La guerra è pace, la libertà è schiavitù, l’ignoranza è forza, Trump ha imparato molto bene la lezione
Chi scrive aveva una madre che abitava a Vienna presso un edificio ubicato dietro il parlamento e ai comizi del Fuhrer svolti in questa città assisteva sempre in prima fila con le bandierine in mano in Virtù delle consuete coreografie create da Albert Speer a cui dovevano partecipare tutte le scolaresche e quando mi raccontava della sua esperienza giovanile le si illuminavano gli occhi dall’emozione.
Mio padre era pilota di caccia nella seconda guerra mondiale e fu l’unico sopravvissuto della sua squadriglia e per tutto il tempo che fu in vita aveva una vera e propria venerazione per Benito Mussolini dove conservo tutt’ora una foto che lo ritrae insieme a lui, ho ereditato tra l’altro il suo libretto di volo in cuoio che indicava gli aerei pilotati e le spedizioni da lui svolte in tempo di guerra.
Rimase fedele fino all’ultimo al Duce e aderì di conseguenza alla repubblica di Salò e la cosa alla fine gli costo cara in quanto come tutti coloro che perdono la guerra gli fu confiscato ogni titolo e proprietà posseduta.
Erano giovani all’epoca e le aspettative erano quelle di chi proveniva da un periodo di fame, miseria e carestia, ed è stato gioco facile per un manipolo di manigoldi dare a credere che la guerra era la soluzione a tutti i loro mali, non ho mai approvato il loro entusiasmo per dei leader che in combutta con i loro nemici hanno messo in gioco la vita di oltre 60 milioni di persone.
Gli volevo bene e non voglio giudicare un operato che è stato condiviso all’unisono in ogni parte del mondo, rimane il fatto che alla luce di quello che vedo davanti ai miei occhi vivo nella convinzione che la loro esperienza ed il loro sacrificio sia stato vano in quanto le generazioni successive ripetono di continuo gli stessi errori.
Toba60
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La guerra è pace, la libertà è schiavitù, l’ignoranza è forza
Di epoca in epoca, le parole, all’apparenza criptiche, di George Orwell ne fanno uno che meglio di Tiresia vedeva l’apocalisse verso la quale andavamo precipitando. Questo predisse a Odisseo che, una vota tornato a Itaca avrebbe dovuto ripartire ed errare ancora. Quello ci assicurò che, scampati dal gorgo nazifascismo e guerra, vi ci avrebbero riprecipitati. E ciò che si sta avventando sul mondo in questi giorni di impazzimento dei fautori di guerra e nuovi fascismi, ne realizza le previsioni.

Il protagonista assoluto è l’uomo paradosso ricomparso sulla scena, dopo il suo primo mandato, assicurando pace e riconciliazione ai quattro angoli del mondo. Oggi siamo ai missili Tomahawk concessi al corrotto despota neonazi di Kiev con cui i tecnici Nato, presenti sul campo sotto mentite spoglie fin dal colpo di Stato del 2014, vorranno mozzare le zampe all’orso russo, colpendone le strutture vitali fino a Vladivostok.
A Gaza si chiamano tregua o cessate il fuoco, o Piano di Pace, per placare i fremiti di indignazione mondiale, i rinnovati stermini di sopravviventi nell’età della pietra allestitagli da chi ci salva dal terrorismo. In Cisgiordania a 800.000 coloni armati è stato dato il via alla caccia col ferro e col fuoco di 2,3 milioni di indigeni colonizzati disarmati.
Dopo aver provato a distrarre coloro che potrebbero obiettare prospettandogli il silenzio dei tamburi e proficui scambi di beni e servizi, il taumaturgo quasi Nobel della Pace ha allestito un mostruoso apparato di morte contro un popolo in America Latina. Il cui crimine è che da un quarto di secolo dimostra che si può tener testa al predatore, garantirsi vita e giustizia e far da avanguardia a tutto un continente già destinato a cortile di casa yankee.
Per far trangugiare all’umanità, che sulla Palestina aveva incominciato a gettare bastoni tra le ruote dello schiacciassi sion-imperialista, nuovi genocidi dall’altra parte del pianeta, lo sponsor e fruitore bancario di tutto il narcotraffico mondiale, ha dato del narcos al presidente del paese, il Venezuela, che non aveva mai visto fiorire neppure una piantina di cannabis. Ma che, in compenso, si teneva stretto il petrolio che gli permetteva di nutrire e curare e far lavorare e abitare le sue genti e lo negava a coloro che ne vorrebbero trarre trilioni a proprio uso e consumo e a compravendita di tutto il resto.
Viene puntata dagli F-35 del pazzoide di Washington anche la Colombia, passata da narcopresidenti alla Uribe, cari ai gringos, a uno, Gustavo Petro, che la pensa e la fa come i bolivariani del Venezuela, del Nicaragua, dell’Honduras, del Messico. Intanto Maduro, a cui la valida mobilitazione civico-militare di tutto un popolo chavista servirebbe, sì, a contrastare un’invasione-occupazione, ma molto meno contro i bombardamenti di quegli F-35, si è rivolto per una mano a Russia, Cina e Iran. Certamente amici, ma la Cina si tiene ontologicamente lontana da ogni sbattere di sciabole. L’Iran deve guardarsi da chi gli agita in faccia le sue bombe atomiche e la Russia, beh, se pensiamo alla Siria, meglio proprio non farci conto.
Tutto questo Zeitgeist, spirito del tempo come in Germania i filosofi chiamavano la tendenza generale, cioè la forza che si mette sotto i piedi il diritto, è più contagioso di una finta epidemia mirata a passivizzare le persone in vista del peggio in arrivo e non può non avere le sue ricadute sulle cose spicciole. Come da noi, con la separazione delle carriere, la messa a guinzaglio del Pubblico Ministero e il regime, presto premierato, che detta quali reati perseguire – un presidio davanti a una fabbrica, un flash mob anti-Ponte – e quali no – il sindaco che passa l’appalto al cugino, o lo squadrista nero che devasta una scuola pro-Pal (è successo quattro volte in pochi giorni a Genova).

