I salari nell’era Milei fino al 66% in meno sono i più bassi degli ultimi 20 anni a causa degli effetti del FMI e dell’INDEC
Javier Milei lo sapevano tutti (Tranne gli Argentini) che era un benemerito imbecille al soldo delle multinazionali, un economista che si ispira a Milton Freedman ( Si avete capito bene, il Genio economico che ha messo sul lastrico milioni di statunitensi nel 2008) dove in campagna elettorale in diretta televisiva al cospetto di Mirtha Legram davanti a milioni telespettatori dice di ispirarsi a Carlos Menem, (per chi ha poca memoria è quello del Crack Argentino) è evidente che questo somaro politico ha fatto leva sulla endemica propensione degli argentini a dedicare il 99% del loro tempo al calcio che indubbiamente offre loro enormi soddisfazioni, il cui tornaconto economico però da tempo immemorabile lascia molto a desiderare.
Per vincere facile hanno posto come opposizione Patricia Bullrich una Montonera che in sintesi fa il palo con Al Capone e un predecessore come Alberto Fernández che ha messo in mostra prima ancora che le sue capacita politiche una famiglia composta da culatoni e lesbiche le quali hanno intrattenuto una nazione che ha acquisito col tempo una endemica propensione al Gossip.
Ora senza mezzi termini sono nella merda totale e tutti appassionatamente vivono nelle convinzione che come in Italia andrà tutto bene, basta una ennesima rivoluzione e tutto torna come prima….
……si esatto, proprio come prima!
Toba60
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Javier Milei Un fenomeno annunciato del crimine economico politico e sociale mostra il meglio di se a tempo record!
Il salario formale è -38% rispetto ai suoi picchi storici e -25% rispetto a quello della convertibilità. Nel suo equivalente in dollari liberi, -46% all’inizio della convertibilità, -31% alla fine, -35% con i Kirchner, -44% con Macri. Quello del settore pubblico è -66% con la convertibilità; -59% con i Kirchner/i; -45% con Macri; e -33% con Fernandez, di cui il FMI è largamente responsabile.

Dopo il fallimento della dollarizzazione promessa dagli Anker boys guidati da Luis “Toto” Caputo, arroccati a tal fine nell’area economica del governo, il presidente Javier Milei ha dimostrato insieme a loro la notevole capacità di risolvere un problema trasformandolo in due.
Vedi MEGA DNU: la surrettizia, tortuosa e dolorosa dollarizzazione di Milei che lo spiega.
Questo è ciò che hanno fatto con il metodo selvaggio utilizzato per risolvere il problema dell’inflazione, ritardando il prezzo del dollaro a livelli di convertibilità, che ha generato problemi di squilibrio esterno e recessione interna. Così, dalla “malattia dell’inflazione”, in cui eravamo il Paese più economico della regione, siamo passati a quella che gli economisti chiamano “malattia olandese”. A causa di un tasso di cambio arretrato, che ostacola l’attività interna, siamo diventati il paese più costoso della regione e uno dei più costosi al mondo.
Un ritardo che tuttavia intendono sostenere a tutti i costi, dato che il calo dell’inflazione è il principale e unico argomento politico del mileismo, con la dilagante assunzione di nuovo debito estero e un nuovo e disperato riciclaggio dei “dollari nel materasso”. Una misura che dimostra come il recente riciclaggio di capitali sia stato ben lontano dal raggiungere i 22 miliardi di dollari di cui parlano giornalisti e politici del governo e dell’opposizione. Apparentemente incapaci di vedere sotto l’acqua torbida con cui il governo nasconde le sue truffe.
Allo stesso modo in cui sembrano essere complici nel nascondere il fatto che con la DNU 274, che abrogava la precedente mobilità pensionistica, il governo di Milei ha impedito ai redditi dei pensionati di recuperare sostanzialmente con il calo dell’inflazione. E come palliativo, un Congresso pusillanime, invece di annullare questa DNU criminale con una maggioranza semplice, insiste nel sancire per loro aumenti minuscoli, equivalenti a una dozzina di empanadas di Darín, che saranno sicuramente fulminati da un veto presidenziale.
Con il nuovo riciclaggio, intendono approfittare dell’esuberanza dei dollari informali accumulati dagli argentini, fino all’arrivo dei dollari utopici di Vaca Muerta e Big Mining. Tuttavia, la legislazione del RIGI (Large Investment Incentive Regime) prevede espressamente che dopo poco tempo il 100% della valuta estera generata da queste attività possa essere esclusa. Concretizzando così un feroce svuotamento della ricchezza non rinnovabile del Paese.
Per quanto riguarda gli arretrati del tasso di cambio, la soluzione che il governo ha iniziato a suggerire è la deflazione dei prezzi, come è stato provato e fallito completamente nella fase di morte della convertibilità. La sofferenza sociale che questa ricetta selvaggia genera è ben peggiore di quella dell’inflazione, i cui effetti si stanno già vedendo. Ed è per questo che, nonostante l’estremo liberalismo che rivendica, interviene illiberalmente nei contratti tra sindacati e camere d’affari, ponendo il veto agli accordi sugli aumenti minimi, e nella fissazione del dollaro futuro.
Si può quindi affermare che, a breve o a lungo termine, il governo di Milei è intrappolato senza via d’uscita, tra Scilla e Cariddi di Omero, non dei Simpson. Ovvero tra il mostro dell’inflazione di Scilla, che farà a pezzi tutto con i suoi sei colli e le sue dodici zampe, se il governo di Milei non otterrà i dollari dal FMI, Trump, il materasso, la Vaca Muerta, il rame e il litio. Oppure il mostruoso gorgo di Cariddi, che inghiottirà l’attività economica e il benessere dei cittadini se li otterrà.
Lo aveva avvertito nientemeno che il teorico dell’arretratezza dei tassi di cambio, l’economista monetarista Ricardo Arriazu, il quale aveva sottolineato che “il processo distruttivo sta andando molto più velocemente di quello creativo”. E conosciamo già la tragica fine di questo dramma con la catastrofe economica, sociale e politica del 2001.

