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Dossier Italia 2020: Dentro il Ground Zero del Covid ”Cosa è Veramente Successo in Italia?

Abbiamo fatto delle ricerche in rete ed abbiamo voluto proporre due studi paralleli estremamente dettagliati che mettono chiunque in condizione di conoscere quello che è stato un vero e proprio crimine organizzato da persone che a tutt’oggi sono ai vertici del governo e che per logiche che la massa non intende ancora oggi considerare, perpetuano il loro disprezzo per il genere umano attraverso la negazione della loro reponsabilitá diretta su tutto quanto accaduto.

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Fatelo tutti e non voltate lo sguardo dall’altra parte, quello lasciatelo fare a chi in questo momento si sta adoperando in tutti i modi per impedirci di dare seguito ad un qualcosa che un sistema perverso considera sconveniente!

Staff Toba60

Dossier Italia 2020

Nel terzo anniversario della dichiarazione di “pandemia” da parte dell’OMS, diamo uno sguardo dettagliato a come l’Italia abbia fornito la piattaforma perfetta per creare e poi diffondere la narrazione della Covid.

Tre anni fa il mondo occidentale si è fermato. La narrazione ufficiale di Covid-19 descriveva uno strano virus, improvvisamente super diffuso e più letale dell’influenza, proveniente dalla Cina e approdato nel Nord Italia.

Il 20 febbraio 2020 è stato scoperto il primo presunto caso di Covid-19 in Occidente, nella città lombarda di Codogno, in Italia. Più tardi, lo stesso giorno, il governo italiano ha segnalato il primo “decesso da Covid-19”.

I drammatici resoconti dei media provenienti dall’Italia settentrionale sono stati trasmessi alla psiche occidentale dando l’impressione che ci fosse un misterioso nuovo virus “super diffuso” e “super letale” che galoppava attraverso la regione infettando e uccidendo decine di persone.

I resoconti strazianti di Bergamo, una città della Lombardia alpina, parlavano di bare accatastate, di “morti legate al covide che crescevano senza sosta” e dell’allarmante necessità di assistenza militare per rimuovere il lugubre volume di cadaveri che si accumulavano.

All’inizio di marzo 2020 gli ospedali del Nord Italia segnalavano uno “tsunami di morti” a causa della crisi del Covid e delle condizioni di sovraffollamento dovute alla “lotta contro l’epidemia di coronavirus”, che stavano spingendo gli ospedali e il personale al punto di rottura, mentre i medici stavano “prendendo i morti dalla mattina alla sera”.

Utilizzando l’intera macchina dello Stato, il primo ministro italiano Giuseppe Conte ha iniziato a emanare una serie di decreti governativi che hanno portato l’Italia a diventare il primo Paese al mondo a mettere in atto un blocco nazionale. Questi mandati avrebbero posto le basi per le serrate in tutto il mondo occidentale.

Tre anni dopo, una valutazione completa della storia della presunta emergenza medica italiana nella primavera del 2020, rivela un racconto dell’inquietante storia epidemiologica dell’Italia settentrionale, della manipolazione dei mass media e delle notizie ingannevoli utilizzate per creare l’illusione di una nuova epidemia.

Ben presto è emersa una moltitudine di domande e incongruenze sulla storia italiana. L’attribuzione di questa strana serie di circostanze convergenti a un evento virale era poco credibile.

Le condizioni di sovraffollamento negli ospedali italiani erano davvero il risultato di un unico agente patogeno virale o c’erano altri fattori causali?

Questi picchi anomali di decessi in eccesso nel Nord Italia sono stati causati in modo verificabile dall’arrivo e dalla diffusione di un nuovo virus letale?

Come è stato possibile che questo virus si sia diffuso per migliaia di chilometri in pochi giorni e abbia raggiunto un picco sincrono in località selezionate?

Come è stato possibile che questo virus sia stato in grado di diffondersi così velocemente attraverso migliaia di chilometri, raggiungendo il picco nello stesso momento in quelle località selezionate, senza tuttavia essere abbastanza contagioso da diffondersi nelle località vicine?

Come mai questo virus ha aspettato un decreto governativo e solo allora ha iniziato a creare un eccesso di morte?

Come è stato possibile che tutti i Paesi occidentali e non solo abbiano adottato misure “sanitarie” simili a quelle attuate in Italia, praticamente “da un giorno all’altro”, misure che assomigliano più a uno stato di polizia di fatto che a iniziative mediche?

Perché l’Italia?

Una breve cronologia della serie di eventi che si sono svolti nel Nord Italia nella primavera del 2020:

31 gennaio 2020 – Il Consiglio dei Ministri dichiara un’emergenza nazionale di 6 mesi affidando il coordinamento delle risposte all’emergenza COVID-19 al Capo del Dipartimento della Protezione Civile, a seguito del rilevamento delle prime due persone positive alla COVID-19 a Roma – due turisti cinesi in viaggio da Wuhan;

20 febbraio 2020Primo caso di Covid-19 di cittadino italiano diagnosticato a Codogno. Adriano Trevisan, 78 anni, muratore in pensione del paese di Vo’ Euganeo, vicino a Padova, in Veneto, è stato il primo decesso per Covid di un cittadino europeo. Il deceduto è risultato positivo al virus ed è morto in ospedale mentre era in cura per una polmonite.

23 febbraio 2020 – Il governo italiano introduce le prime restrizioni di movimento e di accesso/uscita intorno ai punti caldi, note come “zone rosse di blocco”. Lo stesso giorno il Ministero della Salute italiano diffonde le linee guida per i test PCR a 31 laboratori in tutta Italia. I casi aumentano.

25 febbraio 2020 – Vengono introdotte ulteriori misure restrittive in tutta Italia.

27 febbraio 2020 Viene istituito un sistema di sorveglianza nazionale, coordinato dall’ISS (Istituto Superiore di Sanità), per supervisionare la raccolta e la collazione dei dati giornalieri.

1 marzo 2020 – Si estende la creazione di “zone rosse di blocco”.

4 marzo 2020 – In Italia viene dichiarata la chiusura nazionale di scuole e università.

8 marzo 2020Il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri estende le restrizioni a tutta la Lombardia e a vaste aree del Nord Italia.

9 marzo 2020 – Il governo italiano guidato dal premier Giuseppe Conte estende la serrata a tutta l’Italia limitando gli spostamenti della popolazione tranne che per motivi di necessità, lavoro e salute.

11 marzo 2020 – L’Organizzazione Mondiale della Sanità dichiara l’epidemia di nuovo coronavirus (COVID-19) una pandemia globale. L’Italia dichiara la chiusura di tutti i ristoranti, pub, teatri e attività sociali.

18 marzo 2020 – La Banca Centrale Europea annuncia un enorme programma di stampa di denaro per mantenere in funzione il sistema finanziario. 750 miliardi di euro di salvataggio per il settore finanziario per combattere il “crollo del coronavirus”.

22 marzo 2020Cessazione di tutte le attività produttive non essenziali, blocco totale, chiusura delle fabbriche e blocco di tutte le produzioni non essenziali in tutta Italia.

25 marzo 2020 Ulteriori restrizioni agli spostamenti delle persone, tranne che per motivi essenziali (lavoro, salute, approvvigionamento).

27 marzo 2020 – Picco del numero di decessi giornalieri di Covid in Italia.

9 aprile 2020 – Entra in vigore il Decreto “Liquidità”, che prevede misure temporanee per facilitare l’accesso al credito, sostenere la continuità aziendale e la liquidità delle imprese e misure a sostegno dell’export, dell’internazionalizzazione e degli investimenti delle imprese.

4 maggio 2020 Riapertura della maggior parte delle fabbriche e di varie attività all’ingrosso, nel rispetto dei protocolli di sicurezza sanitaria prestabiliti.

