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L’Odiosa Verità su Israele…

Io personalmente tendenzialmente non faccio mai distinzioni sociali in base alla razza o alla loro provenienza, ma considero solo il comportamento degli individui in quelli che sono i sani valori etici e morali che paradossalmente tutti conoscono, ma che sulla base dei luoghi comuni loro impartiti dalla loro razza e provenienza vengono irrimediabilmente meno 🙁

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Verità su Israele

Nel nostro mondo, la storia viene troppo spesso riscritta per servire interessi geopolitici, con alcuni eventi e narrazioni manipolati all’eccesso per mascherare verità scomode. Israele, colonia sanguinaria che pretende di essere uno Stato moderno in cerca di legittimità, è al centro di questo processo di riscrittura sistematica della storia e di riappropriazione della memoria. Dietro l’immagine di vittima che riesce a proiettare, grazie ai media di propaganda corrotti e comprati, si nasconde un aggressore bestiale che cerca non solo di imporre il controllo territoriale, ma anche di cancellare le tracce delle antiche civiltà e religioni che erano presenti in Terra Santa molto prima dell’avvento dell’ebraismo.

Attraverso un’azione militare violenta, un’abietta manipolazione ideologica e una sistematica pulizia culturale, Israele sta ora cercando di consolidare il proprio potere cancellando qualsiasi memoria storica che possa contraddire la sua falsa narrazione. Come in Francia, approvando leggi – come la legge Gayssot – che condannano chi non vuole credere alle loro bugie o cerca di far emergere la verità. È così che, facendo leva sui miti religiosi e manipolando la storia, questi pazzi del sangue e del dominio sono riusciti per secoli a distogliere l’attenzione del mondo dalle loro azioni di aggressione e colonizzazione di terre e menti.

Per la prima volta, documenti declassificati rivelano che il governo israeliano potrebbe essere stato il mandante di questa tragedia. James Angleton, cofondatore della CIA e figura chiave dei servizi segreti americani, non solo ha agito come collegamento con il Mossad, ma ha deliberatamente ostacolato le indagini dell’FBI, impedendo la rivelazione del ruolo attivo dello Stato israeliano nel complotto.

I giganti dell’intelligence Mossad e CIA hanno una lunga storia di coinvolgimento in alcuni degli eventi globali più oscuri e violenti dell’era moderna. Lungi dall’accontentarsi di svolgere ruoli periferici nei conflitti esteri, queste agenzie sono state identificate come le menti dietro gli abusi e le aggressioni in tutto il mondo, dall’assassinio di leader politici alla manipolazione di regimi stranieri. Uno degli esempi più eclatanti di questa collusione, recentemente declassificato da Trump, è il coinvolgimento del Mossad e della CIA nell’assassinio di John F. Kennedy.

Questo atto di occultamento dimostra che le manovre segrete dei servizi israeliani sono state sistematicamente protette dai loro alleati americani, rafforzando l’idea che gli interessi comuni tra la CIA e il Mossad non si limitano alla raccolta di informazioni, ma si estendono ad azioni molto più oscure volte all’egemonia tirannica. Questi eventi illustrano come le due agenzie abbiano spesso cospirato insieme per manipolare gli eventi mondiali per i propri fini geopolitici, ponendo allo stesso tempo ostacoli a qualsiasi indagine che possa indicare la loro responsabilità in violenze e cospirazioni su larga scala.

Ma anche se l’impunità dei potenti sembra illimitata, alcuni audaci avvocati hanno deciso di rompere questo ciclo di silenzio e di ingiustizia lanciando la coalizione Global 195. Il loro obiettivo è consegnare alla giustizia i criminali di guerra israeliani e coloro che sono sospettati di aver orchestrato e partecipato alle atrocità commesse durante il genocidio israeliano contro il popolo palestinese a Gaza.

Il Centro Internazionale per la Giustizia dei Palestinesi (ICJP) vede in questa iniziativa un faro di resistenza, che cerca di portare alla giustizia non solo i soldati, ma l’intera catena di comando militare e politica israeliana, utilizzando meccanismi legali nazionali e internazionali. Mentre il massacro palestinese continua sotto lo sguardo indifferente delle grandi potenze e delle multinazionali, Tayab Ali, direttore dell’ICJP, sottolinea l’urgenza di tali iniziative: “Global 195 non è solo un grido di giustizia, ma una necessità vitale di porre fine all’impunità che alcuni sembrano fin troppo felici di mantenere. La memoria dei crimini commessi non deve essere cancellata e questi processi sono l’ultimo baluardo contro l’oblio e l’acquiescenza dei potenti”.

