L’Azienda Italiana “M23 S.R.L” (E Molte Altre) Produttrice di Navi, Tratta Sottobanco Sottomarini Destinati all’Ucraina “Lo Stato Tace e Acconsente”
Per chi non ha ancora capito come funziona il mondo bisogna partire da una base semplice semplice per renderlo consapevole che le cose per come hanno dato a credere gli organi di informazione Mainstream valgono praticamente zero!
Da tempo si parla di fornitura di armi all’Ucraina o in tanti altri paesi in guerra sparsi qua o la in giro per il mondo, ora Macron e con lui molti paesi dell’unione europea si sono messi in testa di inviare pure un esercito regolare per dare man forza ad un paese oramai allo sfascio.
L’ipocrisia non ha limiti, in quanto da tempo le guerre vengono combattute da mercenari che in Italia per esempio hanno un indotto mensile di circa 30.000 euro (Cifra Variabile ) al mese, col supplemento dei saccheggi locali.
Tutti, ma proprio tutti i paesi hanno il loro centro di reclutamento e dopo un addestramento che avviene in medio oriente, hanno una manovalanza con milioni di soldati pronti all’uso finanziato dai soliti noti che scatenano guerre a comando previo un finanziamento di miliardi di dollari!
Tempo fa sul DeepWeb bastava andare in una località nei pressi di Bologna e dopo accordi convenuti molto riservati, avevi il lasciapassare per dare libero sfogo alla smania di fare guerra a chi volevi, ricordo che il prezzo concordato era di 20.000 euro e ti garantivano che la questione avveniva con la complicità del governo italiano che non avrebbe interferito sulla questione. (armi e bagagli tutto compreso)
Le armi poi che creano scandalo per gli importi erogati dai rispettivi paesi, ha come epicentro organizzativo la Mite città di Berna in Svizzera, dove un organizzazione ben collaudata in accordo con tutti i paesi democratici del mondo, il tempo di una scia chimica ed è in grado di trasferire ogni genere di armamento dal più sperduto paese africano sino alla popolosa metropoli Ucraina di Kiev. (Praticamente le armi in Ucraina sono le stesse della guerra Jugoslava e Siriana ecc )
Questa è una breve sintesi della situazione che avrete modo di conoscere nei dettagli prossimamente sul nostro canale, ma che da un idea di come la matrice diabolica di un manipolo di criminali politici, che si gode in pieno della situazione assai favorevole come quella che si sta verificando in questo momento……..e i soldi da dove vengono allora?
….basta entrare qua dentro qual è il problema!
(Toba60)
Questo lavoro comporta tempo e denaro e senza fondi non possiamo dare seguito ad un progetto che dura ormai da anni, sotto c’è un logo dove potete contribuire a dare seguito a qualcosa che pochi portali in Italia e nel mondo offrono per qualità e affidabilità di contenuti unici nel loro genere.
La relazione del governo sulle vendite di armi
La relazione del governo sulle vendite di armi da sempre non spiega chi ha comprato cosa. Ma nella selva di sigle compaiono contratti singolari. Come le forniture hi-tech alla Turchia o i clienti ignoti di droni bombardieri. Fino alle vendite militari al Vaticano
Dovrebbe essere il documento che garantisce la massima trasparenza su uno degli argomenti più scabrosi e più finanziariamente rilevanti: l’esportazione di armamenti prodotti in Italia. E per questo è previsto che vengano realizzate ben quattro relazioni dai ministeri coinvolti – Difesa, Esteri, Economia, Interni – più un rapporto delle Dogane e una nota sintetica della Presidenza del Consiglio. Ma in circa millecinquecento pagine di tabelle, grafici e sigle tecniche manca l’unica informazione decisiva: a chi è stato venduto cosa.