Qualche altro caso, alla rinfusa, di Zeitgeist spicciolo (de minimis non curator praetor)? In piena assemblea dei massimi dignitari della società umana, al palazzo di vetro, un tentacolo della piovra cannibala di Tel Aviv dà della strega a Francesca Albanese, indicandole il destino sul rogo. Poi il tipo con la pannocchia in testa le blocca l’accesso ai suoi soldi. Niente conti bancari alla reietta. Al governatore di Rio, un fascistone bolsonariano, gli gira di far festa nella favela e, copiato e incollato il modulo trumpiano, dà dei narcos a tutti i disperati morti di fame confinati tra cartoni e lamiere (io li conosco) e ne ammazza un 150 (ovviamente neanche un boss).
Per rinnovare l’anatema contro le continue interferenze di Mosca nel vari Russiagate che intorbidano i risultati elettorali in Occidente, niente di meglio che un Trump che promette agli argentini 40 miliardi di dollari, ma solo se votano il picciotto Milei. Calci in culo in caso contrario.
Una bella usanza, di grandiosa efficacia per mettere a posto disturbatori, l’aveva inaugurata il presidente canadese Trudeau. Ai camionisti che, con una loro “Colonna della libertà” avevano percorso il paese protestando contro i ceppi del “green pass”, aveva chiuso i conti bancari. Niente prelievo, niente pagnotta. Fine corsa. Ha fatto scuola. Conoscete Frederìc Baldan, autorevole lobbista alla UE, ha scritto un libro da collocare sulla mensola del caminetto: “Ursula Gates, la von der Leyen e il potere delle lobby a Bruxelles”, dove si disseppelliva l’insabbiato scandalo dello Pfizergate (gli sms privati Ursula-Bourla relativi a miliardi di dosi Pfizer e di euro nostri, che poi erano stati fatti sparire)? No? Ora conviene saperne, perché quello che hanno fatto a lui è il metodo Trudeau, un metodo in vista di nuovi disturbatori: le banche belghe gli hanno chiuso tutti i conti bancari, personali e aziendali, compreso il conto di risparmio del figlio di cinque anni. Si aggira sul lastrico.
Tra gli spiccioli, di poco conto, ma illuminanti quanto un faro da 2000 watt sul famigerato spirito del tempo, quanto è successo a Larry Bushart, veterano e multi-encomiato alto funzionario di polizia a Perry County, nel Tennessee. E’ stato cacciato dalla polizia, gli hanno tolto tutti i nulla osta e visti, addirittura del Dipartimento di Stato e l’hanno chiuso in una cella della prigione di Perry. Quale il crimine? Aveva deplorato, in termini di sfottò, coloro che, come il bonzo dai capelli gialli, si strappavano i capelli per il martirio del propagandista nazista Charlie Kirk e avevano esaltato il suo retaggio ideologico.
Eccessi americani? A un collega di Larry, poliziotto di Weissenburg in Germania, il tribunale amministrativo di Ansbach ha tolto la qualifica, lo stipendio, la pensione e lo ha espulso da tutti i corpi delle forze dell’ordine. Il delitto: aveva criticato il Green pass e altre norme di costrizione adottate in nome del Covid.
Ma rifacendoci ai padri “Ubi major minor cessat”. E dunque torniamo ai massimi sistemi. Quelli del Trump uno e trino e quadruplo e quintuplo e….Guerra alla Russia, Guerra alla Palestina, guerra alla Somalia (da 100 giorni bombarda quel paese, lo sapevate?), guerra all’Iran e, ora guerra al Venezuela. E pensare che il narcotraffico non è affatto una minaccia al capitalismo statunitense.
E’ invece una delle sue forme clandestine di riproduzione.
Fulvio Grimaldi
Fonte: fulviogrimaldi.blogspot.com



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