I 42 Studi Medici più Importanti i Quali Dimostrano che la Cannabis può Curare il Cancro

Prestate bene attenzione, non è stato facile assemblare tutti i tasselli di un puzzle che non poteva essere posto all’attenzione del pubblico alla stregua di chi cerca un gossip per incrementare le visualizzazioni, non lo abbiamo mai fatto e non lo faremo mai, stiamo parlando di un tema che considerati gli sviluppi oramai accertati sugli esiti di chi si è sottoposto ai vaccini, porteranno la popolazione mondiale a familiarizzare con quella che viene definita la malattia del secolo.

Anche senza il tocco finale della soluzione al covid, oggettivamente, non è che in seno alla società si erano creati i presupposti affinché il fenomeno fosse meno marcato, (alimentazione, agenti esterni, stile di vita e le preoccupazioni quotidiane che non fanno che accentuare la malattia) Nikola Tesla già 100 anni fa aveva posto le basi per la soluzione al problema dei tumori, ma le ingerenze e gli interessi legati al cancro hanno frenato del tutto ogni soluzione terapeutica.

Quello che vogliamo porre alla vostra attenzione sono gli sviluppi scientifici oscurati che la medicina ha da anni portato avanti senza che mai nessuno si sia fatto carico di rendere esecutive tutte le sue prerogative e come nota finale abbiamo reperito documenti censurati che poi ognuno di voi utilizzi come meglio crede, sempre previa consapevolezza del fatto che sta a voi decidere cosa fare. (toba60)

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Curare il cancro con l’olio di canapa

Lo stigma negativo legato alla marijuana è dovuto ai suoi presunti effetti psicotropi, ma ancora una volta non esistono prove scientifiche. Le argomentazioni contro l’uso della marijuana sono di solito pubblicate su riviste psichiatriche, che non mostrano alcuna prova scientifica che la cannabis sia dannosa per la salute umana. Tutte le valutazioni psicologiche sull’assunzione di cannabis si basano in gran parte su ipotesi, suggestioni e osservazioni.

Di seguito è riportato un elenco di 42 studi che dimostrano che la marijuana cura il cancro, classificati in base al tipo di cancro curato in ogni studio. Questo ampio elenco include solo articoli provenienti da riviste scientifiche credibili. È importante notare che non si tratta solo di ridurre gli effetti collaterali della chemioterapia, ma di curare completamente il cancro stesso!

Secondo uno studio di Harvard, il THC (marijuana) aiuta a curare il cancro

Il termine marijuana medica ha assunto un nuovo significato drammatico nel febbraio 2000, quando alcuni ricercatori di Madrid hanno annunciato di aver distrutto tumori cerebrali incurabili nei ratti iniettando loro il THC, l’ingrediente attivo della cannabis.

Lo studio di Madrid segna solo la seconda volta che il THC è stato somministrato ad animali portatori di tumore; il primo fu un’indagine condotta in Virginia 26 anni fa. In entrambi gli studi, il THC ha ridotto o distrutto i tumori nella maggior parte dei soggetti.

La maggior parte degli americani non sa nulla della scoperta di Madrid. Praticamente nessun giornale americano ha riportato la notizia, che è stata pubblicata solo una volta sui notiziari AP e UPI, il 29 febbraio.

La parte inquietante è che non è la prima volta che gli scienziati scoprono che il THC riduce i tumori. Nel 1974 i ricercatori del Medical College of Virginia, che erano stati finanziati dal National Institute of Health per trovare prove che la marijuana danneggiasse il sistema immunitario, scoprirono invece che il THC rallentava la crescita di tre tipi di cancro nei topi: il cancro ai polmoni e al seno e una leucemia indotta da un virus.

La DEA chiuse rapidamente lo studio della Virginia e tutte le altre ricerche sulla cannabis e sui tumori, secondo Jack Herer, che riporta gli eventi nel suo libro “The Emperor Wears No Clothes”. Nel 1976 il presidente Gerald Ford pose fine a tutte le ricerche pubbliche sulla cannabis e concesse i diritti esclusivi di ricerca alle principali aziende farmaceutiche, che si impegnarono senza successo a sviluppare forme sintetiche di THC che avrebbero fornito tutti i benefici medici senza lo “sballo”.

I ricercatori di Madrid hanno riferito nel numero di marzo di “Nature Medicine” di aver iniettato nel cervello di 45 ratti cellule tumorali, producendo tumori la cui presenza è stata confermata attraverso la risonanza magnetica (MRI). Il 12° giorno hanno iniettato a 15 dei topi il THC e a 15 il Win-55,212-2, un composto sintetico simile al THC.