Ma questo regno marino ci riporta alla mente la tragica avventura del capitano Achab e la sua folle ossessione o monomania nel tentativo di uccidere l’orca Moby Dick, nel romanzo di Melville. Che, nel caso della personalità borderline del Presidente Milei, è l’orca assassina dell’inflazione.
E, ossessionato da questa ossessiva monomania, finirà in modo simile a quello del capitano Achab. Il quale, sparando all’impazzata con il suo arpione contro l’orca assassina, si fece impigliare la corda intorno al collo e fu trascinato in fondo al mare da essa. Che, dopo averlo annegato nelle sue profondità, distrusse anche la nave di cui era capitano.
Sommario: Salari senza sale responsabilità FMI
È notevole la perdita del sale dei salari, da cui deriva la sua etimologia, a causa dell’intervento del FMI nell’economia, per tutto il periodo della convertibilità fino alla metà del governo Kirchner, e dalla metà del governo Macri in poi.
Di seguito ne è riportata una sintesi, con grafici successivi che mostrano gli importi corrispondenti al Minimo, al Massimo, alla Media e alla Fine di ogni governo, che a sua volta è l’inizio del suo successore, da luglio 1994 a marzo 2025, in pesos costanti di quest’ultimo mese, la cui storia mensile è sviluppata di seguito.
Il RIPTE (Remuneración Imponible Promedio de los Trabajadores Estables) dà un’idea dell’evoluzione del salario medio dei lavoratori formalizzati. Si può notare che il suo parametro principale, la media di ogni governo, come si può vedere qui sotto, è passata da 1,69 dollari in milioni durante la convertibilità, a 1,14 dollari sotto Duhalde, a 1,64 dollari sotto Kirchner, a 1,96 dollari sotto Fernández de Kirchner e a 1,95 dollari sotto Macri. Da lì è crollato con la ricomparsa del FMI nel 2018, a 1,61 dollari sotto Fernández e a 1,28 dollari sotto Milei, tornando così quasi al livello di Duhalde.

Tuttavia, ciò che è importante a questo proposito è il risultato in relazione alla soglia di povertà fissata dall’INDEC per una famiglia di quattro membri. Il suo indicatore principale, la media superiore, come si può vedere qui sotto, era durante la convertibilità più 52 %, che poi aveva un indicatore rudimentale, che è stato cambiato nel 1999. Con Duhalde è sceso a meno -8 %, con Kirchner è salito a più 16 %, con Fernández de Kirchner a più 52 %, con Macri è rimasto a più 50 %, con Fernández è sceso a più 29 % e con Milei è crollato a più 1 %, vicino al dato di Duhalde.

