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Le Due facce di J.F. Kennedy, il Signoraggio ed i Crimini delle Élite Finanziarie

Caro J.F. Kennedy, ti chiedo scusa, ho sempre parlato (e scritto) male di te, perché avevo giudicato solo le cose più visibili della tua carriera politica, ignorando ciò che avevi fatto negli ultimi mesi della tua presidenza. Ora che ho davanti a me il quadro completo, mi permetto di dare un giudizio diverso sulle sue azioni e sulla sua vita.

Ora so che J.F.K., dopo aver svolto per i primi anni le solite funzioni che un presidente americano è tenuto a svolgere (facilitare guerre, esacerbare tensioni, finanziare Stati dittatoriali) nei suoi ultimi mesi si è rifiutato di mettere in atto l'”Operazione Northwood” (una sorta di 11 settembre ante litteram, un piano preparato da alcuni generali per organizzare attentati sul suolo statunitense da attribuire a Cuba). statunitensi da attribuire al governo cubano in modo da avere la scusa per un attacco militare al regime comunista di Fidel Castro) inimicandosi alcuni circoli conservatori nell’esercito, attaccò pesantemente le lobby finanziarie delle élite al potere cercando di eliminare il signoraggio, e sembra proprio che intendesse chiudere con la guerra del Vietnam.

Certamente sembra che in Kennedy sia scattato qualcosa, una presa di coscienza, un risveglio spirituale che lo ha portato a ribellarsi ai Grandi Burattinai, ed è per questo che ha pagato di persona con la sua morte, anche se questo non cancella le sue colpe precedenti, né elimina i sospetti sul coinvolgimento oscuro dei due fratelli Kennedy nella morte di M. Monroe.

Il 4 giugno 1963 fu firmato un decreto presidenziale praticamente sconosciuto, l’Ordine Esecutivo 11110, che impediva alla Federal Reserve Bank di prestare denaro a interesse al governo federale degli Stati Uniti. Con un tratto di penna, il presidente Kennedy dichiarò che la Federal Reserve Bank, di proprietà privata, sarebbe presto fallita. La Christian Law Fellowship ha fatto ricerche su questo evento nel Registro federale e nella Biblioteca del Congresso. Possiamo concludere con certezza che questo ordine esecutivo non è mai stato abrogato, corretto o sostituito da alcun ordine esecutivo successivo. In poche parole, è ancora valido.

Dopo che il Presidente John Fitzgerald Kennedy l’autore di “Profiles in Courage” – lo firmò, l’Ordine tornò al governo federale, in particolare al Dipartimento del Tesoro, che era costituzionalmente autorizzato a creare ed emettere moneta senza passare attraverso la Federal Reserve Bank, di privati. L’Ordine Esecutivo 11110 del Presidente Kennedy (il testo completo è riportato di seguito) dava al Dipartimento del Tesoro il potere esplicito di “emettere certificati d’argento a fronte di ogni lingotto d’argento, dollari d’argento nel Tesoro”. Ciò significava che per ogni oncia d’argento presente nel caveau del Tesoro degli Stati Uniti, il governo poteva immettere in circolazione denaro in base ai lingotti d’argento fisicamente presenti.

Di conseguenza, furono messi in circolazione oltre 4 miliardi di dollari in banconote statunitensi in tagli da 2 e 5 dollari. Le banconote da 10 e 20 dollari non circolarono mai, ma furono stampate dal Dipartimento del Tesoro quando Kennedy fu assassinato. Sembra ovvio che il presidente Kennedy sapesse che l’uso delle banconote della Federal Reserve come presunto corso legale era contrario alla Costituzione degli Stati Uniti d’America.

Le “U.S. Notes” erano emesse come moneta priva di interessi e di debiti, avallata dalle riserve d’argento del Tesoro degli Stati Uniti. Abbiamo confrontato una “Federal Reserve Note” emessa dalla banca centrale privata degli Stati Uniti (la Federal Reserve Bank o Federal Reserve System) con una “U.S. Bank Note” del Tesoro degli Stati Uniti, emessa grazie all’ordine esecutivo del Presidente Kennedy. Sono quasi identiche, tranne per il fatto che una reca la dicitura “Federal Reserve Banknote” e l’altra “United States Banknote”. Inoltre, quella della Federal Reserve ha il marchio e il numero di serie verdi, mentre quella degli Stati Uniti ha il marchio e il numero di serie rossi.

Il presidente Kennedy fu assassinato il 22 novembre 1963 e le banconote statunitensi da lui emesse furono immediatamente ritirate dalla circolazione. Le banconote della Federal Reserve continuarono ad avere corso legale nel Paese. I servizi segreti degli Stati Uniti confermano che nel 1999 il 99% delle banconote in circolazione erano della Federal Reserve.