Per esempio: sfogliando il monumentale dossier che radiografa l’export bellico nazionale nel 2020, possiamo conoscere nel dettaglio ogni pezzo di ricambio ceduto e da quale azienda; quanto ha speso ogni Paese estero e per quali categorie di apparati; quante banche hanno gestito pagamenti. Non c’è però nessun sistema che permetta di incrociare questi dati. E rendere noto ad esempio cosa abbiamo fornito e da quali società alla Turchia di Erdogan o all’Egitto di Al Sisi. O a chi siano finite armi delicatissime, come i droni lanciamissili, mimetizzate tra le migliaia di operazioni censite con oscuri acronimi nei rapporti ministeriali.
Gli incursori del Qatar
Repubblica ha cercato di analizzare i documenti, per individuare una serie di transazioni a dir poco particolari. La miniera più importante è la relazione della Farnesina, 677 pagine firmate da Luigi Di Maio. Lì c’è il dettaglio dei beni venduti, divisi per contratto. E si può tentare di confrontare la cifra degli importi con quella della spesa di un Paese, per provare a identificare quindi chi ha ricevuto gli armamenti. Un calcolo complesso per ricostruire quella trasparenza negata dal rapporto del governo.
Il primo accordo che spicca è quello per la cessione di due “midget submarine”. Cosa sono? Sarebbe stato importante spiegarlo, visto che il contratto vale ben 190 milioni di euro. Si tratta di mini-sottomarini altamente sofisticati, che servono per compiere incursioni: trasportano sabotatori subacquei in prossimità di navi o di obiettivi sulla costa. In alcuni casi possono avere a bordo siluri leggeri o sistemi da spionaggio. Deve trattarsi di mezzi potenti: secondo la lista hanno un motore diesel e uno elettrico. E dispongono pure di un sonar. Nel pacchetto è anche incluso l’addestramento degli equipaggi. A venderli è la M23 srl di Zingonia (Bergamo). E questo ci permette di fare luce sull’acquirente. Perché il governo Conte nel maggio 2020 ha autorizzato la cessione dei progetti della GSE di Trieste, storica produttrice di battelli per operazioni speciali, alla Al Shamal, una sigla creata pochi mesi prima a Doha, in Qatar.
I due sottomarini quindi sono stati venduti al Qatar, che si è premurato di comprare pure una fabbrica in Lombardia per fabbricarli. Una transazione di rilevanza strategica. Nei bassi fondali del Golfo questo tipo di battelli-spia possono compiere raid clamorosi e proprio in queste settimane sono i protagonisti della guerra segreta tra Iran e Israele, con assalti reciproci contro petroliere e mercantili. Secondo alcuni siti di intelligence, il Qatar vuole acquisirne quattro. Stando ai documenti, il nostro governo ha seguito tutte le procedure di legge. Ma non ha spiegato agli italiani cosa stava avvenendo, coprendo tutto in un mantello di formule burocratiche.
Turchi invisibili
Non è l’unica sorpresa. Nel 2019 quando Ankara iniziò l’offensiva militare in Siria contro le milizie curde – quelle che avevano sconfitto lo Stato islamico – Repubblica sollevò il caso degli elicotteri da combattimento AT129, prodotti in Turchia con tecnologia del gruppo Leonardo. Gli elicotteri erano in prima linea nell’avanzata dell’esercito di Erdogan. All’epoca molti parlamentari chiesero che le forniture per questo programma venissero interrotte. Invece sono proseguite: nel 2020 sono censite vendite di componenti, dotazioni, visori e altri pezzi necessari per assemblare gli elicotteri in Turchia. Tutto consegnato da Leonardo all’interno di un accordo del valore complessivo di oltre 100 milioni di euro. Alcune volte gli elicotteri sono indicati come T129 altre con il nome di Atak, ma non ci sono dubbi sulla destinazione: nessun altro Paese al mondo li possiede.