Sebbene tale cronologia possa servire a rinfrescare la nostra memoria e a fornire una comprensione coerente della sequenza degli eventi, non sostituisce la storia reale.

Come si suol dire, il diavolo si nasconde nei dettagli.

I dettagli nel Nord Italia iniziano con i massicci problemi di inquinamento e le relative condizioni di salute cronica che affliggono la regione da anni.

Inquinamento e malattie croniche

La vita quotidiana nella regione lombarda è tormentata da condizioni di vita pericolose e da sfide per la salute: numerosi problemi di salute acuta che affliggono una popolazione che invecchia sono stati documentati per un lungo periodo di tempo.

La Pianura Padana, nell’Italia settentrionale, è citata per la peggiore qualità dell’aria di tutta l’Europa. La qualità dell’aria nella regione si sta deteriorando da molti anni. Le città della Pianura Padana sono considerate quelle con il più alto carico di mortalità associato all’inquinamento atmosferico in tutta Europa.

Oltre all’enorme quantità di inquinanti, la Pianura Padana è nota per le sue caratteristiche uniche di bassa ventosità e per i prolungati episodi di inversione climatica che la trasformano in un serbatoio per l’inquinamento atmosferico.

Il rapporto Lancet Planetary Health del gennaio 2021 ha stimato i tassi di mortalità associati all’inquinamento da polveri sottili e biossido di azoto in 1000 città europee. Brescia e Bergamo, nella regione Lombardia, hanno il morboso primato di avere il più alto tasso di mortalità da polveri sottili in Europa. Altre due città del Nord Italia, Vicenza e Saronno, si sono piazzate rispettivamente al quarto e all’ottavo posto nell’elenco delle prime dieci città in questa categoria.

Queste località corrispondono esattamente ai maggiori casi di infezioni delle vie respiratorie superiori verificatisi nel Nord Italia, come riportato nella narrazione ufficiale della pandemia.

Le continue e crescenti “epidemie” di fibrosi polmonare idiopatica (una malattia polmonare grave e progressiva), di malattie polmonari interstiziali e di alti tassi di cancro ai bronchi e ai polmoni erano caratteristiche epidemiologiche del Nord Italia molto prima che un presunto virus si affacciasse sulla scena.

Nella regione lombarda è presente anche un problema di amianto, dovuto all’esposizione professionale all’amianto negli anni ’60 e ’70. Uno studio del 2016, “Incidenza del mesotelioma in Lombardia, Italia: esposizione all’amianto, modelli temporali e proiezioni future”, ha previsto un aumento del mesotelioma maligno (MM), una forma aggressiva e mortale di cancro che colpisce principalmente il rivestimento del torace e dell’addome.

Questo studio ha documentato un elevato carico di MM in entrambi i sessi nella Regione Lombardia, che riflette un’ampia esposizione professionale (soprattutto negli uomini) e non professionale (soprattutto nelle donne) all’amianto nel passato. I tassi di incidenza sono ancora in aumento; si prevede una flessione nell’insorgenza del MM dopo il 2019″.

Un altro studio, “Investigating the impact of influenza on excess mortality in all ages in Italy during recent seasons (2013/14-2016/17 seasons)”, rivela che i tassi di mortalità dovuti alla comune influenza sono aumentati notevolmente nell’ultimo decennio. Questo studio ha descritto un aumento di quasi quattro volte della mortalità per influenza nel periodo di tempo considerato. Nella stagione 2016/17 il totale è salito a 24.981 decessi in eccesso attribuibili a epidemie influenzali.

Oltre ai continui problemi di inquinamento atmosferico, i residenti della Pianura Padana sono afflitti da alti livelli di deflusso di bestiame industriale nei fiumi e negli affluenti.

La regione Lombardia crea grandi quantità di rifiuti animali, poiché produce più del 40% della produzione di latte in Italia, mentre più della metà della produzione di suini in Italia si trova nella Pianura Padana.

In tutta Italia i problemi di avvelenamento del suolo causati da attività industriali e incidenti passati e presenti hanno colpito la terra e la sua gente.

Le pesanti attività industriali e i passati avvelenamenti industriali nel Nord Italia affliggono la regione con un’altra massa di esposizioni tossiche.

Nel 1976 Seveso, in Italia, ha vissuto “uno dei peggiori incidenti industriali dell’ultimo secolo“. Il disastro di Seveso si verificò in un impianto di produzione chimica a 12 miglia a nord di Milano, nella regione Lombardia. Ha provocato la più alta esposizione conosciuta alla 2,3,7,8-tetraclorodibenzo-p-diossina (TCDD) nelle popolazioni residenziali nella storia ed è diventato una “testimonianza degli effetti duraturi della diossina”.

La diossina è un noto agente cancerogeno e molte persone che all’epoca vivevano a Seveso e nei suoi dintorni erano a maggior rischio di cancro in età avanzata. Una persona che ha compiuto 20 anni nel 1976 avrebbe ora 60 anni durante l’era Covid.

Ciò è coerente con quanto è stato ampiamente riportato tra gli uomini di Nembro: il cancro è la principale causa di morte in questa fascia demografica e il cancro ai polmoni è il tipo di tumore più comune.

Misure di austerità e infrastrutture sanitarie

Ad aggravare le pessime condizioni ambientali in cui versa la popolazione del Nord Italia sono le misure di austerità degli ultimi due decenni, che hanno decimato i servizi pubblici italiani, riducendo drasticamente le risorse per l’assistenza sanitaria.

Esaminando lo stato degli ospedali del Nord Italia, molto prima della “pandemia”, inizia a emergere un modello.

Una rassegna del 2019 sullo stato attuale degli ospedali italiani, “Salute & Ospedali in Italia. 17° Rapporto Annuale”, ha rilevato un “significativo aumento nel 2019 delle persone in lista d’attesa e per tempi più lunghi, rispetto alla già problematica situazione del 2018″ e un “pronunciato deterioramento, negli ultimi 5 anni, dei sistemi di “collegamento” tra medicina generale e ospedali e tra questi e i servizi post-ospedalieri (riabilitazione, lungodegenza, case di riposo e assistenza domiciliare)”.

L’atmosfera carica e la conseguente tempesta di fuoco creata da una strombazzata “invasione virale” ha messo brutalmente a nudo gli effetti di 20 anni di tagli al sistema sanitario nazionale.

Un rapporto Oxfam del 2013 sull’impatto delle misure di austerità, “THE TRUE COST OF AUSTERITY AND INEQUALITY Italy Case Study“, ha evidenziato il declino dei servizi sanitari italiani.

Il rapporto rileva che nel 2000 l’Italia era al secondo posto nel mondo per copertura sanitaria. Il rapporto cita che nel 2011, a causa del calo annuale della spesa sanitaria, “più di nove milioni di persone hanno dichiarato di non poter accedere ad alcuni servizi sanitari per motivi economici”.

Ulteriori tagli hanno amplificato una situazione già instabile. Nel periodo 2010-19, il Servizio sanitario nazionale italiano ha subito tagli finanziari per oltre 37 miliardi di euro, a causa della progressiva privatizzazione dei servizi sanitari. La spesa pubblica per la sanità, in calo da anni, è scesa vertiginosamente a un tasso inferiore a quello che l’OMS considerava in grado di offrire un’assistenza sanitaria di base.

Questi tagli generalizzati hanno avuto gravi ripercussioni anche sul personale sanitario e sui posti letto e le attrezzature ospedaliere disponibili, ostacolando di fatto la capacità delle strutture di curare efficacemente i pazienti.

Nel periodo dal 2009 al 2017 è stato tagliato il 5,2% del personale sanitario. Negli ultimi 10 anni sono stati persi 70.000 posti letto. Nelle unità mediche per acuti la disponibilità di posti letto è scesa da 922 per 100.000 abitanti nel 1980 a 262 per 100.000.

