Le Élite Mafiose Addestrate dai Giovani Leader e Appoggiate dal Bilderberg Stanno Orchestrando Metodicamente il Caos e la Divisione
Non c’è una sola iniziativa politica e sociale che non sia affine alle ben note logiche mafiose, dall’economia alla finanza sino ad tutte quelle norme costituzionali che paiono essere partorite nei meandri dei bunker sotterranei di un tempo passato.
Oggi il malaffare viene svolto legalmente alla luce del sole e i decreti legge che sorgono con la frequenza delle scie chimiche li tutelano a vita per ogni malefatta intrapresa ai danni del popolo.
La gente è omertosa come un tempo, non parla, finge di non vedere e non si ribella, oggi basta un decreto per inibire ogni iniziativa li dove un tempo spuntavano le lupare che risolvevano la questione con la medesima tempistica.
Quando vedete un membro di una qualsiasi istituzione parlamentare, abbiate l’accortezza di non chiamarli onorevoli, ma con il loro vero nome….
…… Mafiosi!
Toba60
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Liberate i vostri tavoli delle vacanze dai nemici infetti!
Viviamo in un’epoca in cui gli incubi distopici di Orwell e Huxley sembrano fondersi: da un lato, la sorveglianza totalitaria con la cancellazione della storia come bonus, dall’altro, l’agghiacciante eugenetica e il cinico malthusianesimo. Dal punto di vista politico, la situazione oscilla tra gli inizi del 1789 e l’ombra inquietante del nazismo negli anni Trenta. Le stesse strategie generano sempre gli stessi disastri: governare attraverso la paura e sottomettere le popolazioni troppo attaccate ai loro magri guadagni per affrontare la verità.
Le élite mafiose addestrate dai Giovani Leader e appoggiate dal Bilderberg stanno orchestrando metodicamente il caos e la divisione. Il loro obiettivo? Schiavizzare fisicamente, mentalmente e finanziariamente ogni essere vivente sulla Terra. Ogni crisi – pandemie, finte carenze, guerre fabbricate – è una leva per affermare il loro controllo, mentre i media al loro soldo trasmettono impunemente bugie imbiancate senza sosta. Il veleno del vaccino è stato solo l’inizio di una lunga serie di sottomissioni, rese possibili solo dalla mancanza di coraggio dei cittadini, in particolare in Francia. Ma si può essere certi che distruggeranno tutto ciò che non possono controllare prima di trovarsi di fronte alla loro inevitabile caduta.
Questi “psicopatici globalisti”, moderni cloni dei giacobini o degli ideologi nazisti, nutrono un odio viscerale per l’umanità. Sognano un mondo di schiavi geneticamente modificati, cantato da Huxley e Orwell. Hanno corrotto i nostri leader, le nostre istituzioni e le nostre forze dell’ordine, trasformando la polizia e la gendarmeria nelle zelanti milizie di un regime barbaro. Questi pseudo-uomini, nascosti sotto le loro uniformi e ormai vili e sottomessi, brutalizzano i cittadini rispettosi della legge, mentre evitano accuratamente le zone prive di leggi e piene di traffici. Traffici ai quali non sono estranei.
Che dire ancora dell’aberrazione assoluta che ha visto 30 dissidenti arrestati simultaneamente nel dicembre 2024 per aver semplicemente osato parlare del “Cazzo di Brigitte”, mentre stupratori, ladri e assassini armati di coltello continuano a seminare il terrore nelle nostre strade senza essere disturbati? Questi arresti spettacolari, con risorse sproporzionate, rivelano una chiara strategia da parte di chi è al potere: soffocare qualsiasi rivolta nascente, mettere la museruola a qualsiasi voce di dissenso e schiacciare con l’intimidazione chi osa sfidare l’omertà del regime.
Prendendo di mira questi cittadini, colpevoli solo di un atto di scherno nei confronti della moglie del Capo dello Stato, le autorità dimostrano chiaramente la loro priorità: proteggere la loro casta a tutti i costi, abbandonando la popolazione all’insicurezza dilagante. Questi 30 arresti non sono casi isolati, ma fanno parte di una metodica azione di intimidazione, di cui sono vittime anche le badanti sospese, private del loro salario per aver rifiutato un’iniezione imposta. Allo stesso modo, la recente confisca di armi non registrate ai cittadini testimonia una paura viscerale da parte di chi detiene il potere: la paura di vedere il popolo difendersi dall’oppressione che gli viene inflitta.
Ma questa onnipresente tirannia ha un costo e la storia dimostra che i regimi fondati sulla menzogna, sulla repressione e sulla paura finiscono sempre per cadere, spazzati via dalla rabbia del popolo. I leader di oggi, nella loro disperata ricerca del controllo assoluto, dimenticano che ogni abuso di potere, ogni palese ingiustizia, non fa che aggiungere altra legna alla pira di una rivolta che non smette mai di rimbombare.