The Emperor Wears No Clothes

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“Tutti i ratti non trattati sono morti uniformemente 12-18 giorni dopo l’inoculazione di cellule di glioma (cancro al cervello)… I ratti trattati con cannabinoidi (THC) sono sopravvissuti significativamente più a lungo dei ratti di controllo. La somministrazione di THC è stata inefficace in tre ratti, che sono morti al 16-18° giorno. Nove dei ratti trattati con THC hanno superato il tempo di morte dei ratti non trattati e sono sopravvissuti fino a 19-35 giorni. Inoltre, il tumore è stato completamente eradicato in tre dei ratti trattati”. I ratti trattati con Win-55,212-2 hanno mostrato risultati simili.

I ricercatori spagnoli, guidati dal Dr. Manuel Guzman dell’Università Complutense, hanno anche irrigato il cervello di topi sani con grandi dosi di THC per sette giorni, per verificare eventuali effetti biochimici o neurologici dannosi. Non ne hanno trovati.

“Un’attenta analisi della risonanza magnetica di tutti i topi senza tumore non ha mostrato alcun segno di danno legato a necrosi, edema, infezione o trauma… Abbiamo anche esaminato altri potenziali effetti collaterali della somministrazione di cannabinoidi. Sia nei ratti senza tumore che in quelli con tumore, la somministrazione di cannabinoidi non ha indotto alcun cambiamento sostanziale nei parametri comportamentali, come la coordinazione motoria o l’attività fisica. L’assunzione di cibo e acqua e l’aumento di peso corporeo non sono stati influenzati durante e dopo la somministrazione di cannabinoidi. Allo stesso modo, i profili ematologici generali dei ratti trattati con cannabinoidi erano normali. Quindi, né i parametri biochimici né i marcatori di danno tissutale sono cambiati in modo sostanziale durante il periodo di somministrazione di 7 giorni o per almeno 2 mesi dopo la fine del trattamento con cannabinoidi”.

L’indagine di Guzman è l’unica volta, dopo lo studio della Virginia del 1974, che il THC è stato somministrato ad animali vivi portatori di tumore (i ricercatori spagnoli citano uno studio del 1998 in cui i cannabinoidi hanno inibito la proliferazione delle cellule mammarie, ma si trattava di un esperimento “in piastra” che non coinvolgeva soggetti vivi). (I ricercatori spagnoli citano uno studio del 1998 in cui i cannabinoidi inibivano la proliferazione delle cellule del cancro al seno, ma si trattava di un esperimento “in piastra di Petri” che non coinvolgeva soggetti vivi).

In un’intervista via e-mail per questo articolo, il ricercatore madrileno ha detto di aver sentito parlare dello studio della Virginia, ma di non essere mai stato in grado di trovare la letteratura in merito. Per questo motivo, l’articolo di Nature Medicine caratterizza il nuovo studio come il primo su animali carichi di tumori e non cita l’indagine della Virginia del 1974.

“Sono consapevole dell’esistenza di quella ricerca. In effetti ho tentato più volte di ottenere l’articolo di giornale sull’indagine originale di queste persone, ma si è rivelato impossibile”. Ha detto Guzman.

Nel 1983 l’amministrazione Reagan/Bush ha cercato di convincere le università e i ricercatori americani a distruggere tutti i lavori di ricerca sulla cannabis del 1966-76, compresi i compendi nelle biblioteche, riferisce Jack Herer, che afferma: “Sappiamo che da allora sono scomparse grandi quantità di informazioni”.

Guzman ha fornito il titolo del lavoro “Attività antineoplastica dei cannabinoidi”, un articolo del 1975 del Journal of the National Cancer Institute – e chi scrive ne ha ottenuto una copia presso la biblioteca della facoltà di medicina della UC a Davis e l’ha inviata via fax a Madrid.

Il riassunto dello studio della Virginia inizia così: “La crescita dell’adenocarcinoma polmonare di Lewis è stata ritardata dalla somministrazione orale di tetraidrocannabinolo (THC) e cannabinolo (CBN)” – due tipi di cannabinoidi, una famiglia di componenti attivi della marijuana. “I topi trattati per 20 giorni consecutivi con THC e CBN hanno ridotto le dimensioni del tumore primario”.