Per quanto riguarda il Salario Minimo Vitale e Mobile (SMVM), che stabilisce un minimo legale, il suo indicatore principale, la Media a $ costante nel marzo 2025, come si può vedere di seguito, era di $ 374.000 durante la convertibilità,337 mila sotto Duhalde, 515 mila dollari sotto Kirchner, 807 mila dollari sotto Fernández de Kirchner, 671 mila dollari sotto Macri, 488 mila dollari sotto Fernández e 335 mila dollari sotto Milei, allo stesso livello di Duhalde.

In termini di rapporto con la soglia di povertà INDEC per una singola persona, la media, come si può vedere qui sotto, era più 4% durante la convertibilità. Sotto Duhalde è scesa a meno – 15 %, sotto Kirchner è salita a più 39 %, sotto Fernández de Kirchner è salita a più 94 %, sotto Macri è scesa a più 59 %, sotto Fernández è scesa a più 21 % e sotto Milei è sprofondata a meno – 18 %, superando Duhalde.

Di seguito riportiamo la storia mensile di questi indicatori, per comprendere meglio la loro anfrattuosa evoluzione. Al passo con la presenza del FMI che, con le sue ricette collaudate che non funzionano in Argentina, è il vero colpevole. Inoltre, vengono mostrati anche gli andamenti corretti per l’inflazione degli indici di variazione salariale INDEC, RIPTE e SMVM espressi in dollari costanti.
L’evoluzione del salario medio formale
Il RIPTE (Remuneración Imponible Promedio de los Trabajadores Estables) dà un’idea dell’evoluzione del salario medio dei lavoratori formalizzati. A sua volta, il SMVM (Salario Minimo Vitale e Mobile) lo fa rispetto al salario minimo legale.
Per tracciare l’evoluzione del RIPTE (linea blu) e dello SMVM (linea marrone) in pesos costanti a marzo 2025, è stato utilizzato l’IPC dell’INDEC dal 1994 al 2005; da quel momento in poi, l’IPC della provincia di San Luis fino al 2023, e poi un indice combinato dell’IPC dell’INDEC e del CABA, la cui logica è spiegata alla fine di questa nota.

