Soros, Francia e guerre in Africa
Il viceprimo ministro Luigi Di Maio ha recentemente accusato la Francia di approfittare dello sfruttamento dell’Africa, trascurando di contribuire all’economia del continente, con una percezione negativa della politica estera francese ampiamente condivisa dagli africani. Tuttavia, parlando nel 2017 di accuse di corruzione contro il candidato presidenziale Francois Fillon, l’ex-direttore di Transparency International Daniel Lebegue affermò che in Francia c’era stato un “cambio di cultura”. D’ora in poi, sosteneva, i cittadini non accetteranno più la corruzione in alcuna forma, accreditando la sua organizzazione per tale cambiamento. La storia del coinvolgimento francese in Africa dall’indipendenza è un vero e proprio pozzo nero di corruzione. Durante la Guerra Fredda, i leader che favorivano lo sviluppo nazionale rispetto agli interessi corporativi delle élite parigine venivano regolarmente denunciati come tirapiedi sovietici e rovesciati. Oggi le agenzie internazionali anti-corruzione operano al massimo livello della governance globale. Ma cosa succede se le agenzie globali anti-corruzione sono esse stesse la radice di una corruzione molto più profonda? Come diceva Giovenale, “Quis custodiet ipsos custodes, chi guarda i guardiani?” Il 26 gennaio, un mandato di arresto internazionale fu emesso dal governo della Guinea Equatoriale contro Daniel Lebegue e l’avvocato francese William Bourdon. I due erano accusati di terrorismo. In qualsiasi democrazia funzionante, il mandato di cattura avrebbe fatto notizia in prima pagina, data la gravità delle accuse. Ma a parte una breve relazione su Radio France Internationale, la notizia fu ampiamente ignorata dai media francesi. Di cosa esattamente il governo della Guinea Equatoriale accusa questi uomini? C’è qualche prova a sostenerne le affermazioni? Ci sarebbe una cospirazione del governo francese e delle agenzie internazionali per destabilizzare alcuni governi africani? Quali sarebbero le implicazioni geopolitiche e culturali di tale cospirazione? Mentre le accuse di terrorismo sono fatte contro i giudici e politici francesi, Vincent Bolloré, “onnipotente” magnate francese che controlla la maggior parte dell’Africa, è indagato dalla magistratura francese per corruzione. A differenza dei mandati di cattura estremamente gravi e scarsamente segnalati contro Bourdon e Lebegue per terrorismo, le accuse contro Vincent Bolloré per corruzione di funzionari africani ricevono ampia copertura mediatica. C’è un collegamento tra le due storie? Dimostrerò che c’è, e perché ci consentirà di proiettare come la politica francese in Africa possa svilupparsi nel prossimo futuro.
Il nome Vincent Bolloré è diventato sinonimo di “La Franc-Afrique” o FrançAfrica, termine peggiorativo usato per descrivere la relazione incestuosa tra le élite africane corrotte e le controparti francesi. È una situazione perduta dalla decolonizzazione negli anni ’60. L’industriale francese possiede la maggior parte dei porti dell’Africa occidentale e ha investito molto nei trasporti, nuove tecnologie, media e cinema. Ma negli ultimi anni, l’impero africano di Bolloré ha iniziato a declinare e molti ora prevedono l’inizio della fine del prodigioso miliardario francese. I resoconti della stampa accusano il magnate della “corruzione” nell’attribuzione delle concessioni dei porti africani e le manifestazioni a Parigi contro “la France-Afrique” si sono trasformate in manifestazioni contro Vincent Bolloré. Viene accusato di sostenere i dittatori africani che rapinano e opprimono i popolo. Bolloré è persino stato posto agli arresti domiciliari. Ma Vincent Bolloré è davvero da biasimare per tutti i mali dell’Africa? Bolloré è certamente uno spietato capitalista la cui influenza sui politici francesi aiutò i suoi interessi africani. Dato il ruolo preminente in Africa nei successivi interventi francesi, il suo dossier per la corruzione potrebbe essere molto più grave di quanto è attualmente accusato. Ma sosterrò che esiste un’altra rete di miliardari che vogliono distruggere Bolloré e che il loro programma sociale, politico e culturale è ancor più dannoso per il futuro dell’Africa. I miliardari in questione rastrellano l’indignazione pubblica nei confronti di Bolloré mentre utilizzano una vasta e ben organizzata galassia di ONG e reti della società civile per smantellare l’impero africano dell’oligarca francese, manovre che potrebbero far precipitare nel caos molti Stati africani. Alla testa di tale sforzo internazionale c’è il miliardario e filantropo dell’hedge fund George Soros.
Per capire perché questo accade, dobbiamo considerare l’importanza economica e geopolitica dell’Africa per le grandi potenze e, cosa più importante, per gli oligarchi globalisti che le controllano. In seguito esamineremo tre Paesi africani, in particolare Guinea Equatoriale, Guinea e Togo, dove le élite globaliste conducono una guerra ibrida usando strumenti giuridici, ideologici, mediatici e militari per destabilizzare quei governi. In realtà, tuttavia, quasi tutte le nazioni in Africa sono prese di mira da tale élite. Se i loro sforzi riusciranno, il caos non si diffonderà solo in tutta l’Africa; attraverserà il Mediterraneo fino al cuore dell’Europa, accentuando una crisi migratoria già fuori controllo.
Gli Stati africani non hanno legittimità
Il recente commento del ministro degli Esteri francese Jean-Yves Le Drian che accusa di frode l’elezione del presidente Felix Tshisekedi nella Repubblica democratica del Congo (RDC) è un altro esempio commovente del rifiuto da parte della Francia e dell’UE di rispettare la sovranità degli Stati africani. Nella corsa verso le elezioni della RDC, i media europei avevano chiaramente favorito Martin Fayulu, e quindi non sorprendono le accuse di frode dopo l’elezione di Tshikekedi. Solo le agenzie internazionali approvate dalle élite occidentali hanno l’autorità di dire chi è il vincitore in qualsiasi elezione africana. L’obiettività di tali agenzie non viene mai messa in discussione. La sovranità degli Stati africani viene invariabilmente ignorata, con l’accusa che sono corrotti e quindi incapaci di governarsi. L’atteggiamento profondamente condiscendente e razzista nei confronti dell’Africa pervade tutti i media mainstream. L’atteggiamento neocolonialista di UE e Stati Uniti contrasta in modo evidente col rispetto della sovranità e del diritto internazionale osservati da Russia e Cina. Non sorprende, quindi, che questi Paesi accrescano l’influenza in Africa. Tutti gli esperti concordano sul fatto che l’Africa sarà tra le grandi potenze emergenti del XXI secolo. È quindi inevitabile che le grandi potenze competano per il controllo delle abbondanti risorse dei continenti. Stati Uniti, Cina, Russia, Francia, Regno Unito, Germania, Giappone, Brasile e sempre più la Turchia sono tutti in competizione per contratti in quella che oggi molti chiamano la “nuova corsa per l’Africa”. “Ma quale ruolo gioca la Francia nella nuova lotta geopolitica per il continente? Mentre Cina e Stati Uniti approfondiscono il coinvolgimento in Africa, il futuro status di “grande potenza” della Francia dipenderà dalla capacità di perseguire una politica indipendente dagli Stati Uniti; che promuova stabilità e continuità del governo, prestiti favorevoli per la costruzione di infrastrutture e sviluppo tecnologico; così come promozione della Francofonia come spazio culturale e di civiltà benefico sia per le “metropoli” che per i Paesi francofoni. Ma soprattutto, il rispetto della sovranità degli Stati africani e la promozione della cultura consentirebbero alla Francia di ottenere un potere soft in Africa, a beneficio delle compagnie francesi e africane.