L’articolo della rivista del 1975 non menziona i tumori del cancro al seno, che invece compaiono nell’unico articolo di giornale mai apparso sullo studio del 1974, nella sezione locale del Washington Post il 18 agosto 1974. Sotto il titolo “Si studia il contenimento del cancro”, si leggeva in parte:

“L’agente chimico attivo della marijuana frena la crescita di tre tipi di cancro nei topi e può anche sopprimere la reazione immunitaria che causa il rigetto dei trapianti d’organo, ha scoperto un team del Medical College of Virginia”. I ricercatori “hanno scoperto che il THC rallenta la crescita di tumori ai polmoni, al seno e di una leucemia indotta da un virus nei topi di laboratorio, prolungando la loro vita fino al 36%”.

Guzman, che scrive da Madrid, è stato eloquente nella sua risposta dopo che questo scrittore gli ha inviato via fax il ritaglio del Washington Post di un quarto di secolo fa. Traducendo, ha scritto:

“È estremamente interessante per me la speranza che il progetto sembrò risvegliare in quel momento, e la triste evoluzione (lastimosa evolucion) degli eventi durante gli anni successivi alla scoperta, fino a quando oggi, venticinque anni dopo, tiriamo ancora una volta indietro il velo sul potere antitumorale del THC. Purtroppo il mondo oscilla tra questi momenti di speranza e lunghi periodi di castrazione intellettuale”.

La copertura giornalistica della scoperta di Madrid è stata praticamente inesistente in questo Paese. La notizia è apparsa in sordina il 29 febbraio [2000] con un articolo pubblicato dall’UPI sull’articolo di Nature Medicine. Chi scrive vi si è imbattuto attraverso un link apparso brevemente sulla pagina web del Drudge Report.

Il New York Times, il Washington Post e il Los Angeles Times hanno ignorato la storia, anche se la notizia è indiscutibile: una sostanza benigna presente in natura distrugge tumori cerebrali mortali.

Rick Simpson ha guarito 5.000 persone dal cancro: questa ricetta uccide tutti i tipi di tumore in 90 giorni

L’olio di canapa o di cannabis è stato utilizzato per secoli da numerose persone, ma è stato vietato nella seconda metà del XX secolo, in seguito all’ascesa dell’industria farmaceutica da miliardi di dollari.

Rick Simpson è un ingegnere meccanico e un medico autodidatta, al quale nel 2002 è stato diagnosticato un cancro alla pelle e ha combattuto la malattia utilizzando questo olio miracoloso.

Oggi è uno dei maggiori attivisti mondiali per la legalizzazione dell’olio di canapa. Utilizzando questo trattamento, ha curato oltre 5.000 persone.

Ha partecipato a un dibattito organizzato a Belgrado, la capitale della Serbia, su questo tema. Egli afferma che l’olio di canapa o di cannabis può curare una vasta gamma di gravi problemi di salute, come il diabete, l’arteriosclerosi, la sclerosi multipla, l’epilessia, l’asma, la psoriasi e alcune delle forme più letali di cancro.

“Dico sempre alle persone: la Cannabis vi curerà, e vedrete che al momento è la migliore cura che ci sia al mondo!”.

Ha iniziato la sua storia:

“Era il 2002. I medici si erano arresi con me perché avevo subito più di un’operazione senza successo su tre lesioni pigmentate sulla pelle del viso. Non appena queste venivano rimosse, ricomparivano ancora più infette! Poiché da anni studiavo le piante per hobby, un giorno, mentre mi guardavo le ferite allo specchio, mi ricordai di uno studio dell’Università della Virginia che affermava che il THC, un componente attivo della cannabis, poteva curare il cancro. Ho preso dall’armadietto un po’ di olio di cannabis che avevo preparato in precedenza e ne ho versato qualche goccia direttamente sulla ferita”.

All’inizio non si notarono risultati significativi. Dopo aver applicato l’olio, ha bendato di nuovo le ferite e ha aspettato qualche giorno.

Poi ha proseguito:

“Dopo quattro giorni ho tolto le bende e non potevo credere ai miei occhi! La ferita non c’era più e la mia pelle era rigenerata! Ho iniziato subito a parlare con la gente di come avevo curato il cancro della pelle con l’olio di cannabis… Tutti ridevano di me, ma poi sono passati undici anni e mezzo e il cancro non è ancora tornato”.