Il dossier governativo spiega solo che nel 2020 Ankara ha acquistato sistemi bellici per 34 milioni, indicando otto categorie merceologiche generiche. Una è molto inquietante: “007 agenti tossici, chimici o biologici, gas lacrimogeni, materiali radioattivi”. Impossibile decifrare cosa esattamente sia stato esportato: nell’ipotesi minimale, si tratta dei lacrimogeni usati contro i manifestanti che contestano il governo turco. La collaborazione con Erdogan però sta andando oltre. Nel rapporto del Ministero dell’Economia appare la cessione di tecnologia militare per “il progetto Hurjet per lo sviluppo di un sistema per carrello di atterraggio”. Il “progetto Hurjet” è l’impresa più ambiziosa dell’industria aerospaziale turca: costruire un addestratore avanzato con capacità di cacciabombardiere, che dovrebbe compiere il primo volo l’anno prossimo. Le forme esterne somigliano moltissimo all’M346 di Leonardo. E adesso forse si capisce perché.
Droni a Volontà
Impossibile invece ricostruire l’acquirente di tre droni Astore Er-Bml. Il contratto vale 27 milioni. Secondo le riviste specializzate, l’Astore è la versione potenziata dell’aereo teleguidato Falco di Leonardo: oltre a compiere missioni di ricognizione, ha la capacità di lanciare missili terra-aria. Ci sono poi, seppur di piccoli importi, vendite di sensori per “velivolo Heron Tp”: l’unico noto con questo nome è un aereo robot israeliano, conosciuto anche come Aitan, esportato pure in Francia e Grecia. Molto richiesti i jammer: apparecchiature che disturbano i sistemi di pilotaggio dei droni e li fanno precipitare. Nella lista compaiono pure centinaia di minuscoli Ziphyus navali, che servono per ispezionare i fondali marini, e una squadriglia di Manta, aeroplanini da ricognizione imbarcati su navi: sembrerebbero destinati all’Egitto.
Le Fregate all Inclusive
Lo scorso anno il miglior cliente dell’Italia è stato proprio l’Egitto: ben 991 milioni. Si tratta – come illustrano i documenti – di un quarto dell’importo di tutto l’export, interamente speso per le due fregate Fremm varate per la nostra Marina e rivendute da Fincantieri. Anche in questo caso, incrociando le tabelle si può cercare di fare luce su cosa comprenda il pacchetto per il Cairo: in pratica, le navi sono complete di tutto. La lista include: 18 missili terra-aria Aster15 e altrettanti Aster30 a lungo raggio; 8 missili antinave Otomat; 380 munizioni per i cannoni e 1200 per le mitragliere. Spiccano 60 colpi Dart e 80 Vulcano: in pratica, sono sofisticati proiettili per cannone che agiscono come missili. Pure le dotazioni di sonar, radar e gli apparati di guerra elettronica sono al massimo livello tecnologico. E c’è abbondanza di ricambi, manuali d’uso e, in alcuni casi, corsi d’addestramento per apparecchiature specifiche. Insomma, abbiamo consegnato due navi pronte a entrare in battaglia.
Sante Protezioni
Ci sono tante voci che non si riesce a ricondurre a un Paese compratore. Ad esempio, il “pattugliatore veloce per sbarco di incursori”: un mezzo navale assai sofisticato, lungo 32 metri, costato ben 29 milioni di euro, istruzione del personale inclusa. E resta ignoto l’acquirente della “Academy Ew”: una struttura per addestrarsi alla guerra elettronica – almeno così viene presentata – al prezzo di 35 milioni. Sorprende che tra le rarissime cessioni alla Libia, per un importo di 5,8 milioni, riappaia il codice “007 agenti tossici, chimici o biologici, gas lacrimogeni, materiali radioattivi”. Sono i lacrimogeni usati contro i migranti nei campi libici? Impossibile dirlo. Infine, un’ultima curiosità. L’Italia ha esportato armamenti pure allo Stato del Vaticano. Sì, c’è un contratto con la Santa Sede, seppur di soli 19.022,38 euro. La particolarità della cifra permette di incrociare i dati e conoscere il dettaglio: si tratta di venti giubbotti antiproiettile e di due “scudi balistici”. Probabilmente la protezione per la scorta di papa Francesco. Ma resta paradossale che la relazione voluta dalla legge per fare trasparenza sull’export bellico renda enigmatico capire persino ciò che abbiamo venduto al Vaticano.