I dati del 2020 indicano un totale di 5.179 posti letto in unità di terapia intensiva (circa 8,9 posti letto per 100.000) per tutta l’Italia, una popolazione di poco più di 60 milioni nel 2020.

A livello operativo regolare nel 2020 i 74 ospedali lombardi, che servono una popolazione di 10 milioni di abitanti, avevano circa 720 posti letto di terapia intensiva, con fino al 90% di essi solitamente occupati in inverno.

Al 10 marzo 2020 i ricoverati in Terapia Intensiva erano 877, i reparti lombardi erano saturi e le richieste di trasferimento dei pazienti in altre regioni erano prevalenti.

L’effetto netto di questi tagli radicali alle infrastrutture e ai servizi ospedalieri nel contesto dell’isteria da covirus era prevedibile; da anni i medici italiani di terapia intensiva segnalano che le epidemie influenzali causano il riempimento dei reparti di terapia intensiva, come accadeva in tutto il mondo.

Il roboante silenzio dei media su questi fatti scomodi ha tenuto l’opinione pubblica all’oscuro delle realtà del fatiscente sistema sanitario italiano.

Solo “il virus”.

Alla luce di questi dati, non sorprende che persone con infezioni respiratorie stagionali di routine e per lo più reversibili, una volta ricoverate in ospedale, possano non essere trattate in modo appropriato o con successo.


Morti iatrogene/protocolli ospedalieri

Nella primavera del 2020 i funzionari della sanità italiana hanno introdotto protocolli sanitari senza precedenti, specifici per Covid.

Questi nuovi protocolli, tra cui l’intubazione precoce e la sedazione accompagnatoria, sono stati ritenuti necessari per proteggere medici e infermieri in un momento in cui la carica virale del presunto agente patogeno letale era presumibilmente più bassa.

Questi nuovi protocolli erano appropriati per il trattamento dei problemi respiratori superiori?

I ventilatori meccanici, che spingono l’ossigeno nei pazienti i cui polmoni stanno cedendo, sono diventati rapidamente la prassi accettata in tutto il sistema ospedaliero italiano. I medici hanno dichiarato in modo stravagante che i ventilatori erano “diventati come l’oro”.

L’impiego dei ventilatori comporta la sedazione del paziente e l’inserimento di un tubo in gola. Per accompagnare questa procedura vengono utilizzati farmaci come il midazolam, la morfina solfato e il propofol, che presentano controindicazioni e avvertenze sugli effetti collaterali, tra cui depressione respiratoria e arresto respiratorio. Il midazolam e il propofol sono due farmaci regolarmente utilizzati per il suicidio assistito e per abbattere i detenuti del braccio della morte.

Durante l’ondata iniziale di isteria del marzo 2020, il governo italiano ha richiesto e ottenuto un approvvigionamento di emergenza di midazolam dalla Germania, poiché gli ospedali “avevano improvvisamente bisogno di una quantità di farmaco 3-4 volte superiore al normale”.

La Protezione Civile italiana ha intrapreso un appalto pubblico accelerato per assicurarsi 3800 ventilatori respiratori aggiuntivi.

Già nell’aprile 2020 il ricorso alla ventilazione meccanica è stato messo sotto accusa dagli esperti italiani. Luciano Gattinoni, specialista italiano di fama mondiale in terapia intensiva, ha suggerito che “la ventilazione meccanica è stata usata in modo improprio ed eccessivo”.

Marco Garrone, medico d’urgenza dell’Ospedale Mauriziano di Torino, ha osservato: “Abbiamo iniziato con un atteggiamento univoco, che non ha dato i suoi frutti”, ha detto Garrone a proposito della pratica di mettere subito i pazienti in ventilazione, per poi vedere le loro condizioni peggiorare. “Ora cerchiamo di ritardare il più possibile l’intubazione”.

Anche se alcuni funzionari sanitari hanno spinto per ottenere più ventilatori per trattare i pazienti affetti da coronavirus, alcuni medici si sono allontanati dal loro utilizzo.

Cominciarono a emergere domande sulle cause effettive delle “morti Covid” di persone anziane e fragili attaccate ai ventilatori, per la semplice ragione che i medici stavano notando tassi di mortalità insolitamente alti per i pazienti affetti da coronavirus attaccati ai ventilatori.

È possibile che sia stata la negligenza medica, e non un nuovo agente patogeno, a innescare questa miccia negli ospedali e a creare un ciclo di feedback di panico pubblico?

È possibile che ciò che si è diffuso negli ospedali italiani nella primavera del 2020 sia stata un’epidemia di iatrogenesi?
È possibile che l’evento di mortalità della primavera 2020 nel Nord Italia non sia stato un’aberrazione epidemiologica o biologica, ma il risultato di una serie di mandati amministrativi senza precedenti da parte del governo italiano e dei funzionari della sanità pubblica?

Misure di emergenza e isolamento Impatto sulla popolazione

Il governo italiano, i funzionari della sanità pubblica e i medici regionali che hanno dichiarato che un “nuovo virus” è sbarcato nel Nord Italia, hanno insistito affinché venissero attivati i preparativi di emergenza per prepararsi a questo “massiccio” aumento di pazienti affetti da Covid-19. Il fatto che queste previsioni fossero speculazioni, basate su modelli lineari di previsione e provenienti da medici con conflitti di interesse, era di scarso interesse per i giornalisti.

Una serie progressiva di decreti restrittivi, tra cui la chiusura di villaggi e città, è stata rapidamente attuata. Queste direttive sono servite a terrorizzare e disorientare ulteriormente una popolazione già in preda al panico.

I cittadini furono invitati a rimanere a casa e fu loro vietato di entrare in determinate aree; furono imposte multe per coloro che trasgredivano. Alla maggior parte dei negozi e delle attività commerciali fu ordinata la chiusura.

I residenti hanno descritto le strade abbandonate come surreali e “paurose”.

La proprietaria di un’azienda agricola, Rosanna Ferrari, ha dichiarato: “Stiamo vivendo un po’ di panico. I supermercati sono stati presi d’assalto da venerdì scorso. Ci sono code fuori dalla farmacia. Hanno detto che oggi verranno, casa per casa, a raccogliere campioni di saliva”.

Angelo Caperdoni, sindaco di Somaglia, ha descritto la situazione allarmante: “All’inizio è stato difficile contenere il panico, soprattutto perché sui social media circolavano molte notizie false che la gente credeva vere. C’è ancora panico per quanto riguarda le scorte alimentari. Molte persone ieri si sono recate a Codogno per cercare di fare scorte”.

Franco Stefanoni, sindaco di Fombio, anch’esso sotto sequestro, ha descritto la situazione in termini militari, notando che i due minimarket della città sono stati “assediati”, in quanto “la gente è corsa al supermercato per comprare 20 kg di pasta o 30 kg di pane”.

L’ex presidente del Consiglio superiore di sanità, Roberta Siliquini, ha fornito una spiegazione più ragionevole per l’eccitazione: “Abbiamo trovato casi positivi in persone che probabilmente avevano pochi o nessun sintomo e che potrebbero aver superato il virus senza nemmeno saperlo”.

Le persone che consigliavano la calma sono state sistematicamente sepolte sotto una raffica di editti governativi draconiani, il clamore prodotto dagli interessi acquisiti e l’assalto prolungato dei media con notizie ingannevoli.

Notizie ingannevoli

I notiziari mainstream e i canali dei social media hanno dato il via a un’ondata di morte in tutto il Nord Italia a causa di un virus dilagante che stava creando un sovraffollamento dei pronto soccorso e richiedeva convogli di veicoli dell’esercito per il trasporto dei cadaveri.

Le immagini televisive di bare accatastate a Bergamo sono state catapultate nell’etere e riportate di pari passo, terrorizzando la popolazione italiana e gran parte del mondo.

