toba60

Dossier: “Fabbricare una Depressione Globale per Creare un Governo Mondiale”

Questo Dossier è stato scritto nell’agosto del 2013 e mette a nudo ogni iniziativa politica e finanziaria globale la quale necessita di crisi perenni, (Non ultima quella del Covid e della guerra in l’Ucraina) per portare a termine obbiettivi ai più sconosciuti ma che noi della redazione intendiamo in tutti i modi far conoscere affinché vi sia la consapevolezza della gravita della situazione che si sta verificando in questo momento nel mondo.

Toba60

Il nostro lavoro come ai tempi dell’inquisizione è diventato attualmente assai difficile e pericoloso, ci sosteniamo in prevalenza grazie alle vostre donazioni volontarie mensili e possiamo proseguire solo grazie a queste, contribuire è facile, basta inserire le vostre coordinate già preimpostate all’interno dei moduli all’interno degli editoriali e digitare un importo sulla base della vostra disponibilità.Se apprezzate quello che facciamo, fate in modo che possiamo continuare a farlo sostenendoci oggi stesso…

Non delegate ad altri quello che potete fare anche voi.

Staff Toba60

Problema, Reazione, Soluzione: “la crisi è un’opportunità” 

Nel maggio 2010, Dominique Strauss-Kahn, direttore generale del FMI, ha affermato che “la crisi è un’opportunità”, e ha invocato “una nuova moneta globale, rilasciata da una banca centrale globale, con una solida governance e caratteristiche istituzionali”, e che “la banca centrale globale potrebbe anche fungere da prestatore di ultima istanza.” Tuttavia, ha affermato:”Temo che siamo ancora molto lontani da questo livello di collaborazione globale.” (Ora molto meno)

Il concetto di governance globale ha assunto fino ad oggi un percorso evolutivo, con gli attori e le istituzioni principali sulla scena politica ed economica globale che costruiscono in modo incrementale l’apparato di un governo mondiale. Nel mondo moderno, la governance globale è un’intelaiatura, che interseca e intreccia una ragnatela di organizzazioni internazionali, think tanks, corporation multinazionali, nazioni, ONG, fondazioni filantropiche, alleanze militari, servizi segreti, banche e gruppi di interesse. La Globalizzazione – un termine che è stato reso popolare alla fine del 1980 per fare riferimento alla diffusione globale delle multinazionali ha stabilito i principi ideologici e le fondamenta istituzionali per questo processo. L’integrazione sociale globale, economica e politica non avviene allo stesso ritmo, anzi, l’integrazione economica e la governance a livello globale sono e continueranno ad essere avanti rispetto agli altri settori di integrazione sociale umana, sia nel ritmo che nel grado di integrazione. In breve, la governance economica mondiale aprirà la strada alla governance politica e sociale globale.

Nel 1885, Friedrich List, un teorico economico mercantilista tedesco, scrisse che quando si tratta di integrazione di “un’unione universale o di una confederazione di nazioni” allora “tutti gli esempi che la storia può mostrare sono quelli in cui l’unione politica ha aperto la strada e l’unione commerciale l’ha seguita. Non un singolo esempio può essere fornito in cui quest’ultima ha preso il comando e la precedente si è sviluppata da essa.” il XX secolo ha quindi cambiato l’andamento storico, con l’impresa dell’integrazione-unione economica che è poi seguita dall’integrazione politica.

Il miglior esempio di questo è l’Unione Europea, che nasce come una serie di accordi commerciali (1951) che hanno portato infine ad una comunità economica (1957) seguita da un’unione economica (1993), seguita da un’unione monetaria (2002) e con il recente Trattato di Lisbona, è ora nella fase di attuazione dell’apparato di un’unione politica (2009). Anche se questo stesso modello di governance regionale sta avvenendo su scala globale in Africa, Sud America, Asia Orientale, Stati Arabi del Golfo nel Nord America e con l’integrazione euro-americana, è contemporaneamente in atto a livello globale. Con la creazione della World Trade Organization (WTO) nel 1995, i sistemi di scambi globali erano integrati istituzionalmente, mentre le principali istituzioni economiche globali del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale, così come altre, incluso la Banca dei Regolamenti Internazionali (BRI), hanno accelerato la loro gestione dell’economia globale.

Il processo di globalizzazione ha fermamente istituito un sistema economico integrato a livello globale e ora la crisi economica mondiale sta facilitando l’attuazione della governance economica mondiale: la creazione dell’apparato economico mondiale, tra cui una banca centrale mondiale e una valuta globale. Questo processo è accelerato in modo esponenziale attraverso le crisi economiche, che creano la necessità, il desiderio, l’urgenza e la possibilità di istituire una struttura di governance economica globale, presumibilmente sotto le mentite spoglie della “prevenzione delle crisi economiche” e per “sostenere” l’economia globale. Alle stesse istituzioni e agli attori responsabili della creazione della crisi è dato poi il compito di determinare la soluzione, ed è dato loro il potere e i mezzi per implementarla: problema, reazione, soluzione. Essi creano un problema per attrarre una particolare reazione per la quale hanno poi da proporre una soluzione predeterminata. Quando deve essere applicata una pressione ai singoli Stati che non seguono i dettami delle istituzioni della governance globale, il mercato si rivolta contro essi in una raffica di guerre economiche, spesso sotto forma di speculazioni valutarie e commercio di derivati. Il risultato di questa guerra economica contro una nazione è che poi essa deve rivolgersi a queste stesse istituzioni globali perché vengano in suo soccorso: problema, reazione, soluzione.

La crisi economica globale, in realtà solo all’inizio, negli anni a venire volgerà in una Grande Depressione Globale Debitoria, che getterà il mondo intero nella più grande catastrofe economica mai conosciuta. Questo sarà il catalizzatore finale, la crisi più pervasiva e la più “imponente” opportunità per attuare la formazione di un governo globale. Nel 1988 l’Economist pubblicò un articolo intitolato “Get Ready for the Phoenix,” in cui si ipotizzava che entro l’anno 2018 ci sarebbe stata una moneta mondiale, che veniva chiamata “Phoenix.” La menzione di una Fenice non deve passare inosservata, perché, simbolicamente, una fenice muore e dalle sue ceneri emerge una nuova fenice. E’ il simbolo della distruzione come forma di creazione, l’ultima incarnazione della crisi come opportunità. L’articolo dell’Economist ammetteva questo significato, con l’idea che il collasso economico e monetario avrebbe probabilmente portato alla creazione di una moneta globale, affermando che “ci vorranno ancora parecchie tempeste valutarie, un altro po’ di crolli in borsa, e probabilmente un collasso economico o due prima che i politici siano disposti a mettersi di fronte a questa scelta”. Inoltre:

“Con il passare del tempo i danni causati dall’instabilità monetaria saliranno gradualmente e le tendenze che cresceranno renderanno fattibile l’utopia dell’unione monetaria…La fenice probabilmente partirà come un cocktail di valute nazionali, così come è oggi il Diritto Speciale di Prelievo. Col tempo, però, il suo valore nei confronti delle valute nazionali cesserà di importanza, perché la gente lo sceglierà per la sua praticità e la stabilità del suo potere d’acquisto.”