Dal 2018, riducendosi a 1,6 milioni di dollari con Fernandez e la pandemia.
Alla fine è sceso al minimo di 1,2 milioni di dollari sotto Milei, lo stesso livello del 2003, per attestarsi ora a 1,36 milioni di dollari nel marzo 2025, lo stesso livello del 2005, vent’anni fa. Con un calo di circa meno 38% rispetto ai suoi picchi storici, e meno 25% rispetto alla convertibilità.
Per quanto riguarda la SMVM, era vicina ai 400.000 dollari durante la convertibilità, si è dimezzata quando ne è uscita nel 2003; ha raggiunto un picco di 900.000 dollari tra il 2009 e il 2011, e 800.000 dollari fino al 2017. Da allora, con l’arrivo del FMI, è crollato a 500.000 dollari sotto Fernández e attualmente a 296.000 dollari sotto Milei. In altre parole, allo stesso livello di metà 2003, 22 anni fa, meno -67% rispetto al picco di Kirchner/s, meno -63% rispetto al picco di Macri e meno -22% rispetto alla convertibilità.
Allo stesso modo, il grafico in relazione al RIPTE mostra l’evoluzione del Paniere familiare INDEC 2 (maschio 36 anni, femmina 31 anni, figlia 8 anni e figlio 6 anni, linea ocra) e in relazione alla SMVM mostra l’evoluzione del Paniere totale di base INDEC (CBT, linea verde).
A questo proposito, si registra l’assenza del paniere Hogar 2 prima del 2016 dell’INDEC, e una discontinuità tra il 2013 e il 2016 del CBT, periodo in cui per ordine del Ministro dell’Economia Axel Kicillof non è stato pubblicato, per non “stigmatizzare la povertà”. Nel quadro più ampio della crisi di credibilità del CPI dell’INDEC, dovuta alle azioni dell’ex Segretario al Commercio Guillermo Moreno, tra il 2007 e il 2014. Aspetti che sono stati modificati come spiegato alla fine dell’articolo.
Si può notare che durante il periodo di convertibilità, il RIPTE oscillava tra 1,6 e 1,8 milioni di dollari, mentre il paniere familiare di tipo 2 dell’INDEC si aggirava intorno a 1,1 mila dollari. Dopo la partenza di Duhalde, il paniere familiare è salito a oltre 1,2 milioni di dollari, mentre il RIPTE è sceso a 1 milione di dollari, lasciando molti lavoratori formali in condizioni di povertà monetaria. Da quel momento in poi, sotto la presidenza Kirchner, si è assistito a un graduale aumento di entrambi gli indicatori, con il RIPTE che ha nuovamente superato la soglia di povertà nel 2004, con un differenziale variabile fino a 900 dollari.
Sotto Macri si è mantenuto un differenziale tra i due indicatori fino a 800 dollari, che ha iniziato a ridursi rapidamente nel 2017, con la ricomparsa del FMI, scendendo a circa 400.000 dollari sotto Fernández. E poi nei primi mesi di Milei, il RIPTE è di nuovo momentaneamente precipitato al di sotto del paniere domestico di tipo 2, per attestarsi attualmente nel marzo 2025 a 90 mila dollari al di sopra di esso. Con un differenziale storico minimo, i cui dettagli negativi sono illustrati di seguito.
Per quanto riguarda la SMVM durante la convertibilità, era di qualche migliaio al di sopra del CBT, per poi scendere al di sotto di esso alla fine della convertibilità sotto Duhalde, per poi stabilire un ampio differenziale fino a 500 dollari nel 2006 tra i due, che si è stabilizzato al di sotto dei 400 dollari tra il 2013 e il 2017.
Da quel momento in poi, con l’arrivo del FMI, si è assistito a un graduale crollo, accentuato dalla pandemia, finché il SMVM sotto Fernández ha raggiunto una media di 80.000 dollari al di sopra della soglia di povertà della CBT. Questa situazione si è ribaltata con Milei, quando fino allo scorso marzo la SMVM era al di sotto di essa, fino ad arrivare a marzo 2025 con un differenziale negativo di meno 115 mila dollari. In altre parole, lo SMVM non è più il minimo vitale, poiché coloro che lo ricevono sono al di sotto della soglia di povertà.
RIPTE e SMVM e le loro linee di povertà
Il grafico seguente, in cui il RIPTE e lo SMVM sono stati messi in discussione in relazione alle loro linee di povertà, il paniere familiare di tipo 2 e il CBT rispettivamente, riassume la questione. Si nota che durante la convertibilità, in un contesto di elevata disoccupazione, il RIPTE (linea blu), secondo l’INDEC, era del 50% superiore all’importo del Canasta hogar Tipo 2. Questo dato va preso con cautela. Questo dato va preso con cautela, perché è stato pubblicato due volte l’anno, in aprile e in settembre, e nel 1999 è cambiata la base di calcolo dell’INDEC.

Poi, con la sua partenza, è scesa momentaneamente a quasi il 25% sotto la soglia di povertà. Da quel momento in poi, con i Kirchner/i c’è stata una netta ripresa, con una battuta d’arresto durante la crisi del 2008/9, e un picco fino al 70% nel 2013. Poi con Macri è rimasta sopra il 50% fino al 2017 e da lì, con l’irruzione del FMI e la pandemia, con Fernández è scesa a una media del 29% in più.
Dopo Milei, il RIPTE è sceso momentaneamente al di sotto della soglia di povertà per la prima volta dal 2002, e a marzo era solo il 7% al di sopra di essa. Questo spiega il grado di agitazione del lavoro nella società, con una buona parte dei salariati formali in questa media che è sprofondata nella povertà monetaria. In un quadro di contrattazione salariale con un assurdo giro di vite da parte di un governo che si dichiara libertario.
Da parte sua, lo SMVM (linea rossa) durante la convertibilità era appena al di sopra della soglia di povertà del CBT e, con la caduta del CBT, è sceso sotto la soglia di povertà sotto Duhalde a meno del 50 %. Per poi riprendersi con i Kirchner in modo quasi verticale, con le dovute riserve del caso, a causa delle discontinuità e delle carenze di questo indicatore, fino a raggiungere un picco del 140 % al di sopra di esso nel 2006, per poi crollare con un movimento a sega, fino a circa il 75 % durante la fine del governo Kirchner e l’inizio del governo Macri.
Con l’arrivo del FMI nel 2018, questo livello è crollato al 25%. Con Fernández e la pandemia, ha continuato a scendere fino a sfiorare la soglia di povertà, per poi attestarsi intorno al 25% al di sopra di essa. Infine, sotto Milei, la SMVM è scesa al di sotto della soglia di povertà, raggiungendo il -28% nel marzo scorso. Facendo così precipitare coloro che ricevono la SMVM in una condizione di povertà strutturale.
Cosa rivela la storia dell’indice di variazione dei salari dell’INDEC
Inoltre, il grafico seguente mostra l’evoluzione degli indici di variazione salariale dell’INDEC, aggiustati per l’inflazione come sopra, tra il 1° ottobre 2001 e il marzo 2025.