L’incubo globalista della Francia
Tuttavia, il controllo dell’economia francese da parte di finanzieri internazionali impedisce al governo di sviluppare coerenti politiche interne ed estere che servano l’interesse pubblico a lungo termine. I creditori e i detentori di obbligazioni dell’economia francese incoraggiano l’immigrazione di massa dall’Africa per ridurre il costo del lavoro e diluire il desiderio della popolazione nazionale di una governance patriottica; mentre allo stesso tempo cede il potere politico della Francia ad Unione europea, Stati Uniti e Nazioni Unite. Per mantenere l’immigrazione di massa, i Paesi africani devono essere tenuti in condizioni di sottomissione agli interessi dell’élite internazionale al potere. Il risultato di questa politica è l’impoverimento della Francia e dei Paesi francofoni africani. Nel suo libro The Pentagon’s New Map and Blueprint for Action, l’ex-stratega del Pentagono Thomas Barnett sostiene che la politica estera degli Stati Uniti consiste nel garantire un flusso costante di migranti dai Paesi africani verso l’Europa, dove sarebbero incoraggiati a mescolarsi con gli europei etnici. Inoltre, Barnett sostiene che le diaspore dai Paesi africani all’Europa potrebbero facilmente essere manipolate per sostenere avventure militari contro i loro stessi Paesi in nome dei diritti umani e della democrazia. Fa tutto parte della teoria del “Five Flows of Globalization”: il libero flusso di denaro, persone, sicurezza, energia e cibo. Secondo il dogma neoliberista, tutti questi flussi devono favorire gli interessi del capitalismo monopolistico. Uno degli aspetti centrali della globalizzazione dalla caduta del muro di Berlino è la proliferazione delle ONG internazionali. Migliaia di ONG operano in Africa, utilizzate come copertura per operazioni militari segrete. Durante la guerra civile nigeriana (1967-1970), la Francia appoggiò lo Stato secessionista del Biafra, mentre Stati Uniti, Gran Bretagna ed ‘Unione Sovietica sostennero il governo nigeriano. Un giovane medico francese di nome Bernard Kouchner fu accusato di strumentalizzare le ONG umanitarie per la propaganda di guerra. La complessa geopolitica e l’impegno militare francese nel conflitto furono ignorati dalla stampa francese; invece, grida di “genocidio” furono usate per giustificare il sostegno francese ai separatisti biafrani. La “Loggia del Grande Oriente” della Massoneria in Francia, di sinistra, fu determinante nel chiedere l’intervento umanitario francese, mentre i rabbini ricordavano al pubblico francese i pericoli di un altro olocausto. Fu inventata una nuova forma di guerra, in cui diritti umani e preoccupazioni umanitarie fornivano la copertura agli interessi militari e geopolitici, attraverso media conformi. Dal 2010 la Francia condusse una serie di interventi militari in Africa: Costa d’Avorio nel 2010, Libia nel 2011, Mali nel 2012 e Repubblica centrafricana nel 2013. In ciascuno di tali interventi, le agenzie di intelligence e le forze speciali della NATO provocarono violenze interne come pretesto per l’intervento e il cambio di regime. La caduta del leader libico Muammar Gheddafi lasciò ciò che era il Paese più ricco dell’Africa nel caos, 8 anni dopo la guerra. Le ONG come Federazione internazionale per i diritti umani (FIDH) svolsero un ruolo chiave nel giustificare i bombardamenti della NATO in Libia. L’organizzazione fornì informazioni errate sui massacri di civili da parte di mercenari che lavoravano per il Colonnello Gheddafi e bombardamenti di civili da parte della forza aerea libica; disinformazione usata come pretesto per giustificare la no-fly zone. ONG rispettabili come Amnesty International e Human Rights Watch furono determinanti nel creare un consenso mediatico sul fatto che il colonnello Gheddafi “uccidesse la sua gente”. L’ex-ambasciatore francese in Libia, Christian Graeff, dichiarò a France Culture nell’ottobre 2011 che bugie e disinformazione dei media francesi durante la guerra erano così estreme da costituire una “farsa miserabile e spregevole”.Gli interventi francesi crearono un’enorme ondata immigratoria in Europa. Paesi come la Repubblica Centrafricana sono ancora sotto il controllo delle milizie, mentre la Libia rimane nel caos.
