Il Tasso di Natalità dell’UE Scende al Minimo degli Ultimi 60 anni Mentre il Mondo Occidentale è alle Prese con un Crollo Record
E’ inutile girarci intorno, il problema del calo delle nascite al di la di tutto quello che ci ruota attorno è dettato da una collettiva presa di posizione che considera i bambini una vera e propria palla al piede, le donne hanno desiderato la parità dei sessi perché volevano entrare in competizione con l’uomo e non hanno neanche lontanamente preso in considerazione il fatto che stando così le cose pure lui ora ambisce a diventare come loro, al punto da cambiare sesso nella speranza che questo ruolo gli consenta di fare la bella vita.
Insomma viviamo in un contesto di Culatoni e di Lesbiche o Trans Ultima Generazione che quando si alzano la mattina sognano di fare la pipi nel bagno delle donne, ed i figli li vogliono fatti in provetta convinti che lo sperma e gli ovuli fanno parte di una generazione di deficienti che sognano ancora una famiglia come si conviene.
Siano una società che sta 10 ore al giorno davanti al cellulare e per comunicare con una struttura pubblica perde una mattinata a parlare con un robot dall’altro capo del telefono, crede che i vaccini gli danno la vita eterna ed è convinto che la guerra deve essere fatta per ottenere la pace, si fa 3 ore di coda in macchina ogni settimana per andare in un qualsiasi luogo ricreativo per consolidare ogni volta tutta la sua propensione acquisita nel tempo a mandare al Aff…. chi come lui ha deciso di fare la stessa cosa, ed i figli che hanno la disgraziata idea di essere stati messi al mondo, una volta che nascono hanno ancora prima di aprire bocca un debito di oltre 300 mila euro da elargire al governo, sempre che non sia cosi fortunato da avere come madre surrogata una Escort, che di questi tempi risulta essere una della poche categorie professionali esistenti che il debito può ancora permettersi si pagarlo considerata quella che è la situazione attuale.
Quello che avrete modo di leggere sono dati oggettivi che non possono essere in alcun modo essere messi in discussione, ma per Dio! Fatevi tutti un esame di coscienza e per una volta comportatevi come Dio comanda, ammesso che pure lui abbia ancora una qualche voce in capitolo.
Toba60
Questo lavoro comporta tempo e denaro e senza fondi non possiamo dare seguito ad un progetto che dura ormai da anni, sotto c’è un logo dove potete contribuire a dare continuità a qualcosa che pochi portali in Italia e nel mondo offrono per qualità e affidabilità di contenuti unici nel loro genere.
Il Tasso di Natalità dell’UE Scende al Minimo degli Ultimi 60 anni
La tendenza rispecchia analoghi tassi di fertilità da record in Inghilterra, Galles, Stati Uniti e persino in Cina.
L’Unione Europea ha registrato il numero più basso di nascite in oltre 60 anni, con un drammatico calo del 5,5% rispetto all’anno precedente, segnando il più grande calo annuale mai registrato.

L’anno scorso sono nati circa 3.665.142 bambini in tutta l’UE, con diversi Paesi dell’Europa orientale che hanno registrato i cali più consistenti.
In Romania le nascite sono crollate del 13,9%, mentre in Polonia e nella Repubblica Ceca il calo è stato rispettivamente del 10,7 e del 10%.
Anche le nazioni più ricche del blocco non sono sfuggite al cambiamento demografico, con la Francia che ha registrato un calo del 6,6% e la Germania che ha visto le nascite diminuire del 6,2%.
La tendenza rispecchia analoghi tassi di fertilità da record in Inghilterra e Galles, Cina e Stati Uniti.
La professoressa Melinda Mills dell’Università di Oxford attribuisce il declino a diversi fattori chiave che influenzano le scelte delle donne in materia di genitorialità.
“Le donne sono più istruite. Sono entrate nel mercato del lavoro e hanno difficoltà a combinarlo con la cura dei figli non retribuita. Spesso devono occuparsi molto della cura dei figli a casa”, ha spiegato.