Questo rafforza ulteriormente il concetto di crisi come opportunità e stabilisce il desiderio di formare una valuta globale molto prima di qualsiasi crisi che solleciti una richiesta ufficiale per averne una. Nel 2000, Paul Volcker, ex presidente della Federal Reserve, ha dichiarato che “se vogliamo una vera economia globale, ha senso avere una moneta unica mondiale”, e un dirigente della Banca Centrale Europea ha affermato che “noi potremmo avere un giorno una moneta unica mondiale,” in “un passo verso la situazione ideale di un mondo pienamente integrato.” Nel 1998, Jeffrey Garten, ex sottosegretario per il Commercio per gli Affari Internazionali dell’amministrazione Clinton, l’ex amministratore delegato di Lehman Brothers e membro del Council on Foreign Relations, scrisse che “il mondo ha bisogno di un’istituzione che metta la mano sul timone economico quando i mari vanno in tempesta. Ha bisogno di una banca centrale globale.” 

La crisi economica mondiale come pretesto della governance globale 

Con l’inizio della crisi economica mondiale nel 2008, potenti figure politiche ed economiche hanno iniziato a fare l’appello per la costruzione di sistemi di governance globale al fine di gestire e “prevenire” le crisi. Nel settembre del 2008, nel bel mezzo della crisi finanziaria, Garten scrisse un articolo per il Financial Times rinnovando il suo appello per una banca centrale globale, che definì come una “Autority Monetaria Globale”. Un mese dopo Garten scrisse un pezzo per Newsweek dicendo che “i leader dovrebbero iniziare ponendo le basi per istituire una banca centrale globale.” Nello stesso mese, John Mack, amministratore delegato di Morgan Stanley, disse che “potrebbe essere richiesta una prolungata coordinazione internazionale per sbloccare completamente il mercato del credito e risolvere la crisi finanziaria, forse anche attraverso la formazione di un nuovo organismo mondiale per monitorare il processo.”

Nel mese di Ottobre 2008, Gordon Brown, l’allora Primo Ministro del Regno Unito, ha invocato “una nuova Bretton Woods la costruzione di una nuova architettura finanziaria internazionale per i prossimi anni”, e che lui avrebbe voluto “vedere una riforma del FMI per farlo diventare una ‘banca centrale globale’ che monitori strettamente l’economia internazionale e il sistema finanziario” Nello stesso mese Brown scrisse un editoriale per il Washington Post in cui diceva che questa ‘nuova Bretton Woods’ dovrebbe lavorare per la governance globale.” 

Questo mese i banchieri centrali del mondo si incontrarono a Washington DC, dove la questione principale che affrontarono fu quella “se era il momento di stabilire un poliziotto ‘economico globale’ per garantire che il crash del 2008 non si ripeta”, e che qualsiasi organizzazione con il potere di polizia sull’economia globale dovrebbe includere i rappresentanti di tutti i principali paesi una ONU della regolazione economica. Un ex governatore della Banca d’Inghilterra ha dichiarato che la risposta potrebbe prendere forma nella Banca dei Regolamenti Internazionali (BRI), la banca centrale delle banche centrali del mondo, che, rispetto al Fondo Monetario Internazionale “è più indipendente e in una posizione migliore per affrontare questa situazione se gli viene dato il potere di farlo.” 
Il primo grande vertice del G20 – il gruppo delle 20 maggiori economie del mondo è avvenuto nel Novembre del 2008, nel bel mezzo della crisi finanziaria. Il G20 ha sostituito il G8 nella gestione dell’economia globale. I paesi membri sono Stati Uniti, Canada, Francia, Germania, Italia, Regno Unito, Unione europea, Australia, Russia, Giappone, Corea del Sud, Turchia, Messico, Indonesia, Arabia Saudita, Brasile, Sud Africa, Argentina, India e Cina. La Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale lavorano anche con il G20, così come la Banca dei Regolamenti Internazionali.

Nel marzo del 2009 la Russia suggerì che la riunione del G20 ad Aprile doveva “considerare la possibilità di creare una riserva di valuta sovra-nazionale o una ‘moneta di super-riserva’,” e di considerare i Diritti Speciali di Prelievo (DSP) del FMI con questa capacità. Una settimana dopo, il governatore della banca centrale cinese ha proposto la creazione di una valuta globale controllata dal Fondo Monetario Internazionale, in sostituzione del dollaro come valuta mondiale di riserva, anche utilizzando i DSP del FMI come paniere di valute di riserva verso il quale sarebbero state fissate tutte le altre valute. 
Giorni dopo questa proposta, il Segretario del Tesoro Usa Timothy Geithner, ex presidente della Federal Reserve Bank di New York, disse al Council on Foreign Relations, in risposta ad un quesito in merito alla proposta cinese, che “siamo in effetti molto aperti a questo suggerimento. Ma dovremmo pensarlo piuttosto come evolutivo, costruito sulla corrente architettura, piuttosto che un impulso verso un’unione monetaria globale.” 

Alla fine di marzo un gruppo di economisti delle Nazioni Unite raccomandarono la creazione di una nuova valuta di riserva globale che doveva sostituire il dollaro USA, e che dovrebbe essere una “valuta di riserva amministrata in modo indipendente.”

Dopo il Summit del G20 dell’aprile del 2009 “furono annunciati i piani per l’implementazione della creazione di una nuova valuta globale per rimpiazzare il ruolo del dollaro Statunitense come moneta di riserva mondiale.” Il punto 19 del comunicato diffuso dal G20 al termine del vertice affermava:”Abbiamo concordato di sostenere una generale allocazione di DSP che inietterà 250 miliardi di dollari nell’economia mondiale e incrementerà la liquidità globale.” I DSP, o Diritti Speciali di Prelievo, sono “una moneta sintetica rilasciata dal Fondo Monetario Internazionale”. Come riportato dal Telegraph:”I leader del G20 hanno attivato il potere del FMI di creare denaro e iniziare un ‘alleggerimento quantitativo’ globale. In tal modo essi stanno mettendo in gioco una valuta mondiale de facto. Essa è al di fuori del controllo di qualsiasi organo sovrano.” Il Washington Post ha riferito che il FMI è pronto a trasformarsi “in una vera e propria ONU dell’economia globale”:

Mentre commentatori e governi elogiavano la ‘ripresa economica’, il mondo è entrato in una enorme crisi debitoria globale, una vera e propria ‘Grande Depressione Debitoria Globale’, in cui i maggiori paesi industrializzati del mondo, hanno assunto un debito eccessivo dovuto ai salvataggi, ai pacchetti di stimoli e ai decenni di spese imperiali e belliciste. La trappola del debito per schiavizzare il ‘sud del mondo’ è venuta al pettine. La prima tappa della ‘Grande Depressione Debitoria Globale’ è iniziata in Grecia, dove il paese era così indebitato che era necessario chiedere un aiuto sotto forma di un ‘salvataggio’ del FMI semplicemente per pagare gli interessi sul debito. Per quasi un decennio il governo greco è stato colluso con le principali società di Wall Street, come la Glodman Sachs e JP Morgan Chase, per nascondere il proprio debito reale nel mercato dei derivati, così, quando è salito al potere un nuovo governo nell’ottobre del 2009, ha ereditato un debito due volte più grande di quanto anticipato, 300 miliardi di euro. 