Si può notare che da un indice di 100 nell’ottobre 2001, con la caduta della convertibilità, il salario nel settore privato registrato (linea verde) è sceso verso la fine del governo Duhalde meno -30%, poi con i Kirchner/s ha raggiunto un picco di 134, con Macri 126; con Fernández alla fine 100, pari a quello della convertibilità, e con Milei meno 84. Questo rappresenta un calo di meno -38% dal picco di Kirchner/s, meno -33% o un terzo in meno del picco di Macri, e meno -16% dal picco di Fernández. Questo rappresenta un calo di meno -38% rispetto al picco di Kirchner/i, meno -33% o un terzo in meno rispetto al picco di Macri, e meno -16% rispetto al picco di Fernández.
Da parte sua, il livello generale (linea blu) di 100 durante la convertibilità, è sceso verso la fine del governo Duhalde a meno -35%, poi con i Kirchner/s ha raggiunto un picco di 109, con Macri 105; con Fernández alla sua fine 85, e con Milei meno 65. Ciò rappresenta un calo di meno -40% dal picco di Kirchner/s, meno -38% dal picco di Macri e meno -23% dal picco di Fernández.
Ma il dato più rilevante è il salario del settore pubblico (linea rossa) che mostra un notevole degrado, partendo da un indice di 100 nel 2001, ed è attualmente a 34, cioè una caduta brutale di meno -66%. Dopo essere passato per un livello di 60 sotto Duhalde, alla fine della convertibilità, e picchi di 83 sotto Kirchner/i, 62 sotto Macri e 51 sotto Fernández. Ciò rappresenta un calo di meno -43% rispetto a Duhalde; meno -59% con Kirchner/i; meno -45% con Macri; e meno -33% con Fernández.
Una caduta brutale che spiega l’enorme riluttanza, le lamentele e persino la deliberata inefficienza dei dipendenti pubblici, in settori chiave come l’istruzione, la sanità e la sicurezza, come a dire faccio quello per cui sono pagato. Questo dimostra, da un lato, l’inutilità della motosega per abbassare la spesa pubblica; dall’altro, se esisteva una casta di dipendenti statali, questa ha cessato di esistere dopo la convertibilità.
Per quanto riguarda il settore privato non registrato, purtroppo l’INDEC presenta una discontinuità tra ottobre 2015 e 2016. Per colmare questo divario, il collegamento è stato fatto attraverso la proporzionalità dei suoi ultimi record rispetto agli altri indici di variazione dei salari. Si può notare che dopo l’indice di convertibilità a 100, sotto Duhalde è sceso a meno -55, per poi risalire gradualmente fino a un picco di 117 sotto Kirchner/i, il 17% in più della convertibilità.
Con Macri il picco è stato di 106 nel 2017, ma poi, con la ricomparsa del FMI, è iniziato un notevole calo, fino a un livello di 74. Con Fernández all’inizio ha raggiunto un picco di 76, ma ha terminato a 46. Ciò rappresenta un meno -44% della fine della convertibilità, un livello simile al minimo di Duhalde, meno -52% del picco di Kirchner/s, meno 47% del picco di Macri e meno -26% del picco di Fernández.
RIPTE in dollari costanti
Il presidente Milei si vanta di aver portato i salari a un equivalente di 1.400 dollari, superando quelli della convertibilità, quando questo è ben lungi dall’essere vero. Come si può vedere nel grafico seguente, in cui i dollari sono stati calcolati a valore costante sulla base dell’IPC statunitense, con il tasso ufficiale del dollaro della BCRA e il dollaro parallelo dell’Ambito Financiero.