Molti scienziati politici ritengono che le potenze occidentali non destabilizzino i Paesi in via di sviluppo perché gli investitori vogliono la pace e la stabilità. È vero che la maggior parte degli industriali vuole stabilità. Per esempio, l’industriale francese Vincent Bolloré approfittò della relativa stabilità degli Stati dell’Africa occidentale dove attualmente operano le sue società. Tra gli uomini più ricchi del mondo, Bolloré controlla la maggior parte dei porti dell’Africa occidentale. La stabilità è estremamente importante per un investitore nei trasporti e nella logistica. La rete di società e contratti commerciali che dipendono dal Gruppo Bolloré è anche un fattore di stabilità nell’economia malata della Francia. Ma la Francia, come gli Stati Uniti, è un complesso militare-industriale-mediatico-intelligence. Quando la potente ala militare del sistema decide la guerra, gli intelligenti industriali sanno come mantenere gli interessi nei Paesi presi di mira dalla lobby della guerra. Finora, Bolloré non era stato troppo influenzato dagli interventi francesi in Africa, ma tale situazione sarebbe in procinto di cambiare. Una delle principali debolezze della politica estera francese è l’assenza di pianificazione a lungo termine: le politiche tendono a cambiare a seconda reti o sindacati di interessi al potere. Abbiamo già detto che il gruppo Bolloré, che fino ad allora sembrava invincibile, iniziò a perdere importanti contratti nell’Africa occidentale e centrale. In effetti, molti ore predicono la fine dell’impero di Bolloré. Vincent Bolloré è sempre più sotto i riflettori per accuse di corruzione sull’obbligo delle concessioni portuali. Lo stretto rapporto di Bolloré con l’ex-presidente francese Nicolas Sarkozy non invocherà favori al magnate francese. Sarkozy dovrebbe essere incriminato per crimini di guerra e contro l’umanità, in particolare per il suo ruolo nella destabilizzazione di Costa d’Avorio, Libia e Siria. Ma all’insaputa del pubblico, ci sono significative forze geopolitiche e ideologiche dietro il tentativo di far cadere il Gruppo Bolloré. Un’altra rete di interessi commerciali, finanziari e geopolitici cerca di espellere Bolloré dall’Africa. È una rete legata a uno degli oligarchi più ricchi e famosi del mondo: George Soros. Verremo a Soros tra un momento. Ma prima, diamo un’occhiata più da vicino a Bolloré.
Chi è Vincent Bollore?
La Bolloré iniziò come cartiera nel 1822 a Quimper in Bretagna, fondata da Nicolas Le Mairie. La compagnia nota come “Papeteries d’Odet” fu rilevata dal nipote di Le Mairie, Jean-René Bolloré (1818-1881). Lo zio di Vincent Gwen-Ael Bolloré fu vicepresidente della compagnia dal 1952 al 1974. Patriota francese, Gwen-Ael, fu tra i primi a servire nella liberazione della Francia nel 1945. Fu anche un poeta, romanziere, oceanografo e regista. L’azienda produceva carta per sigarette, Bibbie, dizionari ed enciclopedie. Si dice che Vincent Bolloré sia un cattolico fervente. Ex-direttore della Rothschild, Bolloré rilevò l’azienda nel 1981 ed è attualmente la sesta generazione a gestire l’attività di famiglia. Bolloré è diventato un protetto di uno dei banchieri più importanti della Francia, Antoine Bernheim, ed è vicino all’influente uomo d’affari francese Claude Bébéar. Il Gruppo Bolloré ora è un enorme conglomerato di impianti di energia e di carta, che impiega 28000 persone nel mondo. Nel 2014, Bolloré divenne presidente di Vivendi, il conglomerato dei mass media francesi. La società controlla Canal Plus Group, Universal Music Group, Havas, Flavors, Gameloft, Dailymotion (90%), Mediaset (28,80%), Banjay Group (28,4%) e Telecom Italia (23,94%). Le acquisizioni dei media hanno reso Bolloré un magnate dei mass media. Vedremo più tardi come il crescente controllo di Bolloré sui mass media ponga problemi alle élite dalla visione filosofica completamente diversa.
Il coinvolgimento di Bolloré in Africa iniziò verso la fine degli anni ’80 quando rilevò la compagnia marittima francese Delmas. Si dice che le vecchie reti coloniali francesi associate alla Banca Rivaud abbiano aiutato Bolloré a prendere piede nel continente. A lungo considerata la banca del partito di destra UMP, la Banca Rivaud è una delle società più segrete in Francia. Fondata da Eduard de Ribes e Jean de Beaumont durante la Terza Repubblica, la banca è vicina all’aristocrazia francese e alla borghesia rentier e fu il principale motore del colonialismo francese in Africa. Vincent Bolloré è attualmente il principale azionista della banca. Bolloré African Logistics controlla 14 porti in Africa e 23 autoporti. A causa delle riforme strutturali imposte ai Paesi africani dal Fondo Monetario Internazionale negli anni ’80, i Paesi africani pesantemente indebitati dovettero privatizzare i loro porti. Conosciuto per le tattiche commerciali aggressive, Bolloré ottenne concessioni in molti porti strategici dell’Africa occidentale e del Golfo di Guinea. È importante considerare queste informazioni quando si valuta l’agenda nascosta dietro le attuali accuse di corruzione contro il magnate francese che i media chiamano abitualmente “autoritario”. L’attuale politica francese in Africa si basa sull’opposizione a tutte le forme di “autoritarismo” e sostegno ai movimenti “rivoluzionari”. È un nuovo tipo di guerra che si nasconde dietro la correttezza politica. Il presidente Macron ha recentemente affermato in Algeria che il colonialismo è un crimine contro l’umanità. I commenti di Macron sono profondamente disonesti visto il suo sostegno alle guerre neocoloniali in Medio Oriente ed Africa. Macron è vicino alla Loggi del Grande Oriente della Massoneria. Questa sezione “di sinistra” della borghesia francese è il sostenitore più schietto delle guerre umanitarie e del cambio di regime, mentre allo stesso tempo milita per l’annientamento di quel poco che rimane della vecchia Francia cattolica, nel nome dei diritti umani, buonismo e governance globale. Macron ha anche affermato che la cultura francese non esiste. Non c’è niente che i media liberali amano più dello spettacolo di un cattolico come Bolloré perseguito per corruzione. Perché, come rivela il titolo del suo recente libro, Macron è un sostenitore dello stile rivoluzionario di George Soros. E’ giunto il momento di piazzre una nuova generazione di sovrani africani.
Chi è George Soros?
Il nome di George Soros è diventato sinonimo di globalizzazione. Nato in Ungheria nel 1930, il padre di Geörgy Schwartz si guadagnò da vivere confiscando proprietà ebraiche prima che fossero mandati nei campi di concentramento. Soros disse che non aveva rimpianti per la sua collaborazione coi nazisti, dandoci qualche idea su come pensi costui! Dopo la guerra, Soros frequentò la London School of Economics dove seguì le lezioni del filosofo austriaco Karl Popper, autore del libro fondamentale The Open Society and its Enemies. Popper insisteva sul fatto che solo un’economia di libero mercato garantirebbe diritti e libertà, e sosteneva che la filosofia di Georg Frederich Hegel aveva portato alla formazione dei moderni Stati totalitari. Il lavoro del filosofo austriaco divenne popolare durante la Guerra Fredda come strumento ideologico contro Unione Sovietica e Cina. L’interpretazione di Soros di Hegel costituisce la base delle politiche neoliberali e libertarie oggi. Soros usò il lavoro di Popper per perseguire i propri interessi finanziari: ovunque ci fossero Stati che impedivano libero accesso ai mercati agli investitori internazionali, Soros avrebbe finanziato organizzazioni che li avrebbero abbattuti: sarebbero stati etichettati come “stati chiusi” e “autoritari”. Le organizzazioni di Soros si sforzavano di renderle “società aperte”. Si rese anche conto che finanziare i movimenti sociali il miliardario avrebbe guadagnato soft power politico come “filantropo”. Investendo in fondazioni filantropiche, Soros è esente da tasse; quindi, più denaro spendeva sulle organizzazioni della società civile, più ne avrebbe guadagnato coi mutamenti politici. Le fondazioni Open Society di Soros si diffusero presto nel mondo. Erano strumentali nel far crollare l’Unione Sovietica e le democrazie popolari dell’Europa dell’Est, aprendo quelle società al capitalismo e all’economia politica neoliberale pervasivi.