M23 S.R.L
Giá nel 2019 l’azienda M23 Srl si era aggiudicata la licenza per 2 midget submarines del valore di 190 milioni di euro: sono mini-sommergibili che potrebbero essere impiegati anche per incursioni e attacchi alle navi mercantili e alle petroliere”, denuncia Giorgio Beretta, analista della Rete Italiana Pace e Disarmo.
La società M23 Srl con sede centrale a Ciserano (Bergamo) è una new entry dell’inossidabile mercato bellico: operativa dal giugno 2018, ha come oggetto sociale la “progettazione, costruzione e vendita di veicoli subacquei ed in particolare di sottomarini, apparati di propulsione e scafi”. M23 ha una ventina di dipendenti ed è finanziariamente legata ad altre due aziende con sede legale a Bergamo, la SPH Srl (società di consulting industriale) e la GSE Trieste Srl (settore cantieristico navale).
I costruttori italiani di sottomarini nani non possono mantenere il livello di segretezza che avevano una volta. La moderna documentazione sulle esportazioni, insieme all’abbondanza di Open-Source Intelligence (OSINT), lo renderanno praticamente impossibile. Ad un certo punto i sottomarini dovranno essere trasportati su strada fino al porto di partenza, superando masse di cellulari con fotocamera. Ma, in base all’analisi di cui sopra, potremmo già sapere qualcosa su questi sottomarini.
A questo punto ci sono pochissimi dettagli disponibili sui sottomarini stessi. Sono noti per avere un motore diesel da 200 kw, un motore elettrico da 70 kw e un sonar.
I sottomarini più grandi costruiti fino ad oggi dal GSE sono lunghi 30 metri. In realtà, forse leggermente più piccolo, dato che la fabbrica stessa è lunga solo circa 30 metri. Quella nave civile, per il Venezuela, aveva un diametro di oltre 5 metri ed era progettata per trasportare 8 passeggeri. Non è chiaro se questo progetto sia mai stato completato, ma è indicativo delle dimensioni dei sottomarini del Qatar. Questi non sono sommergibili da combattimento a secco come il Button 5.60 / UOES3 (User Operational Evaluation System-3) che GSE ha costruito per la Marina degli Stati Uniti .
GSE, precedentemente noto come Maritalia, ha una lunga tradizione di innovazione, nella propulsione indipendente dall’aria (AIP) e nella costruzione unica dello scafo. Quindi è molto difficile indovinare esattamente come saranno questi sottomarini. Di sicuro, i progetti GSE sono sempre interessanti!
M23 S.R.L Strumenti Navali con licenza di Uccidere
Ogni guerra o conflitto militare incide sullo sviluppo delle scienze strategiche, perfezionando le strategie e introducendo nuovi tipi di armamento convenzionale. L’Ucraina non fa eccezione. L’ampio uso dei droni ha cambiato in modo permanente le scienze strategiche, e i droni marittimi sono apparsi come il simbolo delle guerre moderne.
Concezione
Tra l’attacco e l’esplosione al ponte di Crimea del 17 luglio 2023, le forze armate ucraine hanno intensificato l’utilizzo attivo dei droni marittimi contro la Marina militare russa.
Secondo le pubblicazioni internazionali, oggi l’Ucraina usa tre droni marittimi: Sea Baby, Magura e Cossack Mamay.
La ditta “M23” è un giocatore che ha prospettive nel mercato dei droni marittimi
Vale la pena dire che l’Italia ha una ricca storia nel settore dei progetti marittimi. Ad esempio, a Ciserano (la provincia di Bergamo, in Lombardia), la ditta “M23 S.R.L.” è impegnata nella costruzione di sottomarini di dimensioni ridotte, con una lunghezza di appena 20 metri. Al contempo, lo spazio produttivo non supera i 30 metri, evidenziando la specializzazione nell’assemblaggio di sottomarini di dimensioni piccole.