Come si può vedere nel grafico, la convertibilità è iniziata con un salario RIPTE di 904 dollari USA, per poi terminare a 731 dollari USA e scendere a 200 dollari USA dopo la caduta della convertibilità. È poi aumentata durante la presidenza Kirchner/s fino a raggiungere un picco di 1.000 dollari con il dollaro ufficiale alla fine del 2015 e di 773 dollari con il dollaro parallelo nel 2011.
Poi con Macri, con entrambi i dollari, il salario RIPTE è salito a 900 dollari nel 2017, e poi con l’irruzione del FMI, il RIPTE con entrambi i dollari è crollato in caduta libera a 450 dollari alla fine del 2019. E da lì si sono biforcati, con un RIPTE con il dollaro ufficiale tra i 450 e i 600 dollari, mentre oscillava tra i 200 e i 300 dollari con il dollaro parallelo.
Infine, Milei ha portato questi valori lo scorso marzo a 501 dollari con il dollaro parallelo e a 592 dollari con il dollaro ufficiale. Così, il salario RIPTE di Milei, valutato in dollari liberamente accessibili – non in quello ufficiale durante le restrizioni del tasso di cambio – era meno -46% dell’inizio della convertibilità, meno -31% alla fine di essa, meno -35% del picco di Kirchner/i, e meno 44% del picco di Macri. L’effimero miracolo di Milei non è stato nemmeno in grado di eguagliare gli effimeri miracoli di Menem, dei Kirchner e di Macri.
Per quanto riguarda il SMVM, dall’equivalente di 200 dollari all’inizio della convertibilità, è sceso a 167 dollari verso la fine della stessa, per poi crollare a 45 dollari durante la transizione di Duhalde. Poi è gradualmente risalito a 350 dollari nel 2011 sotto i Kirchner, prima di scendere a 300 dollari con il cepo e il dollaro parallelo o informale o libero.
Poi, con la fine del cepo con Macri, è salito a 300 dollari con il dollaro libero, e con la ricomparsa del FMI è crollato a 150 dollari alla fine del suo mandato. Poi con Fernández è sceso sotto i 100 dollari, mentre con il dollaro ufficiale è salito a 200. E attualmente con Milei entrambi i dollari si aggirano sui 129 dollari, ovvero circa 4,2 dollari al giorno, che è considerato il livello di povertà mondiale.
Come sintesi di questa analisi, nel seguente grafico comparativo tra Minimo, Massimo, Media e Fine di ciascun governo, si può notare che la media del RIPTE equivaleva a 826 dollari liberi durante la convertibilità, 267 dollari liberi sotto Duhalde, 314 dollari liberi sotto Kirchner, 595 dollari liberi sotto Fernández de Kirchner.durante la convertibilità, 267 dollari liberi sotto Duhalde, 314 dollari liberi sotto Kirchner, 595 dollari liberi sotto Fernández de Kirchner, 691 dollari liberi sotto Macri, 288 dollari liberi sotto Fernández e solo 375 dollari liberi sotto Milei.

Le fallacie del termometro dell’inflazione
Il termometro, o metro standard per misurare l’inflazione, che è il CPI (Indice dei prezzi al consumo) dell’INDEC, è attualmente messo in seria discussione. Non ha nulla da invidiare ai disegni che l’ex Segretario al Commercio Moreno faceva con esso. È stato condannato penalmente per queste attività, perché invece di rivelare i prezzi di mercato per il loro calcolo, “imputava” i prezzi concordati con il suddetto segretario. Che quasi nessuno rispettava, o che si ottenevano solo in alcuni negozi, statisticamente poco rappresentativi.
Ora, il problema non è nella rilevazione dei prezzi, ma nella sua obsoleta struttura polinomiale relativa alla reale incidenza di ogni tipo di consumo. E questo non è nulla di nascosto, purtroppo, visto che, come si può vedere qui, il nuovo indice poteva già essere operativo, ma il presidente Milei lo ha impedito.
Sicuramente fino a quando, in linea con la loro monomaniaca aspirazione, l’inflazione non scenderà a zero, e allora le differenze del passato non si noteranno. Nel frattempo, il presunto direttore indipendente dell’INDEC, Marcos Lavagna, fa finta di essere un pazzo, proprio come Moreno, come si può vedere qui. Mentre nelle reti si risponde: “tira, Marcos, tira”, e un giorno farà la stessa fine dell’ex Segretario al Commercio.
In particolare, l’attuale IPC dell’INDEC si basa sulla COICOP 1999 (Classificazione dei consumi individuali in base allo scopo) delle Nazioni Unite. In altre parole, ha più di un quarto di secolo in un’epoca di cambiamenti vertiginosi e si basa su un’indagine sui consumi del 2016.
Da parte sua, il CPI CABA è stato aggiornato nel 2021 con la COICOP 2018. Così, se nel 2024 il CPI INDEC ha registrato un aumento dei prezzi del 117,8%, il CPI CABA è stato del 136,7%, 20 punti in più. Pur non registrando i cambiamenti strutturali avvenuti in quell’anno, con la politica economica di assoluta deregolamentazione portata avanti dal governo Milei.
Secondo un calcolo dell’economista Esteban Domecq, il peso delle spese fisse come risultato di questo nuovo “ordinamento” o “disordine” dei prezzi, è passato dal 37% del reddito delle famiglie della classe media superiore e della classe media inferiore nel 2023, al 44% e 49% nel 2024, rispettivamente. Secondo lo stesso economista, questa variazione si spiega con la riduzione dei consumi di massa.
Come prova eclatante di quanto sopra, che contraddice le sdolcinate spiegazioni di Lavagna secondo cui non ci sarebbero grandi differenze tra il vecchio e il nuovo IPC INDEC, il grafico seguente mostra da un lato, in colonne, la variazione dei prezzi registrati nelle diverse voci o divisioni dell’attuale IPC INDEC nazionale, in relazione al suo Livello Generale. E nelle righe, l’incidenza di questi per il calcolo del Paniere di Base dell’INDEC e del CPI del CABA.

