Tattica calcistica: Lo smarcamento
Nel corso della storia del calcio ogni evoluzione tattica e tecnica ha avuto come base le due dimensioni fondamentali del gioco: lo spazio e il tempo. A partire dalla scuola che ha di fatto avviato il calcio moderno, quella Olandese, questi concetti sono stati reiterati progressivamente nei decenni successivi. Per quasi un secolo era stata invece la componente atletica ad essere utilizzata come indicatore più attendibile per misurare la forza di una squadra o di un giocatore. Una concezione legata a un calcio basato sulla marcatura a uomo, che adottava anche parametri regolamentari differenti, che privilegiavano il contatto fisico, in cui tutto sommato poteva avere un senso ritenere dominante un calciatore in relazione soprattutto alle sue doti fisiche, nonostante a quei tempi la conoscenza dello sviluppo atletico fosse inferiore a oggi.
Con l’avvento del calcio totale, della marcatura a zona e di tutte le sue evoluzioni e implicazioni successive a livello normativo, è stato naturale dare maggiore attenzione allo sviluppo dell’aspetto cognitivo del gioco, essendo i calciatori chiamati a un’elaborazione più complessa delle informazioni recepite nel corso della partita. Finalmente, si è dunque iniziato a considerare in maniera universale le capacità percettive e coordinative, importanti quanto le abilità tecniche e condizionali, e quindi prioritarie nella composizione del pacchetto di “competenza individuale” di un calciatore.
Questa introduzione mi sembra necessaria per approfondire un gesto tecnico spesso poco considerato nelle analisi mainstream, che è fondato su una combinazione ad alto livello delle capacità senso-percettive e motorie del calciatore: lo smarcamento.
Secondo la definizione più didattica possibile, lo smarcamento non è altro che un movimento attuato dal giocatore per eludere la marcatura del diretto avversario, al fine di ricevere il pallone o di creare uno spazio per far ricevere un compagno. Meno prosaicamente, possiamo definirlo un gesto tecnico che presuppone il dominio dello spazio e del tempo: il calciatore si smarca verso uno spazio libero, per dare una soluzione di passaggio, o per liberarne uno, ma per farlo in maniera efficace deve considerare tre criteri di base.
Come, dove, quando
Così come in gran parte delle situazioni di gioco, anche per quanto riguarda lo smarcamento è sconveniente fornire ai giocatori un’indicazione predefinita su come comportarsi, sia per una questione di prevedibilità – se un giocatore si smarcasse sempre con lo stesso movimento sarebbe facilmente contenibile – che di utilità: stimolare l’autosufficienza del calciatore aiuta ad avere più soluzioni funzionali nel contesto complesso della partita. In questo senso è necessario che un calciatore sviluppi la lettura di due criteri dimensionali, il “quando” e il “dove”, e di uno qualitativo, il “come”, che fungono da principi cardine per l’esecuzione del gesto.
Un calciatore che si smarca in maniera corretta si muove quando il proprio compagno è in grado di passare la palla, portandosi in “zona luce”, ossia entrando nel suo cono visivo, e lo farà valutando in maniera adeguata il tempismo e la velocità con cui eseguire il movimento. In questa scelta entrano in ballo la finalità del gesto, la zona del campo in cui avviene e dunque lo spazio a disposizione, la modalità dell’azione complessiva. Per quanto riguarda la velocità di esecuzione, legata anch’essa alle condizioni elencate, va aggiunto che è normale utilizzare due ritmi differenti, per avere un’influenza più netta sulla risposta dell’avversario, ma di norma la velocità della fase finale, quella in cui si va incontro al pallone, è massimale.
Possiamo articolare varie modalità di smarcamento in base al cambio di direzione e/o di ritmo della corsa, o allo spazio verso cui è orientato, ma la distinzione principale è forse quella tra i movimenti unidirezionali (movimenti a uncino, corse in diagonale/verticale/orizzontale, movimenti a L, eccetera) e quelli bidirezionali (corto-lungo, lungo-corto, dentro-fuori, fuori-dentro), effettuati grazie all’utilizzo dei cosiddetti contromovimenti, in cui la variazione di velocità assume un ruolo ancor più fondamentale.
Trattandosi di un gesto tecnico di natura offensiva, che dovrebbe agevolare la circolazione del pallone in ogni zona di campo, è chiaro che debba essere padroneggiato da ogni calciatore, al di là del ruolo. La posizione in campo è però discriminante per la tipologia di movimento da effettuare, in particolare per l’orientamento del corpo che si avrà una volta ricevuto il pallone.
A seconda dello scopo, ad esempio propiziare l’uscita del pallone dalla difesa o riceverlo in prossimità della trequarti avversaria, e dell’opposizione che incontra (marcatura stretta o lenta, situazione di parità, inferiorità o superiorità numerica), un giocatore può adottare una serie di accorgimenti per avere una ricezione più funzionale possibile.
Ad esempio, un centrocampista che deve offrire una soluzione di passaggio alla difesa avrà un modo diverso di muoversi a seconda del pressing ricevuto.
