Solo i piccoli segreti hanno bisogno di essere protetti, quelli grandi lo sono dall’incredulità della gente
Dicono di me che sono uno dei più controversi blogger della rete in virtù le mie indagini che agli occhi di gran parte della gente paiono inverosimili…..questo fa di me un soggetto odioso e detestabile, come la verità, che se non combacia con la propria visione del mondo che un manipolo di manigoldi ha ben orchestrato, diventa un vero e proprio nemico da combattere.
Toba60
Siamo tra i più ricercati portali al mondo nel settore del giornalismo investigativo capillare ed affidabile e rischiamo la vita per quello che facciamo, ognuno di voi può verificare in prima persona ogni suo contenuto consultando i molti allegati (E tanto altro!) Abbiamo oltre 200 paesi da tutto il mondo che ci seguono, la nostre sedi sono in in Italia ed in Argentina, fate in modo che possiamo lavorare con tranquillità attraverso un supporto economico che ci dia la possibilità di poter proseguire in quello che è un progetto il quale mira ad un mondo migliore!
Fulmine e il cavaliere
Credere che i grandi complotti vengano rivelati al pubblico per caso significa credere alla favola che ci viene raccontata da due secoli. Il mito ufficiale vorrebbe che l’Ordine degli Illuminati di Baviera fosse stato scoperto a causa di un banale temporale. Nel giugno 1785, un cavaliere – messaggero dell’Ordine – cade morto, fulminato, insieme al suo cavallo, da qualche parte vicino a Ratisbona.

Nelle sue bisacce, miracolosamente, viene trovato un fascio di documenti compromettenti che descrivono nei dettagli i piani della società segreta. Si dice che sia stato grazie a questo colpo di fortuna che l’Europa ha scoperto l’esistenza dell’organizzazione di Weishaupt. Questa versione viene ripetuta all’infinito, come una filastrocca. Ma non regge un secondo.
Innanzitutto perché sappiamo esattamente cosa è successo. Il cavaliere in questione si chiamava Johann Jakob Lanz, ex monaco, reclutato da Adam Weishaupt e membro attivo dell’Ordine. Stava effettivamente trasportando corrispondenza interna quando morì colpito da un fulmine. Ma questo dettaglio meteorologico non spiega nulla. La Baviera del 1785 era già satura di voci e indagini sull’Ordine. Dal 1784, il duca di Baviera, Carlo Teodoro, aveva ufficialmente vietato tutte le società segrete e la polizia conduceva perquisizioni sistematiche. Le case degli illuminati venivano perquisite, gli archivi sequestrati, la corrispondenza intercettata. Il fascicolo era già stato costituito prima della morte del cavaliere.
I documenti trovati su Lanz sono solo un ulteriore pretesto per dare corpo a un’operazione già in corso. Il governo bavarese non si limita a sfruttarli internamente: li pubblica in una raccolta ufficiale, Einige Originalschriften des Illuminatenordens (1787). Questa diffusione, che assomiglia a una «rivelazione», è in realtà solo un montaggio controllato, destinato a esporre l’Ordine in modo orientato. La leggenda del caso, del cavaliere colpito dal cielo, permette di mascherare questo lavoro politico sotto le spoglie di un colpo di scena provvidenziale.
È qui che risiede il meccanismo perverso: i complotti, anche quelli criminali, non vengono mai svelati in modo neutrale. Quando ci viene presentato uno scandalo “scoperto per caso”, bisogna capire che molto spesso sono proprio i criminali stessi a scegliere di renderlo pubblico, per riprendere il controllo della narrazione. Il procedimento è semplice: si esibiscono alcuni documenti compromettenti, poi si denigrano coloro che, in seguito, oseranno proseguire le indagini, accusandoli di essere “complottisti”. Squalificare la ricerca della verità non richiede quindi alcuno sforzo, poiché la trappola è stata preparata in anticipo: i documenti esistono, ma la spiegazione ufficiale ne limita il contesto.
Perché funziona? Perché la realtà di questo mondo è così violenta, incredibile, inaccettabile per la mente umana, che chiunque osi dirlo viene immediatamente considerato un pazzo. Il crimine organizzato ai livelli più alti si è creato questa protezione invisibile: l’incredulità pubblica. Il maresciallo Douglas MacArthur lo aveva sintetizzato così: «solo i piccoli segreti hanno bisogno di essere protetti, quelli grandi lo sono dall’incredulità pubblica».
E lo schema si ripete, ancora e ancora, fino ai giorni nostri. Gli attentati dell’11 settembre, con le loro evidenti incongruenze – passaporti ritrovati intatti ai piedi delle torri in fiamme, crollo simmetrico dell’edificio 7 mai colpito – sono bloccati da questo meccanismo: le prove più evidenti che confermano il complotto sono paradossalmente sufficienti a rendere l’argomento “tabù”, e chi lo menziona diventa un pazzo pericoloso. Stessa logica con l’Iraq e le sue armi di distruzione di massa inesistenti, utilizzate come pretesto per la guerra, poi ammesse come menzogna senza che nessuno risponda di questo crimine. Stesso scenario con il caso Epstein: una rete di ricatto sessuale che coinvolge potenti di tutto il mondo, e improvvisamente il testimone principale “si suicida” in una cella sotto videosorveglianza. I fatti sono lì, visibili, incontestabili, eppure chi osa collegarli diventa immediatamente sospetto.
E come non citare il Covid-19? Fin dall’inizio, evidenti incongruenze: discorsi ufficiali contraddittori, dati manipolati, divieto di trattamenti alternativi, evidente collusione tra laboratori farmaceutici e decisori politici. Elementi che avrebbero dovuto essere sufficienti per aprire un dibattito mondiale. Ma l’incredulità, accuratamente orchestrata dalla paura e dall’etichettatura automatica (“complottista” per ogni dubbio espresso), ha bloccato l’argomento.
Ecco come funziona: mostrare solo quel tanto di verità che basta a renderla incredibile, poi trasformare coloro che la ricordano in paria. Il cavaliere fulminato del 1785 fu solo il primo di una lunga serie. Da allora, le tempeste si susseguono, sempre al momento opportuno, sempre seguite dalla stessa pioggia di accuse.
La storia non avanza per caso: inciampa sulle prove che ci vengono gettate addosso sotto la pioggia, mentre le vere tempeste si scatenano altrove.
Fonte: leboucemissairesite.wordpress.com
SOSTIENICI TRAMITE BONIFICO:
IBAN: IT19B0306967684510332613282
INTESTATO A: Marco Stella (Toba60)
SWIFT: BCITITMM
CAUSALE: DONAZIONE