Il popolo sa. Il popolo vede. E ogni giorno che passa alimenta questa rabbia sorda, questo irresistibile desiderio di giustizia e di liberazione. Quando verrà il momento, coloro che oggi ricorrono alla forza e all’intimidazione per conservare il loro potere capiranno che la rabbia popolare, una volta scatenata, è irresistibile. Chi pensa di poter asservire per sempre i cittadini sotto il giogo della paura e del silenzio si sbaglia di grosso. La Francia, un tempo patria dei diritti umani, è diventata uno Stato di polizia dove l’impunità dei potenti regna sovrana. Le élite corrotte impongono una dittatura digitale e distruggono metodicamente le nostre libertà, le nostre industrie e le nostre vite, mentre funzionari pubblici disonesti obbediscono ciecamente a ordini illegittimi. Eppure il popolo rimane il più numeroso e, nonostante il suo silenzio, detiene un potere ineguagliabile: quello di rovesciare i suoi oppressori.
I potenti temono il momento in cui, come nel 1789, i cittadini stufi si assumeranno finalmente le loro responsabilità. L’articolo 16 della Dichiarazione dei diritti dell’uomo recita: “Ogni società in cui non sia assicurata la garanzia dei diritti, né determinata la separazione dei poteri, non ha costituzione”. Oggi la Repubblica non è altro che una facciata canaglia, senza legge né giustizia. Di fronte a ciò, il nostro dovere è chiaro: riconquistare la libertà e ripristinare la dignità della nostra nazione, a qualunque costo.
Tuttavia, è importante capire che la rivolta non si limita a una semplice esplosione di rabbia popolare. Deve essere accompagnata da una visione, da un progetto di società in cui i cittadini riprendano il controllo delle loro istituzioni e dei loro destini. I globalisti, quelle élite fuori dalla realtà, giocano sulla nostra divisione, sulla paura e sull’ignoranza. Ma se ci uniamo, se riprendiamo fiducia nella nostra forza collettiva, allora possiamo costruire qualcosa di nuovo, a immagine degli ideali dimenticati di libertà, uguaglianza e fraternità.
L’arroganza di coloro che ci governano è pari solo al loro disprezzo per il popolo. Il loro potere si basa unicamente sul nostro silenzio e sul nostro tacito consenso. Ogni volta che accettiamo le loro narrazioni, ogni volta che distogliamo lo sguardo dai loro abusi, diamo loro le armi per opprimerci ulteriormente. Quindi sì, è ora di dire NO! No alla palese ingiustizia. No alla distruzione pianificata dei nostri diritti e delle nostre libertà. No al collasso morale e sociale a cui ci stanno portando.
Reinventiamo la democrazia, lontano dai tecnocrati e dal loro sistema schiavista, restituendo al popolo la sua voce attraverso strumenti moderni come il referendum di iniziativa popolare, l’uso di piattaforme trasparenti e collaborative, e l’istituzione di veri controlli e contrappesi. Le telecamere di sorveglianza non dovrebbero essere in strada, ma su tutti gli abiti di questi pseudo-poliziotti e nei tribunali per monitorare i magistrati. I conti pubblici dovrebbero essere accessibili a chiunque in qualsiasi momento via Internet. Così come i conti bancari dei rappresentanti eletti!
E che dire del “popolo delle armi”, degli zelanti servitori del potere, che hanno scambiato l’onore con il manganello dei loro padroni? Quelli che non esitano a picchiare, mutilare e umiliare manifestanti pacifici, a proteggere i palazzi dei tiranni mentre schiacciano la dignità di coloro che dovrebbero difendere. Questi “funzionari in uniforme” hanno scelto il loro campo, quello della repressione cieca, quello degli ordini assurdi e iniqui. Eppure, questi stessi individui osano ancora presentarsi alle cene di famiglia, a Natale, come se fossero parenti, amici, fratelli d’armi, quando ci hanno impedito di riconquistare i nostri diritti e le nostre libertà. Ma cosa hanno fatto per meritare il loro posto tra noi, che passiamo il tempo a calpestare le nostre libertà e a proteggere i delinquenti? Ci vuole un minimo di coraggio per affrontare questi miliziani che tutti conoscono, quando vengono a condividere le nostre tavole ed escluderli dai nostri momenti di gioia.
Bandendoli dalla nostra famiglia e dai nostri amici, distruggeremo lo zelo di queste piccole mani che permettono alla casta mafiosa di rimanere al suo posto. In questo modo, li bandiremo dalle nostre famiglie così come loro ci bandiscono dalla società con le loro azioni quotidiane. Riprendiamoci la nostra terra, il nostro lavoro, le nostre scuole, le nostre istituzioni e i nostri pasti festivi. Facciamo provare loro la vergogna e il rifiuto che meritano. Fate capire loro che non si può maltrattare un popolo e sperare di godere dei suoi stessi piaceri. Trattateli come loro trattano noi: con freddezza, disprezzo e fermezza. Solo rispecchiandosi in loro capiranno che non meritano di divertirsi in un mondo che vogliono distruggere.