Jorginho non è pressato e può andare incontro al portatore facendo con calma un movimento circolare per ruotare il corpo ed essere pronto a giocare in verticale. Barkley, pressato, può fornire solo una soluzione frontale andando incontro in maniera diretta, rendendosi un appoggio sicuro per Luiz ma con prospettive limitate per quanto riguarda la progressione dell’azione.
In questa azione ritroviamo tutta l’abitudine dei giocatori di Guardiola nel predisporsi col corpo alla ricezione nel minor tempo possibile. Avvengono una serie di smarcamenti in simultanea: Zinchenko che, dopo aver coperto l’uscita di Laporte, si rende visibile sia dallo stesso difensore francese che da Ederson; Kompany che, dopo averla appoggiata a Ederson, si allarga per dare spazio alla manovra e con l’aiuto di Danilo porta via il pressing dalla fascia centrale, dove riceverà Fernandinho, già in posizione per andare in verticale.
Nelle zone più congestionate, per fornire una linea di passaggio pulita può non bastare uno smarcamento individuale e diventa importante la capacità dei giocatori di muoversi anche verso zone in cui è difficile ricevere, così da liberare lo spazio per un compagno. In questo caso è determinante la capacità di lettura dell’uomo in più, che andrà a ricevere il pallone.
Nell’immagine qui sopra si può vedere uno smarcamento combinato del Barcellona. Vidal si muove in verticale pur essendo coperto, attirando a sé il marcatore. Messi è uno specialista nella lettura di queste situazioni e si muove ancor prima che lo spazio venga liberato. Pur senza eseguire un movimento troppo elaborato, il tempismo con cui Messi si porta nello spazio liberato da Vidal consente a Sergi Roberto di non tornare indietro, trovandolo prima degli avversari.
Questi meccanismi e movimenti sono poi ritrovabili in ogni zona del campo, riadattati in base alle caratteristiche dei singoli e delle squadre. Possiamo ad esempio trovare squadre che attaccano la trequarti con esterni che portano palla, e che dunque si smarcheranno per ricevere in ampiezza o in profondità (Suso, Robben, Douglas Costa quando gioca a destra); o altre che cercano i propri esterni senza palla alle spalle del centrocampo avversario (Insigne nel Napoli di Sarri). La gestualità è sempre la stessa, ma viene piegata a determinate esigenze tattiche, collettive o individuali.
In ogni caso, però, l’orientamento del corpo e la rapidità con cui un giocatore si approccia al compagno in possesso è una forma di comunicazione non verbale di vitale importanza per l’intesa collettiva. Nel calcio la comunicazione è fondamentale in ogni contesto, e uno dei modi più efficaci e diretti per trasferire informazioni sulle proprie intenzioni al compagno è attraverso un “body language” tecnico: se mi muovo, voglio il pallone, se non mi muovo, non voglio il pallone.
Icardi e altri specialisti dello smarcamento in attacco
Fatto salvo il concetto che non esiste un modo univoco di smarcarsi a seconda della situazione, e che giocatori di alto livello dovrebbero mantenere la giusta imprevedibilità riuscendo a liberarsi degli avversari con un pacchetto di movimenti quanto più vario possibile, possiamo tuttavia notare che ci sono alcuni calciatori che hanno acquisito una tale padronanza di un determinato movimento da renderlo il loro tratto distintivo.
Icardi ha dato una dimostrazione nell’ultimo derby contro il Milan, vinto dall’Inter all’ultimo secondo grazie a uno smarcamento tipico del suo centravanti. Dopo aver seguito l’azione in maniera abbastanza passiva, avvicinandosi all’area quasi camminando, Icardi attacca la traiettoria del cross di Vecino ingannando Musacchio con un contromovimento da manuale. Il difensore del Milan, che per tutta l’azione aveva cercato di rimanergli di fianco per poterlo controllare mentre seguiva anche la posizione del pallone, vedendolo incedere verso l’esterno reagisce spontaneamente per seguirlo. Icardi, però, è rapido e armonioso nel cambiare direzione improvvisamente e gli fa perdere l’equilibrio.
Nei giorni successivi a quel gol è spuntato un video con un suo movimento praticamente identico, risalente ai tempi della Cantera del Barcellona: già ai suoi esordi, Icardi aveva assimilato un modo di aggredire la palla sui cross che lo avrebbe poi reso uno dei centravanti più difficili da gestire su questo tipo di situazioni, nonostante la statura non sia certo il suo punto di forza. In un intervista Chiellini aveva accennato all’impatto mentale che l’argentino può avere sul diretto marcatore, anche grazie a questo tipo di movimenti.
Icardi fa perdere le sue tracce grazie a una lettura perfetta dei tempi di esecuzione, parte all’ultimo istante utile per non lasciare al difensore alcun margine di recupero, lo inganna con il solo spostamento della corsa. Per avere un’influenza sull’avversario con questa scelta è necessario accettarne la vicinanza, attirarlo in trappola facendogli credere di essere in controllo. Icardi, non avendo un fisico incontrastabile, punta a sfuggire al contatto utilizzando questa agilità sul breve.
