Covid-19: Le Élite si Preoccupano per la Nostra Salute Investendo 2 Trilioni di Dollari in Armamenti
Attualmente l’umanità si è auto narcotizzata di fonte a tutto ciò’ che è espressione di una realtà che prevarica ogni logica degli eventi.
Parlare di Mes, Finanza, Unione Europea, Ripresa e Ristrutturazione del debito è solo un anestetico collettivo che da ad intendere quanto sia distante il mondo reale da quello virtuale a cui le masse sono sottoposte.
Vedo la gente elemosinare un sussidio o una misera concessione per lavorare, li dove solo con gli interessi relativi alle spese militari si sanerebbe il bilancio economico dell’intero pianeta.
Sono due mondi troppo distanti quelli tra le élite ed il popolo, ma il divario maggiore non e’ quantificabile in termini economici, il denaro serve ai poveri, ed è per questo che assume una dimensione diversa li dove la ridotta percezione di un mondo parallelo ne impedisce l’accesso.
Ecco che un lockdown per un virus fantasma anima le folle, mentre l’industria delle armi esula da questa problematica e prosegue in modo autonomo senza la necessita’ di un vaccino.
Dall’Africa intere popolazioni si immettono per sfuggire della povertà e l’indigenza, li dove come avrete modo di vedere nel rapporto sottostante, le spese militari di un anno consentirebbe loro di vivere da qui ai prossimi 20 anni senza mai lavorare.
Ho la netta sensazione le masse stanno combattendo per degli obbiettivi totalmente sbagliati, non è la salute, l’ambiente i gay, il lavoro il governo la guerra l’Unione Europea e potrei andare avanti ore a menzionare quanto comunemente viene considerata la radice dei nostri mali.
Quella che manca e’ una visione d’insieme che esula completamente dal quadro specifico delle cose.
Quelli che comandano hanno un idea generale esatta…
quelli che obbediscono invece……
questa visione unitaria sono in pochi a prenderala in considerazione.
Toba60
L’Italia quinta in Europa e 11esima al mondo
Secondo i nuovi dati pubblicati oggi dallo Stockholm International Peace Research Institute (SIPRI), nel 2020 la spesa militare globale totale è salita a 1.981 miliardi di dollari, con un aumento del 2,6% in termini reali dal 2019. Da soli, Usa, Cina, India, Russia e Regno Unito rappresentano il 62% della spesa militare globale, La spesa militare della Cina è cresciuta per il 26esimo anno consecutivo.
Il SIPRI ricorda che «L’aumento del 2,6% della spesa militare mondiale è avvenuto in un anno in cui il prodotto interno lordo (PIL) globale è diminuito del 4,4% (proiezione ottobre 2020 del Fondo monetario internazionale), in gran parte a causa degli impatti economici della pandemia di Covid-19. Di conseguenza, la spesa militare in percentuale del PIL – il military burden – nel 2020 ha raggiunto una media globale del 2,4%, dal 2,2% nel 2019. Questo è stato il più grande aumento anno su anno del military burden dalla crisi finanziaria ed economica globale del 2009».
Anche se a livello globale la spesa militare è aumentata, alcuni Paesi, come il Cile e la Corea del Sud, per rispondere alla pandemia hanno riallocato parte della loro spesa militare pianificata. Molti altri, tra cui Brasile e Russia , hanno speso molto meno dei loro budget militari iniziali per il 2020.
Diego Lopes da Silva, ricercatore del SIPRI Arms and Military Expenditure Programme, sottolinea che «Possiamo affermare con una certa certezza che la pandemia non ha avuto un impatto significativo sulla spesa militare globale nel 2020. Resta da vedere se i Paesi manterranno questo livello di spesa militare durante il secondo anno di pandemia».
Nel 2020 la spesa militare degli Stati Uniti ha raggiunto circa 778 miliardi di dollari, un aumento del 4,4% rispetto al 2019. Gli Usa nel 2020 hanno rappresentato il 39% della spesa militare totale nel 2020 che è il terzo anno consecutivo di crescita nella spesa militare statunitense, dopo 7 anni di continue riduzioni.
Secondo Alexandra Marksteiner, dell’Arms and Military Expenditure Programme del SIPRI, «I recenti aumenti delle spese militari statunitensi possono essere attribuiti principalmente a ingenti investimenti in ricerca e sviluppo e a diversi progetti a lungo termine come la modernizzazione dell’arsenale nucleare statunitense e l’approvvigionamento di armi su vasta scala. Questo riflette le crescenti preoccupazioni sulle minacce percepite da concorrenti strategici come Cina e Russia, nonché la spinta dell’amministrazione Trump a rafforzare quello che considerava un esercito statunitense impoverito».
Si stima che nel 2020 la spesa militare cinese, la seconda più alta al mondo dopo quella Usa, sia arrivata a 252 miliardi di dollari, con un aumento dell’1,9% rispetto al 2019 e del 76% nel decennio 2011-2020. La spesa della Cina è aumentata per 26 anni consecutivi, la serie più lunga di aumenti ininterrotti di qualsiasi Paese nel Database delle spese militari del SIPRI.
Nan Tian, ricercatrice senior del SIPRI, evidenzia che «Nonostante l’aumento della spesa militare, grazie alla crescita positiva del PIL lo scorso anno, la Cina si distingue come l’unico grande investitore al mondo a non aumentare il proprio military burden nel 2020. La continua crescita della spesa cinese è in parte dovuta ai piani di espansione e modernizzazione militare a lungo termine del Paese, in linea con un dichiarato desiderio di mettersi al passo con altre importanti potenze military».
