Il gran segreto della palma dell’artista Abdul Qader Al Rais degli Emirati Arabi Uniti per il riscatto della donna
I quadri sono lo specchio dell’anima.
Toba60
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l gran segreto della palma dell’artista Abdul Qader Al Rais
L’artista Abdul Qader Al Rais degli Emirati Arabi Uniti si è fatto fotografare accanto ad una palma, ma contrasta vedere tante finestre con inferriate verticali e due porte, una chiusa e l’altra aperta con una piccola entrata. Sembra di trovarsi davanti a un carcere, ma Abdul Qader Al Rais mostra un aspetto enigmatico, li presente, come se non volesse parlare, è come se facesse parlare la palma che gli sta accanto, ha la sua parola e qualcosa si scopre per farci capire. Infatti l’artista la ritrae con il dipinto It Stands Still Series, 2020 che mostro di seguito:

Infatti questa porta ha lo stesso mostro in alto, ma a destra, e questo particolare li associa, come di una storia che hanno avuto e conclusa, di qui la loro vita si considera al termine.
Si fa strada l’idea di sapere sul seguito della vita generativa concepibile a qualcosa di superiore al mondo della piante, cioè vegetale, racchiuso nel tema della prima porta che Abdul Qader Al Rais ha chiamato Yester Year Series, 1995 .
Un presagio interrogando il sole che ha illuminato il cortiletto della fig. 1, mostrando i suoi termini geometrici-astronomici luci-ombre?
La risposta ci viene esaminando un’opera d’arte del passato, del 1500, che si è rivelata foriera di un presagio ottenuto, appunto, con gli analoghi termini geometrici-astronomici luci-ombre, ed è il titolo del prosimo capitolo.
Astronomia gnomonica nell’arte di “A’ mon seul désir” della Dama e l’Unicorno di Cluny
L’ideazione di questo celebre arazzo, mostrato con la fig. 4 viene attribuito a Jean Perréal (detto anche Jehan de Paris o anche Johannes Parisienu), la cui realizzazione è incerta, come il suo committente. Forse Giovanni IV, capofamiglia alla morte del padre nel 1457 e a sua volta deceduto nel 1500, forse suo cugino e successore Antonio II.
In questo caso l’arazzo, esposto insieme ad altri sei nel Museo di Cluny a Parigi, potrebbe essere stato tessuto dopo il 1500 magari per festeggiare il fidanzamento con Jacqueline Raguier. Questa ipotesi spiegherebbe la presenza delle lettere A e I, iniziali dei nomi dei due fidanzati, all’inizio e alla fine dell’iscrizione “mon seul desir”.