Sin dagli anni ’90, Soros finanziò una galassia di ONG internazionali da Human Rights Watch a Reporter senza frontiere, che si sforzano di abbattere governanti “autoritari” ostili al potere in espansione di Soros. Nella maggior parte dei casi, gli interessi di Soros coincidono con quelli del Council on Foreign Relations e di altri think tank globalisti statunitensi. Nella maggior parte dei casi, l’impero di Soros opera tramite l’establishment della politica estera degli Stati Uniti e il complesso militare-industriale-mediatico. Di conseguenza, tende a operare attraverso l’establishment della politica estera e il complesso dei media militari-industriali degli Stati Uniti. Ma negli ultimi tempi prende di mira l’amministrazione Trump. Importante finanziatore del presidente Obama nel 2008 e di Hilary Clinton nel 2016, George Soros è un mecenate delle cause liberali di sinistra. Finanzia “anti-neoliberisti” radicali come Naoimi Klein e Amy Goodman, mentre sostiene anche neoliberisti come Jeffrey Sachs. L’influenza arriva fino in Vaticano. In effetti, alcuni scrittori cattolici ritengono che Soros e l’amministrazione Obama siano coinvolti nelle dimissioni di Benedetto XVI.
Nella seconda parte esponiamo i tre principali strumenti utilizzati da Soros e i globalisti per destabilizzare l’Africa: società giuridica, militare e civile. Ciò che emergerà è una complessa rete internazionale di interessi che tenta di destabilizzare gli Stati dell’Africa occidentale che si avvicinano a Russia e Cina. Un obiettivo chiave di tale destabilizzazione è l’impero africano di Bollore. La nostra inchiesta mostrerà che Vincent Bolloré, anche se certamente non un angelo, è un capro espiatorio per il sindacato internazionale di globalisti la cui corruzione è nascosta dai media che controllano.
Imperialismo Trasparente
AHTribune
È probabilmente l’avvocato più famoso della Francia. Conosciuto come “avocat engagé” e “di sinistra”, William Bourdon difese molti clienti di alto profilo: Edward Snowden, Julian Assange e il Colonnello Gheddafi, tra gli altri. È l’ex-segretario generale della Federazione internazionale dei diritti umani (FIDH), consigliere di Transparency International e fondatore di Sherpa, un’organizzazione senza scopo di lucro che pretende di denunciare casi di negligenza professionale nel mondo. Negli ultimi anni, Bourdon ha guidato una campagna contro diversi leader africani sospettati di aver acquisito proprietà in Francia attraverso appropriazione indebita di fondi pubblici nei rispettivi Paesi. Denis Sassou Nguesso, presidente del Congo Brazzaville; il presidente del Gabon Ali Bongo Ondimba e il presidente della Guinea Equatoriale Theodore Obiang Nguema Mbasogo e suo figlio sono stati accusati di acquisire proprietà francesi illegalmente. In Francia, si chiama “affaire des biens mal acquis”. Ma nessuna prova è stata dimostrata per comprovare le accuse. Inoltre, anche se l’imputato avesse acquisito proprietà illegalmente, lo Stato francese non ha l’autorità per interferire negli affari interni di altri Stati sovrani. Tuttavia, questo principio basilare del diritto internazionale viene superbamente ignorato dalla stampa che ritrae regolarmente William Bourdon come grande difensore della probità morale e della giustizia sociale. Ma se l”affaire de bien mal acquis’ fosse davvero parte di un’operazione di cambio di regime attentamente orchestrata?
Bourdon è sotto inchiesta per corruzione
Secondo Canard Enchainée e documenti visionati da questo autore, il 29 giugno 2015, il Direzione Nazionale delle indagini fiscali (DNEF) della Francia rivelava che Bourdon aveva aperto un conto presso la Standard Chartered Bank nel Brunei il 10 ottobre 2011 col nome di Amendis Group Stand. Esiste una società chiamata Amendis con sede in Marocco, filiale della Veolia Environment SA, società transnazionale francese specializzata nella gestione delle acque, dei rifiuti e dei servizi energetici. Non è chiaro se il conto Amendis in Cina sia della stessa compagnia. Il 4 aprile 2012 865841 USD furono depositati sul conto dall’HKI Infrastructure, una società delle Barbados. La transazione fu effettuata dalla First Caribbean International Bank. Zuaytar Abas Faruq è il nome dell’uomo che effettuò il trasferimento. Faruq era un uomo d’affari palestinese che faceva parte del Consiglio di amministrazione della Soros Fund Management. Faruq era uno dei più importanti oligarchi dell’economia palestinese e si ritiene che abbia gestito molte “organizzazioni benefiche”. HKI Infrastructure è molto probabilmente il fondo Helen Keller International che opera nel terzo mondo per curare la cecità. Perché un’organizzazione di beneficenza gestita da un operatore di Soros dovrebbe finanziare il conto off-shore di un avvocato francese di alto profilo? Il 15 dicembre 2011, Faruq aggiunse nel 2011, 3547157 USD sul conto di Bourdon dallo stesso fondo HKI. Il 21 maggio 2013, il conto Amendis Group Stand di Bourdon ricevette 50000 USD da Cairo Poultry via China Merchants Bank di Shanghai. Il nome del depositante era Ahmad Gheddafi Idam, cugino dell’ex-leader libico. Bourdon aprì un altro conto ad Hangzhou in Cina il 20 settembre 2014, dove furono collocati 6792102 USD. Funzionari del DNEF ritengono che i conti bancari stranieri di Bourdon potrebbero far parte di una cospirazione internazionale per destabilizzare alcuni Stati del Golfo e dell’Africa. Il quotidiano Libération fece del suo meglio per rassicurare i lettori sul fatto che le indagini del DNEF fossero ridicole e che alcun conto bancario di questo tipo fosse mai esistito. Quando apparve l’articolo di Canard Enchainée, Bourdon disse che avrebbe fatto causa per diffamazione. Ma finora non l’ha fatto. Invece, l’avvocato francese sembra essere stato più interessato a scoprire come era avvenuta la fuga di notizie al DNEF. Bourdon respinge regolarmente le voci sui suoi conti in banche estere come conseguenza dell’ostilità del governo USA nei suoi confronti a causa della difesa di Julian Assange e Edward Snowden. Ma Wikileaks raramente, se mai, esposto le attività illegali della potente lobby israeliana negli Stati Uniti, né delle agenzie di spionaggio israeliane che operano negli Stati Uniti a livelli “terrificanti” secondo i funzionari statunitensi. Webster Tarpley aveva forse ragione quando descriveva WikiLeaks e gli affari di Edward Snowden come “luoghi di ritrovo limitati”. Operazioni d’intelligence che spesso nascondono quanto rivelano. Wikileaks è uno strumento utile e indispensabile. Ma non è una bussola morale; dovrebbe essere trattata con cautela. È noto che George Soros e le agenzie per il cambio di regime degli Stati Uniti, come National Endowment for Democracy (NED), operano in Africa. Da Y-en-a-Marre in Senegal e Lucha nella Repubblica Democratica del Congo, Soros e le organizzazioni della società civile della NED catturano la frustrazione dei poveri giovani disoccupati in Africa usandoli come ariete per abbattere Stati che non sono conformi agli obiettivi di politica estera degli Stati Uniti. Ma chi sono i principali attori coinvolti nella rete di Bourdon? Quali regimi vengono presi di mira e perché?