Un’ispezione dettagliata di questi servizi ha rivelato che i media che diffondono la paura evitano scrupolosamente tutte le spiegazioni ragionevoli, quando non mentono apertamente.

I media hanno taciuto il fatto che già nel 2018 gli ospedali milanesi erano invasi da infezioni polmonari virali. A causa dei già citati problemi di inquinamento, delle infrastrutture sanitarie decimate e dell’invecchiamento della popolazione, negli ultimi decenni gli ospedali invasi sono diventati una caratteristica stagionale del profilo nazionale dell’Italia.

I notiziari tradizionali si sono anche astenuti dal menzionare la realtà della carenza di personale ospedaliero e le sue ragioni. A causa del panico e dell’editto governativo di chiusura delle frontiere, la forza lavoro infermieristica dell’Europa dell’Est, che costituisce gran parte della forza lavoro nella sanità italiana, è fuggita rapidamente dal Paese, lasciando gli ospedali e i centri di cura con equipaggi ridotti all’osso.

Ciò ha comportato l’improvviso abbandono di anziani fragili e disabili da parte di coloro che normalmente li assistono, con una valanga di conseguenze deleterie: molti degli anziani abbandonati dalle case di riposo sono stati spediti in ospedali già sovraccarichi.

Questo circolo vizioso, in cui la carenza di personale nelle case di riposo si traduce in una fuga dagli ospedali a corto di personale, ha portato al completo collasso dell’assistenza agli anziani e ai disabili, aggiungendosi al caos dei sistemi ospedalieri nelle regioni in cui sono state attuate politiche governative severe.

Creazione del caso Covid

All’ingresso in ospedale, la risposta de facto per i pazienti in arrivo era l’onnipresente tampone PCR utilizzato per determinare se il paziente fosse affetto da “Covid-19“. Se ritenuto un “caso positivo”, si attivava il dispiegamento di protocolli ospedalieri mortali – un altro circolo vizioso di negligenza medica che assicurava il giusto dosaggio di paura.

Sebbene già nel marzo 2020 si fosse notato che la PCR presentava gravi problemi come strumento diagnostico, i media e il pubblico in generale accettarono a scatola chiusa la validità di questa tecnica come metodo diagnostico.

Le soglie di ciclo elevate erano uno dei problemi citati. Questo creava numeri assurdi, fino al 97%, di “falsi positivi”, portando a un numero di casi di Covid e di decessi decisamente esagerato.

Ancora prima, nel febbraio 2020, i risultati dei test PCR in Italia sono stati messi in discussione, in quanto utilizzavano un singolo gene target della SARS-CoV-2 come prova clinica di un test “positivo”.

Il candidato italiano al Premio Nobel Stefan Scoglio, nel constatare questa frode scientifica, ha dichiarato:

“Oggi ho scoperto un nuovo elemento di questa vera e propria frode, la scelta di ridurre la positività al tampone rilevando solo uno dei tre geni che definirebbero la SARS-CoV-2. Se il virus fosse presente, bisognerebbe trovarli tutti e 3, perché se il virus è integro, unico caso in cui può avere un ruolo patogeno e infettare, il test deve trovare tutti e 3 i geni”.

L’uso improprio della PCR ha portato a confondere la questione se le persone negli ospedali italiani stessero effettivamente morendo a causa del “Covid” o per gli effetti della disgregazione sociale di massa e quindi fossero erroneamente etichettate come “morte da Covid”, come determinato da questo processo fraudolento.

Produzione di morti da Covid

La risposta a questa domanda si trova in rapporti successivi che hanno chiarito che quasi tutti i “decessi da Covid” non erano in realtà causati da un agente patogeno virale – quasi tutti gli individui morti a causa del presunto agente patogeno avevano comorbidità multiple.

Un rapporto del 17 marzo 2020 dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) ha rilevato che il 99,2% dei decessi legati al Covid riguardava persone che avevano condizioni croniche preesistenti.

Una settimana dopo, come riportato in un articolo del 23 marzo 2020 del Telegraph britannico, il professor Walter Ricciardi, consigliere scientifico del Ministro della Salute italiano, ha osservato che:

“Il modo in cui codifichiamo i decessi nel nostro Paese è molto generoso, nel senso che tutte le persone che muoiono negli ospedali con il coronavirus sono considerate morte a causa del coronavirus”. Da una nuova valutazione del National Institute of Health, solo il 12% dei certificati di morte ha mostrato una causalità diretta da coronavirus, mentre l’88% dei pazienti deceduti aveva almeno una pre-morbidità – molti ne avevano due o tre”.

Ricciardi stava citando un rapporto di follow-up dell’ISS del 20 marzo 2020 (in inglese qui) e o ha frainteso le cifre reali del rapporto o è stato citato in modo errato. Mentre il 12% con zero comorbidità indicava una grossolana esagerazione degli impatti di “Covid”, la cifra esatta del rapporto era dell’1,2%, il che significa che il 98,8% dei “morti da Covid” elencati aveva condizioni croniche preesistenti.

All’inizio dell’estate 2020 anche la stampa tradizionale ammise che praticamente tutti i decessi causati dal Covid in Italia soffrivano di condizioni croniche preesistenti.

Nell’ottobre 2021 il quotidiano italiano Il Tempo riportava che l’Istituto Superiore di Sanità aveva rivisto il numero di persone morte “per Covid” anziché “con Covid” da 130.468 a 3.783.

È un fatto consolidato che l’Italia abbia etichettato come vittima di “Covid-19” chiunque sia morto con una “infezione confermata da SARS-CoV-2”, confermata attraverso un dubbio risultato della PCR, indipendentemente dalle reali cause di morte.

Allo stesso tempo, secondo l’Istat, dal 1° marzo al 4 aprile 2020 si è registrato un aumento generale della mortalità per tutte le cause rispetto alla media dello stesso periodo 2015-2019. Bergamo si colloca al primo posto nella crescita della mortalità tra i comuni con un aumento vertiginoso del 382,8% dei decessi.

Questo aumento di mortalità non è dovuto a una serie di cause associate alla presunta infezione da SARS-CoV-2, ma a molteplici altri fattori. L’annullamento di screening oncologici, i trattamenti ritardati, la riluttanza a chiamare i servizi di ambulanza in caso di incidenti o emergenze sono diventati comuni nel bel mezzo dell’isteria di Corona, permettendo alle condizioni di peggiorare al di là di ogni possibile trattamento.

È noto che i ritardi nelle cure mediche aumentano la morbilità e la mortalità associate a condizioni di salute sia croniche che acute.

Un ritardo di soli due giorni nella ricerca di cure per un infarto del miocardio può trasformare una condizione semplice e curabile in un difetto pericoloso e a rischio di vita.

Una ricerca della Società Italiana di Cardiologia ha stabilito che la mortalità per infarto è più che triplicata durante l’emergenza Covid, poiché i pazienti che temevano un’infezione si allontanavano dall’ospedale.

Ciro Indolfi, professore di Cardiologia presso l’Università Magna Graecia di Catanzaro, ha osservato che:

l’organizzazione degli ospedali… in questa fase era dedicata quasi esclusivamente al Covid-19 e molti reparti di cardiologia erano utilizzati per i pazienti infettivi. Inoltre, per paura del contagio, i pazienti ritardano l’accesso al pronto soccorso e arrivano in ospedale in condizioni sempre più gravi, spesso con complicanze aritmiche o funzionali, che rendono molto meno efficaci terapie che si sono rivelate salvavita come l’angioplastica primaria”.

Le notizie di “morti da covide”, esagerate e manipolate, sono state tenute lontane dall’opinione pubblica e non sono state certo all’altezza delle storie di camion militari che trasportavano carcasse umane e delle immagini di bare accatastate a Bergamo che venivano bruciate nel cervello delle persone.