È importante capire che per secoli i miti biblici sono stati usati per giustificare il colonialismo e le guerre espansionistiche in Medio Oriente. Oggi, con il genocidio in corso dei palestinesi, questi stessi miti sono diventati più pericolosi che mai. La fusione del fondamentalismo cristiano, del sionismo e dell’imperialismo occidentale ha dato origine a un culto apocalittico della morte che cerca attivamente la guerra, la pulizia etnica e la distruzione globale, il tutto sotto la maschera di una profezia pseudo-religiosa. Questo mix ideologico, alimentato da interessi geopolitici, costituisce oggi una minaccia esistenziale per l’umanità proprio da parte di coloro che parlano costantemente del dovere di ricordare e del vittimismo, mentre allo stesso tempo commettono atti disumani.

Il sionismo cristiano, già di per sé un’eresia, con il sostegno della macchina da guerra americana, è al centro di questa dinamica omicida. Milioni di cristiani evangelici non istruiti negli Stati Uniti credono fermamente che l’espansione dello Stato di Israele sia una condizione necessaria per il compimento delle profezie bibliche da loro inventate. Il loro sostegno a Israele non ha nulla a che vedere con la preoccupazione per l’autenticità ebraica, ma con l’idea che gli ebrei debbano dominare la terra prima di essere convertiti o sterminati al ritorno di un Messia a loro immagine.

Un Messia geloso, violento, sanguinario e totalitario, in altre parole l’opposto di Cristo. Questa micidiale corrente ideologica, sostenuta da gruppi come l’AIPAC, sta guidando una politica estera americana aggressiva che invia miliardi di dollari a Israele, mentre lascia che l’infrastruttura nazionale americana si deteriori. Nascondendosi dietro la loro “shoah”, agiscono con inaccettabile arroganza e disprezzo sotto gli occhi di tutti.

In questo contesto, è essenziale mettere in prospettiva le colossali perdite umane della Seconda guerra mondiale per comprendere la vera portata del genocidio e della sofferenza. Mentre l’Olocausto, lo sterminio sistematico degli ebrei da parte del regime nazista, viene presentato come il genocidio più significativo di questo periodo, con i suoi 6 milioni di vittime, (?) su cui le leggi francesi vietano qualsiasi forma di ricerca o di interrogazione storica, non dobbiamo dimenticare le perdite umane ancora più enormi subite da altre popolazioni.

I sovietici, in particolare, furono le vere vittime della guerra di distruzione totale dell’Europa condotta dalla Germania nazista durante la Seconda guerra mondiale. Circa 24 milioni di russi e altri cittadini dell’URSS persero la vita durante questo periodo. Si tratta di più di 4 volte il numero di ebrei ufficialmente annientati. Che si tratti di soldati o di civili, questi individui sono stati sacrificati in condizioni di estrema brutalità dai nazisti.

Le sofferenze e le perdite di vite umane dell’Unione Sovietica sono oggi relegate sullo sfondo del discorso globale sulla Seconda guerra mondiale, eppure sottolineano un altro aspetto del genocidio: quello della determinazione nazista a sradicare interi popoli per motivi ideologici e razziali, ma anche per monopolizzare la terra. Proprio come Israele oggi. E le ingenti perdite umane in URSS dimostrano che, ben oltre il caso specifico degli ebrei, molte altre popolazioni hanno pagato un prezzo mostruoso in questa guerra di totalitarismo, e meritano almeno pari riconoscimento e rispetto come parte della memoria collettiva della follia perpetrata contro l’umanità.

La guerra di annientamento condotta dal Terzo Reich contro l’Unione Sovietica non riguardava solo la distruzione delle forze militari, ma lo sterminio di un’intera popolazione, non solo di ebrei ma anche di zingari, omosessuali e comunisti, attraverso massacri, carestie organizzate e deportazioni di massa. In questo contesto, è legittimo chiedersi chi è stato veramente genocidato e chi ha sofferto di più per la follia del nazismo? O ancora, chi ha finanziato tutto questo, sapendo che la Germania era in bancarotta dal 1933? ?

Il primo Tempio di Gerusalemme, costruito dal re Salomone nel X secolo a.C., fu distrutto dagli eserciti babilonesi di Nabucodonosor II nel 586 a.C.E il Secondo Tempio, ricostruito settant’anni dopo con l’aiuto di Zorobabele, fu distrutto dai legionari romani guidati da Tito l’8 settembre 70 d.C., al termine della Prima guerra giudaico-romana. Oggi, le fazioni sioniste estremiste al lavoro, sostenute dai politici israeliani e finanziate dai fondamentalisti cristiani americani, si battono anche per la distruzione della Moschea di Al-Aqsa per erigere questo nuovo Tempio a gloria della loro follia, nella ferma convinzione che questo atto affretterà la venuta di questo Messia guerriero e quindi scatenerà una guerra mondiale di Armageddon. Attenzione, non si tratta di gruppi marginali, ma di una forza militante impiantata in ogni mente israeliana, che prepara apertamente il terreno per un’Apocalisse religiosa.