Nei primi mesi del 2010 la Grecia ha cercato un piano di salvataggio da parte dell’Unione Europea (Banca Centrale Europea – BCE) e dal Fondo Monetario Internazionale, al fine di pagare gli interessi annuali sul suo debito. La BCE e il FMI hanno acconsentito a un prestito nel mese di aprile. La Grecia, tuttavia, aveva ricevuto pressioni sia dall’UE che dal FMI, che al fine di ricevere un prestito, essa doveva implementare “misure di austerità fiscale” al fine di ridurre il suo deficit, e anche per convincere i “mercati globali” che poteva ridurre il suo deficit. La Grecia aveva adottato due pacchetti di austerità che comprendevano enormi tagli alla spesa sociale e aumenti delle imposte.

Eppure, questo non sembrava essere sufficiente per l’UE, il FMI o i mercati globali. Mentre la Grecia imponeva “l’austerità fiscale” ed era in cerca di prestiti internazionali, il “mercato globale” si è rivoltato contro il paese, in quanto i derivati – in particolare i Credit Default Swap (CDS) sono stati usati per scommettere che la Grecia sarebbe stata inadempiente sul suo debito, in modo da far precipitare il paese in una crisi ulteriore. In primo luogo, molte delle banche che parteciparono a questo assalto speculativo erano le stesse che avevano aiutato la Grecia a nascondere il proprio debito. Pertanto, se la Grecia era insolvente sul proprio debito, gli speculatori che scommettevano contro la Grecia, traevano profitti e, mentre questi traffici diventavano popolari, si rendeva più difficile per la Grecia prendere in prestito il denaro necessario per pagare i suoi interessi. Come spiegato da un esperto :”E’ come comprare l’assicurazione per l’incendio sulla casa dei tuoi vicini si crea un incentivo a bruciare la casa.”

JP Morgan Chase, Glodman Sachs e diverse altre banche leader hanno aiutato a nascondere il debito di molte nazioni in Europa, le quali iniziano ora tutte ad entrare in una crisi del debito. E’ interessante notare che le banche hanno rapidamente ampliato l’uso dello scambio di derivati non solo con la Grecia, ma anche con la Spagna e il Portogallo “mentre si preoccupano che i debiti di questi paesi si spostino nei mercati di tutto il mondo.” Successivamente, “le banche europee, tra cui i giganti svizzeri Credit Suisse e UBS, le francesi Société Générale e BNP Paribas e la tedesca Deutsche Bank, sono state le più forti acquirenti di assicurazioni swap.” La ragione di ciò:”questi paesi sono più esposti. Le banche francesi detengono 75,4 miliardi di dollari del valore del debito greco, seguito dalle istituzioni svizzere con 64 miliardi di dollari” e “l’esposizione delle banche tedesche ammonta a 43,2 miliardi”.

JP Morgan Chase, Goldman Sachs e altre banche statunitensi stanno anche partecipando all’assalto dei derivati contro la Grecia, che potrebbe “spingere la Grecia verso il collasso finanziario.” Così, abbiamo una situazione in cui le principali banche mondiali hanno aiutato i governi ad acquisire debiti espansivi (e a nasconderli nei propri bilanci), e quindi i paesi sono entrati in una crisi debitoria. Mentre essi imponevano misure di austerità fiscale per ridurre i propri deficit e cercavano aiuto dalle banche centrali e dal FMI per pagare il proprio interesse, queste stesse banche speculavano contro i debiti, spingendo così le nazioni in una crisi ulteriore, aggravando la crisi sociale e forzando ulteriormente più estese ‘misure di austerità’. I pagamenti degli interessi sul debito devono, come ulteriore insulto, essere pagati a queste stesse banche mondiali che detengono la maggior parte del debito di queste nazioni. In breve, la crisi del debito è pari ad una forma di guerra e genocidio finanziario sociale, attuato dalle maggiori banche globali, dal sistema delle banche centrali (che esse controllano) e dalle organizzazioni internazionali che servono i loro interessi.

Un documento di lavoro pubblicato dalla Banca dei Regolamenti Internazionali (BRI) nel marzo del 2010 spiegava che l’Occidente stava attraversando un’enorme crisi debitoria e che il Regno Unito e gli Stati Uniti – insieme ad altre nazioni come la Spagna e l’Irlanda – avevano accumulato un massiccio debito negli ultimi tre anni, rendendo la crisi del debito italiana e irlandese “relativamente piccola.” Inoltre, gli investitori erano tenuti “a chiedere un premio di rischio più elevato per il possesso delle obbligazioni emesse da un paese altamente indebitato.” In altre parole, la BRI ha avvertito che gli speculatori dovevano probabilmente intraprendere un assalto di “mercato” contro le nazioni indebitate, esacerbando ulteriormente la crisi del debito e incrementando la pressione per l’imposizione “dell’austerità fiscale”, o ‘genocidio sociale’. Nel settembre del 2009 il mercato dei derivati era ritornato a 426.000 miliardi di dollari e ha continuato a porre “grandi rischi sistemici” per il sistema finanziario. 

Nouriel Roubini, un economista che aveva previsto la crisi finanziaria del 2008, ha avvertito, nel marzo del 2010 che “le recenti difficoltà della Grecia sono la punta di un iceberg. I mercati hanno già preso come bersaglio Grecia, Spagna, Portogallo, Gran Bretagna, Irlanda e Islanda. Essi potrebbero trattare con altri paesi, tra cui il Giappone e gli Stati Uniti.” Il famoso economista Kenneth Rogoff (che ha previsto con precisione la crisi economica del 2008) aveva anche avvertito che era all’orizzonte una crisi del debito globale, la quale “poteva preparare il terreno per anni di problemi finanziari.”

Nel 2010 il World Economic Forum avvertì della possibilità di una “crisi fiscale sovrana in grossa scala” – una crisi globale del debito – corredata eventualmente da una seconda grande crisi finanziaria. Jürgen Stark, membro esecutivo della Banca Centrale Europea, avvertì in aprile del 2010 che “potremmo già entrare nella fase successiva della crisi: una crisi suprema del debito”, la quale potrebbe diffondersi a tutta l’UE, il Regno Unito, l’Italia, gli Stati Uniti e il Giappone. Lo storico dell’economia (e partecipante del Bilderberg) Niall Ferguson, avvertì di una “Crisi Greca che è in arrivo in America”, e di una “crisi fiscale del mondo occidentale”, che si diffonderà dalla Grecia, verso tutta l’Europa, e negli Stati Uniti e Giappone. 

Aggiustamento Strutturale in Occidente 

Mentre le nazioni occidentali hanno contratto debiti enormi attraverso la fornitura del denaro delle banche (di fatto comprando il cattivo credito delle banche) e con decenni di imperialismo che ha edificato il massiccio debito estero, l’Occidente, ed in particolare l’America, stanno entrando in un periodo in cui saranno sottoposti alle stesse o simili forme di “aggiustamento strutturale” che hanno inflitto al resto del mondo. Con le promesse del G20 di imporre “austerità fiscale” andranno persi i posti di lavoro nel settore pubblico, saranno privatizzati beni e infrastrutture di proprietà dello Stato, le tasse aumenteranno, i tassi di interesse (alla fine) saliranno e, non da ultimo, sarà ampliata e istituzionalizzata la liberalizzazione dei mercati, cosicché le principali banche globali saranno in grado di fare profitti attraverso l’arma della speculazione finanziaria, con il conseguente collasso delle nazioni. Le classi medie svaniranno e regnerà la povertà, mentre i ricchi diventeranno infinitamente più ricchi e potenti. Naturalmente, la gente si solleverà, conquisterà le strade, protesterà, dimostrerà, si ribellerà, così come insorgerà e si rivolterà. Sicuro del fatto che la gente resisterà, lo Stato dovrà reprimerla con la polizia, i militari e l’apparato di sorveglianza e controllo di “Sicurezza Nazionale”. Non ci sbagliamo: questa è la “Terzomondializzazione” dell’Occidente: la “Rivoluzione Post Industriale”.