La tendenza a ritardare la genitorialità fino ai 30 anni crea ulteriori sfide.
Altri Come Questo:
1) Disastro del tasso di fertilità nel Regno Unito: Inghilterra e Galles raggiungono il livello più basso dall’inizio delle registrazioni: ecco le aree più colpite
2) Il Regno Unito dipenderà dall’immigrazione fino al 2100 a causa del calo del tasso di natalità, in un “cambiamento sociale sconcertante”.
3) Nel villaggio ci sono più PUPPET che esseri umani, mentre i giovani se ne vanno per cercare lavoro altrove
“Si inizia ad avere figli quando biologicamente si è meno capaci di averne”, ha osservato Mills. “Si può essere in grado di avere un figlio, ma poiché si inizia così tardi biologicamente, è davvero difficile avere altri figli. Le persone si trovano spiazzate e non hanno più tempo”.
Il professore norvegese di demografia Arnstein Aassve ha indicato come altro fattore chiave il crescente onere finanziario della genitorialità moderna.

“Quando ero bambino, dopo la scuola ti veniva chiesto di uscire a giocare. Ora la genitorialità è un grande investimento che costa moltissimo. E vi costerà per circa 20-25 anni”, ha detto.
Anche l’atteggiamento dei giovani europei nei confronti delle dimensioni della famiglia sta cambiando in modo significativo.
Quando ero bambino, dopo la scuola ti veniva chiesto di uscire a giocare. Ora la genitorialità è un grande investimento”, ha dichiarato il prof.
“Quando chiediamo alle persone quale sarebbe la loro famiglia ideale, la genitorialità è molto importante. Ma se si hanno uno, due o tre figli, sembra che questo aspetto stia diventando molto meno importante”, ha spiegato Aassve.
Il cambiamento demografico pone sfide significative al mercato del lavoro e alle finanze pubbliche dell’UE.
La Germania si trova già ad affrontare gravi pressioni sulla forza lavoro, con circa 1,3 milioni di posizioni non coperte.
Il professor Andrew J. Scott, economista, ha sottolineato il cambiamento delle dinamiche della forza lavoro: “Nell’UE, si sta già vedendo che sta iniziando a diventare un punto critico. Negli ultimi 10 anni, la maggior parte della crescita occupazionale è derivata dai lavoratori di età superiore ai 50 anni”.
Il sistema pensionistico si trova ad affrontare una pressione crescente, con le generazioni più giovani che probabilmente ne sopporteranno l’onere.
Le due opzioni sono: o si pagheranno meno pensioni o si lavorerà più a lungo”, ha detto il professor Aassve, aggiungendo: “Sospetto che i baby boomer se ne andranno con la torta e che l’onere ricadrà sulla generazione più giovane che sta arrivando”: “Sospetto che i baby boomer se ne andranno con la torta e che l’onere ricadrà sulla generazione più giovane, molto più piccola, che sta per arrivare”.
Quali sono le cause del calo delle nascite in Italia?
Nel 2022 sono nati meno di 400.000 bambini: è il numero più basso mai registrato dall’unità d’Italia. Stipendi bassi e mancanza di welfare sono tra le cause di una denatalità costante che va avanti da circa 15 anni.
Nel 2100 in Italia potrebbero esserci metà delle persone che ci sono oggi. Passeremo quindi dai 60 milioni di abitanti a 30 milioni di abitanti. Ma com’è possibile? Beh facile: perché facciamo sempre meno figli.