Inoltre, il loro allucinante progetto di “Grande Israele”, basato sull’idea che le terre bibliche siano un diritto divino, alimenta l’espansionismo territoriale. Israele, con il pretesto di conquistare terre “promesse” (come e da chi? ci si chiede…) fin dai tempi biblici, attua una sistematica pulizia etnica dei palestinesi e dei loro vicini regionali, annette illegalmente territori e compie abiette aggressioni militari, arrivando persino a uccidere migliaia di donne e bambini. Questa visione mitologicamente falsa della proprietà della terra si basa su credenze religiose sbagliate e su testi falsificati, non su fatti archeologici verificabili. Ma questo non impedisce ai criminali di guerra di usarla come pretesto legittimo per la violenza, il furto e l’occupazione impunita della regione.

In realtà, la storia è ora tenuta in ostaggio da questo culto della morte e da questo desiderio suprematista derivato dai testi del Talmud, che, come la Torah, sono stati scritti solo da, per e con gli ebrei. Il rifiuto di riconoscere che la Bibbia è un mito politico, non un documento storico, ha permesso a questi signori della guerra di nutrirsi di estremismo religioso per legittimare pratiche violente arcaiche. L’archeologia, che rivela le menzogne di queste affermazioni storiche infondate, viene ignorata, mentre la politica talmudista-sionista mantiene in vita questi miti. Finché il mondo non si renderà conto che questi miti sono strumenti di potere inventati per giustificare lo spargimento di sangue, la pulizia etnica e la dominazione imperiale, il ciclo della violenza non cesserà mai di crescere sulla nostra Terra.

Per secoli di menzogne, i racconti biblici sono stati trattati come fatti storici, non perché fossero basati su prove solide, ma perché servivano agli scopi politici di un gruppo etnico suprematista avido e geloso. Oggi, nonostante i numerosi scavi archeologici, le immagini satellitari e l’analisi rigorosa degli storici moderni, i cosiddetti grandi eventi biblici sono inesistenti o rozze invenzioni di menti psicopatiche.

Prendiamo, ad esempio, il cosiddetto regno “ebraico”: non esiste assolutamente alcuna traccia archeologica di questo presunto grande regno sotto Davide e Salomone. Non è mai stata scoperta nessuna imponente fortezza, nessun palazzo monumentale, nessuna traccia di una grande civiltà. In realtà, ciò che emerge dagli scavi è un paesaggio dominato da imperi stranieri come Egizi, Babilonesi, Persiani, Greci e Romani, che tuttavia hanno lasciato testimonianze molto dettagliate della loro dominazione della regione.

Ma Israele, descritto come un cosiddetto “potente regno” nei testi biblici, è solo una nota a piè di pagina. L’idea di un regno unificato, esaltata nei testi religiosi scritti dagli stessi ebrei, è sempre stata solo un’altra invenzione politica fabbricata secoli dopo i presunti eventi. Gli storici e gli archeologi moderni hanno scoperto che nel X secolo a.C. Gerusalemme non era nemmeno una capitale, ma un semplice villaggio di collina. E il loro Muro del Pianto non è altro che un ex muro di guarnigione romano. Va quindi detto che questo mito di dominazione su una vasta regione è credibile quanto le leggende arturiane.

Per quanto riguarda l'”Esodo”, il racconto chiave della Bibbia, non esiste alcuna prova della sua esistenza. Né i documenti egiziani, né i manufatti, né le tracce archeologiche confermano il minimo accenno alla schiavitù degli israeliti o alla spettacolare fuga nel deserto. In effetti, l’antico Egitto, che possiede una delle registrazioni più complete della storia, non menziona nemmeno un evento del genere. Se un gruppo così grande come quello descritto nella Bibbia fosse realmente esistito, avrebbe lasciato tracce tangibili, ma non ne sono state trovate.

La totale assenza di prove materiali dimostra chiaramente che anche questa è pura invenzione. Il mito dell’Esodo è stato creato per giustificare la conquista di Canaan. La storia del “ritorno” degli israeliti non è che una versione primitiva del moderno mito sionista, in cui l’invasione della Palestina è presentata come una sorta di allucinata vendetta divina, un immaginario diritto ancestrale. Ma è un costrutto ideologico che è servito come base per la creazione di un abietto Stato coloniale su una terra che era già abitata.