All’inizio del giugno 2010 i ministri delle finanze del G20 e i governatori delle banche centrali si sono riuniti a Seoul, in Corea del Sud, in un meeting con una copertura mediatica significativamente inferiore rispetto al successivo summit dei leader G20 a Toronto, ma significativamente più importante per lo stato dell’economia mondiale. Il comunicato diffuso dai ministri delle finanze e dai banchieri centrali dopo il vertice affermava che le nazioni del G20 necessitavano di velocizzare il processo di “consolidamento fiscale” (vedi “austerità fiscale”). Nel corso della riunione il FMI ha presentato una relazione che raccomandava l’adozione di “politiche di aggiustamento”, presumibilmente per aiutare la crescita economica. Non c’è stata menzione, comunque, di come simili “politiche di aggiustamento” hanno fallito nel conseguire una crescita nel mondo in via di sviluppo negli ultimi 30 anni e, di fatto, hanno diffuso invece povertà e mancanza di prospettive economiche.

Dopo il meeting dei leader del G20 a fine giugno del 2010, i leader delle più grandi economie del mondo hanno calcolato un calendario di imposizione di misure di “austerità fiscale” per ridurre il loro deficit e arrestare la crescita dei loro debiti. Il piano comportava il taglio del deficit della metà entro il 2013. In giugno la Germania aveva annunciato tagli di austerità massicci alla spesa, stimolando le proteste nelle strade. Simon Johnson, ex capo economista del FMI, dichiarava che l’austerità fiscale avrebbe portato a “esacerbare negli Stati Uniti il tipo di problemi che si hanno nel mondo in via di sviluppo – e creare le condizioni per un’altra crisi finanziaria.” Il capo economista della banca di levatura mondiale HSBC nel maggio del 2010 ha affermato che:”Per lo meno i governi necessitano di perseguire un periodo di diversi anni di austerità fiscale,” e infine:”le posizioni di bilancio diventeranno intollerabili politicamente, economicamente e finanziariamente.”

L’austerità fiscale comporterà massicci tagli alla spesa sociale, e farà per il mondo sviluppato quello che ha fatto nel mondo “in via di sviluppo”: sanità, istruzione e servizi sociali saranno tagliati, con il licenziamento dei dipendenti pubblici in questi e altri settori, creando così una massiccia nuova ondata di disoccupati. Contemporaneamente, saranno drasticamente aumentate le tasse, in particolare sulle classi medie e basse, che saranno allora più povere di prima. Tuttavia, l’austerità fiscale non è l’unica condizione di “aggiustamento strutturale”, perché saranno prese molte altre misure, avanzando sulle attuali tendenze, tra cui un’ulteriore espansione e istituzionalizzazione della liberalizzazione del commercio, così come la svendita dei beni pubblici all’interno di grandi progetti di privatizzazione. Dal momento che l’Occidente ha in gran parte privatizzato tutte le industrie di proprietà statale agli albori dell’era neoliberista, le restanti aree della privatizzazione sono in gran parte progetti di infrastrutture come strade, aeroporti e porti. Tuttavia, queste saranno intraprese in America dai singoli Stati e città alla disperata ricerca di denaro e “investimento”. Thomas Osborne, responsabile delle infrastrutture e delle privatizzazioni presso la banca UBS, ha dichiarato nel maggio del 2009 che “la privatizzazione finirà per prendere la mano” ma sarà fatta in “una approccio più incrementale”.

Nel settembre del 2010 il Chicago Council on Global Affairs ha pubblicato un rapporto sulla privatizzazione delle infrastrutture. Il Council rappresenta ed è gestito da diversi funzionari, come JP Morgan Chase & Co., CME Group (il più grande mercato di derivati al mondo), la Federal Reserve Bank di Chicago, Bank One Corporation, McKinsey and Company, Goldman Sachs, Boeing, Northern Trust, United Airlines, il Chicago Board of Trade e una miriade di altre imprese, banche e interessi finanziari e il consiglio include anche la First Lady, Michelle Obama. Nella relazione patrocinata dal Chicago Council si dichiarava che “la tendenza verso la privatizzazione delle industrie non avviene solo negli Stati Uniti, ma a livello globale.”[46] In definitiva, la relazione rilevava che:”realtà finanziaria significa che la privatizzazione delle infrastrutture continuerà.” Nel definire le infrastrutture, la relazione individuava strade, ponti, strutture portuali, impianti di depurazione, linee di trasmissione elettrica e ferrovie, così come ospedali, carceri e “altri beni comuni che servono l’interesse pubblico.”

Su questa nota, i fondi sovrani (SWF) provenienti da tutto il mondo stanno comprando le infrastrutture americane. I fondi sovrani sono fondi di investimento di proprietà dello Stato di azioni, obbligazioni, beni finanziari, risorse e patrimoni. Alcuni dei più grandi fondi sovrani al mondo sono quelli degli Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita, Norvegia, Cina, Corea del Sud, Kuwait, e Russia. Come margini di “recupero” all’interno dell’oblio della Grande Depressione Debitoria Globale, i fondi sovrani stanno comprando le infrastrutture americane, tra cui:

“Una strada a pedaggio in Indiana. L’autostrada elevata di Chicago. Un tratto di autostrada in Florida. I parchimetri a Nashville, Pittsburgh, Los Angeles e altre città. Un porto in Virginia. Un’intera compagnia di progetti pubblici infrastrutturali Californiana, tutti o già affittati o già impostati per essere affittati per 50 o 75 anni o più in cambio di una tantum, la somma forfettaria di alcuni miliardi di dollari nel migliore dei casi, di solito solo per aiutare a mettere una pezza ad un buco o due in un singolo bilancio annuale. 
L’America è letteralmente in vendita, a prezzi stracciati, e gli acquirenti sono sempre le stesse persone che hanno ottenuto parecchio nella bolla del petrolio. Grazie a Goldman Sachs, Morgan Stanley e altre banche di investimento che hanno sollevato artificialmente il prezzo della benzina nel corso dell’ultimo decennio, gli americani hanno consegnato un sacco del loro eccesso di denaro contante nelle casse dei fondi sovrani come il Qatar Investment Authority, il Libyan Investment Authority, il SAMA Foreign Holdings dell’Arabia Saudita e l’Abu Dhabi Investment Authority degli Emirati Arabi Uniti.

Questo processo è in corso anche in Canada, poiché il governo dell’Ontario, nel 2009, considerava di svendere “tutto o in parte” le sue società della Corona per ridurre il deficit provinciale, ed ha ingaggiato Goldman Sachs per scrivere un progetto per le possibili privatizzazioni. Inoltre, si riscontra un aumento degli appelli – a livello globale – per portare avanti il programma di privatizzazione dell’acqua, un regime che la Banca Mondiale ha spinto a parecchi paesi in tutto il mondo, con costi enormi in termini economici, politici e sociali per le persone più povere, ed enormi profitti per una manciata di conglomerati dell’acqua a livello mondiale. Organizzati intorno all’International Water Association e al World Water Council, i principali conglomerati dell’acqua, la Banca Mondiale e le Nazioni Unite, hanno promosso progetti di privatizzazione dell’acqua dappertutto nel mondo “in via di sviluppo” e sempre più in Occidente come mezzo per “risolvere” la crisi mondiale dell’acqua. Come abbiamo visto, tuttavia, da quei casi di privatizzazioni in luoghi come Bolivia, Sud Africa, El Salvador e diversi altri, sono i poveri che soffrono di più, e sarà lo stesso sia che essa avverrà in Angola o in America. 

