Perché gli italiani non si ribellano a questi criminali al governo?
Hanno devastato il paese dilapidando il patrimonio nazionale svendendolo alle multinazionali estere, ridotto alla fame milioni di italiani, ucciso deliberatamente milioni di persone attraverso lo stratagemma vaccinale con la complicità delle industrie farmaceutiche, finanziato l’Ucraina e Israele indebitando un intera nazione e radendo al suolo con le armi, case, industrie e famiglie intere, finanziando un deliberato genocidio a cielo aperto, hanno creato una società distopica dove chiunque sarà controllato, pianificato deliberatamente una immigrazione selvaggia con milioni di extracomunitari che stanno terrorizzando ogni singola regione, stanno pianificando la moneta digitale che ci renderà schiavi, si sono moltiplicati lo stipendio in un un paese che non arriva a fine mese, alzato l’età pensionabile di una società che ha ridotto le aspettative di vita da inizio secolo di 8 anni senza contare gli effetti collaterali dovuti alla povertà che si moltiplica ogni giorno che passa.
Ridono di noi e si compiacciono del loro operato che evidenziano ogni giorno come frutto di un intenso lavoro che merita di essere consolidato nel tempo attraverso un loro perpetuo consenso.
Sta ad ognuno decidere cosa intendete fare perché se non lo fate voi lo fanno loro!
Toba60
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Perché gli italiani non si ribellano?
La risposta è nella pazienza… ma non quella che pensi.
C’è una frase che rimbalza spesso nei libri di filosofia morale:
“La pazienza è la capacità di sopportare il tempo.” Ma nessuno specifica quanto tempo, quale peso e a quale prezzo. Gli italiani, da secoli, hanno una relazione complicata con la pazienza. Non è la virtù calma e luminosa dei monaci. È qualcosa di più antico, quasi istintivo: una pazienza che nasce dalla sopravvivenza, non dalla serenità.

Abbiamo sopportato tiranni, carestie, invasioni, tasse impossibili, guerre fatte dagli altri sulle nostre spalle.
E per generazioni ci siamo detti: “Passerà anche questa.” Non è rassegnazione. È un meccanismo antropologico: la pazienza come strategia di adattamento. Il “tenere botta” come forma di saggezza popolare. Il filosofo Spinoza lo direbbe così:
Gli uomini sopportano più di quanto credono, finché la paura è più grande della speranza.
Ed eccolo il punto. Oggi gli italiani non si ribellano perché: La paura è ancora più grande della speranza. Paura di perdere quel poco che resta, di scivolare ancora più in basso, di un futuro incerto. La pazienza è stata elevata a dovere civico. “Stringi i denti”, “aspetta la ripresa”, “non fare casino”.
Una filosofia tossica travestita da virtù. La rabbia è frammentata. Ognuno è infastidito da qualcosa, ma mai tutti dalla stessa cosa. E dove manca unione, manca azione. Le persone perbene hanno l’illusione che il peggio non possa peggiorare. È il paradosso della rana nella pentola: si alza la temperatura piano piano, e lei non salta fuori.
E poi c’è il punto più amaro:
Abbiamo confuso la pazienza con la sopportazione infinita. Come se il tempo potesse aggiustare qualunque ingiustizia. Come se aspettare fosse sempre una scelta saggia. La verità filosofica è semplice e dura: La pazienza è una virtù solo se porta alla libertà. Se porta alla passività, è una catena.
Ci ribelleremo? Sì.
Quando la speranza tornerà a superare la paura. Quando capiremo che la vera saggezza non è sopportare tutto, ma riconoscere quando qualcosa non va più sopportato. E quel giorno, credimi, sarà una sorpresa per molti. Perché la pazienza degli italiani sembra infinita…
finché non finisce.
Massimo Bolla