Non si tratta solo di denunciare, ma di proporre un’alternativa. In un momento in cui i mezzi di comunicazione sovvenzionati fungono da antenne per la propaganda governativa, i cittadini devono armarsi di informazioni affidabili e riprendere il controllo della propria educazione politica. Ogni casa può diventare un luogo di resistenza intellettuale. Ogni famiglia, ogni gruppo di amici, una cellula d’azione. Scriviamo, discutiamo, formiamoci, prepariamoci.
Ma per cominciare escludiamo questi “nemici intimi” dalle nostre case! Se questi funzionari pubblici (poliziotti di milizia, professori di guerra, infermieri che fanno le iniezioni, medici corrotti, magistrati traditori) non sono più i benvenuti tra noi durante le vacanze, si renderanno presto conto che non possono più vivere impunemente. Tagliamo i loro legami sociali con il resto di noi, visto che li stanno reprimendo in ogni missione. Imponiamo regole semplici ed eque che tutti possano capire, dove ogni uomo e ogni donna possano prosperare senza temere la rapacità dei potenti. Dobbiamo anche ricostruire, pietra dopo pietra, una società degna di questo nome, con persone che si assumono le proprie responsabilità e che vibrano di libertà.
Escludere questi “nemici intimi” dai nostri pasti è un atto di resistenza simbolico ma potente. Devono capire che le loro scelte, anche se fatte con la scusa di “obbedire agli ordini”, hanno delle conseguenze. Sedersi a tavola, condividere un pasto, è un gesto di unità e riconciliazione che questi individui non meritano finché continuano a difendere un regime che calpesta le nostre libertà e perseguita i suoi stessi cittadini. La loro esclusione non è una vendetta, ma una lezione: la complicità attiva o passiva con l’oppressione non sarà più tollerata, soprattutto nei nostri circoli ristretti. La disapprovazione sociale può costringerli a riflettere e, forse, a mettere in discussione il loro ruolo in questo sistema corrotto. Questi momenti di festa e di fraternità sono sacri.
Così facendo, inviamo un chiaro messaggio: “Non farete più parte delle nostre vite finché continuerete a distruggere le nostre”. Questo gesto, lungi dall’essere insignificante, è un primo passo verso una resistenza collettiva. È un modo per proteggere ciò che resta della nostra dignità e solidarietà, affermando che la giustizia, la libertà e l’umanità sono valori non negoziabili. Quest’anno, quindi, facciamo la scelta coraggiosa di liberare la nostra tavola da coloro che, con il loro zelo o la loro indifferenza, contribuiscono all’oppressione. E questo non farà altro che rafforzare i legami tra coloro che credono ancora in un futuro di libertà.
Perché la battaglia che ci attende non sarà solo uno scontro fisico. Sarà soprattutto una lotta ideologica e spirituale. E non possiamo costruire il mondo di domani con i traditori di ieri. Dobbiamo reimparare a sognare insieme un futuro diverso. A credere in valori che trascendono le divisioni artificiali che ci vengono imposte. Rifiutare l’individualismo e l’apatia senza speranza che ci vengono propinati dalla propaganda e dal vuoto intrattenimento.
Guardiamo con sincerità alla storia, che continua a ripetersi. Le tirannie, di qualsiasi tipo, non durano mai per sempre. Iniziano con i pazzi, continuano con i traditori e persistono grazie agli idioti. A farli cadere non è il destino, ma la volontà collettiva del popolo di liberarsene. E questo significa resistenza! E la prima resistenza è smettere di permettere ai traditori di condividere la nostra felicità.
Il secondo è boicottare i prodotti e i marchi venduti e distribuiti dalle aziende degli oligarchi. Il terzo è buttare via lo smartphone! Perché solo così possono rinchiuderci nella loro pseudo-società tecno-progressista. Non siamo condannati a vivere in questa Francia afflitta dalla sottomissione e dalla disuguaglianza. Abbiamo ancora il potere di cambiare tutto, ma solo se accettiamo di lottare per riprendercelo. Non solo per noi stessi, ma anche per le generazioni future.
Così, mentre aspettiamo il giorno in cui, liberati dal giogo che ci opprime, le campane di Notre-Dame de Paris, recentemente profanate, suoneranno finalmente la vittoria del popolo, coltiviamo oggi il coraggio e la determinazione. Uniti nelle nostre convinzioni, rafforziamo i nostri legami, consolidiamo la nostra solidarietà e ritroviamo la forza di fare fronte comune! È in questi momenti di unità che riscopriamo il nostro vero potere. Escludendo dai nostri circoli coloro che si sono insidiati, quei nemici intimi, inizieremo a ricostruire ciò che è stato distrutto. Siamo ancora in tempo per dimostrare che libertà, dignità e gioia di vivere non sono parole vuote!
Un popolo in piedi, determinato e unito, è un popolo invincibile. Non dimentichiamolo: insieme possiamo riconquistare tutto, ed è giunto il momento di riaffermare forte e chiaro che lo spirito francese non è ancora morto!
Phil BROQ.
Fonte: jevousauraisprevenu.blogspot.com
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