La Schiavitù del Debito 

Mentre le nazioni Occidentali cominciano a imporre l’austerità fiscale alle loro popolazioni a alle strutture sociali, gli effetti crudeli arriveranno nel tempo, poiché le nazioni mantengono tassi di interesse estremamente bassi, mantenendo così il “costo” del denaro a buon mercato. Tuttavia, come riporta la relazione della Banca dei Regolamenti Internazionali (BRI) del giugno 2010 “si potrebbero restringere sia la politica fiscale che monetaria al tempo stesso.” Ciò significa che, secondo la BRI, i tassi di interesse devono salire insieme alle misure di austerità fiscale. Non dimentichiamo che sono stati i tassi di interesse estremamente elevati nei tardi anni ’70 e nei primi anni ’80 che hanno scatenato la crisi del debito degli anni ’80, perché le nazioni con grandi debiti esteri non potevano più permettersi il loro pagamento degli interessi annuali, quindi necessitavano di rivolgersi al FMI e alla Banca Mondiale per “l’assistenza” in forma di “programmi di aggiustamento strutturale”. La spesa massiccia di stimolo e i salvataggi creeranno il probabile scenario di provocare inflazione, facendo salire drammaticamente i prezzi. Per combattere l’inflazione le nazioni possono aumentare i tassi di interessi, che rendono la moneta più costosa che, quindi, riduce i tassi di inflazione. Mentre le banche centrali di tutto il mondo iniettavano miliardi e miliardi di dollari nel sistema finanziario, hanno mantenuto il tasso di interesse estremamente basso, al fine di incoraggiare il flusso di denaro.

Nella relazione annuale 2009 della BRI si avvertiva che tale politica poteva creare una massiccia inflazione, per cui, alla fine, i tassi di interesse dovevano essere sollevati. La questione principale è “quando” saliranno: se troppo in ritardo l’inflazione potrebbe andare fuori controllo, se troppo presto potrebbe distruggere il “recupero”. Così, mentre la relazione annuale 2010 della BRI chiede strette simultanee monetarie e fiscali, ciò potrebbe essere potenzialmente disastroso, con l’eventualità di “spingere l’economia globale in depressione.” L’effetto degli alti tassi di interesse, mentre fanno potenzialmente diminuire i tassi di inflazione, aumentano il costo dei pagamenti annuali del debito delle nazioni, aggravando e alimentando così le misure imposte di “austerità fiscale” per ridurre la spesa. Ciò si riverbera sulla persona media, perché i tassi di interesse agiscono su tutti i suoi debiti, compresi i debiti personali, che dovrebbero incrementare. Mentre l’austerità fiscale aumenterà le tasse, aumenterà anche la povertà e decostruirà la classe media, così gli alti tassi di interesse dovrebbero portarla al dissanguamento. Tuttavia, l’inflazione agisce come una tassa occulta, aumentando i costi dei beni di consumo come il cibo e il carburante, mentre la moneta si deprezza di valore. Anche questo sarà un costo importante per la classe media in via di sparizione. Sembra che, in entrambi i casi, la persona media sia nel mirino del sistema di terrorismo economico. E’ l’epitome di un “Catch-22″; sarai dannato se lo fai e sarai dannato se non lo fai.

L’aumento dei tassi di interesse durante un periodo di austerità fiscale, tuttavia, è particolarmente distruttivo per la persona media. In particolare “la stretta fiscale e monetaria fu collaudata in tandem nei primi anni ’30 e allora non funzionò”. In altre parole, ha contribuito a gettare il mondo nella Grande Depressione. Oggi, però, sarebbe molto peggiore, perché ora abbiamo la realtà dei mutui, il debito delle carte di credito, i derivati, il debito degli studenti, ecc. Queste cose non esistevano al momento della comparsa della Grande Depressione, per cui oggi si determinerebbe “La Più Grande Depressione”. E’ una trappola del debito, e tutti sono presi all’interno di essa. Se gli Stati non alzano i tassi di interesse, il ‘mercato’ potrebbe rivoltarsi contro di loro, perché le principali banche mondiali, gli hedge foud e gli speculatori di valuta, possono ‘perdere la fiducia’ nella valuta del paese, e far fuggire la moneta, facendone crollare il valore, con conseguente iperinflazione potenziale (come vissuta dalla Germania di Weimar e dallo Zimbabwe), che ha anche l’effetto di devastare una nazione e saccheggiare la ricchezza della sua gente.

Mentre la crescita dei tassi di interesse è fatta in nome della riduzione del debito a un ritmo più rapido, si ha infine l’effetto opposto. Si crea, in sostanza, una condizione in cui una nazione è sempre indebitata e gli aumenti del debito si accumulano annualmente. Ciò si verifica a causa di una nazione che lotta per pagare i suoi interessi annuali sul debito, e quindi cerca ‘assistenza’ del Fondo Monetario Internazionale e dei creditori per concedergli un prestito veloce e pagare gli interessi. Il FMI fornisce un prestito, che viene immediatamente reindirizzato a pagare i creditori, e il montare del prestito che il FMI fornisce è quindi aggiunto al debito nazionale complessivo.

Così, i tassi di interesse crescenti aumenteranno il pagamento degli interessi annuali, perché il debito stesso si è allargato. La nazione ha bisogno ‘dell’assistenza’ di un prestito ulteriore – più debito – per pagare gli interessi sul debito complessivo, che quindi continua a salire. Ecco come le nazioni del ‘Terzo Mondo’ diventano così indebitate accumulando più debiti per pagare gli interessi sui debiti pregressi, i quali creano poi più debito, che richiede maggiore indebitamento per pagare gli interessi sul debito accumulato, e così via. Nel frattempo, sono stati attuati i ‘programmi di aggiustamento strutturale’ (SAP) secondo le ‘condizioni’ dei prestiti del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale che ‘assistono’ a decostruire le basi sociali di una nazione, eliminano la classe media e fanno esacerbare la povertà, per aiutare presumibilmente a ridurre il disavanzo. Questo sembra ora essere il destino delle nazioni del del ‘Primo Mondo’ industrializzato.

Mentre la relazione annuale della BRI invocava l’aumento dei tassi di interesse, un documento interno scritto dal capo economista della BRI nel marzo 2010 avvertiva che “la lotta contro l’aumento dell’inflazione attraverso l’inasprimento delle politiche monetarie non funzionerebbe, perché l’aumento dei tassi di interesse comporterebbe pagamenti di interessi più elevati sul debito pubblico, con conseguente aumento del debito.” In ultima analisi, parlare o meno di aumentare i tassi di interesse e su come imporre l’austerità fiscale è fuorviante. Questo perché queste discussioni sono fatte sulla base del fatto che questi debiti sono legittimi.

