La strada verso il ghetto invisibile della sorveglianza
Non avermene male caro Gesù Cristo, ma prima di dire che Dio ha creato l’uomo a sua immagine e somiglianza sarà bene la prossima volta che tu dia qualche coordinata più precisa su di lui, perché qua sulla terra la gente non sa più distinguere un serial killer da una beata vergine e di conseguenza una buona percentuale di persone sta patendo un destino analogo al tuo per cui si ritrovano sistematicamente appesi in croce. 🙁
Toba60
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Il ghetto invisibile della sorveglianza
L’establishment politico-economico del Paese, insieme ai suoi staff digitali e ai centri decisionali controllati, sta cercando di promuovere il cosiddetto Numero Personale come unica chiave per tutte le transazioni dei cittadini con lo Stato.

Ma non si limitano solo a questo, poiché lo stesso obbligo si applicherà anche ai rapporti con società private, banche, assicurazioni, fornitori di servizi, acquisto di prodotti e servizi di ogni tipo.
Questo progetto viene presentato come una presunta razionalizzazione, come un mezzo per facilitare e semplificare la vita quotidiana.
Ciò che però viene sistematicamente omesso è l’essenziale: chi detiene la chiave. Perché chiunque sia designato come custode della chiave acquisisce il potere non solo di aprire la porta, ma anche di chiuderla.
Non è chiaro nemmeno chi, oltre all’amministratore ufficiale, avrà la possibilità di accedere e uscire nel frattempo, ottenendo l’accesso a dati personali e ad aspetti critici della vita privata dei cittadini.
La transazione, in questo nuovo formato digitale, non ha più il carattere umano che la società conosceva fino ad oggi. Il cittadino non interagirà con un altro cittadino o con un funzionario, ma con la “sinergia” di codici alfanumerici digitali, password, PIN e il numero personale che prevale su tutti.
I cittadini liberi, tuttavia, che rispettano la propria personalità e dignità, non possono accettare la sostituzione completa del contatto interpersonale con la fredda mediazione di un numero.
È necessario che ci sia sempre un’alternativa per le transazioni umane reali, faccia a faccia, senza l’uso esclusivo di codici e piattaforme elettroniche.
Quando la comunicazione e lo scambio avvengono esclusivamente tramite sistemi digitali, la loro intelligenza non è altro che un’«intelligenza artificiale», frutto dell’intelligenza artificiale e di algoritmi programmati privi di significato, sensibilità e umanità.
La verità è che le transazioni reali hanno valore solo quando sono interpersonali, quando implicano la presenza fisica, la comunicazione naturale, la possibilità di verificare l’affidabilità dell’altro attraverso il contatto personale. Il volto di ogni persona è unico e la sua espressione pluralistica costituisce la vera arma della comunicazione, sia essa forte o debole, autentica o falsa.
Al contrario, le transazioni basate su combinazioni alfanumeriche, carte di plastica, valute digitali virtuali o controverse, senza possibilità di controllo dell’identità, senza contanti riconoscibili e certificati, finiscono per essere transazioni di massa. E come ogni transazione di massa, la loro affidabilità è corrispondente: cieca, irresponsabile e impersonale.
L’establishment, i potenti meccanismi che agiscono “nell’immunità, nell’ombra e di nascosto”, promuovono la tecnologia in un modo che porta alla scomparsa della personalità del cittadino greco.
Con i loro intrighi e le loro macchinazioni, cercano di degradare, alterare e svalutare l’identità greca, la lingua greca, la cultura greca. In questo modo, minano anche la sovranità e l’indipendenza del Paese, un Paese che porta con sé una storia universale e l’ortodossia.
I greci, però, sanno bene dalla loro memoria storica che chiunque, per una falsa sicurezza, una facilità ingannevole o una prosperità occasionale, accetta di rinunciare alla propria libertà e dignità, non è degno né della sicurezza né della libertà. Diventa un «fardello per la terra», come direbbe Omero, cioè un peso per la terra.