Pensate che quando venne fatto il primo censimento nel 1862, i nuovi nati erano circa 900.000. 160 anni dopo sono addirittura dimezzati: parliamo di meno di 400.000 nuovi nati nel 2022. È il numero di nascite più basso mai registrato dall’unità d’Italia. I giovani fanno sempre meno figli e chi li fa, invece, lo fa sempre più tardi: secondo il rapporto Istat sulla natalità e fecondità del 2021, l’età media delle donne al momento della nascita del primo figlio è di quasi 32 anni e il numero medio di figli è meno di 1,2 per donna. Chiaramente 150 anni fa i tempi erano molto diversi dai giorni nostri. Ma anche se guardiamo solo agli ultimi 15 anni il trend è nettamente negativo. Un crollo delle nascite continuo a partire dal 2008, quando i nati registrati furono quasi 600.000.
Perché gli italiani non fanno più figli?
Dare una risposta a questa domanda non è semplice. Innanzitutto quella di fare figli è una scelta personale dettata da svariati motivi che non può essere giudicata. Ma se analizziamo le motivazioni date dalle madri nel report “Le equilibriste” di Save the Children, quello che ci ritroviamo davanti è un quadro che mostra chiaramente il perché le donne preferiscono non allargare la famiglia o, addirittura, di non mettere al mondo neanche un figlio. A giocare un ruolo fondamentale, come potete ben immaginare, è la stabilità economica che, se arriva, arriva dopo i trent’anni. E questo, di conseguenza, influisce sulla decisione di quando, in che quantità o se, fare figli.
Siamo all’interno di un contesto del mercato del lavoro già precario, dove le donne, e nello specifico le madri, devono ancora fare i conti con il gender gap. È un dato di fatto che guadagnano meno degli uomini: secondo un’indagine del 2022 di Alma Laurea a fronte di 1860 euro netti guadagnati dai papà, le mamme ne guadagnano 1505. Spesso, a causa dell’assenza dei servizi di cura e di welfare, sono costrette a subire un rallentamento di carriera, magari passando a un part time, rinunciando a delle promozioni o addirittura sacrificando il proprio lavoro. Secondo il report dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro sulle dimissioni delle lavoratrici madri e dei lavoratori padri, nel 2021, su un totale di 52.436 dimissioni, 37.662, cioè il 72%, sono date dalle madri.
Tra queste, più della metà si dimette perché non riesce a conciliare la cura dei figli con la carriera. Infatti, dopo il congedo obbligatorio, che dura un totale di 5 mesi per le donne e solo 10 giorni per gli uomini, le mamme devono rientrare a lavoro dovendo affidare il figlio alle cure di qualcun altro. E a chi lo danno questo neonato? Ai nonni? Se ci sono e possono dare una mano, sì! Ma chi non può affidare i figli alle cure dei nonni si deve rivolgere ai nidi. Il problema, però, è che i nidi pubblici non sono abbastanza e la retta di quelli privati è davvero alta.

Secondo un’indagine del 2022 di Altroconsumo sui nidi privati, infatti, la retta di questo servizio essenziale può arrivare a costare anche più di 600 euro al mese. A casa, poi, la situazione non migliora: le mamme sono sole nella cura dei figli. Le donne dedicano alla cura del figlio circa 16 ore al giorno, contro le sette ore del partner. In questo contesto, ritagliarsi del tempo libero per se stesse o per la coppia è sempre più faticoso. Ma anche superati i primi anni, in cui i bambini sono più dipendenti dai genitori, la situazione resta difficile. Secondo la Relazione annuale della Banca d’Italia del 2021, crescere un figlio costa a ogni famiglia più di 600 euro al mese. Mantenerlo nel suo primo anno di vita può costare complessivamente dai 7 mila fino ai 17 mila euro. Tutti questi fattori spingono le donne a scegliere di fare sempre meno figli.
Sempre secondo il report “Le equilibriste”, su un campione di 800 mamme con un figlio tra i 0 e i 2 anni, quasi la metà sostiene di non volerne altri. Alla domanda sul perché di questa scelta hanno risposto perché troppo faticoso, perché non riuscirebbero a conciliare vita lavorativa e familiare, e perché non ricevono abbastanza supporto dallo Stato.