Sempre e solo “il virus”. Le bugie di Bergamo

L’ormai famigerata immagine bergamasca di tre lunghe file di bare allineate si è diffusa a macchia d’olio e ha sconvolto il mondo senza alcuna indagine sulla veridicità delle foto da parte di quelle iene di media doppiogiochisti che invece hanno fanaticamente alimentato le fiamme di Covid ad ogni occasione.

Un servizio giornalistico responsabile avrebbe autenticato che la foto in questione è stata scattata in un hangar dell’aeroporto di Lampedusa il 5 ottobre 2013.

Le bare in quella foto erano piene di cadaveri di migranti africani morti in un naufragio – si stima che i morti siano stati 360 – al largo di Lampedusa, un’isola italiana al largo della Tunisia.

Le notizie di camion che trasportano cadaveri e di forni crematori invasi in Lombardia hanno spiegazioni più banali, anatema della narrazione mediatica prevalente.

La necessità di camion per trasportare i cadaveri, che i media hanno ripetuto altrove, era facilmente spiegabile con una combinazione di fattori congruenti. I morti venivano portati via dai militari perché gli impresari funebri, temendo il “virus killer”, si rifiutavano di raccogliere i corpi come avrebbero fatto in tempi normali.

La paura, inventata e amplificata, che spingeva gli impresari funebri a sottrarsi alle loro normali mansioni, era aggravata da una legge nazionale d’emergenza che vietava le cerimonie civili e religiose, compresi i funerali. Questa mossa senza precedenti, per un Paese a maggioranza cattolica che normalmente si affida alla sepoltura rituale, è stata messa in atto all’inizio di marzo.

Il pericolo di una “nuova malattia altamente trasmissibile e mortale”, ormai radicata nella psiche dei cittadini italiani, ha contribuito ad aumentare la frenesia della situazione.

Le famiglie che normalmente seguono la pratica cattolica della sepoltura optavano per la cremazione dei defunti in un numero senza precedenti per paura di contrarre la malattia dai morti.

Nel nord Italia si registrò un aumento del 50% delle richieste di cremazione, che rapidamente sommersero i pochi piccoli crematori esistenti in Italia.

Una curiosità regionale

È interessante notare che non tutta l’Italia è stata colpita dal virus che si dice “super-diffuso”. L’eccesso di morti nella primavera del 2020 era limitato al Nord Italia e a specifiche aree del Nord Italia.

L’epicentro del virus covide sarebbe stato localizzato in Lombardia. La crisi localizzata in Lombardia, presentata al mondo come l’apocalisse zombie “italiana“, non si è manifestata nelle strade, nei negozi o nelle case lombarde, ma solo negli ospedali e nelle case di cura situate nei centri urbani.

Come ha fatto il presunto agente patogeno mortale a bypassare il Centro e il Sud Italia, che hanno una demografia simile?

I dati del 26 marzo 2020 confermano che “il virus” non è migrato verso Sud rispettando i confini giurisdizionali. Quattro regioni del Nord Italia hanno rappresentato l’89% di tutti i “casi” di Covid. Questo schema sarebbe rimasto invariato anche quando un’ondata di test è stata diffusa in tutto il Paese.

Una teoria emersa suggeriva che, poiché la Lombardia ha un alto numero di lavoratori cinesi nell’industria dell’abbigliamento, il “virus” fosse stato portato in Italia dai lavoratori migranti cinesi e si fosse diffuso nella regione. Questa ipotesi è crollata quando si è notato che la Toscana, una regione dell’Italia centrale, che ha la più grande concentrazione di cinesi in Italia e in tutta Europa, in qualche modo non è stata colpita dal “virus”.

Anche il fatto che il Sud Italia non sia stato colpito dal “virus” ha stravolto la narrazione ufficiale.

Una differenza significativa nelle strutture sociali tra il Nord e il Sud Italia fa sì che la maggior parte degli anziani del Sud viva con o vicino ai propri figli. Questa tradizione di sostegno familiare esteso è nota per creare condizioni favorevoli al benessere e alla sicurezza.

Nel Nord Italia ci sono più strutture di assistenza a lungo termine (LTCF) pro capite, con un numero maggiore di residenti che vivono in queste condizioni precarie.

Alla luce di quanto oggi sappiamo, è ragionevole concludere che per un gran numero di individui del nord che risiedono in strutture di assistenza a lungo termine, dove le condizioni sono spesso antigieniche, l’alimentazione è scarsa e l’assistenza è spesso negligente, si è creata una tempesta perfetta per la morte in massa.

La conseguente partenza in massa di personale sovraccarico e terrorizzato e la creazione di un’ansia di massa all’interno di una popolazione disabile, fragile e abbandonata hanno virtualmente garantito un evento di morte di massa in questo settore della popolazione del Nord Italia.

Il pensiero critico 101 ci informa che, dato che il 50% delle “morti COVID” in Italia si è verificato tra i residenti delle case di cura e che l’età media della “morte Covid” è pari o superiore alla normale aspettativa di vita, non si è trattato di un problema di “morti COVID” in sé, ma di un problema di condizioni sociali.

Terrorizzare e isolare gli anziani che vivono nelle case di riposo, negare loro le visite dei parenti e ridurre o eliminare le visite di persona degli assistenti sanitari e sociali, in combinazione con una qualsiasi malattia respiratoria, potrebbe, e lo fa, spazzare via qualsiasi casa di riposo non igienica e spazzare via un numero significativo di persone fragili.

Non c’era bisogno di inventare un nuovo contagio per spiegare perché le persone stavano morendo.

Il contagio sociale dei mandati governativi e l’isteria mediatica dei social network sono diventati una malattia più pericolosa di qualsiasi presunto contagio biologico, ma l’apparato statale può comodamente nascondere questi fattori sotto il tappeto, curando la vorticosa follia del “virus”.

Perché l’Italia?

Per suggerire che non c’è stato alcun evento virale aberrante nel Nord Italia nella primavera del 2020 e teorizzare che l’Italia sia stata scelta come rampa di lancio per l’Operazione Covid, come indicano le prove, dobbiamo chiederci: “Perché il Nord Italia è stato scelto come set per questa sceneggiatura pandemica?”.

L’Italia aveva i mezzi e il movente?

Per lanciare la fase di shock dell’Operazione Covid nel mondo occidentale era necessario creare l’illusione di un’invasione virale.

Per evocare una peste Potemkin postmoderna e la necessità percepita di chiudere l’ordine sociale ed economico di un Paese, l’Italia possedeva tutti gli ingredienti pronti. Con i suoi tassi già elevati di polmonite interstiziale, la panoplia di problemi respiratori superiori indotti dall’inquinamento e gli alti tassi di cancro, l’Italia settentrionale aveva bisogno solo di una piccola fiammella per accendere un incendio di morti. La scintilla è arrivata sotto forma di isteria generata dai media, ordini di isolamento e protocolli ospedalieri mortali.

L’Italia aveva anche la motivazione, che diventa evidente quando si comprende la storia di Covid attraverso la lente del denaro, del potere, del controllo e del trasferimento di ricchezza.

Un Paese finanziariamente in bancarotta, con un settore finanziario alla disperata ricerca di salvataggi e una struttura di comando gestita da banchieri centrali, era un governo disponibile e compiacente.

Per ragioni non legate alla cattiva salute dei suoi cittadini, negli ultimi dieci anni l’Italia è stata soprannominatail malato d’Europa” dal settore finanziario dell’UE.

Come gran parte dell’Europa, nel 2019 il governo italiano ha dovuto affrontare pressioni economiche estreme.

Mentre l’Europa nel suo complesso era economicamente stagnante, l’Italia è ufficialmente entrata in recessione all’inizio del 2019. L’ansia nell’Eurozona era alta e si temeva che il “problema italiano” potesse diffondersi e innescare un crollo in un’economia globale già vacillante.