Le catene digitali che ci stanno preparando non si limitano alle tracce elettroniche delle transazioni tipiche. Possono estendersi a ogni dettaglio privato che compone il mosaico della vita di un cittadino: le sue informazioni sanitarie, le sue abitudini familiari, le pratiche dei suoi circoli di amici e parenti, le sue attività di scrittura e lettura, i suoi interessi greci o stranieri, le sue inclinazioni naturali o innaturali.
Tutto questo, registrato in banche dati centralizzate, può diventare oggetto di monitoraggio, controllo e persino ricatto, senza fine.
Il pericolo maggiore, tuttavia, è l’uso del numero personale per escludere i cittadini dai loro diritti o per stigmatizzarli e renderli bersaglio di discriminazioni.
Potrebbe diventare uno strumento per mettere in una posizione di svantaggio, emarginare o diffamare persone dotate di libero pensiero, lucidità intellettuale, spirito critico e capacità di fornire prove rivelatrici.
Tali pratiche, basate su peculiarità religiose, politiche o ideologiche, o anche su questioni di salute e posizione sociale, devono essere considerate reati specifici punibili con sanzioni penali molto severe.
Perché tutti i cittadini, e in primo luogo le persone della classe media, rischiano di essere costantemente e severamente sorvegliati, senza nemmeno rendersene conto. Come ha descritto il poeta, «senza che si senta il rumore dei mattoni o il suono».
La classe media è particolarmente presa di mira perché costituisce la spina dorsale della società, l’unica che ancora preserva con coscienza missionaria la fede, la lingua e la memoria, elementi che costituiscono l’essenza dell’identità greca.
Il progetto che sembra realizzarsi è la creazione di una società allotropica e multirazziale sotto l’imposizione della boot digitale.
Un sistema in cui prevarrà o un totalitarismo parlamentare o una dittatura digitale popolare, in ogni caso senza volto umano, con l’unica caratteristica di invisibili e incontrollabili catene digitali.
Già nelle banche, nelle compagnie assicurative, nei servizi pubblici, i cittadini sono costretti a interagire con macchine, senza contatto personale, senza possibilità di sedersi in sala d’attesa, come numeri e non come persone.
Questa realtà ricorda il territorio tecnocratico che si sta costruendo oggi in Cina, ma anche i campi di concentramento totalitari del XX secolo, dove i prigionieri non avevano un nome ma un numero.
La società greca, tuttavia, con la sua tradizione e le sue forze salvifiche della fede e della patria, non si trasformerà in un ibrido digitale di totalitarismo. I greci, nonostante tutte le difficoltà che hanno affrontato nella loro storia, hanno sempre avuto i mezzi per resistere e rimanere in piedi.
L’instaurazione del totalitarismo parlamentare perseguito dalla direzione dell’ Unione Europea trova purtroppo un volenteroso complice nell’establishment politico-economico nazionalista e servile della Grecia.
Con fretta e sollecitudine, accelerano l’imposizione della sorveglianza elettronica digitale attraverso carte d’identità, numerazioni, portafogli digitali, euro digitale.
Così, in modo subdolo e impercettibile, il cittadino può ritrovarsi rinchiuso in un invisibile ghetto digitale, dove subirà povertà, sottomissione, alienazione, esaurimento e infine schiavitù.
La raccolta di tutti i dati personali in un unico numero e in un sistema centralizzato comporta ulteriori rischi di attività criminali.
Un sistema di questo tipo è sempre vulnerabile agli attacchi informatici, sia da parte di fattori esterni che interni. Questi attacchi possono portare al furto di identità, al saccheggio di beni e al crollo della fiducia sociale.

La tecnologia digitale può rivelarsi benefica solo quando costituisce una libera scelta del cittadino. Quando viene imposta obbligatoriamente, allora si trasforma in uno strumento per creare legami che portano a una completa e irreversibile schiavitù.
Se i greci non reagiscono ora, come cittadini liberi pensatori, a questa costrizione digitale, allora quando si troveranno in una situazione di schiavitù non potranno fare nulla per impedire l’impoverimento, l’insediamento incontrollato e violento, la contrazione della ghetto digitale, il declino culturale e linguistico, il collasso sociale e sanitario e, soprattutto, la disgregazione demografica e produttiva.
Di fronte a questa prospettiva, vengono proposti tre primi passi inderogabili per la salvezza nazionale.
In primo luogo, la cessazione immediata e definitiva della violenta colonizzazione che si sta verificando in tempo di pace, minacciando la coesione e la sopravvivenza della nazione.
In secondo luogo, l’abolizione totale di AIRBNB, che ha causato una speculazione selvaggia sugli affitti e ha fatto lievitare il costo degli alloggi, spingendo migliaia di famiglie alla disperazione.
E in terzo luogo, l’istituzione di un’indennità mensile sostanziale per ogni figlio di coppie greche appena sposate che si stabiliscono in zone remote o aride, almeno fino al completamento della scuola elementare da parte dei figli.
Queste misure non sono dichiarazioni generiche, ma condizioni necessarie per evitare il collasso demografico e sostenere la famiglia greca.
Il dibattito sul numero personale e sulla sua imposizione non è una questione tecnica né riguarda solo l’organizzazione della pubblica amministrazione. Tocca il nucleo della libertà, dell’identità e della personalità del cittadino greco.
Il rischio che la società si trasformi in un meccanismo di numeri, in un insieme di identità virtuali controllate da centri di potere invisibili, è reale.
Se non ci sarà vigilanza, resistenza e rivendicazione persistente della libertà, allora i cittadini si ritroveranno intrappolati in un ambiente digitale che avrà abolito la memoria, l’autonomia e lo stesso concetto di umanità.
Fonte: primenews.press
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