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Viviamo in una Società dove Opporsi al Genocidio è Considerato Peggio che Commetterlo

Pensavo fossimo arrivati all’apice della follia, ma a quanto vedo i limiti paiono non avere confini e ci si trova a dover interagire con una collettività che ha letteralmente perso il lume della ragione e naviga a vista nella speranza che vada tutto bene, mentre inesorabile la nave affonda confidando sempre in delle scialuppe che al pari del Titanic non bastano per tutti, ben sapendo che i posti sono riservati sempre e solo alla Prima Classe.

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Opporsi al Genocidio è Considerato Peggio che Commetterlo

Tutte le urla frenetiche sulle proteste pro-Palestina nelle università degli ultimi giorni rendono chiaro che la nostra civiltà è così contorta e folle da considerare la protesta contro un genocidio molto peggiore del commetterne uno. Il che è quanto di più arretrato possa esistere in una società.

Sul serio, provate a immaginare una civiltà più folle e sottosopra di quella che si arrabbia di più per le persone che protestano contro le atrocità genocide che per quelle che le commettono. Una civiltà in cui le persone indossano i pantaloni in testa e camminano all’indietro tutto il giorno? Sarebbe meno folle. Una civiltà in cui i cani possiedono le persone e i bambini vanno a lavorare mentre i genitori vanno a scuola? Sarebbe meno folle.

È quanto di più sbagliato possa esistere al mondo. In realtà è difficile immaginare come si possa fare qualcosa di più sbagliato. Se avete accettato i massacri quotidiani di civili innocenti come una cosa normale e appropriata, e considerate qualsiasi opposizione a questo come un abominio bizzarro e malvagio, allora siete incasinati e confusi sulla realtà come qualsiasi altro pazzo scatenato in città. Forse peggio.

Considerare il massacro militare di massa senza sosta come morale e la sua opposizione come immorale significa vivere in un universo morale mentale che è stato capovolto. È abitare in un tunnel di realtà che è diventato completamente avulso dalla realtà. Ma questo è il tipo di visione del mondo mainstream che la classe politico-mediatica di questa società lavora per indottrinarci giorno dopo giorno per tutta la vita.

Ho appena visto un tweet della commentatrice Briahna Joy Gray che diceva che per trovare una qualsiasi menzione nel New York Times delle centinaia di Palestinesi in fosse comuni che vengono scoperte a Gaza, ha dovuto scorrere ben quattro storie sulle proteste pro-Palestina nei campus universitari – compresi due op-edit che criticavano i manifestanti. 

Che razza di distopia distorta e incasinata è questa, dove questo è il tipo di notiziario mainstream da cui la gente prende le informazioni e le idee? La nostra intera civiltà è saturata da una propaganda che distorce la realtà come questa, e sta facendo impazzire le persone. Le nostre bussole morali sono state capovolte di 180 gradi rispetto al nostro vero nord e i nostri sensori interni si sono sintonizzati su frequenze che non sono altro che statiche confuse.

È così che hanno bisogno di noi per continuare a sostenere un impero che si estende in tutto il mondo e che non può esistere senza violenza e tirannia continue. Hanno bisogno che pensiamo che l’alto è basso e che il nero è bianco. Hanno bisogno che non solo non siamo in grado di distinguere tra giusto e sbagliato, ma che crediamo che lo sbagliato sia giusto e il giusto sia sbagliato. Per questo motivo, ogni giorno, bombardano la nostra coscienza collettiva con psyops estremamente aggressive sotto forma di propaganda dei mass media, per assicurarsi che le nostre viscere siano abbastanza scombussolate da acconsentire alla quantità di depravazione necessaria ai nostri governanti per continuare a dominare questo pianeta.

Questo è ciò che la nostra classe dirigente ha deciso che sarà normale, come ha detto Aaron Bushnell poco prima di darsi fuoco per protestare contro il genocidio a Gaza. Una società in cui le fosse comuni ricevono meno attenzione mediatica dei manifestanti universitari. Una società in cui la potenza politica è maggiore per fermare le manifestazioni pro-Palestina nei campus universitari che per porre fine all’assalto omicida di Israele contro un’enclave chiusa e piena di bambini. Una società in cui cercare di fermare un genocidio è considerato un male, mentre commetterne uno è considerato un bene.

Caitlin Johnstone

Fonte: substack.com/@caitlinjohnstone

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