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Render of Ashab Al Lal by Ahmed

Fotografie e opere d’arte che parlano in lingua matematica

Un testo esoterico per intenditori!

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Fotografie e opere d’arte che parlano in lingua matematica

La statua della Madonna Mariane a Fatima di Portogallo è alta 104 centimetri, scolpita nel 1920 dall’artista portoghese José Ferreira Thedim.

A Fatima di Portogallo la statua della Madonna è custodita nella cappellina delle apparizioni, dove nel 1917 la Vergine Maria secondo la Chiesa cattolica è apparsa sei volte ai tre pastorelli Lucia dos Santos, Giacinta Marto e Francesco Marto, di dieci, sette e nove anni. Fatima è un luogo di pellegrinaggio.

La cappellina delle apparizioni Mariane a Fatima di Portogallo (Fig1)

Il 25 marzo 2025 è un giorno speciale per la Madonna di Fatima, in particolare per la fotografia sopra esposta. Immaginate di vedere progettare e poi far erigere la cappellina della Madonna con gli addetti a rifinirla con gli intonaci colori e arredi. E per ultimo la collocazione della sua statua posta su un mausoleo di marmo bianco, fra lastre di cristallo, e il Cristo in croce su un altro cristallo li accanto. Quante persone e cose vi hanno concorso? Tante.

Immaginate ora che ognuna di esse ha svolto la sua opera com’è stato descritto sopra, secondo i piani del progettista della cappellina. Non solo perché questi è stato incaricato dalle autorità religiose di eseguire il progetto concordando con loro una certa soluzione che è quella mostrata con la foto sopra.

Ma perché sto raccontando tutti questi particolari della erezione della cappellina della Madonna?

Perché in base all’indagine geometrica che mi è venuto in mente di fare, risulta conforme ad una struttura informata da regole geometriche in cui domina la Sezione Aurea. Si osservi la foto che segue per vedere questo insolito, più che pregevole, connubio geometrico con la Madonna.

(Fig2)

Tutti coloro che hanno operato per la cappellina della Madonna, dei quali si è parlato in precedenza, a cominciare dai religiosi che hanno commissionato l’esecuzione, non avevano questo tipo di progetto. E allora com’è che si è realizzato, a finire per mano mia?

(Fig3)

Ashab Al-Lal, una vasta installazione situata nelle sabbie calde di Wadi AlFann, una “valle delle arti” di 65 chilometri quadrati ad Al-Ula, nel nord-ovest dell’Arabia Saudita. I visitatori scendono attraverso un tunnel in una camera sotterranea, dove un miraggio rifletterà la loro immagine in superficie, così che chi cammina nel deserto ne incontrerà l’apparizione. Il progetto rientra nell’ambito di Wadi AlFann, il programma che, con il placet del principe ereditario Mohammed bin Salman Al Saud, intende trasformare il deserto saudita in una “Valle delle arti”.

Il Centro Visitatori Desert X AlUla 2022 (Fig4)

(Fig5)

Dopo il successo di Desert X AlUla 2020, KWY.studio è stato nuovamente incaricato di progettare il Centro Visitatori per l’edizione 2022. Il nuovo design ha ripreso e reinterpretato elementi chiave della struttura originale, come il cortile circolare e l’integrità assiale, mantenendo semplicità e armonia con il paesaggio circostante.

La Commissione Reale per AlUla aveva individuato un nuovo sito per l’edizione 2022, richiedendo un’evoluzione del progetto originale. Il Centro Visitatori 2022 non è una semplice replica di quello del 2020, ma un’iterazione che ha aggiunto nuovi volumi a nord e a est, ampliando le funzioni con un negozio, spazi per eventi, posti a sedere interni e servizi migliorati per il personale.

Il nuovo layout simmetrico, sviluppato attorno al perimetro del cortile, è caratterizzato da un’apertura ellittica sul tetto, che ottimizza l’ingresso della luce solare e accentua il carattere diagonale del progetto. Quattro nuovi cortili più piccoli offrono diversi gradi di privacy e una circolazione parallela tra le diverse aree dell’edificio. Le connessioni tra interno ed esterno si arricchiscono di nuove prospettive, mentre le infilate acquisiscono profondità grazie ad aperture aggiuntive e stanze allineate.

Il Centro Visitatori Desert X AlUla reinterpreta l’architettura tradizionale del deserto, caratterizzata da strutture vernacolari che evitano l’esposizione diretta al sole, creando un’interazione introspettiva con il paesaggio.