La dottrina giuridica del ‘debito odioso’ prevede che il debito sovrano incorso senza il consenso del popolo, e non a suo beneficio, è odioso e non deve essere trasferito ad un governo successore. In altre parole, se un debito non giova al popolo è illegittimo e non deve essere rimborsato. Se questo principio fosse applicato ai paesi del ‘Terzo Mondo’, si potrebbe tranquillamente dire che il FMI, la Banca Mondiale e le nazioni occidentali potrebbero perdere effettivamente il loro controllo del Sud del Mondo. E’ attraverso il meccanismo del debito che il moderno imperialismo funziona più efficacemente. Naturalmente, la corretta strada economica da seguire per un effettivo recupero potrebbe essere quella di dichiarare illegittimi tutti questi grandi debiti – del ‘Terzo Mondo’ e del mondo Occidentale – perché i debiti dell’Occidente sono avvenuti dai finanziamenti alle avventure imperiali all’estero; e i debiti del ‘resto’ sono il risultato di questo imperialismo.

Attraverso la crisi economica, i debiti contratti sono così stati in gran parte fatti in termini di acquisto di crediti dubbi dalle banche che hanno creato la crisi, quindi, anche questi sono illegittimi. Anche il denaro di ‘stimolo’, al fine di risolvere una crisi finanziaria creata da una minoranza corrotta in tutto il mondo, è stato un indebitamento. I debiti delle carte di credito e i debiti studenteschi esasperano la povertà, e se non ci sono posti di lavoro per gli studenti in una economia in rottura, il loro debito è illegittimo. Dal momento che il debito da carta di credito è stato fatto per finanziare il consumo e permettere alle persone di vivere al di sopra delle proprie possibilità, vi è una nozione di responsabilità da parte del debitore, perché le compagnie di carte di credito hanno preso di mira le persone indebitate e hanno essenzialmente ‘preso in ostaggio’ la classe media, che adesso deve pagare mediante il proprio impoverimento; le persone sono state indotte in errore e il debito, in ultima analisi, non li beneficia; quindi, è pure illegittimo.

Se i nostri governi, le banche, le imprese e tutti i creditori sono stati collusi insieme nel cercare il profitto personale e il guadagno, mentre impoverivano noi e il resto del mondo in questo processo, i debiti fatti in tutto il mondo da queste istituzioni, attori e nazioni sono odiosi e non devono essere rimborsati. Prendendo questa posizione, tuttavia, non si potrebbe ottenere molto nel mondo dell’economia e della politica, perché non ci sarebbe nessun difensore per la fine dell’imperialismo e delle strutture di potere finanziario, economico, sociale e politico; nessuna posizione particolarmente popolare da parte del potere. 

Quindi, i dibattiti e le discussioni infurieranno; mentre si alzano i tassi di interesse, mentre si impone l’austerità fiscale, mentre si crea un ‘recupero’, tutto nello stesso tempo in cui le istituzioni globali politiche ed economiche, gli stati e gli attori, lavoreranno per impoverirvi e distruggere le fondamenta della società in cui vi trovate. 

Terzo Mondo America 

Come ulteriore indizio dell’arrivo dello status di ‘terzo mondo’ in America, nel giugno del 2008, nel bel mezzo della crisi finanziaria, la Federal Reserve degli Stati Uniti è stata sottoposta a revisione da parte del FMI per la prima volta nella sua storia. Nell’ambito dell’indagine “verrà chiesto alla Fed, alla Securities and Exchange Commission (SEC), alle maggiori banche di investimento, alle banche di credito ipotecario a agli hedge fund di consegnare i documenti riservati al team del FMI.” 

Simon Johnson, ex capo economista del FMI, ha scritto un articolo nel maggio del 2009, dove ha spiegato che il problema con la maggior parte dei paesi del terzo mondo (“economie di mercato emergenti”) è che i governi sono così strettamente legati con l’élite bancaria ed aziendale da formare un’oligarchia finanziaria, e questo è essenzialmente lo stesso problema degli Stati Uniti. Egli ha scritto che “il settore finanziario ha essenzialmente catturato il nostro governo”, e “il recupero fallirà se non spezziamo l’oligarchia finanziaria che sta bloccando le riforme essenziali.”

Nel marzo 2009, un articolo apparso sul Washington Post, scritto da Desmond Lachman, membro dell’American Enterprise Institute, un ex stratega dei mercati emergenti a Salomon Smith Barney e vice direttore al Dipartimento di politica e revisione del Fondo Monetario Internazionale, si è riferito all’America come “al più spaventoso mercato emergente a livello mondiale.” In altre parole, l’America ricorda una nazione debitrice del terzo mondo, dalla sua élite bancaria corrotta, alla classe politica inetta, e un debito estero enorme, l’America “è venuta ad assomigliare all’Argentina, alla Russia e ad altri cosiddetti mercati emergenti, sia in ciò che ci ha portato alla crisi che nel modo in cui stiamo cercando di risolvere il problema.”

Città, comuni e stati in tutta l’America stanno ricorrendo ad azioni drastiche per ridurre i loro debiti, come la chiusura di caserme dei pompieri, il ridimensionamento della raccolta dei rifiuti, lo spegnimento delle luci della strada, la terminazione di servizi autobus e dei mezzi pubblici, la riduzione delle ore di apertura delle biblioteche o la loro completa chiusura, l’abbattimento delle ore di scuola nei distretti scolastici di settimane o anni, ed è stato segnalato che “i governi locali elimineranno circa mezzo milione di lavoratori nel prossimo anno fiscale, con la sicurezza pubblica, i lavori pubblici, la sanità pubblica, i servizi sociali, i parchi e il divertimento che saranno colpiti da maggiori tagli.” Contemporaneamente, ciò avviene insieme ad un drammatico aumento del tasso di privatizzazioni o di “partenariati pubblico-privati” dove anche le biblioteche sono in via di privatizzazione.  

Aggiustamento strutturale ed esplosione sociale 

L’imposizione dell’aggiustamento strutturale nel ‘Terzo Mondo’ ha portato ad un’esplosione di conflittualità sociale, perché i poveri rurali, i poveri urbani e la classe media urbana si sono riuniti per protestare contro queste politiche, e “tra il 1976 e il 1992 ci sono state 146 proteste contro le misure di austerità supportate dal FMI in 39 paesi in tutto il mondo. Queste hanno preso la forma di manifestazioni politiche, scioperi e sommosse.” Ora che “l’austerità fiscale” e gli “aggiustamenti strutturali” saranno imposti all’Occidente possiamo aspettarci che si verificheranno gli stessi risultati. In realtà questo processo è già iniziato. 

All’inizio della crisi economica globale del 2008, il FMI avvertì che i governi Occidentali avrebbero potuto sperimentare “violenti disordini per le strade”, perché “proteste violente potrebbero scoppiare nei paesi di tutto il mondo, se il sistema finanziario non verrà ristrutturato a vantaggio di tutti, piuttosto che di una piccola élite.” Una cinica dichiarazione del Fondo Monetario Internazionale, considerato che è una delle istituzioni centrali che sostiene e difende gli interessi di quella “piccola élite”. Nei primi mesi del 2009, l’Europa orientale stava già sperimentando disordini sociali in opposizione ai pacchetti di austerità e la Lettonia ha sperimentato le proteste più grandi dal tempo delle manifestazioni di massa contro il dominio sovietico alla fine degli anni ’80.