Dopotutto, anche suo fratello Robert Kennedy sembrava intenzionato a seguire una politica che ricalcasse le orme degli ultimi mesi della sua presidenza e, data la popolarità del presidente assassinato, suo fratello avrebbe facilmente vinto le elezioni. Ecco il discorso tenuto da R. Kennedy tre mesi prima di essere ucciso.

Di J.F.K. è rimasto un buon ricordo nella memoria collettiva, ma chi conosce davvero la storia dell’era moderna fatica a capire il motivo di tanto rispetto per un simile politico, anche perché pochi sanno che si oppose al signoraggio o rifiutò di appoggiare l’operazione Northwood.

È evidente che ci troviamo di fronte a una manipolazione dell’informazione da parte dei mass media diretti dai Grandi Burattinai, una manipolazione in cui dietro una menzogna più evidente non c’è la sua verità (l’opposto della menzogna diffusa), ma una menzogna ancora più nascosta e sottile (che è una variante insospettabile della menzogna diffusa).

Certamente a un primo livello di indagine si scopre che i crimini, le violenze e le pericolose follie di tale presidente sono state sostituite dalle belle parole che quest’uomo ha saputo pronunciare nei suoi discorsi durante e dopo la campagna elettorale.

“Il popolo americano si aspetta da noi qualcosa di più che grida di indignazione e di accusa (…) ci sono nuove e più terribili armi (…) privazioni sempre più grandi, e noi ci troviamo oggi sulla soglia di una nuova frontiera, (… ) aperta a speranze ancora insoddisfatte e a minacce ancora incombenti (…) al di là di questa frontiera ci sono (…) i problemi irrisolti della pace e della guerra, le sacche ancora non conquistate dell’ignoranza e del pregiudizio, le questioni irresolute della miseria e dell’abbondanza. Chiedo a ciascuno di voi di essere uno dei pionieri di questa nuova frontiera”.

Era l’11 luglio 1959 e con queste alte parole J. F. Kennedy accettava ufficialmente la candidatura del Partito Democratico alla presidenza degli Stati Uniti. Queste belle parole sono in netto contrasto con quelle che avrebbe pronunciato il 5 settembre 1961 in occasione dell’ennesima prova di forza scatenata contro l’URSS: “Non è ancora il momento. È troppo presto, sono deciso a far morire il mondo di paura prima di iniziare a negoziare, e il sacco non è ancora pieno. La gente che ha paura non ne ha ancora abbastanza”.

L’atteggiamento “democratico” di J. F. Kennedy in ogni caso si era già visto nel 1956, quando prima di decidere di ritirare la propria candidatura a quelle elezioni presidenziali aveva già fatto fuori con ricatti e pressioni finanziarie alcuni concorrenti del suo stesso partito, mentre sono recenti alcune rivelazioni che dimostrerebbero il fatto che Kennedy fu eletto grazie ai rapporti che aveva intessuto con la mafia americana (e qui va detto che da un lato tutti i presidenti degli Stati Uniti hanno fatto cose simili se non addirittura simili). Stati Uniti hanno fatto cose simili se non peggiori, e che d’altra parte qualcuno potrebbe aver voluto screditare l’operato di Kennedy per nascondere quanto di buono aveva fatto poco prima di essere ucciso, per cui tali rivelazioni potrebbero anche essere diffuse ad hoc).

La manifestazione più evidente della sua politica folle e arrogante fu l’approvazione di un piano preparato dalla CIA per rovesciare il governo comunista di Cuba. Attaccare Cuba, grande alleato dell’Unione Sovietica in quel periodo di Guerra Fredda, era davvero un’idea irresponsabile che avrebbe potuto gettare il mondo sull’orlo di una terza guerra mondiale, ma Kennedy non si fece scrupoli a terrorizzare il mondo intero in quella e in altre occasioni.

Per organizzare l’assalto alla Baia dei Porci, la CIA organizzò un campo di addestramento di esuli cubani anticastristi in Guatemala (uno Stato già totalmente asservito agli USA dopo un analogo intervento statunitense), dove vennero convocati in massa anche i sostenitori dell’ex dittatore Batista (detronizzato dalla rivoluzione comunista): questo dettaglio la dice lunga sul fatto che l’intervento statunitense non aveva alcuna intenzione di instaurare una democrazia sull’isola, ma solo di eliminare il “pericolo comunista”. La notte del 16 aprile 1961, questo piccolo esercito armato a spese degli Stati Uniti stava per sbarcare a Cuba nella famosa Baia dei Porci, ma questa volta la CIA non aveva fatto bene i suoi conti e già la mattina del giorno dopo gli invasori dovettero battere in ritirata.

