Siamo Governati da Clown: Il segretario generale della NATO Mark Rutte annuncia che la Russia sta perdendo la guerra e l’Ucraina sta vincendo
Io sono convinto che una rivoluzione in Italia in Europa e nel Mondo non sia ancora scoppiata per colpa dei vaccini, sto facendo violenza a me stesso per portare avanti questa teoria complottista, perché molto più attinente alla realtà c’è una seconda ipotesi che vede gran parte della comunità mondiale ascoltare dei politici i quali hanno promesso loro che comunque vada andrà tutto bene. 🙁
Toba60
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Guerra in Europa: la Russia riduce il bilancio della difesa
Viviamo davvero tempi interessanti! Vedendo il generale in pensione Keith Kellogg e il segretario generale della NATO Mark Rutte declamare davanti alle telecamere, l’uno con serietà e compostezza, l’altro con scherno e disinvoltura, la grande tirata «La Russia sta perdendo la guerra e l’Ucraina la sta vincendo», è difficile non pensare ad alcune vignette di Si cammina sulla Luna, il famoso album delle avventure di Tintin. Vi si vede il capitano Haddock che prende in giro i Dupondt dicendo loro che il circo Hipparque (dove sarebbe atterrato il razzo lunare) aveva bisogno di due clown e che loro sarebbero stati perfetti per il ruolo.

Bisogna riconoscere che al momento non mancano gli umoristi involontari su entrambe le sponde dell’Atlantico: Lindsey Graham, Alexander Stubb, Kaja Kallas, Jean-Noël Barrot… la concorrenza è agguerrita. Dall’inizio della guerra in Ucraina, le dichiarazioni più stupide pronunciate con tono dottorale e professorale si accumulano per la gioia o lo sconforto di fronte a tanta stupidità degli storici del futuro. Con poche eccezioni, politici, militari e presunti esperti rivaleggiano in spiegazioni contorte, approssimazioni e contraddizioni.
Alcuni sostengono che la Russia sia sul punto di crollare, mentre altri – talvolta gli stessi – spiegano che presto invaderà l’Europa. Ci viene detto, con grande serietà, che la Russia non vuole negoziare per continuare la guerra, ma allo stesso tempo che non ha i mezzi per proseguirla. Che sta perdendo, ma che bisogna impedirle di vincere.
E soprattutto, continuiamo ad attribuire al Cremlino comportamenti assurdi senza porci domande. Che senso ha moltiplicare le cosiddette “provocazioni” droni in Polonia o in Romania, interferenze GPS su aerei ufficiali europei, violazioni volontarie dello spazio aereo della NATO, misteriosi sorvoli di oggetti luminosi – affinché siano ben visibili? – sopra gli aeroporti scandinavi o tedeschi? «I russi vogliono testare le difese europee», ci rispondono. Ah sì? Quindi vogliono invaderci subito, vero? In ogni caso, non appena avranno finito di conquistare l’Ucraina… centimetro dopo centimetro.
E questi incidenti avvengono proprio nel momento in cui gli Stati Uniti sembrano pronti ad abbandonare l’Europa al suo triste destino. Ragionando per assurdo, si potrebbe dire che Vladimir Putin abbia deciso di venire in aiuto ai suoi cari amici europei e stia moltiplicando le provocazioni per spingere Donald Trump a cambiare idea e riprendere gli aiuti massicci all’Ucraina. E persino a prendere in considerazione la possibilità di fornire a Volodymyr Zelensky missili da crociera a medio raggio Tomahawk, in grado di trasportare carichi nucleari! « Insanity! », esclama Scott Ritter in uno dei suoi «Coups de gueule» (sfoghi).
Continuiamo il ragionamento per assurdo: vedendo che i paesi europei della NATO hanno qualche difficoltà ad aumentare i loro bilanci della difesa, come richiesto dagli Stati Uniti, il presidente russo ha deciso di aiutarli rendendo tangibile una minaccia altrimenti molto lontana o addirittura inesistente.
Ovviamente, non si può escludere del tutto l’idea che, come bambini davanti a un formicaio, gli strateghi russi si divertano a creare caos per osservare gli europei correre in tutte le direzioni. Ma si tratterebbe di occupazioni futili, che richiedono risorse che potrebbero essere impiegate meglio altrove, in tempi piuttosto gravi in cui lo scoppio di una nuova guerra mondiale è appeso a un filo.
È vero che con i russi ci si può aspettare di tutto, non è vero? Ma forse non ci si aspetta che, nel bel mezzo di un’operazione militare speciale in Ucraina e mentre ritengono che l’Europa abbia dichiarato loro guerra, riducano il loro bilancio militare. Eppure è proprio quello che il governo russo prevede nel bilancio del 2026!