Tensioni simili si sono fatte sentire in tutta l’Europa Occidentale nel corso del 2009, in particolare in Francia, dove hanno avuto luogo scioperi e proteste di massa e diversi commentatori dicevano che i disordini civili in luoghi come l’Islanda e l’Europa dell’Est erano “un segno di quello che sarebbe arrivato: una nuova età di ribellione.” Il primo maggio 2009 scoppiarono grandi proteste in Germania, Grecia, Turchia, Francia e Austria e ci furono ulteriori proteste e tumulti in Russia, Italia, Spagna e alcuni politici parlarono anche di una minaccia di rivoluzione.[64] Nel febbraio del 2009, Dennis Blair, il direttore della National Intelligence della nuova amministrazione Obama (la più alta posizione di intelligence nel paese), parlò al Congresso degli Stati Uniti di quello che costituiva la maggior minaccia alla ‘sicurezza nazionale’ agli Stati Uniti, spiegando che la minaccia della ‘crisi economica’ è più grande della minaccia del terrorismo:

“Vorrei iniziare con la crisi economica globale, in quanto si profila già come la più grande da decenni a questa parte, se non da secoli…Le crisi economiche aumentano il rischio di pericolosi regimi di instabilità se esse sono prolungate per un periodo di uno o due anni…E l’instabilità può allentare la fragile presa che molti paesi in via di sviluppo hanno sulla legge e l’ordine, e ciò può spargersi in modo pericoloso all’interno della comunità internazionale.”

Nello stesso mese, il generale in più alto grado degli Stati Uniti, l’ammiraglio Michael Mullen, Presidente del Joint Chiefs of Staff, ha classificato “la crisi finanziaria come una minaccia per la sicurezza più alta delle guerre in Afghanistan e Iraq.” Egli ha spiegato che “è una crisi globale. E siccome questa ha un impatto sulle questioni di sicurezza, o alimenta una maggiore instabilità, penso che avrà un impatto nella nostra sicurezza nazionale in modi che noi non abbiamo ancora del tutto capito.” Ancora una volta, nello stesso mese, il capo dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO) avvertiva che “la crisi economica globale potrebbe scatenare disordini politici uguali a quelli visti nel corso degli anni ’30.” Egli specificava che “la crisi odierna si sta diffondendo ancora più velocemente (rispetto alla Grande Depressione) e colpisce più paesi allo stesso tempo.” 

Nel febbraio del 2009, il noto storico dell’economia e professore di Harvard, Niall Ferguson, predisse un “prolungato disagio finanziario, anche una guerra civile, prima che finisca la ‘Grande Recessione’”, e che “la crisi globale è lungi dall’essere finita, [essa] è appena iniziata.” egli specificava:

“Ci sarà del sangue, nel senso che una crisi di questa portata è destinata ad aumentare [conflitti] politici ed economici. E’ destinata a destabilizzare alcuni paesi. Ciò causerà lo scoppio di guerre civili, che erano in letargo. Si rovesceranno i governi moderati e si insedieranno governi estremisti. Queste cose sono abbastanza prevedibili.”

Nel maggio 2009, il capo della Banca Mondiale avvertiva che “la crisi economica globale potrebbe portare a gravi disordini sociali”, mentre “c’è un grave rischio di una crisi umana e sociale con implicazioni politiche molto serie.” Zbigniew Brzezinski, ex Consigliere della Sicurezza Nazionale, co-fondatore della Commissione Trilaterale e un architetto chiave della ‘globalizzazione’, avvertiva che “ci sarà un conflitto di classe crescente, se la gente è disoccupata e sta veramente male, un inferno, ci potrebbero essere anche scontri!”

 Nel dicembre del 2009, Moody’s – una delle principali agenzie di rating del mondo – avvertiva che “gli aumenti futuri delle tasse e i tagli alla spesa potrebbero innescare tensioni sociali in una serie di paesi, da quelli in via di sviluppo al quelli del mondo sviluppato”, con il risultato di “una tensione politica e sociale.” Nel marzo del 2010, Moody’s avvertiva che gli Stati Uniti, il Regno Unito, la Germania, la Francia, la Spagna e altre nazioni occidentali potrebbero sperimentare “disordini sociali” come risultato dell’imposizione “dell’austerità fiscale” che “metteranno alla prova la coesione sociale.”

Un articolo del Financial Times nel maggio del 2010 mise in guardia contro l’emergere di “un’epoca di rabbia”, in cui cala lo shock iniziale di una recessione economica ed emergono agitazioni sociali, come avviene di solito in un intervallo tra un collasso economico e la ‘furia sociale’, e che alla fine sarà “un test di solidità delle istituzioni democratiche in un momento di estremo stress fiscale.”

Nel settembre del 2010, il capo del FMI Dominique Strauss-Kahn ha detto che l’America e l’Europa, nel mezzo della peggiore crisi di posti di lavoro dopo la Grande Depressione, saranno di fronte ad una “esplosione di proteste sociali”. Intervenendo al vertice della Federazione Internazionale del Lavoro, Strauss-Kahn ha dichiarato:”il mercato del lavoro è in difficoltà, la Grande Recessione si è lasciata dietro un deserto di disoccupazione”, e che “la Grande Recessione ha lasciato aperte delle ferite. Un elevato tasso di disoccupazione di lunga durata rappresenta un rischio per la stabilità per le esistenti democrazie.” Il capo economista del FMI, Oliver Blanchard, ha spiegato che, a lungo termine “la disoccupazione a lungo termine si è alzata in modo allarmante: la metà dei disoccupati è senza lavoro da oltre sei mesi, qualcosa che non avevamo mai visto dal tempo della Grande Depressione.” 

Il 29 settembre del 2010 hanno avuto luogo proteste di massa in tutta Europa contro le misure di austerità imposte dai governi europei, con uno sciopero generale indetto in Spagna, che ha virtualmente fermato il sistema di trasporti spagnolo. Inoltre, circa 100.000 manifestanti “hanno organizzato la più grande marcia di Bruxelles da un decennio e la polizia antisommossa ha barricato la sede dell’UE mentre i marciatori provenienti da 30 paesi sin univano contro le ripercussioni dei brutali tagli alla spesa.” 
Queste proteste sono continuate per tutto ottobre del 2010, in particolare in Francia, dove milioni di persone sono scese in sciopero, hanno protestato, e, in alcuni casi, sono insorte contro i piani di austerità fiscale del Presidente Sarkozy, facendolo diventare il presidente più impopolare degli ultimi 50 anni. 

Il Summit G20 Coreano 

Per accelerare ulteriormente il processo di governance economica globale è essenziale, da parte delle principali istituzioni e poteri economici, integrare pienamente la Cina all’interno di questo sistema. La Cina è già tra i firmatari del WTO; dopo che ha aperto il suo settore bancario agli investimenti esteri, con la sua economia pienamente integrata e in larga parte dipendente dall’Occidente, è fondamentale includere la Cina nel sistema di global governance. La Cina è rappresentata dalla Banca dei Regolamenti Internazionali (BRI), che il FMI a denominato “il fondamentale e più antico centro dei meccanismi di governo globale.” Il consiglio di amministrazione della BRI conta di 19 membri comprendenti i governatori delle banche centrali di Belgio, Francia, Germania, Italia e Regno Unito e il Presidente del Consiglio del Sistema della Federal Reserve Statunitense, così come i governatori delle banche centrali di Brasile, Canada, Cina, Giappone, Paesi Bassi, Svezia e Svizzera e il Presidente della BCE (Banca Centrale Europea). La Cina è anche rappresentata nel G20, che il presidente della BCE Jean-Claude Trichet ha detto essere “il gruppo principale di global governance a livello di ministri, governatori e capi di Stato o di governo.” Nel 2009 Cina e India sono state invitate come membri ufficiali della Commissione Trilaterale, un think tank internazionale creato da David Rockefeller e da Zbigniew Brzezinski nel 1973 con l’obiettivo di creare una “comunità di nazioni industrializzate” che comprendeva l’Europa Occidentale, il Nord America e il Giappone, con l’obiettivo, in sostanza, di gestire il processo di globalizzazione.