In questa compilation possiamo invece apprezzare lo stile complesso di Cavani, in perfetto dominio di qualsiasi tipo di contromovimento, ma anche alcuni accorgimenti differenti da quelli di Icardi. Il centravanti del PSG si “nasconde” spesso alle spalle del marcatore per poi tagliargli davanti, ma sceglie anche di utilizzare in maniera più diretta la fisicità: oltre a toccare di proposito l’avversario con l’avambraccio per disorientarlo, le sue caratteristiche gli consentono di attaccare la profondità sfruttando una rapidità su distanze medio-lunghe notevoli, andando incontro sul corridoio centrale per poi aggredire alle spalle, oppure attaccando il secondo palo partendo da lontano.
Un’altra punta che ama nascondersi alle spalle dei difensori è Mertens:
In occasione del gol di Insigne contro il Liverpool, Mertens passa alle spalle di van Dijk, andando momentaneamente in fuorigioco, per prendere vantaggio di corsa e farsi seguire. Successivamente, detta il passaggio a Callejon con un movimento a uncino per rientrare in gioco e attaccare la profondità. Il difensore olandese è costretto a seguirlo ancora, lasciando la sua posizione. Quello spazio sarà poi attaccato da Callejon, che una volta chiuso il triangolo con il belga avrà il tempo di crossare per Insigne.
In questo caso, lo smarcamento di Mertens ha avuto una doppia utilità: quella di dare una soluzione verticale al portatore e quella di creare uno spazio attaccabile dal compagno. Mertens è stato determinante in posizione di centravanti negli ultimi anni grazie anche a questa sua abilità nell’attirare le difese avversarie lontano dal centro, puntando sulla sua credibilità palla al piede anche da posizione defilata.
Chi invece utilizza uno stile di smarcamento più sfacciatamente atletico è Kylian Mbappé. Si tratta forse del giocatore più rapido in circolazione, capace di combinare l’esplosività sul corto a un’accelerazione impressionante sulla media distanza. Mbappé gioca con questo vantaggio, prendendo spesso campo lateralmente e uscendo dall’imbuto della porta, consapevole di poter riguadagnare terreno rispetto ai difensori.
Quello che rende lo stile di Mbappé unico, oltre all’ampio raggio dei suoi smarcamenti, è però la frequenza, intesa sia come rapidità nella ritmizzazione delle battute a terra, sia l’insistenza con la quale si propone.
Infine, menzione obbligatoria per Cristiano Ronaldo. Il portoghese miscela tutti gli stili che abbiamo analizzato in precedenza, e sul web possiamo trovare diverseanalisial riguardo, tra cui una molto interessante di Gary Neville focalizzata soprattutto sulla sua visione periferica e attenzione ai movimenti degli avversari. CR7 possiede una grande sensibilità spazio-temporale, sia delle traiettorie del pallone che delle corse dei compagni, cosa che gli permette di anticipare i movimenti guadagnando un notevole vantaggio. Ronaldo può essere ugualmente efficace defilandosi dentro l’area per attaccare il secondo palo; tagliando davanti ai difensori anticipandoli; attaccando la profondità da lontano. Questa abilità, però, non sarebbe attuabile senza la sua esplosività, che gli consente di effettuare diversi contromovimenti nella stessa azione, zigzagando ripetutamente prima di saltare o staccarsi all’indietro dalla linea difensiva per raccogliere un cross arretrato, giocata che ha prodotto tante reti nelle ultime stagioni al Real Madrid.
Un gesto tecnico figlio dell’evoluzione tattica
Vi sono decine di esempi di smarcamenti peculiari ad alti livelli; in questa breve analisi abbiamo deciso di mostrarvi solo alcuni dei più elaborati, ma in fin dei conti lo smarcamento è oggi un gesto tecnico talmente importante che senza padroneggiarlo è impossibile che un giocatore riesca a imporsi ai massimi livelli.
Nel calcio moderno, in cui la copertura degli spazi ha assunto un’importanza di prim’ordine anche nella fase di possesso, un calciatore capace di generare soluzioni di passaggio per sé stesso o per un compagno sarà sempre utile. Contro dispositivi di difesa a zona o a zona mista, contro squadre che mirano a togliere spazio aggredendo forte o scappando verso la propria porta, generare occasioni pulite è complicato, al di là degli stereotipi. La cura dello smarcamento, individuale o combinato, è una delle risposte offensive principali a queste situazioni difensive, ed è alla base di quasi ogni filosofia. Nel gioco di posizione, però, assume una rilevanza ancor più marcata: le fasi di possesso hanno una durata più lunga e per contrastare la difesa posizionale avversaria, accelerando all’improvviso, trovare il giocatore libero all’interno di spazi spesso intasati è vitale.
Uno smarcamento ben eseguito crea un vantaggio paragonabile a un dribbling secco o a un passaggio illuminante, riuscire a riconoscerlo ci consente di capire perché alcuni giocatori si ritrovano spesso a battere a rete “liberi” o su tap-in, e distinguere definitivamente la bravura dalla fortuna.
Fonte: Archivio Web