Due aspetti sono degni di nota. In primo luogo, gli enormi aumenti del livello generale registrati dalle divisioni o voci Abitazione, Comunicazione, Istruzione, Beni e Servizi. Allo stesso tempo, queste hanno una bassa incidenza percentuale nel calcolo, se confrontate con l’IPC CABA. Dall’altro lato, l’alta incidenza nel calcolo delle divisioni che hanno diminuito il loro aumento rispetto al livello generale dell’INDEC, come Alimentari, Abbigliamento, Attrezzature, Ricreazione e cultura, ecc.
Per questo motivo, è stato effettuato un ricalcolo dei valori del CPI INDEC, prendendo a tal fine le incidenze delle diverse divisioni dal CPI CABA. Il risultato per l’anno cruciale 2024 è una variazione del 142% in questo indice combinato, contro il 136% del CABA CPI e il 117% dell’INDEC CPI. Come si può vedere nel seguente grafico comparativo, che include anche il CPI della provincia di San Luis, che ha prodotto un valore del 197%.

D’altra parte, l’INDEC ha un altro colossale fallimento, che è la sua discontinuità dovuta alle suddette azioni di Moreno, in relazione al CPI. Così come con il Paniere Alimentare di Base o Linea dell’Indigenza, e il Paniere di Base Totale o Linea di Povertà, che per mascherarli, durante l’amministrazione dell’ex Ministro dell’Economia Axel Kicillof non sono stati più pubblicati, per non “stigmatizzare la povertà”. Allo stesso tempo, ha sostenuto che non era “compito del governo” scoprire il numero dei poveri, mentre il ministro della Sicurezza Aníbal Fernández ha detto che ce n’erano meno che in Germania.
In conclusione, per raccontare nel modo più adeguato possibile la terribile evoluzione dei salari in mezzo a questo insolito caos statistico, che riflette la situazione argentina, sono stati presi gli indici dell’IPC dell’INDEC fino al 2005, anno in cui sono iniziate le manipolazioni di Moreno. Da quel momento fino a novembre 2023 è stato utilizzato l’indice di San Luis, l’unico che ha continuità dal 2005 e la cui affidabilità è stata riconosciuta dalla stessa INDEC.
Tuttavia, secondo il grafico precedente, ovviamente non riflette l’improvviso cambiamento strutturale dei consumi determinato dall’attuale governo, motivo per cui è stato preso come punto di partenza il già citato indice combinato dell’INDEC CABA CPI. Con la certezza che se il nuovo indice INDEC rifletterà l’impatto reale che i costi di alloggio, servizi, comunicazioni e trasporti hanno attualmente sulle famiglie argentine, i suoi risultati saranno più elevati. Inoltre, il discusso periodo morenistico dell’INDEC tra il 2007 e il 2014, che ha dato valori CBT irreali, è stato rettificato con il CPI San Luis. Per quanto riguarda il periodo mileista lavagnese a partire da dicembre 2023, e il suo ritardo nell’applicazione del nuovo CPI, il CBT INDEC è stato rettificato con l’indice combinato IPC INDEC CABA.
Javier Llorens
Fonte: stripteasedelpoder.com