Nel novembre del 2010 il G20 sarà ospitato nella Corea del Sud, dove ci si incontrerà di nuovo per portare in avanti il processo di governance mondiale e il genocidio sociale globale. Prima della riunione ufficiale dei capi di Stato, ha avuto luogo un altro incontro preliminare più importante tra i ministri delle finanze e i governatori delle banche centrali dei paesi del G20. Questo ha avuto luogo a fine ottobre del 2010 a Seoul, in Corea del Sud, nel momento in cui il mondo è sommerso in una guerra di valuta globale. La guerra di valuta coinvolge diverse importanti nazioni, dall’America al Brasile e alla Cina, che cercano di svalutare la loro moneta al fine di rendere più attraenti le esportazioni, per cui le loro banche centrali (che cooperano tutte alla global governance presso la BRI) comprano e vendono ogni altra valuta, nel tentativo di diminuire il valore della propria valuta, aumentando il valore delle valute concorrenti. In breve, è una corsa al ribasso. Per convincere la Cina ad apprezzare la sua valuta, devono essere valorizzati gli incentivi. Se la Cina sta per seguire i dettami del potere finanziario mondiale, il suo peso economico esige che la Cina sia meglio rappresentata e più coinvolta nella governance di queste istituzioni. Questo significa che, se la Cina sta per essere integrata in un sistema di governance globale, deve essere invitata al tavolo di gestione.

Il G20 ha concordato sull’introduzione di una riforma storica in seno al FMI, dove, per la prima volta dalla sua creazione nel 1944, la struttura di gestione del FMI è stata [leggermente] alterata. Il significato è che i paesi europei hanno deciso di rinunciare a due dei loro seggi dei 24 membri del comitato esecutivo, dando spazio alla Cina e all’India, e più del 6% del potere di voto sarà trasferito ai paesi sottorappresentati.

Come riportato dal Financial Times:

Dopo che avranno effetto le modifiche, Brasile, Russia, India e Cina, saranno tutti inclusi nei 10 maggiori azionisti di capitale. Gli Stati Uniti, con un 17,67 per cento di quote del FMI, manterrà il suo potere di veto sulle decisioni chiave dei finanziamenti, perché queste continueranno a richiedere una super-maggioranza dell’85%.

Questo è importante da notare perché indica chiaramente che l’America resta ancora il ‘Padrino’ del sistema finanziario globale. Il FMI richiede l’85% di votanti per concordare eventuali modifiche o decisioni e, poiché gli Stati Uniti hanno il 17,67% delle quote, se gli USA votano contro qualcosa, il FMI non può andare avanti, dando così il potere di veto agli USA al di sopra del FMI. Eppure, questi cambiamenti rappresentano comunque uno sforzo incrementale per portare la Cina all’interno di questo sistema di governance globale. Allo stesso tempo, un banchiere cinese top ha affermato che “lo yuan dovrebbe essere incluso nel paniere di valute che costituiscono i Diritti Speciali di Prelievo del Fondo Monetario Internazionale.” Questo darebbe alla Cina una più diretta partecipazione nella formazione della valuta globale, della quale il suo governatore della Banca Centrale è già un convinto sostenitore. 

Conclusione 

Herman Von Rompuy è diventato presidente dell’Unione Europea nel 2009, una nuova posizione stabilita dal Trattato di Lisbona approvato lo stesso anno. Rompuy è stato scelto come presidente a seguito della partecipazione ad una riunione del gruppo Bilderberg. Poco dopo aver ricevuto l’incarico, Rompuy ha pronunciato un discorso in cui ha dichiarato che il 2009 è “il primo anno di governo globale”. Mentre Denis Healey, uno dei fondatori del gruppo Bilderberg ed ex membro del suo comitato direttivo per oltre 30 anni, nel 2001 dichiarò:”Dire che lottavamo per un governo mondiale è esagerato, ma non del tutto ingiusto. Quelli di noi nel Bilderberg sentivano che non potevano andare avanti per sempre lottando gli uni contro gli altri per niente, uccidendo la gente e rendendo milioni di persone senzatetto. Quindi abbiamo ritenuto che una singola comunità che attraversasse il mondo sarebbe stata una buona cosa.”

Così, mentre le istituzioni e le organizzazione della governance globale continuano a concedersi più potere ed espandono il loro controllo e la loro autorità su tutto il mondo, la gente del mondo deve svegliarsi a questo processo, cercare di arginarlo e bloccare il suo avanzamento. Un governo mondiale rappresenterebbe la gente del mondo ancora meno di quello che è già la non rappresentatività dei loro governi nazionali. Le istituzioni della governance globale sono totalmente inaffidabili per il popolo, totalmente antidemocratiche, e sono intrinsecamente totalitarie. Come Gideon Rachman scrisse per il Financial Times nel dicembre del 2008:”Per la prima volta nella mia vita credo che la formazione di una sorta di governo mondiale sia plausibile.” Mentre articolava la necessità di un governo mondiale, come un modello “a livello globale” dell’Unione Europea, esaminava le battute d’arresto che l’UE aveva sperimentato in questo processo, suggerendo che le stesse erano probabili nel percorso verso il governo mondiale. In particolare, rilevava che ogni volta che le persone erano state coinvolte nel processo, esse avevano agito bloccando o rigettando il processo di integrazione.

Così, Rachman concludeva che l’Unione Europea “ha registrato progressi più veloci quanto è stata concordata da tecnocrati e politici e spinta in avanti senza il riferimento diretto agli elettori. La governance internazionale tende a essere efficace solo quando è antidemocratica.” In altre parole, se vogliamo la governance globale, dobbiamo uccidere la democrazia. 

Ciò implica quindi che il popolo ha il potenziale di evitare che questo processo abbia luogo, ma solo se esso è direttamente coinvolto nel suo rigetto. Questo significa che i movimenti di persone necessitano di fermarsi, riconoscendo la legittimità di queste organizzazioni e istituzioni internazionali, protestando non solo perché non vengono incluse nelle discussioni, ma chiedendo invece che siano completamente smantellate a favore della formazione di un nuovo regime di governance politica, economica, sociale – che rappresenti e responsabilizzi attivamente le persone al di sopra dei poteri consolidati. Questo non è un compito semplice. In realtà è probabilmente il più grande, il più monumentale e impegnativo compito che l’umanità abbia mai affrontato. E’ quindi necessario che la gente non sprechi il proprio tempo, non sprechi il proprio voto, la proprie voci, idee e lavori insieme per promuove un vero cambiamento umano progressivo. C’è ancora speranza nell’umanità, ma fintanto che permettiamo al potere di accumulare più potere, non possiamo aspettarci che le cose vadano meglio per la maggioranza. Dobbiamo approfittare delle nostre libertà, al fine di lottare e conservarle.

Noi possiamo sia essere liberi pensatori e dirigere il corso della nostra vita o possiamo diventare schiavi dei banchieri.

 
Andrew Gavin Marshall

Archivio: Global Research Publishers Montreal.

Comments: 0

Your email address will not be published. Required fields are marked with *