I clienti di Bourdon sono i nemici di Bolloré
Nel 2013, Mediapart pubblicò un rapporto in cui si affermava che l’ex-presidente francese Nicolas Sarkozy aveva ricevuto fondi dal Colonnello Gheddafi per finanziare la campagna elettorale del 2007. Allo stesso tempo, l’imprenditore francese Jacques Dupuydauby aveva avviato un’azione legale nel tribunale di Parigi contro Vincent Bolloré, che accusava di aver corrotto funzionari in diversi porti africani, tra cui Misurata in Libia dove la società di logistica Progosa di Dupuyduaby fu sfrattata a favore della Bolloré African Logistics. Ora i nemici di Bolloré vogliono fare un collegamento tra i crimini di Sarkozy in Libia e le attività del Gruppo Bolloré. Mediapart fu particolarmente favorevole al caso Dupuydauby ma ignorò informazioni di base e importanti sulla sua fedina penale.
Guinea
Nel 2011, il governo della Guinea del neoeletto Alpha Condé ordinò a Getma International, una controllata di NCT Necotrans, di lasciare il porto di Conakry. Il governo della Guinea aveva stipulato il contratto con Getma nel 2008 coll’accordo che avrebbe investito nell’espansione delle strutture portuali. Dovevano aver completato il progetto in due anni. Tuttavia, due anni dopo aver firmato il contratto, non si era verificata alcuna costruzione. Poiché la società non aveva onorato l’accordo, il governo espulse Getma e concesse il contratto alla società arrivata seconda nella gara originale: Bolloré African Logistics (BAL). Per un paese in via di sviluppo come la Guinea, un ritardo di due anni nello sviluppo del porto è assolutamente inaccettabile. L’intero piano di sviluppo dell’economia dipendeva dall’investimento nel porto. Doveva agire rapidamente e lo fece; Sarebbe stato da irresponsabile per il governo guineano fare un’altra gara; doveva agire rapidamente e lo fece. Bolloré era secondo nella concessione del terminal container, non dell’intero porto. Quando il direttore del porto di Conakry, Sory Camera, disse al presidente Alpha Condé che avrebbe dato a Bolloré l’intero porto, s’infuriò, chiamò Vincent Bolloré e gli diede un ultimatum per sviluppare immediatamente le strutture. Il governo della Guinea sviluppa l’industria manifatturiera locale e il commercio inter-africano e anche la controllata Camrail del Gruppo Bolloré costruisce ferrovie. Allora perché Bolloré fu accusato di corruzione? Durante la campagna elettorale del 2010, la filiale mediatica di Bolloré, Havas, fu incaricata di coprire la campagna elettorale del candidato presidenziale della Guinea Alpha Conde. Ma la compagnia addebitò solo 100000 Euro invece di 800000, con Vincent Bolloré che pagò la differenza. È una pratica che in Europa era legale fino a poco tempo fa ed è ancora la norma in Africa. Se non fosse per la schiacciante influenza della finanza occulta nel decidere le agende della politica francese, l’affare non avrebbe avuto conseguenze. Vincent Bolloré sostenne che la sua azienda aveva bisogno di stabilità e continuità se voleva investire molto in Africa. Uno dei principali problemi dello sviluppo del continente era garantirsi investitori affidabili. È il motivo per cui i cinesi battono i concorrenti. Se la Francia deve ritagliarsi uno spazio nel XXI secolo, una francofonia sviluppata è essenziale. Bolloré è uno dei pochi oligarchi francesi a capirlo, e ha potenti nemici sia in Europa che negli Stati Uniti. Da quando rilevò il porto, BAL investì molto in tecnologia ed infrastrutture all’avanguardia, aumentando significativamente il volume degli scambi nell’economia della Guinea. La partnership con BAL fu di grande beneficio per l’economia locale. Gli affaristi locali dicono che BAL portò standard internazionali nella gestione del porto, riducendo la corruzione. L’azienda ha anche una politica per incoraggiare diverse etnie a lavorare insieme per promuovere l’armonia sociale. Dalla lettura della stampa francese, si ha l’impressione che Bolloré controlli non solo il porto ma l’intero Paese. Di fatto, c’è la forte concorrenza da Cina e Turchia. Nel 2016, la società turca Albayrak ottenne una concessione di 25 anni per gestire il porto. Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan visitò il Paese per firmare una serie di nuovi accordi bilaterali su commercio e sicurezza. Fu aperta una nuova rotta aerea che collega Conakry con Istanbul. Il presidente Conde disse di vedere la Turchia come modello da seguire per il suo Paese. Il governo turco donò 50 autobus alla città di Conakry. I turchi sperano di aumentare il commercio con la Guinea da 64 milioni a 500 milioni di dollari. Gli accordi per la difesa con la Turchia preoccuperanno Parigi e Washington. È forse uno dei motivi per cui il candidato dell’opposizione, sostenuto dall’occidente, Cellou Dalein Diallo, denunciò l’espansione dell’influenza turca e cinese nel Paese. Lo sviluppo della parte orientale del porto di Conakry fu assegnato alla Chian Harbor Engineering Company cinese nel 2016. Come ho già sostenuto, la Turchia è un impero emergente con una presenza in rapida espansione in Africa. Sebbene sia un regime cliente degli Stati Uniti e membro della NATO, la Turchia si è avvicinata alla sfera geopolitica eurasiatica negli ultimi anni e Ankara è in disaccordo con Washington e Parigi sulla loro politica filo-curda in Siria. Con un esercito che si dice sia più forte di quello combinato di Francia e Germania, la presenza della Turchia nell’Africa occidentale costituisce una grave minaccia strategica per gli interessi francesi. Alpha Condé può essere “amico” di Vincent Bolloré ma i suoi amici orientali sono molto più importanti. Mentre francesi e statunitensi perdono coi concorrenti, la carta “corruzione” viene utilizzata contro un africano sempre più indipendente. Bolloré potrebbe essere un danno collaterale nella nuova corsa per l’Africa.