Costruito rapidamente con materiali locali, il Centro Visitatori è una struttura leggera in acciaio rivestita in fibrocemento e rifinita secondo le linee guida RCU. L’ampio cortile e i lucernari sono resi possibili da elementi in calcestruzzo gettati in opera.

Un’analisi accurata del percorso solare ha guidato la progettazione, con un’apertura ellittica sul tetto che massimizza l’ingresso della luce naturale quando necessario, fornendo ombra durante le ore di massima luce solare. Questo sistema migliora il comfort e riduce la necessità di raffrescamento meccanico.

Un’architettura silenziosa che trasforma il paesaggio culturale di AlUla Desert X AlUla, la prima mostra d’arte site-specific della regione, è gratuita e aperta a tutti e si svolge nella storica regione desertica di AlUla, un luogo di importanza mondiale in Arabia Saudita. Il Centro Visitatori del 2022 ha sfruttato il potenziale già rivelato con la struttura del 2020, ribadito ancora una volta nel 2024: un’architettura discreta e contestualizzata può svolgere un ruolo chiave nello sviluppo della comunità.

(Fig6)

Il suddetto disegno dimostra la visione aurica della costruzione del Centro Visitatori senza disordini geometrici con la struttura del quadro fotografico. Non solo, ma anche le quattro persone I, L, M ed N vi sono comprese in questa straordinaria armonia.

Se poi si allarga l’orizzonte del quadro si può intravedere a sinistra in alto un ombra che sembra essere quella di un essere, un demone che si protende per ammirare tutta la sua opera del Centro Visitatori che lui ha concepito e fatto eseguire. Come a capire la “svolta liberale’’ intrapresa dal principe saudita Mohammed bin Salman (MbS) nel 2017 in favore delle donne, lo stesso anno dell’acquisto del Salvator Mundi di Leonardo.

La Meridiana Grande dello scultore Renato Ausenda

(Fig7)

Vi sono casi di opere d’arte che rischiano di finire nell’oblio se non fosse per l’occhio attento di qualcuno, un occhio speciale però. Naturalmente sto parlando della mia vista che ha questa virtù nell’intravedere un certo lato nascosto in tutto ciò che vede ma che ad altri sfugge. Ecco così è stato per l’opera scultorea mostrata con l’illustr. 6, che solo molto tempo fa mi è capitato di vedere esplorando il web.

Alcune note di rilievo su Renato Ausenda di Bajardo, espresse nello stesso articolo suddetto in anteprima, valgono in genere per capire l’opera di questo scultore eclettico e nel contempo la sua personalità.

“Una fusione di filosofia, religione e psicologia – racconta Renato Ausenda, Renè per gli amici – oltre a ben 15 anni di studi junghiani (circa 12 mila pagine) e un tormentato percorso personale. Attraverso diverse simbologie, è un auto analisi alla scoperta dell’uomo, delle sue contraddizioni, del valore della conoscenza”.[2]

(Fig8)

Come già detto, premetto di avere molta dimestichezza con le opere d’arte potendo far conto sulla mia predilezione per il disegno, soprattutto per quello geometrico. In particolare, è come se il piano della visione, qui quella della Meridiana di Ausenda offerto all’occhio, si svincolasse dall’esterno della “cornice” in cui è collocato per diventare un’area a sé, il solo tema da esaminare senza gli intralci esteriori.

Ma vedremo fra poco la cornice di cui ho appena argomentato, un ambito che non appartiene più al nostro mondo ordinario ma ad un altro ‒ mettiamo ‒ quello oggetto di riflessione dei mandala Jungiani  delle esperienze interiori di Renato Ausenda.

Nel primo impatto con la foto dell’illustr 6, nel giro di pochi minuti, osservandola intensamente, come peraltro ho già fatto capire, mi è sorta la convinzione che essa celava qualcosa di arcano, di grande rilevanza esoterica. Avevo in mente la natura intima che l’autore della Meridiana Grande intendeva racchiudere in essa con l’ispirazione Junghiana dei suoi mandala. Ecco perché.

Dico così, perché mi ritengo un disegnatore “virtuoso”, nel senso di possedere una “vista penetrante” per le cose geometriche – come già detto – e infatti così è stato con la foto della meridiana di questo singolare scultore.