Jean Perréal era un ritrattista di successo nonché architetto, scultore , alchimista (autore del componimento La complainte de nature à l’alchimiste errant). Carlo di Borbone, Carlo VIII, Luigi XII e Francesco I, si avvalsero – stimandolo molto – dei suoi servigi. Genio poliedrico, Perréal ha progettato medaglie, monumenti funebri e fu anche sceneggiatore di teatro nonché di particolari cerimonie come il matrimonio del re Luigi XII e Maria Tudor.
Perréal elaborò i bozzetti per la tomba di Francesco II, duca di Bretagna, che fu poi realizzata dallo scultore francese Michel Colombe nella cattedrale di Nantes, tomba resa celebre in tutto il mondo dall’Adepto Fulcanelli.
L’immagine della fig. 4, è detta “A mon seul désir”, la misteriosa frase posta sulla tenda, che a tutt’oggi non è stata svelata, mostra la bella Signora è Mary Tudor regina di Francia, diventata vedova per la morte del re consorte Luigi XII il 1° Gennaio 1515. Da quel momento Mary Tudor, secondo il rituale previsto in caso di morte di un re, restò chiusa 40 giorni all’Hotel de Cluny, l’attuale Museo dove è esposta la Dama e l’Unicorno nelle sei versioni di arazzi. Ed è da qui che il mistero prende il via per legare occultamente questo luogo con il suddetto arazzo percorrendo certi binari per veicolare delle forze che si servono di una geometria detta gnomonica. Grazie a questo mio scritto, si viene a scoprire, in conseguenza, che l’arazzo, concepito dall’autore Jean Perrel, contiene in codice cifrato esattamente le coordinate geografiche del luogo in cui in seguito l’arazzo, insieme agli altri sei, veniva esposto al Museo di Cluny a Parigi.
Lo sviluppo di una geometria che si indirizza all’analisi gnomonica
In “A mon seul dèsir” la Dama si profila dalla tenda, e in modo traslato, è come se varcasse la soglia della reggia di Francia, deponendo i gioielli, che fanno da emblema al suo potere regale giunto al termine, nel cofanello retto dall’ancella.
Eppure l’immagine in questione riserba una sorpresa assolutamente imprevedibile, perché in essa è contenuta la risposta che nessuno poteva mai immaginare, e nemmeno l’artista nel dipingere il cartone, servito successivamente ai tappezzieri belgi per tessere l’arazzo. Questo poiché gli arazzi erano destinati in un luogo lontano da Parigi, probabilmente la residenza del committente Jean Le Viste, nel suo castello nell’Alta Loira vicino a Lione.
Il caso, beffandosi della logica umana per l’interpretazione di questa opera d’arte, si è servito della scienza matematica, la geometria gnomonica del tutto estranea a questa degli arazzi, per tradurre con segni grafici la risposta tramite coordinate geografiche del luogo esatto del Museo dell’Hotel Cluny di Parigi dove è esposta nelle diverse versioni la Dama per essere visitata da ammiratori di tutto il mondo.
Ecco la semplice spiegazione della frase “A mon seul désir”, ma chi poteva mai immaginare che fosse questo il misterioso desiderio della Dama di Cluny? Cioè un desiderio, in realtà non appagato, se si pensa a ciò che l’artista di questo arazzo, deve pur aver pensato a qualcosa che si accosta al responso ottenuto per via astronomica, come suddetto. Come a concepire l’idea di una lezione del mistero per l’uomo della ragione indisposto a valicarla per farne nascere in lui una nuova capace di coniugarvisi. Come a supporre di trovarci in un epoca in cui, forse si debba prospettare la possibilità di un’era nuova per un nuovo Rinascimento culturale.
Tutto ha inizio con la predisposizione dell’arazzo “A’ mon seul désir” con la precisa collocazione geometrica dell’Unicorno e del Leone in base alla nuova fig. 2 di seguito mostrata.

La procedura grafica da me seguita è la seguente segnando con precisione sull’immagine della fig. 5 le coordinate grafiche, rispettivamente:
1. Del punto A in sede all’estremità del corno dell’Unicorno.
2. Del punto M in sede dell’estremità della mano della Dama nell’atto di disporre i gioielli nel cofanetto.
3. E del punto B in sede dell’estremità inferiore della picca in mano al Leone.
4. Infine si tracciano le ordinate xx, x’x’, x’’x’’ e ascisse y’y’, yy, y’’y’’ passanti per i suddetti punti B, M ed A.
A questo punto entra in gioco la geometria gnomonica che, come vedremo, è l’artefice della conoscenza del segreto riposto nella frase “A’ mon seul désir” dell’arazzo della Dama e l’Unicorno in studio.
La scienza, cosiddetta gnomonica, si occupa del comportamento dell’ombra dei raggi del sole nell’arco del giorno. Nel passato erano diffuse, nelle diverse località della terra, le note meridiane che, tramite l’ombra solare di uno stilo posto su una parete o anche su un piedistallo munito di piccolo piano, indicava l’ora del giorno in un punto ben preciso di una particolare curva.
In pratica, con la fig. 6 mostro un esempio, senza ricorrere ai complessi concetti geometrici per ricavare le suddette meridiane, ma semplicemente come si comporta la luce solare, in Piazza S. Pietro a Roma: un caso molto semplice da capire.
Al centro di questa Piazza è posto un obelisco e per terra sono posti dei dischi marmorei che rappresentano i segni dello zodiaco.

