, la risposta dell’Occidente è un’alzata di spalle indifferente.

I bambini di Gaza non sono solo danni collaterali; sono bersagli di una campagna genocida che mira non solo a uccidere, ma anche a cancellare l’identità di un popolo. Il ministro israeliano responsabile del sistema carcerario, Itamir Ben Gvir, è citato nel rapporto per aver ordinato l’abuso di bambini (lo stesso Ben Gvir che ordina che gli stupri commessi dai soldati siano trasmessi in diretta streaming sui suoi schermi), un attacco diretto alla sacralità della vita e dell’infanzia stessa. Eppure, egli è libero, immune dalle leggi che pretendono di governare gli uomini civili.

Questo è il volto del terrore. Questo è il volto dell’Occidente. Uomini bianchi potenti che annientano completamente l’umanità degli altri con totale impunità. Ed è stato il suo volto per 600 anni. Ma ora è sotto gli occhi di tutti. Tutti possono vederlo. È un volto che difende la democrazia e i diritti umani solo quando serve ai suoi interessi, un volto che chiude gli occhi quando i suoi alleati orchestrano massacri.

Mentre analizziamo questo rapporto, non lasciamoci ingannare dall’apparente complessità con cui tali crimini vengono spesso liquidati. Non si tratta di qualcosa di complesso. È semplice e brutale: un crimine contro l’umanità che continua a essere perpetrato con la complicità di coloro che sostengono di guidare il mondo libero.

Noi, in quanto cittadini del mondo, dobbiamo affrontare questa ipocrisia, contestare la complicità dei nostri governi ed esigere che vengano assunte le proprie responsabilità. Dobbiamo rifiutarci di accettare un mondo in cui il massacro e lo stupro di bambini vengono accolti con il silenzio solo perché sono nati da un popolo assediato in una terra martoriata.

Questo rapporto non è solo una raccolta di pagine e risultati: è uno specchio che riflette l’Occidente, mostrando un’immagine mostruosa che dobbiamo riconoscere e cambiare oppure accettare, rendendoci complici del perpetuarsi del male. La scelta spetta a noi e la storia ci giudicherà in base al coraggio della nostra risposta.

Karim

Fonte: bettbeat.substack.com & DeepWeb

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