Ma basta con l’ironia. Come riportato, tra gli altri, dal quotidiano economico russo RBK il 29 settembre, il progetto di bilancio federale russo per gli anni 2026-2028 prevede una riduzione delle spese per la difesa. Il documento presentato dal Ministero delle Finanze1 segna una svolta nella politica di bilancio del Paese, poiché le spese militari vengono ridotte, mentre vengono introdotte nuove misure fiscali per tenere conto del deficit previsto (tra il 2% e il 2,2% del PIL secondo il primo ministro Mikhail Mishustin). Ricordiamo che il debito pubblico russo ammonta a circa il 17,2% del PIL nel 2025 (contro l’114% della Francia), il che riflette una gestione prudente nel contesto delle sanzioni.
Le spese per la difesa passeranno da 13.500 miliardi di rubli nel 2025 a 12.600 miliardi di rubli nel 2026, ovvero circa 129 miliardi di euro (5,8% del PIL). Il ministero delle Finanze giustifica questa riduzione con un’economia già militarizzata, i progressi sul campo di battaglia in Ucraina e gli sforzi compiuti per attenuare le distorsioni economiche causate da un surriscaldamento del bilancio.
Per compensare il deficit e sostenere le spese prioritarie, il governo introduce aumenti fiscali mirati, generando circa 1.200 miliardi di rubli supplementari (0,5% del PIL), in particolare l’aumento dell’aliquota IVA dal 20 al 22%. Il ministero sottolinea che questi fondi rimangono sufficienti per soddisfare le esigenze delle forze armate e le garanzie sociali: dovrebbero preservare le condizioni di crescita dei salari reali e dei redditi delle famiglie e aumentare gli assegni per l’alloggio e il sostegno familiare, rispondendo al contempo alle esigenze di difesa.

Una simile dichiarazione appare come una involontaria provocazione nei confronti dei paesi europei che prevedono piuttosto una riduzione della spesa sociale per finanziare l’aumento del bilancio militare. Ci si può chiedere se viviamo davvero nello stesso spazio-tempo e se gli occidentali non stiano scivolando in un episodio distopico di La Quatrième Dimension (The Twilight Zone), la famosa serie televisiva dei primi anni ’60.
Alcuni commentatori occidentali vedono in questo calo la prova della difficoltà della Russia a continuare a finanziare la guerra, senza rendersi conto che in questo modo contraddicono la narrativa quasi ufficiale delle «provocazioni» e della presunta volontà di Putin di invadere l’Europa. In realtà, questo bilancio suggerisce il contrario di un’escalation: una maggiore fiducia nei progressi sul campo di battaglia e nella prospettiva di una prossima soluzione del conflitto, pur preservando margini di manovra per sviluppi futuri e spiacevoli.
Certo, lo scorso 25 settembre, durante una riunione a margine dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite a New York, il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, ha precisato che, attraverso la crisi in Ucraina, provocata dall’Occidente collettivo, «la NATO e l’Unione Europea hanno già dichiarato una vera e propria guerra al [suo] Paese e vi partecipano direttamente». Tuttavia, sembra che i leader russi non credano all’estensione delle operazioni verso un vero e proprio conflitto armato contro l’Occidente. In uno dei suoi messaggi su Telegram, l’ex presidente Dmitrij Medvedev spiega che una guerra contro i paesi europei sarebbe contraria agli interessi della Russia, che non avrebbe nulla da guadagnarci, mentre il popolo russo deve concentrarsi sullo sviluppo dei propri territori, impresa complessa e costosa.
Spiega inoltre che l’Europa stessa non può scatenare una guerra del genere. Innanzitutto perché «i paesi europei sono vulnerabili e divisi» e «nell’attuale caos economico non hanno semplicemente i mezzi per condurre una guerra contro la Russia». In secondo luogo, perché «i leader europei sono dei degenerati insignificanti» che «non hanno una visione strategica e, ancor meno, lo slancio necessario per prendere decisioni militari vincenti». Infine, perché la maggioranza degli europei, «inerte e troppo viziata, non vuole combattere per ideali comuni, né tantomeno per la propria terra».
Tuttavia, l’ex presidente non esclude la possibilità di un incidente fatale causato dall’«iperattività di idioti irresponsabili» con il «rischio del tutto reale di degenerare in una guerra con l’uso di armi di distruzione di massa».
«Bisogna quindi rimanere vigili», conclude. Un consiglio saggio.
*1 Il testo in russo è disponibile sul sito legislativo della Duma di Stato.
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