Togo
Bolloré African Logistics (BAL) è presente nel porto di Lomé, Togo dal 2001. Nel 2009, dopo che il presidente Faure Gnassingbe fu rieletto, permise la concessione portuale a Bolloré, a scapito di Progosa, società spagnola il cui amministratore delegato è Jacques Dupuydauby. Bolloré è sospettato di aver usato la sua sussidiaria delle comunicazioni Havas per ottenere il favore di Gnassingbe addebitandogli una frazione del costo normale. Tuttavia, il gruppo Bolloré afferma di essere presente nel porto di Lomé anni prima di rilevare la società Havas. Lo studio legale di Dupuydauby, Progosa, gestiva gran parte del business della Bolloré African Logistics nel porto di Lomé. Nel 2011 fu arrestato per appropriazione indebita di fondi BAL e condannato a 20 anni di carcere. Il giorno dopo l’udienza a Lomé nel 2009, Dupuydauby affittò un aereo e scaricò tutta la documentazione in mare. Fuggì in Spagna ma fu condannato da un tribunale spagnolo nel maggio 2016 a tre anni e 9 mesi di carcere per frode. Nonostante il fatto che Dupuydauby sia un criminale condannato, viene presentato dai media francesi come “rivale” di Bolloré. La storia del suo lungo dossier di corruzione e della meritata condanna a Lomé non viene mai riportata. Invece, Mediapart, il nemico di “sinistra” di Bolloré, promuove Dupuydauby come vittima delle pratiche “corrotte” di Vincent Bolloré. Per liquidare la fedina penale di Dupuydauby in Togo, un articolo di Grogne Afrique ripubblicato da Mediapart afferma che è noto che la separazione dei poteri in Togo è un’illusione, che i giudici sono corrotti e che i servizi segreti gestiscono tutto. Ma la stessa affermazione fu fatta sul sistema legale francese dal giudice Bernard Méry. Ciò significa che dovremmo respingere l’intero sistema giudiziario francese? Ignorato dai media francesi è anche il fatto che Dupuyduaby creò una fondazione nel 2008 denominata Progosa Foundation for Africa, che avrebbe dovuto finanziare la riduzione della povertà. Il governo togolese rivelò che la maggior parte del denaro era scomparso. L’ex-ministra per i territori d’oltremare francese Brigitte Girardin fu nominata direttrice della fondazione. La riduzione della povertà si era dimostrata un’attività lucrosa. Secondo il quotidiano togolese L’Union, Girardin guadagnò 45 milioni di Franchi CFA, o 68000 euro in soli cinque mesi! Girardin è una stretta collaboratrice dell’ex-ministro degli Esteri francese Dominique de Villepin. I fondi di Progosa International sono apparentemente gestiti da Destra International, un fondo di gestione patrimoniale nordamericano. Apparentemente la fondazione Progosa non esiste più. È strano che Mediapart, che sostiene di essere un giornale anti-establishment di sinistra, non abbia mostrato alcun interesse a indagare sulla “filantropia” africana di Dupuydauby. William Bourdon è attualmente l’avvocato di Dupuydauby.
La pecora nera della Repubblica
Un altro importante attore francese negli affari del Togo e dell’Africa occidentale è Loic Le Floch Prigent, ex-direttore della compagnia petrolifera ELF. Le Floch Prigent fu imprigionato per sei mesi nel 1996 per frode e appropriazione indebita di fondi pubblici in quella che divenne nota come Affare ELF. Fu ripetutamente incarcerato per frode dalla liberazione. Nel 2012 fu arrestato ad Abidjan, in Costa d’Avorio e trasferito a Lomé, nel Togo, dove fu condannato a 5 anni di reclusione per frode. Fu successivamente rilasciato, apparentemente per ragioni mediche. Il governo francese intervenne per liberarlo. L’avvocato di Le Floch Prigent è William Bourdon. Il 10 marzo 2008, Abas Yusif, un uomo d’affari degli Emirati fu contattato nelle toilette di un palazzo a Dubai da un nigeriano chiamato Mamadou Keita. Keita presentò Yusif alla madre Mounira Awa che si presentò come vedova dell’ex-presidente della Costa d’Avorio Robert Guei. La signora Awa spiegò all’uomo d’affari degli Emirati che 275 milioni di dollari del denaro del marito erano stati bloccati in un conto della Banca Centrale del Togo e lei voleva il suo aiuto nel trasferire i soldi sul suo conto in Ghana. Yusif contattò il suo consulente, Loic Le Floch Prigent, che confermò la veridicità della storia diAwa. Yusif ha accettato di anticipare 1,25 milioni per le spese di trasferimento. Le Floch Prigent organizzò un incontro a Lomé tra Yusif e Sow Bertin Agba, uomo d’affari togolese che fingeva di essere il mandato della fortuna di Robert Guei e del ministro degli Interni togolese. Per convincere Yusif che era il ministro degli Interni, condusse gli Emirati nell’ufficio di Pascal Bodjona, il direttore del gabinetto del presidente Faure Ggassingbé. Alcuni mesi dopo, Bertin Sow Agba disse a Yusif di aver dato le dimissioni da ministro dell’Interno per essere sostituito da Pascal Bodjona. Bodjona procedette a trasferire i fondi in Ghana tramite l’ambasciatore togolese nel Paese, Jean Pierre Gbikpi Benissan. Dopo diversi mesi, Abas Yusif scoprì che era stato defraudato di 47 milioni di dollari. Immediatamente citò in giudizio Le Foch Prigent, Pascal Bodjona, Bertin Sow Agba e Jean Pierre Gbikpi Benissan per frode. Bertin Sow Agba aveva già una grave fedina penale. Fu arrestato nel 1990 con un bambino morto in una valigia ed era stato implicato in numerosi casi di riciclaggio di denaro e traffico di droga. L’8 luglio 2014 Pascal Bodjona trasferì 75212 USD dal conto del PAB Group alla Nanyang Commercial Bank di Hong Kong al conto bancario cinese di William Bourdon. Bodjona fu rilasciato dal carcere il 6 febbraio 2016, dopo aver scontato solo 533 giorni di detenzione. Radio France International (RFI) affermò che l’organizzazione di Sant’Egidio ebbe un ruolo chiave nel negoziarne la liberazione. La comunità di Sant’Egidio è un’organizzazione laica cattolica fondata nel 1968 come parte delle riforme del Vaticano II. Il suo direttore è Andrea Ricardi, ex-ministro per la cooperazione internazionale di Mario Monti. È anche membro del consiglio di amministrazione della Fondazione Chirac. Stretto collaboratore di Papa Francesco, gran parte del lavoro di Riccardi riguarda la promozione delle eresie del Vaticano II. Contribuì a conferenze che accusano la Chiesa cattolica pre-Vaticano II di razzismo, un’accusa assurda. Il cardinale Sarah of Guinea, fedele oppositore del Papa, non sarebbe d’accordo. La Chiesa “conciliare” politicamente corretta causa caos in Africa. Sotto l’apparenza di una finta teoria della liberazione, la Chiesa conciliare soccorre criminali senza scrupoli.