E arriviamo infine al Vietnam. Chissà perché quando si parla della guerra del Vietnam non si fa subito riferimento a J. F. Kennedy, eppure fu lui ad aumentare da poche centinaia a diverse migliaia i consiglieri militari americani inviati sul posto, trasformando il sostegno americano al Vietnam del Sud in un intervento diretto degli Stati Uniti, e fu il suo governo a comandare l’uccisione del presidente sudcoreano Diem. Quella di Diem era una dittatura odiata dal popolo, combattuta da una resistenza interna guidata dai comunisti, che era diventata ormai scomoda anche per l’alleato statunitense, ma uno dei motivi che portarono al colpo di Stato sembra essere stato l’avvio da parte del governo sudvietnamita di negoziati con i comunisti: in quel momento Washington non poteva tollerare l’idea di una soluzione pacifica del conflitto. Inoltre, la fine della dittatura di Diem fu seguita da regimi militari pilotati da Washington che, pur attenuando alcune delle durezze del regime precedente, rimanevano comunque regimi autoritari e guerrafondai.

La guerra ufficialmente dichiarata contro il Vietnam del Nord sarebbe scoppiata pochi mesi dopo la morte di Kennedy, ma mentre la responsabilità formale dell’entrata in guerra degli Stati Uniti spetta al suo successore, la responsabilità effettiva del conflitto ricade in gran parte sulle sue spalle: è chiaro che quell’esercito di migliaia di “consiglieri” non si limitava a “consigliare” i soldati sudvietnamiti, ma combatteva al loro fianco, ed era chiaro da tempo che per gli Stati Uniti i nemici contro cui si combatteva non erano solo i partigiani della resistenza interna del Vietnam del Sud, ma il regime comunista del Vietnam del Nord. La spirale di violenza era già innescata da tempo, e fu lo stesso Kennedy a rendere il conflitto ineluttabile [per un approfondimento di questo argomento suggerisco la lettura del libro “Vietnam Between Two Peaces“, Jean Lacoutur, il Saggiatore, 1966, il cui autore tra l’altro non mostra alcuna simpatia per i comunisti].

… ah già, dimenticavo, non ho scritto nulla sul vero responsabile del suo assassinio... beh, che importa, i mandanti sono stati svelati, per quanto riguarda l’esecutore è possibile che sia stato qualcuno addestrato all’interno del programma MKULTRA

“Potremmo avviare una campagna di terrore da far passare per comunista o cubano, nella zona di Miami o in altre città della Florida e anche a Washington. La campagna di terrore sarebbe rivolta ai rifugiati cubani che chiedono asilo negli Stati Uniti. Potremmo affondare, realmente o per finta, una barca piena di cubani, diretta in Florida. Potremmo promuovere attacchi alla vita dei rifugiati cubani negli Stati Uniti e far esplodere alcune bombe al plasma (…)”.

Questi scritti minacciosi, a differenza di quanto potrebbe sembrare, non sono il manifesto di un gruppo terroristico, ma appaiono in chiare lettere sui fogli protocollo del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti. Su questi documenti, datati 13 marzo 1962, spicca la firma del generale Lyman L. Lemnitzer, allora capo di stato maggiore del Dipartimento della Difesa. Si tratta in realtà di un piano strategico chiamato Northwoods, volto a suscitare nell’opinione pubblica la convinzione di un attacco terroristico da parte dei comunisti cubani. Si trattava però solo di un pretesto per giustificare così l’intervento americano sull’isola caraibica.

Già nell’aprile del 1961 si era consumato il più clamoroso fallimento della CIA, la Baia dei Porci, nel disperato e vano tentativo di invadere Cuba. Il generale Lemnitzer, pur sapendo che l’esito delle operazioni sarebbe stato negativo, dopo aver rassicurato il presidente John Fitzgerald Kennedy, non apportò le necessarie correzioni al piano ideato dalla CIA e lasciò che si compisse l’inevitabile destino dei 114 esuli cubani impiegati nell’attacco. Fu un sacrificio pesante che permise al capo della Difesa di ottenere il trasferimento dell’operazione dalla CIA alle competenze dello Stato Maggiore di cui era al comando.

D’altra parte, il tentativo di Lemnitzer, che nel marzo del ’62 a nome di tutto lo stato maggiore presentò al segretario alla Difesa Robert McNamara i piani di Nothwoods volti a generare pretesti che autorizzassero l’intervento delle forze statunitensi a Cuba, non ebbe successo. I documenti presentati dal capo di stato maggiore, inizialmente avvolti nel segreto, furono poi resi pubblici da un’agenzia governativa incaricata di rilasciare la documentazione ufficiale relativa all’assassinio del 35° presidente degli Stati Uniti. Ma il capo dello staff non si è arreso e ha continuato a proporre una trentina di suggerimenti per inscenare falsi attentati, sommosse e sabotaggi, come l’affondamento di una nave statunitense nella baia di Guantanamo facendo credere che fosse opera dei cubani, o la simulazione, sempre per mano dei cubani, dell’abbattimento in volo di un charter statunitense con civili a bordo, partito dagli Stati Uniti e diretto in Giamaica, Panama o Guatemala.

Fonte: muliduri.blogspot.com

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