Il debito pubblico italiano era salito al quarto posto nel mondo e al primo nell’UE. Questo debito schiacciante stava mettendo a dura prova l’UE, creando tensioni tra Roma e Bruxelles.

A maggio 2019 si diceva che la crisi finanziaria dell’Italia “metteva a repentaglio gli obiettivi monetari della Banca centrale europea” e che, se non fosse stata arginata, “avrebbe potuto mandare in frantumi la fiducia dei mercati nell’intera area dell’euro, mettendo l’UE in grave difficoltà”.

Il previsto “tsunami di crolli finanziari” che ha messo a dura prova i banchieri centrali europei è arrivato nel 2019.

Senza tempo a disposizione, è stato proposto il collaudato schema di salvataggio per salvare i grandi investitori. Il commissario europeo per l’economia, Paolo Gentiloni, ha avvertito che potrebbero essere necessari ben 1,5 trilioni di euro (1,63 trilioni di dollari) per “affrontare la crisi”.

Tutte le chiacchiere sull’industria finanziaria che ha mandato in bancarotta la nazione saccheggiando i fondi pubblici, sui politici che distruggono i servizi pubblici per volere dei grandi investitori e sulle depredazioni dell’economia dei casinò sono state spazzate via con il nuovo racconto di una crisi scatenata dall'”epidemia di Covid-19″.

I predatori che vedevano i loro imperi finanziari andare in pezzi hanno deciso di chiudere la società e saccheggiare il mondo nel tentativo di salvare i loro imperi finanziari in rovina.

Per non risolvere i problemi che avevano creato, questi predatori finanziari avevano bisogno di una storia di copertura.

Una storia di copertura abbastanza grande da mascherare gli innumerevoli crimini finanziari che hanno commesso e sopprimere i problemi sociali che hanno creato.

Questa copertura è apparsa magicamente sotto forma di un “nuovo virus”.

Alla fine la Banca Centrale Europea (BCE) ha accettato un salvataggio delle banche europee per 1,31 trilioni di euro (1,46 trilioni di dollari), seguito dall’accordo dell’UE su un fondo di recupero di 750 miliardi di euro per gli Stati e le imprese europee.

Questo grosso pacchetto di “credito a lungo termine e ultra-economico a centinaia di banche” è stato venduto al pubblico come un programma necessario e benevolo per attutire l’impatto della pandemia di coronavirus su imprese e lavoratori.

Come parte del piano di ripresa dell’UE, i 750 miliardi di euro sono stati divisi in due parti. Una comprendeva 500 miliardi di euro da assegnare come sovvenzioni in base alle “esigenze di ripresa” di ciascun Paese. L’Italia avrebbe ricevuto la fetta più grande della torta.

Il “malato” d’Europa ha ricevuto un’infusione tanto necessaria – con tanto di vincoli.

Conclusione

A distanza di tre anni, la verità imprescindibile della storia italiana è che, una volta grattata la superficie della narrazione ufficiale della pandemia di Covid, si rivela un pozzo di serpenti senza fondo fatto di distorsioni, manipolazioni e vere e proprie bugie.

Tutti i decessi in eccesso nella primavera del 2020 nel Nord Italia sono stati un artefatto delle condizioni di salute già esistenti in una popolazione che invecchia, della distruzione dell’infrastruttura sanitaria esistente, del massiccio inquinamento industriale che ha creato condizioni croniche, dell’isteria generata dai media, delle selvagge chiusure governative e dell’omicidio amministrativo di persone già fragili.

Queste morti iatrogene di persone fragili sono state il risultato dell’ordine sociale e del dispotismo della sanità pubblica e sono state poi utilizzate per dare l’impressione che ci fosse “un virus mortale” in circolazione.

L’unica pandemia è stata una violenta aggressione governativa e biomedica contro le persone.

Le prove fornite dall’Italia nel 2020 smascherano la narrazione ufficiale della “Covid” per quello che è: un inganno organizzato a sangue freddo.

Non c’è stata nessuna pandemia.

Cosa è veramente successo in italia?

Lo scopo di questo articolo è di rivisitare i dettagli relativi alla situazione COVID in Italia, all’inizio del 2020. Come si ricorderà, sono state prima Wuhan e poi l’Italia a provocare l’allarme COVID iniziale, ed è stata l’Italia a registrare i tassi più elevati di malattie e decessi iniziali, dando sostanzialmente il via alla bufala della pandemia COVID a livello mondiale. Tutti gli occhi erano puntati sull’Italia fin dall’inizio, quindi facciamo un viaggio nella memoria e raccontiamo gli eventi realmente accaduti.

La regione evidenziata in rosso è la Lombardia settentrionale, in Italia. È il luogo in cui si è verificata la maggior parte dei “casi COVID” (o “epidemia”) iniziali.

Per prima cosa, esaminiamo alcuni dati di base.

L’Italia ha una popolazione di circa 60 milioni di abitanti (fonte).
La popolazione della Lombardia è di circa 10 milioni.
La popolazione anziana in Lombardia è circa il 21,6% della popolazione totale, un valore in linea con la media italiana e superiore alla quota dell’UE28, che è del 18,9% (fonte)
L’Italia è al 9° posto nel mondo per la più alta percentuale di anziani (Fonte)

Al 21 marzo 2020, ci è stato comunicato che le vittime del COVID-19 sono 2549 nella regione settentrionale della Lombardia, su un totale di 3405 vittime italiane. Ciò significa che circa il 75% di tutti i decessi italiani dovuti alla COVID-19 in quel momento erano concentrati nella regione Lombardia, che ospitava un totale del 16% della popolazione italiana.

Ci è stato anche detto che all’epoca c’erano in totale 10.031 decessi globali dovuti alla COVID-19. Questo significa che il bilancio delle vittime in Lombardia è stato di circa il 50% della popolazione italiana. Ciò significa che il numero di morti in Lombardia era di circa 1.000. Ciò significa che il numero di morti in Lombardia (2549) rappresentava il 25,4% dell’intero numero di morti globali (in quel momento).

Tuttavia, 7 giorni prima, il 14 marzo 2020, il Presidente dell’ISS (la massima autorità medica italiana) aveva dichiarato in una conferenza stampa ufficiale che solo 2 persone erano (forse) morte a causa del virus COVID-19, pur precisando che questi 2 decessi non erano ancora stati confermati come causati dal COVID-19. (N.d.T.: il virus COVID-19 è un virus che ha colpito la Lombardia). (Fonte)

Il 18 marzo (4 giorni dopo), l’ISS ha riferito che 12 persone sono morte in Italia senza precedenti malattie dopo aver contratto il coronavirus.

“Roma, 13 mar 19:12 – (Agenzia Nova) – Le persone morte di coronavirus in Italia, che non avevano altre patologie, potrebbero essere solo due. È quanto emerge dalle cartelle cliniche esaminate finora dall’Istituto superiore di sanità, secondo quanto ha dichiarato il presidente dell’istituto, Silvio Brusaferro, nel corso di una conferenza stampa tenutasi oggi presso la Protezione civile di Roma. “I pazienti morti positivi hanno un’età media superiore agli 80 anni – 80,3 per l’esattezza – e sono prevalentemente maschi”, ha detto Brusaferro. “Le donne sono il 25,8%. L’età media dei deceduti è significativamente più alta rispetto agli altri positivi. L’età è superiore ai 70 anni, con un picco tra gli 80 e gli 89 anni. La maggior parte di queste persone è portatrice di malattie croniche. Solo due persone non sono risultate al momento portatrici di malattie”, ma anche in questi due casi l’esame delle cartelle cliniche non è concluso e quindi potrebbero emergere cause di morte diverse dalla Covid-19. Il presidente dell’Iss ha precisato che finora sono pervenute “poco più di un centinaio di cartelle cliniche” dagli ospedali di tutta Italia”.