Da ex-ambasciatore togolese negli Stati Uniti, Bodjona è ben collegato a Washington. Infatti, la sua pagina Wikipedia in inglese non menziona nemmeno la sua fedina penale! Loic Le Floch Prigent e l’avvocato Norbert Tricaud furono entrambi coinvolti nella destabilizzazione della Repubblica del Congo nel 2016. Tricaud ha legami col National Endowment for Democracy, l’organizzazione per il cambio di regime degli Stati Uniti che opera per conto della CIA. I governi di Francia e Stati Uniti furono determinanti nel fomentare la guerra civile nella regione meridionale del Pool. Nonostante il lungo passato criminale e da cleptomane, Le Floch Prigent è ancora un attore importante nella politica estera francese in Africa. Nel suo libro “Black Sheep of the Republic”, sostiene una nuova politica francese in Africa basata sul sostegno all’istruzione. Durante la destabilizzazione della Repubblica del Congo, il ruolo di questo cliente di Bourdon fu accusare Parigi di sostenere Sassou, contro la volontà democratica del popolo, quando i francesi in realtà sostenevano la ribellione. Nessuno mai accusò Le Floch Prigent di essere stupido. Si dice che Bertin Sow Agba sia ben agganciato in Ghana e apparentemente possieda il passaporto ghanese. Sebbene il presidente ghanese Nana Akouf-Addo sia salutato come campione dell’indipendenza africana è difatti un attore chiave nel promuovere gli interessi statunitensi in Africa occidentale e viene incoraggiato dalle élite globaliste a fare pressioni sul presidente Gassingbe del Togo a scendere a compromessi coll’opposizione criminale sostenuta dagli Stati Uniti. La stabilità politica ha permesso al Togo di diversificare le partnership geopolitiche. Un esempio convincente di come le potenze emergenti nel mondo multipolare competano per i mercati in Africa è l’investimento dell’Egitto nell’agricoltura. La diversificazione dei partner economici e della difesa è fondamentale per l’autodifesa di un Paese in via di sviluppo. L’Egitto si riprende dalla fallita operazione di cambio di regime degli Stati Uniti nel 2011. Quando il governo degli Stati Uniti lanciò l’Iniziativa in Medio Oriente e Nord Africa nel 2004, l’obiettivo non era solo sostituire i regimi del Nord Africa da Guerra Fredda e installare i regimi neo-liberali dei Fratelli Musulmani, ma per impedire la crescente integrazione africana culminata nel secondo vertice afro-arabo tenutosi a Sirte, in Libia nel 2010. I globalisti vogliono mantenere l’Africa nel sottosviluppo cronico, in modo da avere accesso a risorse e lavoro economici. La crescente indipendenza del Togo e le alleanze con le potenze emergenti rappresentano una minaccia per l’imperialismo dei “diritti umani”.

Il tentativo golpista del 2018 in Guinea Equatoriale
L’unica nazione africana di lingua spagnola, la Guinea equatoriale, ebbe una crescita economica spettacolare nell’ultimo decennio con una media del 17%. Dalla scoperta del petrolio nel 1995, il governo della Guinea equatoriale ha utilizzato i soldi per costruire infrastrutture moderne. Oltre il 30% del bilancio nazionale viene speso per alloggi sociali. Il Paese ha un alto tasso di alfabetizzazione e sviluppa rapidamente l’assistenza sanitaria pubblica con l’aiuto di Cuba; ha quasi sradicato la malaria. Il Presidente Teodoro Obiang Nguema Mbasogo è al potere dal 1979. Questo fatto è probabilmente l’unica cosa che leggerete sul Paese nei media internazionali: “il dittatore in carica da più tempo in Africa”, ecc. Ma tutti i seri analisti politici sanno che continuità, stabilità e sviluppo economico sono priorità per i Paesi in via di sviluppo. I lavoratori ordinari non vogliono la democrazia; vogliono una speranza sociale. La Guinea equatoriale, sotto la guida di Obiang, è passata dal ristagno del Terzo Mondo a ciò che molti ora prevedono possa diventare la Singapore dell’Africa. Se il presidente Obiang viene continuamente rieletto con oltre il 95% dei voti, è perché la stragrande maggioranza del popolo della Guinea equatoriale è abbastanza intelligente da capire che la sua leadership ha a che fare col successo del Paese. Singapore ha compiuto il passaggio dal terzo mondo a Paese del primo mondo sotto la leadership trentennale di Lee Kuan Yew. La Guinea equatoriale ha ancora povertà e le sue élite politiche sprecano soldi in macchine costose e lusso, ma questo perché il Paese è capitalista. In effetti, se Obiang fosse stato un socialista come Muammar Gheddafi, il cui Paese aveva il più alto livello di uguaglianza in Africa, sarebbe morto e il Paese sarebbe invaso da squadroni della morte sostenuti dall’occidente. Il vicepresidente del Paese Teodorin Nguema Obiang fu accusato da Bourdon di appropriazione indebita di fondi pubblici, ma non fu mai prodotto uno straccio di prove per dimostrare tali affermazioni. Obiang è un uomo d’affari di grande successo che ama le vacanze di lusso in Europa. Ma ciò che i media ignorano è che viaggia anche nel paese distribuendo doni alla gente, compresi materiali da costruzione per l’edilizia abitativa nei villaggi poveri. A Natale, spesso consegna personalmente giocattoli a migliaia di bambini del Paese. Un cinico tentativo di comprarsi il supporto, dite? Forse. Ma è molto più di quanto William Bourdon e i suoi amici superricchi abbiano mai fatto per qualcuno. La Guinea equatoriale ha deciso di creare lingua ufficiale francese e portoghese insieme allo spagnolo. Con la nuova capitale all’avanguardia Oyala, il Paese ha una