Figura 6: L’obelisco di Piazza S. Pietro a Roma. L’obelisco è lo gnomone che determina le ombre indicate dall’inclinazione dei raggi del sole.
A mezzodì di ogni giorno il sole entra in un segno zodiacale e l’ombra prodotta dall’obelisco, che è analogo allo stilo della suddette meridiane che, nel nostro caso è definito gnomone, termina in un determinato disco zodiacale ed è il segno che vi corrisponde a segnalarlo. La fig. 6 mostra in particolare il caso che più interessa a noi per l’immagine della Dama e l’Unicorno della fig. 5, ed è l’ombra prodotta quando il sole, al suo mezzodì, entra nei segni astronomici dei Pesci e dello Scorpione, cioè alle date degli equinozi, segnata in giallo.

Figura 7: Ipotesi di una geometria gnomonica per il raggio equinoziale passante per i punti A, M e B. Il risultato dà una latitudine e una longitudine rispondente ad una località da trovare sulla mappa terrestre
In particolare, in questi precisi tempi astronomici, la declinazione del sole, al 21 marzo e al 23 settembre, è zero che aggiunta o sottratta al valore che otterremo con i grafici ancora da fare sulla fig. 5, lascia questo valore inalterato. Non si conosce ancora il valore di questa inclinazione del sole, perché sarà la grafica che andremo a fare sull’immagine della fig. 5 prima esaminata, ora la fig. 7, a segnalarla. Per conseguenza, da questa, si potrà riuscire a risalire alla conoscenza della latitudine e longitudine di un certo luogo della terra… poi spiegherò lo scopo di questa procedura.
1. Si è proceduto a tracciare la linea SB passante per i punti A e B e si è riscontrato che passa anche per M, l’estremità della mano della Dama nell’atto di porre i suoi gioielli nel cofanetto.
2. Successivamente si è tracciata la linea BC a ricalco dell’asse della picca tenuta fra le zampe del Leone. Nel contempo si è tracciata l’ascissa y’’’y’’’ che inizia dal punto C.
3. È stato stabilito che il segmento AF verticale, rappresenta lo gnomone che determina l’ombra BF in sede dell’ordinata x’’x’’, e consente al raggio solare di assumere un certa inclinazione che risulta essere con buona precisione 48°51’03’’. Questo valore corrisponderebbe alla ricercata latitudine ma non sappiamo se Nord o Sud.
4. La linea BC a ricalco della picca in mano al Leone ha un’inclinazione rispetto l’ascissa y’’y’’ che risulta essere con buona precisione 2°20’38’’. In relazione alla suddetta latitudine, questo valore corrisponderebbe alla corrispondente ricercata longitudine, ma non sappiamo se Est od Ovest.
5. Ora ci si appresta a fare una ricerca della latitudine e longitudine dei due casi suddetti e per essi le soluzioni sono 2 con gli orientamenti indicati nelle seguenti figure:

Figura 8: Coordinate Musée de Cluny di . Lat. 48°51’03’’N, long. 2°20’38’’E. Vedi: Qui