In un baleno mi son dato da fare a tracciare sulla copia della foto suddetta, un sintetico grafico col quale la meridiana è vista come un biliardo su cui si sta giocando una partita. Poi, dopo averla scansionata, l’ho trasferita sul computer tracciando a ricalco le linee fatte a matita, con i colori.  Ed ecco bella e pronta la nuova immagine della Meridiana Grande con l’illustr. 7.

Risulta così che lo scultore, che si vede al centro della foto in questione, fa la parte di un fenomenale giocatore di biliardo e la sua enorme squadra di lavoro, diventa la stecca per giocare. E qui succede, come dire, il finimondo, nell’osservare due magici percorsi determinati dalla punta della stecca manovrata dallo scultore-giocatore, segnati con i colori rosso e blu. Insomma si ha modo di ammirare estasiati, in due fasi indipendenti fra loro, un funambolico gioco di sponda nel doppio quadrato della meridiana.

Con la traccia rossa si vede rimbalzare sulle sponde più esterne della meridiana, una immaginaria “bilia” per ben sette volte per poi ritornare al punto di partenza. Con la traccia blu, un altra immaginaria “bilia”, partendo dallo stesso punto di prima, ma di lato, si vede rimbalzare sulle sponde interne della cornice della meridiana, anche questa per ben sette volte, per poi indirizzarsi all’angolo della meridiana a destra.

Non è meraviglioso tutto questo?

A questo punto non si può affermare che la foto sia truccata, tanto più che nessuno se n’è mai accorto fin’ora sul web sin dal 2006, quando è stata pubblicata, ed io sono il primo ad aver visto il potenziale intimo segreto racchiuso nella foto.

(Fig9)

Si osservi l’immagine sopra mostrata che rappresenta uno dei sei famosi arazzi della Dama e l’Unicorno ammirati nel Museo di Cluny a Parigi, detta “A mon seul désir”, una misteriosa frase posta sulla tenda, che a tutt’oggi non è stata svelata. La bella Signora raffigura Mary Tudor regina di Francia, diventata vedova per la morte del re consorte Luigi XII il 1° Gennaio 1515. Mary Tudor, da quel momento come rituale restò chiusa 40 giorni all’Hotel di Cluny, l’attuale Museo dove è esposta la Dama e l’Unicorno nelle sei versioni di arazzi.

In “A mon seul dèsir” la Dama si profila dalla tenda, e in modo traslato, è come se varcasse la soglia della reggia di Francia, deponendo i gioielli, che fanno da emblema al suo potere regale giunto al termine, nel cofanello retto dall’ancella. Eppure l’immagine in questione riserba una sorpresa assolutamente inprevedibile, perché in essa è contenuta la risposta che nessuno poteva mai immaginare, e nemmeno l’artista nel dipingere il cartone, servito successivamente ai tappezzieri belgi per tessere l’arazzo.

Questo poiché gli arazzi erano destinati in un luogo lontano da Parigi, probabilmente la residenza del committente Jean Le Viste, nel suo castello nell’Alta Loira vicino a Lione. Il caso si è servito dell’arte della geometria gnomonica per tradurre, la risposta tramite coordinate geografiche del luogo esatto del Museo dell’Hotel Cluny di Parigi dove è esposta nelle diverse versioni la Dama per essere visitata da ammiratori di tutto il mondo. Ecco la semplice spiegazione della frase “A mon seul désir” e chi poteva mai immaginare che fosse questo il misterioso desiderio della Dama di Cluny?

Tutto ha inizio con la predisposizione dell’arazzo “A’ mon seul désir” con la precisa collocazione Geometrica dell’Unicorno e del Leone in base alla nuova illustr. 12 di seguito mostrata.

(Fig10)

1. Del punto A in sede dell’estremità del corno dell’Unicorno.

2. Del punto M in sede dell’estremità della mano della Dama nell’atto di disporre i gioielli nel cofanetto.

3. E del punto B in sede dell’estremità inferiore della picca in mano al Leone.

4. Infine si tracciano le ordinate xx, x’x’, x’’x’’ e ascisse y’y’, yy, y’’y’’ passanti per i suddetti punti B, M ed A.

A questo punto entra in gioco la geometria gnomonica che, come vedremo, è l’artefice della conoscenza del segreto riposto nella frase “A’ mon seul désir” dell’arazzo della Dama e l’Unicorno in studio.