delle migliori reti stradali in Africa, la Guinea equatoriale ha speranza sociale. Ma ha anche potenti nemici nel mondo dei pirati del capitalismo. Nel 2004, Mark Thatcher, figlio dell’ex-prima ministra inglese, partecipò a una cospirazione internazionale per rovesciare il governo della Guinea equatoriale con un colpo di Stato militare. I cospiratori avevano il sostegno di Stati Uniti ed Unione europea. Il colpo di Stato fu organizzato da Simon Mann, cittadino inglese residente in Sudafrica. Ma il governo della Guinea Equatoriale ne fu informato dall’intelligence sudafricana e i mercenari furono arrestati e imprigionati nello Zimbabwe, dove furono condannati all’ergastolo. Nel gennaio 2018 fu tentato un altro golpe, ma i mercenari furono arrestati in Ciad. Il presidente Idris Deby Itno del Ciad è uno dei pochi capi di lungo corso fedele all’imperialismo francese. Come i recenti attacchi aerei francesi per proteggere il regime di Djamena mostravano ai ribelli, Idris Deby è una risorsa chiave del controllo franco-statunitense della regione del Sahel-Sahara. Ma il Ciad è anche la base delle operazioni di destabilizzazione nell’Africa occidentale. Dopo il colpo di Stato del 2018, il governo della Guinea equatoriale accusò Francia e Ciad di collaborare all’organizzazione del golpe. Per ora, Deby è ancora elogiato dai media francesi, ma se mai uscirà dalla linea, anche lui verrà definito “dittatore brutale”. Nel gennaio 2019, il governo della Guinea equatoriale emise un mandato internazionale per l’arresto di William Bourdon e Daniel Lebègue coll’accusa di terrorismo. Secondo gli avvocati della difesa dello Stato della Guinea Equatoriale, Daniel Lebègue ha aziende nel Paese. Il 27 marzo 2014, Transafrica Capital trasferì 226307 USD sul conto offshore di William Bourdon. Transafrica Capital è di proprietà del trafficante d’armi sudafricano Ivor Ichikowitz, presidente della Paramount Group, la più grande società di armi dell’Africa. Ichikowitz sostiene che la sua compagnia si occupa solo di Stati sovrani e non di “entità discutibili”. Il governo della Guinea Equatoriale dichiarò di aver provato che Bourdon e Lebegue erano coinvolti nel finanziamento del tentativo di colpo di Stato. La storia avrebbe dovuto fare notizia in prima pagina, dato l’alto profilo di Bourdon e il fatto che Le Canard Enchainée avesse già rivelato che le autorità fiscali francesi indagavano sui suoi conti bancari offshore finanziati da Soros. Bourdon usò il sistema giudiziario francese per affermare che la proprietà di Teodor Obiang e suo figlio a Parigi furono acquisite con denaro sottratto al governo guineano equatoriale. Come abbiamo già notato, il presidente e suo figlio hanno sempre negato le accuse e alcuna prova fu mai prodotta per sostenere le affermazioni di Bourdon. Anche se le affermazioni fossero vere, la magistratura francese non ha il diritto d’immischiarsi negli affari di altri Stati sovrani. Tuttavia, dovremmo tenere presente che per l’attuale prassi imperiale, il presunto coinvolgimento di Bourdon nel terrorismo non è particolarmente scioccante. Nel 2002, il diplomatico inglese Robert Cooper scrisse: “La sfida al mondo postmoderno è quella di abituarsi all’idea di un doppio standard. Tra noi, operiamo sulla base di leggi e sicurezza cooperativa aperta. Ma quando si tratta di tipi di Stati fuori moda e al di fuori del continente europeo postmoderno, dobbiamo tornare ai metodi più rudi dell’epoca precedente: forza, attacco preventivo, inganno, tutto ciò che è necessario per affrontare chi vive ancora nel mondo del diciannovesimo secolo di ogni Stato per se stesso. Tra noi, rispettiamo la legge, ma quando operimao nella giungla, dobbiamo usare le leggi della giungla”. È una nuova forma “trasparente” di imperialismo la cui avanguardia sono le ONG e il cui grido di battaglia sono diritti umani e democrazia. In Francia, il principale motore dell’aggressione alla Guinea equatoriale è alimentato dai trotzkisti sodali di Jean-Luc Mélenchon. Come diceva Lenin: “Trotzkij unisce tutti coloro a cui è caro il decadimento ideologico; e non coloro interessati alla difesa del marxismo”. Come non abbiamo mai mancato di notare, Mélenchon ha sostenuto il bombardamento a tappeto della Libia e se Bourdon e i suoi tirapiedi riescono a organizzare una “rivolta spontanea” contro un “dittatore che uccide la sua gente”, la sinistra favorita da Serge Dassault non esiterà ad applaudire.
Diversi avvocati di alto profilo in Francia hanno dichiarato che le attività di Bourdon sono una violazione flagrante e vergognosa del diritto internazionale. Bourdon, Le Floch Prigent, Dupuydauby, Bodjona e i media che coprono le loro attività illegali fanno tutti parte delle “entità discutibili” della globalizzazione in cui ONG, finanza occulta e media della falsa sinistra si uniscono per promuovere gli interessi di una spietata super-classe globale. Bourdon non può affermare di essere il bersaglio dell’ostilità dell’FBI a causa della difesa di Julian Assange, dato che:
1. Assange non è una minaccia e
2. La maggior parte dei clienti di Bourdon sono agenti statunitensi in Africa.
Invece, l’attenzione dei media francesi è sulla presunta corruzione del loro nemico, Vincent Bolloré. Nella parte successiva, ci concentreremo su alcune delle controversie sull’impero mediatico di Bolloré e sulle loro implicazioni per il futuro di ‘Europa ed Africa.
Gearòid Ó Colmàin, AHTribune
Fonte http://aurorasito.altervista.org/?p=5430