Figura 9: Coordinate Francia metropolitana.Lat. 48°51’03’’N, long. 2°20’38’’W. Vedi: Qui
Non c’è dubbio, la giusta soluzione indica il Museo Cluny di Parigi dove sono esposti i sei arazzi della Dama e l’Unicorno. Il secondo tentativo di ricerca della fig. 9 non sembra avere senso indicando il mare, ma sapremo perché.
Non resta, a questo punto, che prendere atto di questa rivelazione che porta ad una svolta decisiva la spiegazione del segreto riposto nella frase “A mon seul désir” ottenuto dall’erezione dell’Unicorno della immagine della Dama sulla soglia della sua tenda della fig. 7.
Significativa “erezione” che vale come uno straordinario gnomone che, con la sua ombra, limitata dalla picca in mano al Leone a lui prospicente, indica il punto esatto in cui il Sole equinoziale brilla per dar vita in seno alla Signora del meraviglioso quadro, il più bello dei sei arazzi di Cluny, ad un germoglio. Ed è nel suo seno, segnato dalla mano sinistra di lei, che avviene il miracolo della vita generata simbolicamente dal Sole nel Leone e dalla Luna nell’Unicorno.
Più da vicino alla procreazione della vita sulla Terra, in diretta relazione al sole planetario che proietta il suo raggio equinoziale sull’isola cosparsa di fiori d’ogni tipo, i gioielli che si riversano nel cofanetto alludono in modo traslato al miracolo della Vita, al concepimento della persona umana, la bellezza di un progetto.
I gioielli in alchimia
In alchimia i gioielli che si riversano nel cofanetto alludono ad una processo alchemico essenziale, noto come luce metallica.
A pag. 143, del volume I del libro “Le dimore filosofali” di Fulcanelli viene compiutamente così descritta questa “luce metallica”.<< Vi compiangerei molto, scrive Limojon de Saint-Didier[1], se anche voi, come me, dopo aver riconosciuto la vera materia, passaste quindici anni tutti dedicati al lavoro, allo studio e alla meditazione, senza poter estrarre dalla pietra il prezioso succo ch’essa contiene nel suo seno, perché non conoscete il fuoco segreto dei saggi, che fa colare da questa pianta, arida e secca in apparenza, un’acqua che non bagna le mani. Senza di esso, senza questo fuoco nascosto sotto forma salina, la materia preparata non potrebbe essere sollecitata né compiere le sue funzioni di madre, e la nostra fatica resterebbe per sempre chimerica le vana.
Qualsiasi generazione richiede l’aiuto d’un agente proprio, specifico del regno nel quale la natura l’ha posto. Ed ogni cosa reca in sé lo sperma. Gli animali nascono da un uovo o da un ovulo fecondato; i vegetali si sviluppano da un seme reso prolifico; allo stesso modo i minerali ed i metalli hanno per sperma un liquore metallico reso fertile dal fuoco minerale. Questo, dunque, è l’agente attivo introdotto dall’arte nello sperma minerale, ed è lui, ci dice Filalete, «che per primo fa girare l’asse e muovere la ruota.» Cosi, si comprende facilmente quale utilità abbia questa luce metallica, invisibile, misteriosa, e con quanta cura dobbiamo cercare di conoscerla e distinguerla per le sue qualità specifiche essenziali ed occulte.
Esaminando attentamente le citazioni sul “Mare” ermetico, di cui al capitolo II-126 del citato libro “Le dimore filosofali” di Fulcanelli, vien specificato un importante dettaglio, riportato in questo trafiletto:
Il vocabolo esprime in particolare tutto ciò che vive nel mare; fa venire alla mente, cioè, quel pesce nascosto che il mercurio ha catturato e trattiene tra le maglie della sua rete, quel pesce che l’antica usanza della festa dell’Epifania ci offre ora sotto l’aspetto suo proprio (sogliola, delfino), ora sotto l’aspetto d’un «bagnante» o sotto quello della fava, nascosti tra le lamelle della pasta sfoglia, pasta tradizionale di questo tipo di dolce…>>
Ma è la spiegazione della seconda prova delle ricerca con la fig. 9, che sembrava insensata perché segnava il mare, invece si trattava della spiegazione dei gioielli riguardante, appunto, il mare, la luce metallica.
C’è festa intorno alla tenda della bella Dama, al secolo Mary Tudor, non più appesantita dal gravame dei gioielli che ha appena posto nel cofanetto retto dalla sua ancella.
S’ode soffuso nell’aria il cantar della natura d’intorno, alberi e rigogliosa vegetazione in amore con animali domestici.
Mentre la tenda blu cielo è come se fosse “irrorata” da una “rugiada celeste” a mo’ di miriade di fiamme dorate degli angeli Serafini come in festa a benedire ogni cosa.
Sviluppo di una geometria rivolta all’analisi gnomonica dell’opera Yester Year Series, 1995 di Abdul Qader Al Rais

Figura 10: Yester Year Series, 1995 di Abdul Qader Al Rais. Sviluppo della geometria gnomonica.
Conosciamo tutta la tematica della geometria gnomonica attraverso lo sviluppo del caso di “A mon seul désir”, l’arazzo della Dama di Cluny, perciò non ci resta che esaminare i dati della latitudine di 20° e longitudine di 58°, all’indirizzo Qui
Sappiamo che sono due le soluzioni in funzione della latitudine Est ed ovest. La prima di Est è secondo la fig. 11 seguente:

Figura 11: Coordinate Governorato di al-Wusia. Oman.Vedi: Qui
La seconda soluzione relativa alla latitudine Ovest è:

La fig. 11 ci mostra la soluzione della latitudine 20°Sud e longitudine 58°Est la cui cartina geografica ci fa vedere lo stato di Oman e, con il dettaglio, il luogo esatto indicato dalla fig. 11.
Non viene indicato alcun luogo dello stato di Oman, ma è interessante che sia di confine degli Emirati Arabi Uniti, come per legarli insieme e trovare in entrambi delle ragioni che si contraddicono, la cui soluzione è quella buona da far valere. Il mare indicato dalle coordinate ci dice che ha a che fare con ciò che ci spiegherà la soluzione da esaminare.
Acqua è vita. Acqua è nascita e generazione. Acqua è purificazione. Acqua è nomade e migrante. Acqua è donna.
L’acqua è fonte di vita dell’esperienza biologica e umana, elemento senza il quale l’intera esistenza non sarebbe stata, non sarebbe e non sarà possibile. Ci sembra di dire un’ovvietà, ma è necessario partire da questa semplice constatazione per realizzare come tale consapevolezza abbia da sempre connotato l’acqua quale indispensabile elemento simbolico, e non solamente naturale, della vicenda umana. La fortissima carica che l’acqua-elemento naturale ha assunto a favore di una sua riformulazione in acqua-elemento simbolico, ci spinge ad affermare che la storia dell’umanità è altrettanto parallela e imprescindibile dalla riflessione che l’umanità stessa ha fatto su di sé a partire dalla sua relazione con l’acqua.
Non stupisce, dunque, che l’acqua abbia conferito la vita non solo all’essere biologico, ma anche all’essere spirituale e filosofico. L’acqua quale elemento primigenio ha connotato gli universi simbolici e mitologici delle più lontane e diverse esperienze antropologiche: si ritiene di poter sostenere che l’acqua è, a tutti gli effetti, madre e unificatrice dell’umanità nella sua interezza.
La fig. 12 ci mostra la soluzione della latitudine 20°Sud e longitudine 58°Ovest che indirizzano verso l’Atlantico settentrionale e la spiegazione è la stessa del caso precedente della Dama di Cluny. Si tratta anche qui della luce metallica dell’alchimia, ossia dell’acqua che non bagna le mani.

Figura 13: Cartina geografica dello stato di Oman e l’incrocio delle coordinate segnate in rosso riguardano il Governorato di al-Wusia
Oman o Emirati Arabi e la risposta sulla donna
Gli Emirati Arabi sono una Confederazione di monarchie ereditarie (emirati), in ognuna delle quali l’emiro è sovrano assoluto nel suo Stato. Non è un paese progressista, soprattutto per quanto riguarda le donne, che vivono secondo la rigida interpretazione del precetto islamico. Vigono per loro ancora le restrizioni sulla libertà di movimento, di viaggiare da sole oltre alla rigida separazione dei sessi in tutti gli ambiti pubblici, tranne che in quello familiare. In Oman il Sultano Qabus, che ha deposto il padre con un colpo di stato nel 1970, sta cercando di infondere nel paese sicurezza e tolleranza. L’Oman è infatti un paese neutrale, a zero rischio terrorismo e progressista anche con le donne, che, al momento, possono partecipare alla vita sociale e politica con poche limitazioni.
Ed ecco la risposta che ci da l’Oman sulle donne progressiste mentre negli Emirati Arabi Uniti sono al contrario come relegate in quelle prigioni davanti alle quali si è fatto ritrarre Abdul Qader Al Rais all’inizio di questo scritto.
La visione della donna nel tempo e il suo futuro

Abdul Qader Al Rais fa il quadro della donna con quattro ragazze di cui una, la più grande sembra parlare con accusa. L’altra, sulla sua sinistra è in sovrapensiero ma è altrettanto accusatrice. La cornice nera dipinta del quadro denuncia quasi un cattivo rituale. Il dipinto si intitola Waiting (circa) 1970.
La donna in questo dipinto la vuole rappresentare quale sia la loro vita nel loro stato Emirati Arabi Uniti ed è questo il parlare di Abdul Qader Al Rais con i suoi dipinti. Ma la sorte ha concepito il modo di far parlare un altra grande opera pittorica, peraltro, posta in atto dagli stessi Emirati Arabi Uniti. Cinque anni fa esatti il Louvre Abi Dhabi confermava ufficialmente di aver «acquistato» l’opera d’arte più costosa al mondo (450 milioni di dollari) il Salvator Mundi.
Nel 2022 sembra avverarsi una profezia