In ultima analisi, queste “narrazioni sacre” sono ben lontane dall’essere verità storiche, poiché non sono altro che miti inventati, scritti da chissà chi e manipolati all’infinito per giustificare ignobili progetti geopolitici. Non sono altro che una grossolana falsificazione della storia passata, eppure continuano a essere usate come un’implacabile arma politica per legittimare tutte le ingiustizie e le atrocità contemporanee commesse da questa banda organizzata di sanguinari che si nascondono dietro le loro ostentate kippah.

E per secoli l’identità ebraica è stata plasmata più dai miti religiosi e dalle manovre politiche che dalla realtà storica. Inoltre, il termine “ebreo”, come viene inteso oggi, non esisteva nemmeno ai tempi della Bibbia. Non esisteva un popolo ebraico unico e unificato che occupasse il Medio Oriente. Gli Ebrei storici erano un insieme di tribù sparse, nomadi, spesso assorbite o subordinate da imperi sempre più potenti come gli Egizi, i Babilonesi, i Persiani, i Greci e i Romani. Non erano nemmeno una nazione indipendente, ma piuttosto una periferia sottomessa, clan o tribù senza una reale continuità o potere sovrano.

La verità storica, depurata dai miti e dalla propaganda, è quindi schiacciante contro questi individui. Contrariamente alla storia ufficiale, gli ebrei ashkenaziti non sono discendenti diretti degli antichi ebrei, ma un popolo europeo le cui origini si trovano nell’Europa orientale medievale, in particolare all’interno del Khaganato dei Khazari. L’idea del “ritorno” degli ebrei in Palestina non ha quindi alcuna base storica reale, ma piuttosto un progetto politico tirannico concepito dal nulla, volto a stabilire uno Stato coloniale in Terra Santa. E soprattutto in un luogo strategicamente unico, al crocevia del mondo.

In realtà, i veri discendenti degli ebrei biblici sono i palestinesi, che hanno mantenuto un legame diretto con la loro terra, vivendoci per millenni e assorbendo le successive influenze culturali e religiose. Contrariamente a quanto si vuole far credere, l’obiettivo del sionismo non era quello di garantire la sopravvivenza del popolo ebraico, ma di risolvere il “problema ebraico” europeo esportandolo in Medio Oriente. Questo “problema” deriva dall’incapacità di questo popolo di volersi fondere con le nazioni da sempre. Così facendo, l’Europa non solo ha cercato di liberarsi di una popolazione indesiderata, ma ha anche creato un avamposto coloniale strategico ai suoi confini, dove il petrolio scorre liberamente.

Un altro aspetto troppo spesso trascurato è che i primi cristiani erano per lo più ebrei. Il cristianesimo non si diffuse inizialmente tra i “pagani”, ma come setta staccatasi dalle comunità ebraiche, a loro volta già in declino e ampiamente criticate per gli abominevoli sacrifici di animali usati per monetizzare i servizi dei rabbini. Così l’immagine mitologica dei cristiani perseguitati dai Romani nelle arene, e in particolare dei martiri cristiani, è in realtà quella degli ebrei convertiti al cristianesimo, perseguitati per aver sfidato le aspettative e l’omogeneità religiosa dell’Impero romano.

Furono proprio questi ebrei, convertiti al cristianesimo, a essere capro espiatorio sotto Nerone, molto prima che il cristianesimo fosse percepito come una religione a sé stante. In Giudea, le prime comunità cristiane si svilupparono all’interno della popolazione ebraica. In realtà, i primi cristiani non erano “altri”, ma ebrei che cercavano di reinterpretare la propria fede con maggiore verità e buon senso. Cristo, inoltre, era un galileo, non un giudeo, e parlava aramaico, non ebraico (tranne che nel loro tempio, per significare e insegnare la verità ai rabbini).

L’idea di una “guerra romana contro gli ebrei” è quindi una grave distorsione storica. In realtà, i Romani perseguitarono questi ebrei diventati cristiani, mantenendo il loro controllo sull’intera popolazione ebraica arcaica. Tuttavia, il processo organico che vide una parte degli ebrei convertirsi al cristianesimo è stato volutamente ignorato dalla storiografia tradizionale, che ha scelto di presentare gli ebrei e i cristiani come due gruppi distinti molto più tardi, il che non corrisponde affatto alla realtà dell’epoca. Poiché non ci sono mai stati giudeo-cristiani di alcun tipo, al massimo si trattava di ebrei-cristiani.