La scienza, cosiddetta gnomonica, si occupa del comportamento dell’ombra dei raggi del sole nell’arco del giorno. Nel passato erano diffuse, nelle diverse località della terra, le note meridiane che, tramite l’ombra solare di uno stilo posto su una parete o anche su un piedistallo munito di piccolo piano, indicava l’ora del giorno in un punto ben preciso di una particolare curva.

(Fig11)

In pratica, con l’illustr.10 mostro un esempio, senza ricorrere ai complessi concetti geometrici per ricavare le suddette meridiane, ma semplicemente come si comporta la luce solare, in Piazza S. Pietro a Roma: un caso molto semplice da capire.

A mezzodì di ogni giorno il sole entra in un segno zodiacale e l’ombra prodotta dall’obelisco, che è analogo allo stilo della suddette meridiane che, nel nostro caso è definito gnomone, termina in un determinato disco zodiacale ed è il segno che vi corrisponde a segnalarlo. L’illustr. 10 mostra in particolare il caso che più interessa a noi per l’immagine della Dama e l’Unicorno dell’illustr. 9, ed è l’ombra prodotta quando il sole, al suo mezzodì, entra nei segni astronomici dei Pesci e dello Scorpione, cioè alle date degli equinozi.

(Fig12)

In particolare, in questi precisi tempi astronomici, la declinazione del sole, al 21 marzo e al 23 settembre, è zero che aggiunta o sottratta al valore che otterremo con i grafici ancora da fare sull’illustr. 10, lascia questo valore inalterato. Non si conosce ancora il valore di questa inclinazione del sole, perché sarà la grafica che andremo a fare sull’immagine dell’illustr. prima esaminata, ora l’illustr 11, a segnalarla. Per conseguenza, da questa, si potrà riuscire a risalire alla conoscenza della latitudine e longitudine di un certo luogo della terra… poi spiegherò lo scopo di questa procedura.

1. Si è proceduto a tracciare la linea SB passante per i punti A e B e si riscontrato che passa anche per M l’estremità della mano della Dama nell’atto di porre i suoi gioielli nel cofanetto.

2. Successivamente si è tracciata la linea BC a ricalco dell’asse della picca tenuta fra le zampe del Leone. Nel contempo si è tracciata l’ascissa y’’’y’’’ che inizia dal punto C.

3. È stato stabilito che il segmento AF verticale, rappresenti lo gnomone che determina l’ombra BF in sede dell’ordinata x’’x’’, e consente al raggio solare di assumere un certa inclinazione che risulta essere con buona precisione 48°51’03’’. Questo valore corrisponderebbe alla ricercata latitudine ma non sappiamo se Nord o Sud.

4. La linea BC a ricalco della picca in mano al Leone ha un’inclinazione rispetto l’ascissa y’’y’’ che risulta essere con buona precisione 2°20’38’’. In relazione alla suddetta latitudine, questo valore corrisponderebbe alla corrispondente ricercata longitudine, ma non sappiamo se Est od Ovest.

5. Ora ci si appresta a fare una ricerca della latitudine e longitudine dei due casi suddetti e per essi le soluzioni sono 4 con gli orientamenti seguenti indicati nelle seguenti figure:

Non c’è dubbio, la giusta soluzione indica il Museo Cluny di Parigi dove sono esposti i sei arazzi della Dama e l’Unicono.

Non resta, a questo punto, che prendere atto di questa rivelazione che porta ad una svolta decisiva la spiegazione del segreto riposto nella frase “A mon seul désir” ottenuto dall’erezione dell’Unicorno della immagine della Dama sulla soglia della sua tenda dell’illustr. 11. Significativa “erezione” che vale come uno straordinario gnomone che, con la sua ombra, limitata dalla picca in mano al Leone a lui prospicente, indica il punto esatto in cui il Sole equinoziale brilla per dar vita in seno alla Signora del meraviglioso quadro, il più bello dei sei arazzi di Cluny, ad un germoglio. Ed è nel suo seno, segnato dalla mano sinistra di lei, che avviene il miracolo della vita generata simbolicamente dal Sole nel Leone e dalla Luna nell’Unicorno.

Più da vicino alla procreazione della vita sulla Terra, in diretta relazione al sole planetario che proietta il suo raggio equinoziale sull’isola cosparsa di fiori d’ogni tipo, i gioielli che si riversano nel cofanetto alludono al miracolo della Vita, al concepimento della persona umana, la bellezza di un progetto.