Il problema dell’infertilità
Ma non è finita qui, perché, come se non bastasse, a metterci il carico da 90 ci pensa la biologia, che insieme a tutti i motivi citati finora, incide sulla nostra capacità di fare figli. Abbiamo detto che la stabilità economica e quindi la nostra possibilità di metter su famiglia non arriva prima dei trenta, trentacinque anni. Ma questo è proprio il periodo in cui la nostra fertilità, soprattutto per le donne, cala drasticamente. Secondo il Ministero della Salute, il periodo di fertilità massima per le donne si registra dai 20 ai 30 anni. Si ha poi un primo calo intorno ai 32 anni, che diventa più significativo sui 35-37 anni rendendo sempre più difficoltoso avere un figlio naturalmente.
Va anche detto che questa forte denatalità che stiamo vivendo dipende anche da un problema fisiologico: ci sono meno donne in età fertile rispetto alle generazioni precedenti. Questo perché, dopo il baby boom degli anni ‘60, abbiamo attraversato quello che viene definito baby bust, cioè una contrazione delle nascite nel ventennio 1976-1995. Meno nascite significa avere meno bambine e quindi meno donne che in futuro faranno figli, innescando così un effetto a catena che, capite bene, porterà a una sempre maggiore denatalità. E questo effetto a catena è stato evidenziato anche dalla rivista scientifica The Lancet che ha stimato che entro il 2100 ben 23 paesi del mondo, andando a questo ritmo, potrebbero dimezzare la loro popolazione. Nello specifico la popolazione dell’Italia, potrebbe passare dai 61 milioni di abitanti attuali a circa 30 milioni entro la fine del secolo. Questo scenario è confermato anche dall’Istat, che prevede una popolazione, nel 2070, di circa 47 milioni.
Le conseguenze del calo delle nascite
Ma cosa significa vivere in un paese con una popolazione dimezzata e con sempre meno nuovi nati? Innanzitutto significa porre l’Italia davanti a una sfida economica che, visto il trend, probabilmente ci ritroveremo ad affrontare prima di quanto pensiamo. Avere meno giovani in un paese significa avere meno lavoratori e quindi meno contribuenti. In parole povere, significa che lo Stato dovrà trovare un altro modo per sovvenzionare tutti i servizi pubblici di cui usufruiamo e che attualmente finanziamo attraverso le tasse: come la sanità, l’istruzione, la difesa ma, soprattutto, le pensioni. Secondo un rapporto dell’Istat sul futuro della popolazione, nel 2050 ci sarà 1 giovane ogni 3 anziani: non abbastanza forza lavoro per garantire a tutti una pensione adeguata.

Questo dilemma del fare figli sta accadendo in un periodo storico in cui essere giovani è sinonimo di precarietà. Facciamo sempre più fatica a inserirci nel mondo del lavoro, spesso senza neanche avere la certezza di un contratto. Gli stipendi poi non crescono da decenni: secondo l’ultima elaborazione Ocse, lo stipendio medio di un italiano, è rimasto intorno ai 40 mila dollari lordi dal 1990. Intanto il costo della vita aumenta: l’alta inflazione impoverisce sempre di più i lavoratori, abbassando il loro potere d’acquisto. Fare la spesa costa di più e gli affitti sono alle stelle. E anche quella di comprare casa per mettere su famiglia è una scelta che in molti non possono permettersi: la crisi del settore immobiliare infatti rientra tra le cause evidenziate dall’Istat per spiegare il calo della nascita dei primi figli.
Alla luce di tutto ciò, non stupisce la scelta di uomini e donne di mettere al mondo meno figli, anche quando si desiderano. Ed è difficile immaginare che le cose cambino finché il contesto sarà questo.
James Saunders
Fonte: gbnews.com & wamily.it
SOSTIENICI TRAMITE BONIFICO:
IBAN: IT19B0306967684510332613282
INTESTATO A: Marco Stella (Toba60)
SWIFT: BCITITMM
CAUSALE: DONAZIONE