Al momento della comparsa dell’Islam nel VII secolo, la maggior parte della popolazione del Levante, compresi i discendenti degli antichi Ebrei, era già in gran parte cristiana. Con lo sviluppo dell’Islam, anche molti di questi cristiani, discendenti degli ebrei biblici, si convertirono all’Islam. Di conseguenza, i palestinesi di oggi sono in realtà i veri e più diretti discendenti di questo antico popolo, molto più delle popolazioni europee (che parlavano yiddish e non ebraico) che in seguito si stabilirono in Palestina. Quindi il cosiddetto “ritorno degli ebrei” non fu, in realtà, altro che un’invasione di europei moderni cacciati dal vecchio continente e giunti in terra palestinese, senza alcun legame diretto con gli antichi ebrei.

Quanto all’idea di un “esilio ebraico” storico, essa non si basa su alcuna prova concreta. Migrazioni, integrazioni e assimilazioni erano comuni in questa regione e gli Ebrei non erano un popolo “esiliato”, ma venivano spesso assorbiti dalle culture dominanti, sia egizia, che babilonese o più tardi greca e romana. La narrazione del popolo “ebraico” in attesa della restaurazione in una patria ancestrale è quindi un mito ideologico, interamente fabbricato da loro stessi, per giustificare le moderne rivendicazioni politiche basate su menzogne e furti.

In realtà, l’identità ebraica moderna non ha la minima origine nell’antico Israele, ma piuttosto nei popoli dell’Europa orientale, in particolare nel Khaganat Khazar. Si dice che questo popolo, vissuto nelle steppe eurasiatiche tra il VII e il X secolo, abbia adottato politicamente l’ebraismo. Tuttavia, questa adozione non ebbe mai una dimensione etnica. I discendenti di questi khazari migrarono verso ovest dopo il crollo del loro impero, mescolandosi con slavi e altre popolazioni locali, ma sempre con nomi come “khazari”. In effetti, è stato solo nel XIX secolo, nel contesto dell’emergere del nazionalismo europeo, che il termine “ebreo” è stato applicato in modo generalizzato a comunità religiose e più o meno etniche disparate, segnando la nascita dell’identità ebraica moderna come costrutto politico, una vera e propria menzogna piuttosto che una realtà storica.

Solo alla fine del XIX secolo, con l’ascesa del sionismo, la nozione di “popolo ebraico” è stata trasformata in un concetto unitario, sebbene le popolazioni interessate non abbiano né la storia né l’etnia coerente che viene loro attribuita oggi. Le popolazioni moderne definite “ebraiche” discendono infatti in gran parte da khazari, slavi e varie tribù eurasiatiche, mentre i veri eredi degli antichi ebrei, i palestinesi, continuano a essere messi a tacere e i loro diritti calpestati in nome di questi miti inventati e spacciati.

Il moderno Stato israeliano è quindi chiaramente basato su una sistematica cancellazione storica e su una palese pulizia etnica. Dal 1948, i palestinesi sono stati sfollati dalle loro terre in nome di un diritto ancestrale spurio e totalmente inventato, e il sistema di apartheid che persiste oggi mostra fino a che punto l’impresa sionista sia basata su questa spregevole manipolazione della storia e sulla repressione delle popolazioni indigene. Ma questa falsificazione ha conseguenze catastrofiche, poiché giustifica decenni di occupazione militare, violenza estrema e genocidio contro i palestinesi, alimentando al contempo una destra religiosa estremista in Israele e negli Stati Uniti. L’idea di un diritto ancestrale alla terra di Palestina viene utilizzata soprattutto per finanziare e armare uno Stato coloniale ed etnico, la cui politica si basa sul terrore e sul massacro degli abitanti originari. E per controllare militarmente questa regione ricca di petrolio.

È diventato cruciale per spezzare il circolo vizioso delle bugie e dell’accettazione complice che alimenta questa guerra perpetua, se vogliamo tornare in un mondo pacifico. Il sionismo è un progetto coloniale europeo, non un movimento di liberazione. Israele non è il ripristino di un’antica nazione, ma l’espulsione di una nazione indigena. I palestinesi non sono né invasori stranieri né intrusi, in quanto sono i veri eredi di questa terra. Il compito di riscrivere la storia non spetta a coloro che cercano di nascondere la verità, ma a coloro che l’hanno vissuta in prima persona. Finché quella verità rimarrà sepolta sotto la propaganda distruttiva, il ciclo della violenza e della sofferenza non si fermerà mai. Per quanto tempo il mondo tollererà queste bugie a spese degli innocenti?

Phil BROQ.

Fonte: jevousauraisprevenu.blogspot.com

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