È interessante notare che “M23 S.R.L.” non opera come un’entità indipendente, ma è parte di “GSE Trieste S.R.L.” Nel 2019, la leadership di “GSE Trieste S.R.L.” ha orchestrato l’organizzazione di “M23 S.R.L.”, trasferendo tutti gli impianti di produzione dei sommergibili a questa nuova struttura.
“GSE”, originariamente conosciuta come “Maritalia”, ha una storia che risale agli anni settanta, quando l’ingegnere Giunio Santi sviluppò un metodo innovativo per costruire due sottomarini utilizzando tubi tagliati. Durante quattro decenni, la società “GSE” produceva piccoli sottomarini, distribuendoli con successo in tutto il mondo.
Nel 2000, “GSE” ha avviato la commercializzazione di sottomarini di lusso, destinati a una clientela tra le più facoltose del pianeta, considerandoli come giocattoli di lusso. Parallelamente, l’azienda continuava a sviluppare modelli militari, alcuni dei quali hanno suscitato l’interesse della Marina Italiana.
Il modello più notevole è il sottomarino Button 5.60 Dry Combat, che è stato sottoposto a esami da parte della United States Navy. Inoltre, i media hanno riportato che a partire dal 2021, “M23 S.R.L.” ha avviato la produzione di due sottomarini destinati alla Marina del Qatar. Il governo del paese arabo ha effettuato un pagamento di 190 milioni di euro per l’acquisizione.
Il commercio stava andando bene e nel 2021 il fatturato annuale di “M23 S.R.L.” fu circa 42 milioni di euro. Nonostante gli indici positivi nel 2022 il fatturato annuale si ridusse a 36 milioni di euro. La perdita finanziaria fece cercare nuovi metodi di guadagnare i soldi alla direzione di “M23 S.R.L.”.
Guadagnare i soldi in modo alternativo
Nel giugno del 2023, la ditta “M23 S.R.L.” ha annunciato la sua intenzione di offrire i propri prodotti militari all’esercito ucraino. La proposta prevedeva la fornitura di due sommergibili ultrapiccoli destinati alle operazioni delle forze speciali della Marina ucraina, in particulare, per organizzare una serie dei sabotaggi. Nel suo mesaggio “M23 S.R.L.” ha sottolineato che si possono adattare i sottomarini per distruggere la Marina di Russia.
Questi sottomarini sono un progetto nuovo di “M23 S.R.L.” Si chiamano “T-series midget submarine”. Secondo i dati disponibili, il sottomarino proposto da “M23 S.R.L.” presenta una lunghezza di 8 metri, una profondità operativa di 160 metri e può raggiungere una velocità massima di 9 nodi. La sua progettazione permette di realizzare operazioni efficaci in acque poco profonde, mentre il motore elettrico contribuisce a mantenere un basso livello di rumore.
I dirigenti di “M23 S.R.L.” hanno invitato ai rappresentanti del Ministero della Difesa ucraino affinché visitassero la base militare della Marina italiana a La Spezia, al fine di mostrare tutte le potenzialità dei loro prodotti. Benché l’accesso a questa base sia normalmente vietato per i civili, l’azienda dispone di un poligono per esercitazioni e può organizzare l’accesso per chiunque, inclusi gli stranieri.
Nonostante le dimostrazioni effettuate durante il mese di agosto, il Ministero della Difesa dell’Ucraina ha deciso di non procedere all’acquisto di questi sottomarini. Si viene sapere che gli ucraini non erano soddisfatti delle caratteristiche presentate, in particolare per quanto riguarda l’autonomia piccola e il costo elevato.
A loro volta, i rappresentanti di “M23 S.R.L.” hanno dichiarato la disponibilità a migliorare le caratteristiche dei loro prodotti e ad adattarli alle specifiche richieste del cliente ucraino. Tuttavia, secondo fonti non confermate, sembra che l’Ucraina stia considerando l’acquisto di un sottomarino più pesante, in grado di trasportare siluri più potenti. È possibile che “M23” non sia in grado di soddisfare completamente tali requisiti.