Da quel momento in poi, Simpson decise di aiutare le persone che avevano bisogno di questa cura, e il suo lavoro si tradusse in migliaia di casi effettivamente risolti. Il suo ultimo caso è stato quello di un uomo di 80 anni che stava morendo di cancro ai polmoni.

“Quell’uomo era tutto gonfio per la chemioterapia, aveva ferite aperte sulle gambe e respirava a malapena! Dopo che i medici gli avevano dato non più di 48 ore, suo figlio lo portò da me. Poiché avevo raccomandato la terapia con olio di cannabis, il giovane aveva consultato anche il medico del padre. Il medico, ovviamente, rifiutava tale trattamento, così alla fine il giovane prese l’olio da me, vi imbevve un piccolo cracker e lo diede a suo padre”.

In meno di trenta minuti, l’anziano ha finalmente ricominciato a respirare normalmente e la sua respirazione si è completamente stabilizzata durante la notte.

“Sebbene i medici avessero “spiegato” che prima della morte le sue funzioni vitali sarebbero tornate per un breve periodo, il figlio non volle aspettare oltre e la mattina dopo fece uscire il padre dall’ospedale. Ha anche interrotto tutte le terapie prescritte al padre. Dopo sei settimane di trattamento con olio di cannabis, l’anziano non aveva più bisogno di insulina e dopo tre mesi era completamente guarito dal cancro”, dice Rick.

Inoltre, ha dichiarato che la terapia con olio di cannabis è ugualmente efficace in tutti i casi, perché non conosce limiti di età. Può essere somministrata anche ai bambini.

Per fornire ingredienti freschi per il suo olio di canapa, Rick iniziò presto a coltivare marijuana, ma il suo campo fu perquisito quattro volte in tre anni dalla polizia. Le persone che affermano pubblicamente di curare il cancro rischiano dai 5 ai 40 anni di carcere, secondo le leggi del Nord America.

Scappare dalla cura – La storia di Rick Simpson (integrale)

Così, Jack è stato imprigionato per quattro giorni in Canada nel 2005, per aver coltivato, posseduto e venduto marijuana. Tuttavia, a un certo punto è stato condannato a 12 anni di reclusione. È stato multato di 2.000 dollari.

“La cosa peggiore è che i giurati erano persone che avevo curato con l’olio di cannabis. Anche il giudice sapeva che era tutta una farsa! A un certo punto mi disse addirittura che avrei dovuto essere premiato, invece che processato! Tutti sapevano, e nessuno poteva fare nulla! Non hanno nemmeno permesso a dieci pazienti che ho curato di testimoniare! Non hanno nemmeno permesso ai medici di salire sul banco degli imputati, né a me di mostrare una pila di documenti medici sugli effetti del mio olio. Se non conoscete il significato di “tribunale codardo”, andate in Canada e capirete cosa intendo”, afferma Jack.

Rick sostiene di non aver mai venduto erba, ma solo olio di canapa, e poiché era profondamente deluso dal governo canadese e dai medici corrotti, ha persino messo la ricetta dell’olio di canapa sulla pagina web phoenixtears.ca.

Secondo lui, la preparazione di questo olio miracoloso è estremamente semplice. Il trattamento di Simpson inizia con alcune gocce di olio di canapa tre volte al giorno.

“La dose abituale che somministro ai pazienti oncologici è di 60 grammi entro 90 giorni. E non è mai troppo tardi per il paziente iniziare la terapia con l’olio di cannabis. Non ci sono scuse come “è tardi”… Se mi chiedete se approvo il fumo di marijuana, vi dirò che non è efficace come l’olio di cannabis, ma è scientificamente provato che le persone che fumano marijuana vivono sei anni in più di quelle che non la fumano”.

Inoltre, aggiunge che, a differenza dell’Europa, il Nord America continua a chiudere un occhio quando si tratta di legalizzare la cannabis. Egli ritiene che ogni Paese del mondo dovrebbe permettere ai propri cittadini di coltivare e usare la cannabis per scopi medici. Sottolinea anche che le farmacie dovrebbero essere aperte per coloro che non possono coltivarla.

“Poco si sa che la cannabis è stata usata come uno dei rimedi più curativi centinaia di anni prima di Cristo. Nelle antiche scritture religiose persiane, che tra l’altro descrivono le erbe più curative, la cannabis occupa il primo posto”, conclude Rick.

Il suo più grande desiderio e obiettivo è quello di vivere in un mondo senza cancro.

Alexander Light

Fonti: humansbefree.com & tabublog.com & Archivi Privati

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