In altre parole, si ritiene che solo due persone siano state uccise dal Coronavirus in Italia – ma non c’è ancora alcuna conferma che il Covid-19 sia la causa del decesso.

Nel frattempo, i dati ufficiali diffusi dall’OMS all’epoca dicevano che c’erano più di 3.000 morti a causa del COVID-19 in Italia.

Perché è successo questo e perché una così grande discrepanza tra le statistiche ufficiali e le affermazioni del Presidente dell’ISS? In parte il motivo è che la stragrande maggioranza dei cosiddetti casi di COVID erano in realtà persone anziane con comorbilità. Torneremo su questo punto più avanti, ma prima dovremmo chiederci: cosa rendeva la Lombardia così unica e perché proprio qui la COVID non era presumibilmente presente.

Diamo un’occhiata ad alcune informazioni preziose e iniziamo un’indagine molto semplice e basilare.

La prima cosa da notare è che la qualità dell’aria in questa regione è tra le peggiori di tutta l’Europa. L’immagine seguente è tratta dal sito tedesco wetteronline.de

La regione Lombardia, nel nord Italia, è tra le aree più inquinate d’Europa. [A causa dell’elevata industrializzazione e della mancanza di vento dovuta alla chiusura tra catene montuose, l’inquinamento atmosferico rimane un grave problema in Lombardia e nel Nord Italia… I dati mostrano che molte città lombarde e padane subiscono l’impatto più grave a livello europeo a causa della scarsa qualità dell’aria, prima fra tutte l’area metropolitana di Milano, tredicesima in classifica in termini di impatto del particolato fine, dove ogni anno si registrano 3967 morti premature – circa il 9% del totale… (Fonte)

Per ulteriori informazioni sulla qualità dell’aria in Lombardia, vedere qui.

Negli anni precedenti (prima dell’epidemia di COVID), in Lombardia si era registrato un inspiegabile aumento dei casi di influenza e polmonite. Si veda questo esempio del 2018 e questo esempio del 2019.

Il 25 febbraio 2020 è stato pubblicato questo articolo su uno dei maggiori quotidiani italiani, La Repubblica.

Stima dei casi di “sindrome simil-influenzale” in Italia tra il 14 ottobre 2019 e la metà di febbraio 2020: 5.632.000. Si tratta di quasi il 10% dell’intera popolazione italiana che si è ammalata di influenza tra ottobre 2019 e febbraio 2020. Naturalmente, la maggior parte di queste persone non andrebbe normalmente in ospedale, perché si tratta solo di influenza, giusto? Una buona parte probabilmente resterebbe a casa a sudare, come facciamo tutti quando abbiamo l’influenza.

Tuttavia, poco dopo (a partire da marzo), le cose hanno cominciato a cambiare. Mentre il numero di casi di “coronavirus” aumentava in Italia, il numero di casi di influenza diminuiva. Sono sicuro che potete capire perché è successo.

Quindi, tutte queste persone che presentavano normali sintomi influenzali hanno iniziato naturalmente a correre in ospedale, non appena è stato suggerito loro psicologicamente che potevano essere stati infettati da un nuovo virus mortale. La suggestione psicologica ha creato il panico che ha contribuito a creare l’illusione che migliaia di persone fossero state improvvisamente infettate. Gli “ospedali invasi” hanno contribuito ad alimentare questa illusione. Ma possiamo confermare che oltre 5 milioni di italiani (il 10% dell’intera popolazione) avevano l’influenza, poco prima che tutto questo iniziasse a marzo. Come si vede chiaramente, tutti questi pazienti influenzali sono stati semplicemente riclassificati come pazienti COVID.

È comunque strano che così tante persone si siano ammalate di influenza: perché è successo? Forse la qualità dell’aria ha avuto a che fare con questo, ma forse c’era qualcos’altro…

Il 26 marzo, il professor Remuzzi, direttore dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri di Milano, ha dichiarato in un’intervista che “i medici locali ricordano di aver visto polmoniti [sic] molto strane, molto gravi, soprattutto in persone anziane, a dicembre e anche a novembre”.

Ha detto: “Queste sono voci di un piccolo numero di persone e impressioni di alcuni medici che però non mi hanno confermato di aver visto polmoniti bilaterali prima di gennaio”. (Fonte)

Remuzzi ovviamente attribuisce tutto ciò a un virus invisibile proveniente da Wuhan, ma sappiamo che è una bugia, quindi cosa ha davvero causato queste malattie anomale di polmonite e influenza nell’autunno del 2019 e nell’inverno del 2020?

Ebbene, è emerso che molti anziani lombardi vaccinati nel novembre 2019 hanno iniziato ad ammalarsi nel giro di pochi giorni, poiché la regione ha iniziato a segnalare la comparsa di polmoniti molto gravi e strane nelle persone.

A Bergamo (città della Lombardia), il 21 ottobre 2019 sono state ordinate 185.000 dosi di vaccino antinfluenzale. (Fonte)

La campagna antinfluenzale e pneumococcica 2019-2020 organizzata dall’Agenzia di Tutela della Salute e dall’ASST della provincia di Bergamo in collaborazione con i Medici di Famiglia inizierà il 4 novembre.

“… Quest’anno sono state ordinate 185.000 dosi di vaccino….La vaccinazione antinfluenzale è offerta gratuitamente alle seguenti categorie a rischio:

Persone di 65 anni o più (nate nel 1954 e prima)…
malattie croniche dell’apparato respiratorio; malattie del sistema cardiovascolare; diabete mellito e altre malattie metaboliche; tumori; malattie croniche del fegato; malattie renali con insufficienza renale cronica;

Ricordiamo che la cosiddetta “pandemia” in Italia è iniziata soprattutto nella regione settentrionale della Lombardia. Come risulta (oltre ai vaccini di Bergamo di cui sopra), tra il 24 dicembre 2019 e il 18 gennaio 2020, anche la Lombardia ha avuto un programma di vaccinazione gratuita per la meningite. (Fonte e Fonte)

Esatto, oltre 34.000 persone hanno ricevuto gratuitamente il vaccino contro la meningite. Vale anche la pena di notare che l’Italia era impegnata da alcuni anni in una campagna di massa per la paura della meningite che era stata molto controversa. Tutti i piccoli centri in cui sono stati somministrati i vaccini si trovavano generalmente nella stessa area in cui sono stati segnalati gli 11 piccoli centri in cui si sono verificati i primi casi di Coronavirus, in Lombardia.

I non addetti ai lavori diranno che la correlazione non è uguale alla causalità, e questo è giusto. Ma non dovremmo applicare la stessa logica a un virus invisibile che nessuno ha isolato correttamente? Il vaccino non sarebbe un punto di partenza più logico per indagare su cosa abbia realmente causato queste malattie?

Ebbene, c’è un altro fatto importante che la maggior parte delle persone non conosce: tra dicembre 2019 e gennaio 2020, nella regione Lombardia sono stati somministrati anche 1,2 milioni di vaccini antinfluenzali di un nuovo tipo. (Fonte e Fonte)

“La distribuzione capillare dei vaccini attraverso le farmacie e la buona adesione dei medici di medicina generale stanno raccogliendo buoni frutti. La campagna di vaccinazione antinfluenzale lanciata dall’ATS sta infatti già registrando numeri da record, e non è ancora conclusa. Con questo nuovo modello abbiamo dispensato 1.183.660 vaccini in tutta la Regione Lombardia”.

Questo vaccino sperimentale è stato presentato dall’ISS come un “nuovissimo vaccino quadrivalente” ed è stato iniettato nel corpo di 1,2 milioni di lombardi (la maggior parte dei quali anziani). Si trattava di una quantità di vaccini senza precedenti nella storia dell’area. Inoltre, per la prima volta nella storia d’Italia, questi vaccini furono distribuiti non solo agli ospedali, ma anche ai medici di base e alle farmacie.