Ho segnato a bella posta sull’illustr. 11 l’ordinata x’’’x’’’ che lega la bocca del Leone col cofanetto della vita, con l’estremità della barbetta dell’Unicorno, e ai due lati opposti, per porre in risalto il Leone che urla a gran voce e che sembra dire: “ sono io in questo raggio di sole per ridar vita al mondo dei deboli segnati, ai due lati estremi, dal coniglio e dalla pecora”. È un giorno di festa e la sua bandiera sventola, agitata da un vento gioioso.[3]

I giovani d’oggi che utilizzano l’AI come un confidente diventando un problema per il loro sviluppo emotivo e sociale, somigliano al dadaista Max Ernst, per le sue surrealtà fuori dalla ragione

Ma si scopre che una delle opere pittoriche famose di Max Ernst, molto contestata e addirittura giudicata blasfema, “La Vergine sculaccia il bambino Gesù davanti a tre testimoni” del 1926, è invece la più grande profezia epocale

Troppa AI può far male ai giovani, cosa possono fare le famiglie?

Utilizzare l’AI come un confidente sta diventando un problema e per i giovani rappresenta una dipendenza che potrebbe influire sullo sviluppo emotivo e sociale

Uno dei fenomeni più preoccupanti quando si parla di intelligenza artificiale è la crescente dipendenza degli adolescenti dai chatbot AI per la gestione delle proprie emozioni; una tendenza che sta sollevando dubbi e preoccupazione tra gli educatori e i professionisti della salute mentale.

Quello che per molti sembra essere un rifugio sicuro e privo di giudizio, infatti, potrebbe avere delle ripercussioni significative per lo sviluppo emotivo e sociale dei ragazzi.

Secondo gli esperti, l’uso di chatbot AI come confidenti sta creando una nuova forma di dipendenza, con i giovani che immaginano i loro smartphone come uno spazio privato inviolabile. In questo spazio, i chatbot sono progettati per offrire risposte immediate e un senso di accondiscendenza, creando un’illusione di un supporto che, a lungo andare, si rivela dannoso.

Queste interazioni, infatti, possono ostacolare lo sviluppo di una resilienza emotiva sana, portando a una vera e propria dipendenza da questa tecnologia, per la paura del giudizio umano.[1]

Per certi versi l’azione dei giovani d’oggi, così irrazionale, sembra correlarsi all’ immagine dell’opera del dadaista Max Ernst sopra mostrata, “La Vergine sculaccia il bambino Gesù davanti a tre testimoni”. Come a immaginare che meritano di essere “sculacciati” e così disporsi a correggersi per dedicarsi alla realtà del vivere quotidiano, dando ascolto a coloro che cercano di istradarli alla corretta via del vivere quotidiano. Ma vedremo in seguito che la loro condizione svincolata dalla realtà, provvisoriamente causata dall’AI, è benefica per adattarsi a una nuova realtà vitale che si affaccia all’orizzonte. Intando interessa sapere dell’autore del quadro sopra mostrato, cioè Max Ernst, il suo genere d’opera pittorica, il Dadaismo.

Il Dadaismo è un movimento nato in Svizzera, a Zurigo, il 5 febbraio 1916 che si svilupperà anche a Berlino, Parigi e New York.

I fondatori sono Hans Arp, Tristan Tzara, Marcel Janco, Richard Huelsenbeck e Hans

Richter.  L’inaugurazione del Cabaret Voltaire, ideato dal regista Hugo Bal,l è l’evento che segna la nascita del Dadaismo (ma è più opportuno chiamarlo DADA). Gli succede nel 1922  il Surrealismo movimento che può essere considerato la pars construens dopo la parsdestruens costituita da Dada.

Spettacoli assurdi provocatori delle serate al Cabaret Voltaire somigliano a quelle dei futuristi. La parola d’ordine era “épater le bourgeois”, cioè scandalizzare il borghese.

Se Futurismo e Dadaismo hanno in comune l’intento dissacratorio e la ricerca di nuove forme d’arte. La guerra li disunisce: I futuristi sono interventisti, militaristi (e per questo, con l’ascesa del fascismo si collocheranno a destra), i dadaisti sono dichiaratamente contrari alla guerra, aspetto che li colloca politicamente a sinistra.

