Una Giornata di Ordinaria Follia
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Non date per scontato il fatto che tanto lo fanno gli altri, è lo stesso atteggiamento di coloro che la gente critica per la loro indifferenza!
Una Giornata di Ordinaria Follia
Esco di casa e decido regalarmi un giorno di ordinaria follia recandomi li dove la gente come di consueto ama radunarsi facendo code chilometriche in macchina e inserendo un pilota automatico il quale li accompagna a tempo indeterminato sino al punto da far loro dimenticare di essere vivi.
Ho vissuto 10 anni a Lido di Jesolo, erano gli anni 60 e questo luogo di villeggiatura era una città balneare che un tempo nel periodo primaverile potevo percorrere tranquillamente camminando in centro strada senza il pericolo di essere preso sotto una macchina, si sa, i tempi sono cambiati, li dove una volta c’era un campetto in erba dove giocavo a pallone con gli amici, ora c’è un grattacielo dove se starnuti l’inquilino del piano terra già chiama la polizia locale per molestie domestiche e dove noi residenti ci conoscevamo praticamente tutti nonostante l’ampiezza che contraddistingueva questa città.

Il pallone adesso è bandito giocarlo ovunque, perché gli spazi sono stati sostituiti da una edificazione selvaggia che ha arricchito tutti tranne l’animo della gente che ora cerca soddisfazione attraverso tutti quegli strumenti digitali che hanno preso il posto ai contatti umani di un tempo passato.
I vigili in assetto di guerra provano per ogni multa fatta un autentico orgasmo cerebrale che in sostituzione di quello squisitamente carnale pare appagarli oltremisura considerato l’accanimento con cui si prodigano a non fare sconti al dovere imposto da una legge che non lascia scampo.
La gente non sorride e guarda dei negozi che sono un copia e incolla di quelli che hanno lasciato alle spalle del loro luogo abitativo per dare un taglio a quella monotonia che li induce ad una fuga perenne.
I lavoratori stagionali di un tempo ora sono stati sostituiti da un conglomerato umano di disperati extracomunitari che spesso non capendo la lingua si consolano tra loro facendosi la guerra tra chi guadagna 10 euro in più a fine mese.
Gli imprenditori alberghieri falliscono e si riciclano con la disinvoltura con cui si va a prendere un Caffè, cosi come il cliente è una merce di scambio usa e getta, pure chi gestisce questo circo è nelle mani di persone che fanno apparire Al Capone come un membro devoto delle Dame di san Vincenzo.
Ci sono consorzi balneari che legalmente gestiscono capitali che fanno sembrare il traffico della droga come un affare di 3 livello e che detta le regole del gioco, li dove senza la compiacenza di una collettiva partecipazione dei gruppi dirigenti in seno alle strutture comunali sarebbero costretti tutti a vendere il cocco in spiaggia.
I turisti vivono in un perenne mondo virtuale dove si ripetono in continuazione che desiderano staccare dalla routine del proprio lavoro, usufruendo sul posto di un esercito di schiavi stagionali che prima di servire loro un caffè o una pizza, li maledice a tempo indeterminato per quel privilegio a cui mai potranno godere considerati i salari che consentono loro di vivere solo per il tempo di una scia chimica.
Qua signori miei non si tratta di parlare con rimpianto di un passato che non c’è, le conflittualità di un tempo non sono differenti da quelle di oggi, la realtà di fatto è che la nostra speranza e sempre quella per cui il seguito di ogni periodo della nostra vita possa avere un andamento che sia in qualche modo migliore in quelli che sono i valori insiti in una società le cui potenzialità, grazie all’evoluzione tecnologica, sono assai favorevoli per un benessere condiviso in ogni suo aspetto sociale ed economico.
Ecco che quello che tutti chiamano sviluppo e progresso è diventato un inferno che la gente accetta come un inevitabile dato di fatto le cui conseguenze portano ad una totale alienazione degli individui da ciò che la vita dovrebbe rappresentare in quella che è la sua essenza.
Mi è bastato trascorrere una giornata di ordinaria follia per capirlo e spero che chi legge queste poche righe abbia modo di provare, non dico le mie stesse sensazioni, ma di mettere per una volta in discussione tutte quelle piccole certezze a cui ci si aggrappa con eccessiva disinvoltura.
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