Figura 15: Il Salvator Mundi di Leonardo da Vinci nel Museo di Abu Dhabi.
La conferenza internazionale curata da Frank Zöllner a Lipsia intitolata «Salvator Mundi di Leonardo da Vinci rivisitato: Personal Style; Workshop Style; Global Brand» (13-15 ottobre) analizza le sabbie mobili della controversa attribuzione a Leonardo e le fondamentali conseguenze dello stretto intreccio tra storia dell’arte e mercato. Uno dei partecipanti ricorda la frase del defunto storico dell’arte e direttore di museo Kenneth Clark (in una lettera dell’archivio Clark conservato alla Tate di Londra): «Le politiche accademiche su Leonardo sono come qualsiasi altra politica, salvo il fatto che finora non è stato versato sangue».
Il mondo dell’Arte ha fatto questa profezia e lega il versare del sangue a sé stessa, ma non è consapevole che il destino legato al Salvator Mundi si riferisce alla sorte della donna condannata ad una vita di schiavitù nel mondo islamista a causa della legge di Shaira.
Il Gesù del Salvator Mundi potrebbe rappresentare il Gesù dei vecchi tempi, del vangelo di Giovanni (Gv 8, 6-9), cioè quando viene portata dinnanzi a lui un’adultera.
Gli scribi e i farisei gli dissero:
Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici? ». (Gv 8,1-5)
L’episodio è celebre perché Gesù pronuncerà la frase:
Chi è senza peccato scagli la prima pietra ». (Gv 8,7)
E tutti ricordano queste parole che sono un insegnamento cardine del cristianesimo. Ma questa risposta di Gesù ha messo in secondo piano un dettaglio, che dettaglio non è affatto.
Alla domanda degli scribi e dei farisei cosa fa Gesù? Secondo il Vangelo di Giovanni «si chinò e si mise a scrivere con il dito per terra. Tuttavia poiché insistevano nell’interrogarlo, si alzò e disse loro: “Chi di voi è senza peccato getti per primo la pietra contro di lei”. E chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Quelli udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dagli anziani». (Gv 8,6-9)
Ma cosa scriveva Gesù? E perché quelle parole non ebbero fortuna? Eppure Gesù, col gesto di chinarsi che fa per due ben volte, quasi certamente cercava di darvi peso, ma nessuno ha mai recepito questo possibile suo richiamo. Tanto più che Gesù è stato ritenuto un maestro orale che non ha lasciato ammaestramenti scritti. E perché Giovanni riferisce l’episodio, l’unico a farlo fra gli evangelisti, e non svela le misteriose parole che Gesù scrive sulla sabbia? Ma soprattutto per quale misterioso motivo l’episodio di Gesù che scrive, sia ignorato dai commentatori, dai biblisti, dai padri della Chiesa e dai teologi?
È un paradosso considerato che tutti i testi del Vecchio e Nuovo Testamento sono stati scritti e tramandati fino a noi col preciso scopo di ammaestrarci sulle cose di Dio. E allora potrà mai restare in sospeso l’ammaestramento del presunto testo della scrittura di Gesù Cristo, inciso da lui sulla terra in quel giorno della tentata lapidazione dell’adultera?
Egli, così facendo, forse volle dimostrare che Suo tramite, l’episodio dell’adulterio della donna, con la legge mosaica infranta e la tentata lapidazione, ma non attuata, vengono riposte nella terra. Nulla doveva, dunque, essere dimenticato. E se si ripetesse la stessa legge espressa oggi attraverso i fatti delle donne oltraggiate nel mondo islamista? Allora nulla poteva essere dimenticato del passato, purché riposte nella terra e l’opera pittorica può considerarsi la memoria di quella tentata lapidazione non attuata. Mettiamo, l’opera pittorica Salvator Mundi, un altro Gesù a parlare e salvare le donne del mondo islamista
Gaetano Barbella
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