Nei primi anni venti partecipa alle attività dei surrealisti con Paul Eluard e André Breton poi nel 1914 conosce Jean (Hans) Arp con il quale stringerà un’amicizia che durerà tutta la vita. Nel 1975 il Museo Solomon R. Guggenheim di New York gli dedica un’importante retrospettiva presentata poi, con alcune variazioni, al Musée National d’Art Moderne di Parigi. Ernst muore a Parigi il 1 aprile 1976.

Tutta l’arte di Arp è segnata dalla ricerca, attraverso la spontanea creatività dell’artista, determinata dal caso, di una essenza spirituale della realtà, quale essa è, al di là delle forme concrete in cui solitamente si manifesta; essenza che non riusciamo a cogliere, al di fuori della creazione artistica, perché la nostra percezione è abituata a muoversi soltanto nel mondo delle forme concrete, perdendo la capacità di andare oltre il livello della realtà materiale. Il Dadaismo rifiuta ogni atteggiamento razionale basandosi solamente sulla casualità, meccanismo utilizzato dai surrealisti, per far emergere l’inconscio umano, e dagli espressionisti astratti, come Jackson Pollock. Nell’artista il dadaismo si trasforma in surrealismo, come conferma lui stesso, con la seguente citazione:

La legge del caso, che racchiude in sé tutte le leggi e resta a noi incomprensibile come la causa prima onde origina la vita, può essere conosciuta soltanto in un completo abbandono all’inconscio. Io affermo che chi segue questa legge creerà la vita vera e propria »[2]

Max Ernst dipinse la Madonna nel mentre sculaccia il proprio figlio a cui l’aureola è caduta a terra. Il dipinto che oggi è conservato al Museo Ludwig di Colonia è importante ricordare che ritrae come tre testimoni del fatto privato: André Breton, Paul Eluard e lo stesso artista. L’insieme di questo forte voyeurismo, oltre a una distonica ambientazione metafisica ripresa da De Chirico, fecero sì che l’opera non fosse compresa. Anzi il dipinto suscitò un enorme scandalo e accusato di blasfemia.[3]

Ma “La Vergine sculaccia il bambino Gesù davanti a tre testimoni” è la più grande profezia dell’uomo del futuro della Terra

A parte tutta le serie delle opere di Max Ernst, “La Vergine sculaccia il bambino Gesù davanti a tre testimoni” del 1926, è la più incompresa, senza contare che è addirittura giudicata blasfema. Al di là di accantonarla più di altre nelle opere della surrealtà, senza un giudizio per cercare di immaginare il movente che non riguarda per niente la Vergine e Gesù del cristianesimo. Semmai a loro “correlata”.

Se si dà retta all’altro dadaista, Jean Hans Arp, che sentenzia:

« La legge del caso, che racchiude in sé tutte le leggi e resta a noi incomprensibile come la causa prima onde origina la vita, può essere conosciuta soltanto in un completo abbandono all’inconscio. Io affermo che chi segue questa legge creerà la vita vera e propria ».

E quale la vera vita che scaturisce dall’opera di Max Ernst giudicata “blasfema”?

Esistono non poche opere pittoriche rinascimentali che impostano chiaramente l’ipotesi dell’esistenza terrena di “due Gesù”.

Affresco di Ambrogio da Fossano, detto il Borgognone (1455-1522): Gesù dodicenne fra i dottori nel tempio (Milano – Museo di S. Ambrogio

È l’idea seguita dagli antroposofi di Rudolf Steiner: vedasi il libro di Emil Bock, Infanzia di Gesù (Editrice Antroposofica – Milano). In una di queste opere, l’affresco di Ambrogio da Fossano, detto il Borgognone (1455-1522): Gesù dodicenne fra i dottori nel tempio (Milano – Museo di S. Ambrogio).

Si vedono nella suddetta immagine Gesù fra dottori del tempio e l’altro Gesù che si eclissa. Ma sulla destra dell’affresco si vede la sua testa rediviva che sporge dal pavimento. Come a lasciar supporre che nel futuro si presenterà sulla terra.

Venendo al quadro di Max Ernst si deve pensare che si tratta del suddetto secondo Gesù, che poi non è altro che l’Agnello dell’Apocalisse di Giovanni. Di qui si può pensare che si tratta dei “due Testimoni vestiti di sacco” (Ap11,3) che compiono la loro missione. La donna che sculaccia il bambino è un modo per concepire il fatto che i due, durante la loro vita terrena, sono perseguitati e vivono come se fossero dei morti senza sostegni e gioie (ma non muoiono perché i loro cadaveri non vengono seppelliti). E poi a causa di ciò sono chiamati infatti “vestiti di sacco” nell’Apocalisse di Giovanni. Ma poi arriva il giorno che nascono a nuova vita. L’aureola del bambino è per terra e sta a indicare che si tratta della vita terrena dell’Agnello, in relazione anche al fatto che intorno al bambino e la donna si sviluppano opere muraie. Si tratta dunque della Terra, quella futura.