Nel 2020, quasi tutti i membri della NATO hanno visto aumentare il loro military burden. 12 paesi membri della NATO hanno speso per le loro forze armate il 2% o più del loro PIL, l’obiettivo di spesa delle linea guida dell’Alleanza, rispetto a 9 membri nel 2019. La Francia, l’ottavo Paese a spendere di più in armi al mondo, ha superato la soglia del 2% per la prima volta dal 2009.
Con un totale di 59,2 miliardi di dollari, il Regno Unito è diventato il quinto più grande spender militare del 2020, si tratta del 2,9% in più rispetto al 2019, ma del 4,2% inferiore a quello del 2011. La Germania ha aumentato la sua spesa del 5,2%, fino a 52,8 miliardi di dollari, diventando il settimo più grande investitore nel 2020 e con il 28% in più che nel 2011. Nel 2020, la spesa militare in tutta Europa è aumentata del 4,0%.
Rete Italiana Pace e disarmo precisa che «L’Europa centrale (+6,0%) e l’Europa occidentale (+3,9%) hanno entrambe aumentato la loro spesa militare probabilmente a causa di una continua minaccia percepita nei confronti della Russia. In Europa orientale l’aumento è stato del 3,4% principalmente a causa dell’aumento della spesa di Mosca».
Lopes da Silva fa notare che «Sebbene più membri della NATO abbiano speso più del 2% del PIL per le loro forze armate nel 2020, in alcuni casi questo probabilmente ha avuto più a che fare con le ricadute economiche della pandemia che con una decisione deliberata di raggiungere l’obiettivo di spesa dell’Alleanza».
Rete Italiana Pace e disarmo precisa che «La spesa complessiva di tutti gli Stati membri della NATO è stata di circa 1.103 miliardi di US$ pari al 56%della spesa militare globale. Sei dei 15 paesi con più alta spesa militare sono membri della NATO: Stati Uniti, Regno Unito, Germania, Francia, Italia e Canada. Insieme, questi sei hanno rappresentato il 90% (circa 995 miliardi di dollari) della spesa totale della NATO e il 50% della spesa militare globale. La spesa complessiva dei 27 Paesi membri dell’Unione Europea è stata di 232,8 miliardi di dollari (in crescita del 4,6% rispetto al 2019 e in crescita del 24,5% rispetto al 2014)».
Per quanto riguarda l’Italia, i pacifisti evidenziano che «Rimane nella “top 5” europeaper spesa militare (dietro Russia, Regno Unito, Germania e Francia) arrivando alla undicesima posizione globale con una spesa per il 2020 che il SIPRI stima in 28,9 miliardi di dollari (+ 7,5% rispetto al 2019) corrispondenti a 25,4 miliardi di euro.
Il quadro di lettura di base è dunque quello di una crescita decisa delle spese militari italiane dopo un periodo di relativa stasi fino al 2019, con un aumento sostanziale nel 2020. Un trend che(al di là delle differenze in valore assoluto già spiegate con un differente accesso ai dati e ricostruzione delle stime, oltre che dal cambio di valuta)si allinea alle valutazioni specifiche e approfondite sull’Italia presenti nel recente Comunicato Stampa dell’Osservatorio Mil€x (che ha già stimato la spesa previsionale 2021)».
Nel 2020, la spesa militare della Russia è aumentata del 2,5% nel 2020, raggiungendo i 61,7 miliardi di dollari. E’ stato il secondo anno consecutivo di crescita. Tuttavia, la spesa militare effettiva della Russia nel 2020 è stata del 6,6% inferiore al suo budget militare iniziale, un deficit maggiore rispetto agli anni precedenti.
Oltre a Cina, India (72,9 miliardi $), Giappone (49,1 miliardi $), Corea del Sud (45,7 miliardi $) e Australia (27,5 miliardi $) sono stati i Paesi ad aver speso di più in armi nell’Asia e dell’Oceania e, tra il 2019 e il 2020 e nel decennio 2011-2020, tutti e 4 i Paesi hanno aumentato le loro spese militari.
Nel 2020, la spesa militare è aumentata del 3,4% anche nella poverissima Africa subsahariana, raggiungendo i 18,5 miliardi di dollari. I maggiori aumenti di spesa sono stati registrati da Ciad (+31%), Mali (+22%), Mauritania (+23%) e Nigeria (+29%), tutti nella regione del Sahel, e Uganda (+46%). (????)
In controtendenza il Sud America, dove la spesa militare è calata del 2,1% a 43,5 miliardi di dollari nel 2020. Il decremento è dovuto in gran parte ad un 3,1% in meno della spesa per il Brasile, il maggiore spenditore militare del subregione.
Nel 2020, la spesa militare combinata degli 11 paesi del Medio Oriente per i quali il SIPRI ha cifre di spesa è diminuita del 6,5%, a 143 miliardi di dollari.
8 dei 9 membri dell’Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio (OPEC) per i quali il SIPRI dispone di dati hanno tagliato le loro spese militari. La spesa dell’Angola è diminuita del 12%, quella dell’Arabia Saudita del 10% e quella il Kuwait del 5,9%. Anche il Bahrein, esportatore di petrolio non OPEC, ha tagliato la spesa del 9,8%.
Ma il crollo dei pressi del petrolio ha fatto in modo che nel 2020 i paesi con i maggiori aumenti del military burden tra i primi 15 nelle spese siano stati Arabia Saudita (+0,6%), Russia (+0,5%), Israele (+0,4%) e Usa (+0,3%).
Fonte: greenreport.it
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