Nel giro di pochi mesi, gli anziani cominciarono improvvisamente ad ammalarsi e a morire in Lombardia e nelle regioni limitrofe, dove erano stati segnalati tutti i decessi iniziali del cosiddetto COVID. A tutto ciò si aggiunge il fatto che nelle prime fasi della pandemia l’ISS non consentiva l’uso di autoveicoli.

Quando alcuni coraggiosi medici italiani iniziarono a eseguire alcune autopsie, scoprirono trombosi/coaguli di sangue nei pazienti, molto probabilmente causati dai vaccini. Anche i ventilatori hanno probabilmente accelerato la loro morte. Gli americani ricorderanno una storia simile avvenuta a New York.

Le persone logiche potrebbero concludere che in questo caso potrebbe esserci una causalità o una correlazione e chiedere ulteriori indagini. Le persone folli scelgono di credere alle favole sui virus invisibili e ad altre sciocche superstizioni, non radicate nella realtà.

Matteo Gracis è un giornalista italiano indipendente che ha seguito da vicino la “pandemia” in Italia fin dal primo giorno. Ha costantemente riportato le innumerevoli e scandalose assurdità che si trovavano nelle varie statistiche ufficialmente rilasciate relative alla “pandemia COVID-19”.

Una delle tante assurdità che ha sottolineato è ciò che il Presidente dell’ISTAT (l’istituto governativo che monitora i dati demografici e di mortalità dell’Italia) ha detto il 2 aprile 2020:

A marzo 2019 i decessi per polmoniti varie [in Italia] sono stati 15 mila, e quindi sono morte più persone per malattie respiratorie che quest’anno per Coronavirus. Lo spiega il presidente dell’Istat, Gian Carlo Blangiardo, in un’intervista ad “Avvenire”.

Matteo ha giustamente chiesto: “PERCHÉ L’INTERA NAZIONE ITALIANA È BLOCCATA – SULLA BASE DI QUEI NUMERI CHE NON GIUSTIFICANO AFFATTO MISURE DI EMERGENZA?“. (Fonte)

Ecco altri fatti interessanti e in gran parte sconosciuti e un’altra cosa da considerare.

La comunità cinese in Italia è cresciuta rapidamente negli ultimi dieci anni. Le statistiche ufficiali indicano che ci sono almeno 320.794 cittadini cinesi in Italia. Milano, nel Nord Italia, dove il COVID-19 ha colpito per la prima volta, ha la più grande popolazione cinese in Italia.

Il 22 gennaio 2020, le autorità doganali della Guardia di Finanza nella città di Padova hanno sequestrato e bruciato quasi 10 tonnellate di carne suina cinese, potenzialmente infetta da peste suina africana. Alla fine del 2019, metà del patrimonio suino cinese – 250 milioni di suini – era morto. Padova si trova in Veneto. Il coronavirus, noto come Covid-19, è apparso per la prima volta in Lombardia (Milano) e in Veneto (Padova). La peste suina è mortale per i suini, ma non comporta rischi per l’uomo.

Ma se l’Italia pensava di aver incenerito i suoi problemi bruciando la carne di maiale cinese contaminata, gran parte della quale probabilmente proveniva dal vasto bacino suino di Wuhan, aveva un altro pensiero. Ora le particelle infettive circolavano nell’aria del Nord Italia. Inoltre, se la peste suina non rappresentava un rischio per gli esseri umani, ciò che rappresentava un rischio era una malattia comune nei suini chiamata Mycobacterium avium (anche detta MAC o tubercolosi dei polli), un micobatterio non tubercolare (NTM).

In uno studio, l’incidenza di Mycobacterium avium (tubercolosi aviaria) in una popolazione di suini è stata di ben l’81%. Come riportato da alcuni ricercatori, gli isolati di M. avium provenienti dai suini rappresentano una grave minaccia per gli esseri umani. La somiglianza dei pattern IS1245 RFLP [restriction fragment length polymorphism (RFLP)] degli isolati umani e suini indicava una stretta parentela genetica, suggerendo che il M. avium si trasmette tra suini e umani. L’infezione da M. avium può verificarsi ovunque esistano le giuste “condizioni polmonari di base“, che possono essere costituite da un evento semplice come un’infezione tubercolare infantile o riattivata, o semplicemente dall’intasamento dei polmoni con un eccesso di polvere o particolato. (Fonte: Italia in crisi – Dr. Lawrence Broxmeyer, MD* New York Institute of Medical Research)

Non sono necessariamente d’accordo con tutte le conclusioni di cui sopra, ma ho pensato che fosse abbastanza interessante da includere, semplicemente per il fatto che la combustione di carne di maiale contaminata potrebbe essere un ulteriore fattore che contribuisce alla cattiva qualità dell’aria in un’area già altamente inquinata, che potrebbe potenzialmente portare a più malattie respiratorie.

Non mangerete però quanto segue… e il maiale, anche se ha gli zoccoli veri: con gli zoccoli fessurati, non mastica l’erba: è impuro per voi. Non mangerete della loro carne e non toccherete le loro carcasse: sono impuri per voi”. -Levitico 11, 4-8

Che cosa abbiamo imparato? Cosa è successo veramente in Italia?

La spiegazione è semplice. La stragrande maggioranza dei cosiddetti casi di COVID e dei decessi è stata molto probabilmente il risultato di una combinazione dei seguenti elementi:

1) Statistiche fraudolente basate sulla riclassificazione di più malattie come malattie respiratorie, polmonite, influenza, ecc. in “COVID”.

2) Un aumento di queste malattie rispetto ai numeri normali come risultato diretto di molteplici campagne di vaccinazione di massa in Lombardia.

3) L’inquinamento e la conseguente cattiva qualità dell’aria hanno contribuito alla malattia.

È così semplice. Gli anziani sono morti, probabilmente in numero maggiore rispetto agli anni precedenti, a causa dei vaccini e della scarsa qualità dell’aria. Questi anziani muoiono ogni anno per una serie di malattie diverse, molte delle quali legate all’apparato respiratorio. Molti lombardi (la maggior parte dei quali anziani) hanno presentato sintomi simil-influenzali e sono stati diagnosticati con la COVID-19 sulla base di un test PCR fraudolento.

Bloomberg e altri media hanno confermato che il 99% degli italiani morti “a causa del COVID” aveva altre malattie preesistenti e la metà dei decessi è avvenuta in persone che avevano tre malattie preesistenti. L’età media delle vittime era di 79,5 anni e gli unici decessi tra le persone sotto i 40 anni sono avvenuti in maschi con gravi patologie preesistenti. Inoltre, le aree con i tassi di mortalità più elevati presentano anche un elevato inquinamento atmosferico.

Il COVID non esisteva in Italia, almeno non nel modo in cui veniva definito, in particolare la parte in cui era causato da un virus chiamato SARS-COV-2.

Il COVID in Italia è uguale a tutto il resto. È un’espressione di sintomi simil-influenzali che fanno parte del normale processo di disintossicazione del corpo.

Qualsiasi statistica veramente elevata era un risultato diretto di vaccini tossici, somministrati a persone anziane vulnerabili, con molteplici comorbilità. La maggior parte di loro sarebbe comunque morta per le loro comorbilità, ma i vaccini sono stati l’ultimo chiodo nella loro bara o la goccia che ha fatto traboccare il vaso.

La lezione è semplice ed è la stessa di sempre…

I virus non causano malattie.

La malattia è causata dalla tossicità.

Tutti i vaccini sono tossici e pericolosi.

Michael Bryant & Omar Jordan

Fonti: https://healthfreedomdefense.org e DeepWeb









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