Esportazione vincolata a Malta
Davvero no c’è niente insolito in questa storia ma il capo di “M23 S.R.L.” Bruno Peracchi la rende più criminale e illegale: ha deciso di accelerare la vendita e evitare legislazione italiana sopra esportazione dei prodotti militare firmando gli accordi mediante la ditta maltese “VLAS Limited”.
Secondo le mie informazioni, Mishele Lastella è uno dei dirigenti di “VLAS Limited”, e sembra essere stato coinvolto nell’affare. Per accelerare il processo, Mishele Lastella ha suggerito di etichettare i prodotti militari come “sottomarini abitati a doppio scopo”, ciò potrebbe attirare meno attenzione da parte del governo italiano.
Ci vuole raccontare di “VLAS Limited”. È la società offshore registrata in Malta nel 2013. Questa ditta è nell’elenco di Paradise Papers, documenti relative a offshore e scoperti dal quotidiano tedesco Suddeutsche Zeitung.
Secondo l’informazione ufficale, la direttrice esecutiva di “VLAS Limited” è Giulia Salani. Anche la signora Salani possiede “VLAS Holding Ltd” (“VLAS Limited” fa parte di “VLAS Holding Ltd”). Due società afferenti a “VLAS” fanno parte della società fiduciaria “IG Trustee Limited” dove il capo è Claudio Tonolla. Allo stesso tempo, Claudio Tonolla e Giulia Salani lavorano insieme nella ditta maltese “Kaikei International Limited” che da servizi di consulenza.
L’altro capo di “VLAS Limited” è Jan Rossi, essperto nell’ambito dei trasporti via mare.
La società “Credence Corporate & Advisory Services Limited” (fondato da Claudio Tonolla) è coinvolta nella gestione di “VLAS Limited”. Nel 2017, il quotidiano Malta Today accusò “Credence Corporate & Advisory Services Limited” di essere coinvolta in presunte frodi fiscali del miliardario russo Oleg Boyko.
La “VLAS Limited” e la “VLAS Holding Ltd”, sono registrate allo stesso indirizzo: 4 Th Floor, Kingsway Palace Republic Street Valletta, in quello stesso indirizzo vi sono altre 61 ditte.
Vale la pena ricordare che le aziende maltesi possono beneficiare di una delle tasse più basse di tutti i Paesi dell’UE. Inoltre, manca un controllo finanziario rigoroso sulle transazioni. L’altro vantaggio di cui godono le società maltesi è la possibilità legale di occultare i veri proprietari registrando una società a nome di un prestanome. Malta non figura nell’elenco nero del Gruppo d’Azione Finanziaria Internazionale (FATF in inglese), considerati tutti questi aspetti. Pertanto, l’utilizzo di Malta per l’esportazione potrebbe generare profitti immensi e preservare l’anonimato dei veri interessati.
Mishele Lastella che si è presentata come direttore esecutivo di “VLAS Limited” ha avuto le conversazioni con la parte ucraina. Si può concludere che Giulia Salani, probabilmente, è la direttrice di “VLAS Limited”.
Dall’autunno dell’anno scorso le conversazioni tra “M23 S.R.L.”e il ministero della difesa di Ucraina sono fermate temporaneamente (?) e finora non c’è nessuna violazione della legislazione italiana fatta da “M23 S.R.L.”. Questa tendenza di vendere i prodotti militari mediante svolgendo le transazioni attraverso società offshore è una consuetudine mondiale che solleva molti dubbi sulla reale situazione in questo momento relativa alla fornitura di armi e che a tutti gli effetti fanno sembrare gli 80 carri armati forniti dall’Italia all’Ucraina costati miliardi di euro un regalo la cui incidenza in ambito militare è pari a quella dei mattoncini lego.
Aurelia Cavallaro & Gianluca Di Feo & Toba60
Indagine Investigativa
SOSTIENICI TRAMITE BONIFICO:
IBAN: IT19B0306967684510332613282
INTESTATO A: Marco Stella (Toba60)
SWIFT: BCITITMM
CAUSALE: DONAZIONE