Le opere dei due movimenti  futurismo e dadaisti hanno diversi punti in comune come l’intento dissacratorio e la ricerca di meccanismi nuovi del fare arte; ma anche qualche punto di notevole differenza: il diverso atteggiamento nei confronti della guerra.

I futuristi nella loro posizione interventista erano favorevoli alla guerra, mentre i dadaisti erano del tutto contrari e la disprezzavano; i futuristi, nati come movimento di rottura con la tradizione precostituita, furono poi invece favorevoli ad un regime come quello fascista che rappresentò un vero e proprio sistema culturale e politico-sociale, per questo i dadaisti criticarono molto i futuristi; mentre nel futurismo, quella decostruzione sintattica che si legge all’interno delle opere poetiche viene fuori da una serie di regole che i futuristi si sono date (nel manifesto essi rifiutano esplicitamente la coniugazione verbale, il verbo deve essere posto soltanto all’infinito; rifiutano l’uso dell’aggettivo e dell’avverbio…), i dadaisti invece rifiutano ogni tipo di regola, l’unico elemento chiave per il dadaismo è il caso, bisogna infatti basarsi su questo elemento non razionale che è il caso.[1]

Ma sentiamo prima l’Apocalisse di Giovanni, in particolare cosa avviene ai “due Testimoni vestiti di sacco” intravisti nel dipinto “La Vergine sculaccia il bambino Gesù davanti a tre testimoni”:

dopo tre giorni e mezzo uno spirito di vita procedente da Dio entrò in loro; essi si alzarono in piedi e grande spavento cadde su quelli che li videro. Ed essi udirono una voce potente che dal cielo diceva loro: «Salite quassù». Essi salirono al cielo in una nube e i loro nemici li videro. In quell’ora ci fu un grande terremoto e la decima parte della città crollò, e settemila persone furono uccise nel terremoto; e i superstiti furono spaventati e diedero gloria al Dio del cielo. (Ap 13, 11:13)

I primi a ricevere la posta sono i “due Testimoni vestiti di sacco”, indicati con 1. Con 2 è la “nube cielo” che, grazie alla Sezione Aurea, la forza eterica-astrale che sta operando con legge matematica[1], indicata con 4 e 5, li trasferisce in Gioia alla nuova casa celeste, indicato con 6, e si conclude la descrizione del viaggio celeste. Ma vi fa seguito, come sta scritto nell’Apocalisse di Giovanni, «il grande terremoto» di cui si parla nell’Apocalisse di Giovanni, cioè:

« In quell’ora ci fu un grande terremoto e la decima parte della città crollò, e settemila persone furono uccise nel terremoto; e i superstiti furono spaventati e diedero gloria al Dio del cielo. ». (Ap 13,13)

« Mare, sole, terremoto » 1931

Tutte le linee che passono per il centro segnato in rosso sfiorano i pulsanti segnati sull’immaginario quadro di controllo dell’azione tellurica di devastazione. La Sezione Aurea
che la individua è l’agire matematico della forze eteriche-astrali di questa forza, l’analoga dell’immagine del Postino Cheval precedente. Naturalmente quest’azione non riguarda materialmente la nostra Terra, ma quella “interiore”.

Gaetano Barbella

Riferimenti

[1]  https://www.arkitectureonweb.com/it/-/projects/desert-x-aiula-visitor-center

[2]Fonte: https://silvabos-ufficiostampa.blogspot.com/2007/10/la-storia-di-rene-artista-dellardesiala.html

[3] Un mio articolo pubblicato su https://www.artonweb.it/a mon seul déesir per sorte.pdf

IL POSTINO CHEVAL

[1]Il linguaggio algebrico dei quattro angeli della devastazione. A cura di Gaetano Barbella. https://www.scuolafilosofica.com/11285/apocalisse-di-giovanni-albrecht-durer

[1]  https://www.skuola.net/storia-arte/moderna-contemporanea/dadaismo-futurismo.html

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