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I Cani Sono la Miglior Terapia al Mondo per Riprendersi da una Qualsiasi Patologia

La mia cagnolina di nome Bambi non si perde una sola lettera di tutto quello che scrivo e mi ascolta sempre in silenzio quanto impreco come una Bestia (Mi riferisco a noi esseri umani e non a loro) e si è abituata all’idea che sono il solito deficiente che si arrabbia sempre per nulla……….cosa vuoi di più dalla vita 🙂

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I Cani Sono la Miglior Terapia che esista al Mondo

Avere accanto una persona cara dopo un intervento doloroso può aiutare alcune persone a riprendersi più rapidamente. Tuttavia, una serie di esperimenti ha recentemente dimostrato che un cane preferito o addirittura un estraneo può essere un “analgesico” più efficace in queste situazioni.

Gli animali domestici sono spesso considerati come membri della famiglia o amici. Molti proprietari di cani provano per loro lo stesso affetto che provano per i loro parenti. Ciò è dovuto in parte al fatto che i beniamini a quattro zampe sono incondizionatamente fedeli ai loro padroni e li amano a prescindere dalle norme sociali e culturali o dalle qualità personali.

Poiché gli autori di studi precedenti si sono occupati principalmente delle reazioni allo stress, un gruppo di psicologi tedeschi ha deciso di adottare un approccio più ampio alla questione. In un nuovo studio pubblicato sulla rivista Acta Psychologica, gli esperti dell’Università Humboldt di Berlino, insieme a colleghi del Regno Unito, della Francia e della Svizzera, hanno scoperto come la presenza di cani influenzi la percezione del dolore da parte delle persone. Un’aggiunta importante è stata la sperimentazione con cani da compagnia estranei ai volontari.

Gli scienziati si sono concentrati sul dolore fisico piuttosto che su quello emotivo. A questo scopo, negli esperimenti di laboratorio è stato applicato il cosiddetto test della pressione fredda (cold pressor task). Secondo la procedura, i soggetti dovevano immergere la mano dominante in un contenitore di acqua fredda con una temperatura di due o tre gradi Celsius e mantenerla il più a lungo possibile (fino a un massimo di cinque minuti). Per la partecipazione è stata offerta una ricompensa in denaro di 10-15 euro.

Consapevoli delle possibili differenze di genere nella percezione del dolore, i ricercatori hanno scelto come soggetti delle donne. Per la prima serie di test, sono state invitate a partecipare 74 donne (età media di circa 28 anni) che avevano cani o gatti da compagnia. Circa il 75% aveva un cane come animale domestico.

Le donne sono state divise in tre gruppi: nel primo gruppo, le partecipanti sono venute in laboratorio con un amico che è rimasto con loro durante l’esperimento; nel secondo gruppo, i soggetti sono stati accompagnati dal loro cane domestico; nel terzo gruppo, il test del freddo è stato eseguito da solo. Gli amici e gli animali domestici erano nella stessa stanza a una distanza di circa quattro metri, senza interagire direttamente con i soggetti. Gli scienziati hanno escluso il contatto tattile, ma non è stato vietato lo scambio di sguardi e sorrisi.

Ciò che accadeva nella stanza veniva ripreso da una videocamera. Durante l’esperimento, ai partecipanti è stato chiesto di valutare l’intensità del dolore due volte: 30 secondi dopo aver immerso la mano nell’acqua e subito dopo averla tolta. Inoltre, al termine del test, i soggetti hanno compilato dei questionari, anch’essi finalizzati alla valutazione soggettiva delle sensazioni di dolore e delle reazioni fisiologiche e comportamentali.

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La seconda serie di esperimenti ha coinvolto 50 donne (età media 26,6 anni). Questa volta non era richiesta la presenza di un animale domestico, ma le volontarie sono state sottoposte a un test per verificare la mancanza di paura dei cani. I partecipanti hanno eseguito un test a freddo simile, con alcune differenze nella procedura. Ad esempio, gli accompagnatori erano cani da compagnia non conosciuti e addestrati in precedenza oppure persone non conosciute. Per questi ultimi, ai soggetti è stato detto che erano professionisti medici che comprendevano il dolore e avevano buone intenzioni. Durante il test, le donne potevano tenere la mano degli assistenti e, se il cane svolgeva questo ruolo, accarezzarne la testa.

In entrambi i casi, i partecipanti hanno valutato il dolore meno intenso e hanno mostrato meno segni esteriori di dolore (stringere i denti, fare smorfie, lamentarsi) in presenza di cani. Come i ricercatori si aspettavano, i propri animali domestici hanno avuto un effetto “analgesico” più forte rispetto agli altri cani.

Sebbene anche nel secondo esperimento le persone accompagnate siano state in grado di alleviare il dolore, i risultati delle interviste hanno dimostrato che il contatto con gli animali è stato più utile rispetto allo scenario in cui il test del freddo è stato eseguito da solo. Tuttavia, i ricercatori hanno precisato che l’effetto analgesico dipendeva da quanto i soggetti si relazionavano in generale con i cani. Gli scienziati hanno anche sottolineato che gli esperimenti non riguardavano il dolore clinico che richiedeva l’uso di farmaci.

Yulia Trepalina

Fonte: naked-science.ru

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