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Sono un Negazionista e che Cosa?

Quante volte voi che accedete su questo portale vi sete sentiti dire di essere dei Negazionisti?

Sono convinto che non si contano più le volte che ve lo hanno detto…

…behh detto tra noi, e’ un privilegio che ancora pochi possono vantare di questi tempi.

Toba60

Negalodon: Essere o Non Essere

Si sente ovunque gente che dice “Non sono negazionista o antivaccinista, ma…”. Mi ricorda i famosi “Non sono omofobo, ma…” o “Non sono razzista, ma…” che ci hanno accompagnato per anni come una formalità necessaria per dare un’opinione minima su qualsiasi cosa che vada contro il politicamente corretto.

Sembra che ci si debba scusare per affermare l’ovvio, per discolparsi da un pregiudizio inventato.

Ma si scopre che dire questo significa accettarlo e istituirlo. Io stesso l’ho detto spesso all’inizio, ma dopo mesi e anni mi chiedo se non sia meglio accettarlo.

Se essere negazionisti significa essere stati informati che queste iniezioni non solo non sono vaccini ma sono estremamente pericolose; se è che si è disposti a dare la vita per salvare il maggior numero di persone possibile dando loro fatti che vengono sistematicamente negati, potrebbe essere il momento di accettarlo come un appellativo sinonimo di intelligente, onesto e coraggioso.

Ogni giorno all’alba ringrazio di aver deciso di non vaccinarmi immaginando quanto sarei terrorizzata se avessi ceduto alle forti pressioni sociali a cui siamo stati sottoposti.

Mi sono messo nei panni dei binocoli per capire che devono essere terrorizzati e che abbiamo l’obbligo morale di aiutarli.

Quelli che reagiscono male reagiscono solo perché sono nella fase iniziale di non accettazione della realtà, non vogliono sapere, è una verità scomoda.

Ma questa fase si evolve in accettazione e lotta.

Diamo alle persone intorno a noi il tempo di indagare in segreto, quando non le vediamo. Per questo penso che sia importante guidarli senza invadere il loro processo, perché i nostri canali non li conoscono.

Diamo loro degli indizi, lasciamo delle briciole di pane sul percorso da seguire, ma senza forzarli.

Stanno svegliando centinaia di migliaia di persone ogni giorno.

Dobbiamo evitare l’aggressività, il “te l’avevo detto”, il “te l’avevo detto”, il “te l’avevo detto”, il “te l’avevo detto”, il “non ti ho ascoltato dall’inizio”.

D’altra parte, all’altro estremo, ci sono gli “io so tutto” che dimenticano che questo è impossibile, perché nei primi mesi, sapere tutto senza avere dati potrebbe significare solo sospettare senza alcun criterio.

A differenza della vita, nella scienza ci viene insegnato che una conclusione è corretta se corrisponde ai dati disponibili nel momento in cui viene formulata, cioè non è opinione, né ideologia, né credenza o politica… è una prova.

Per uno scienziato un’ipotesi è solo un punto di partenza, mai qualcosa a cui aggrapparsi, tanto meno di cui vergognarsi se viene confutata. Le ipotesi sono lì per essere confutate.

Quelli che pontificano a partire dalle loro percezioni personali e criticano tutto sono destinati ad avere ragione per caso.

Parlano tanto di extraterrestri quanto di biologia molecolare, ingegneria o geopolitica, con termini così ambigui e imprecisi da ottenere quasi sempre un “lo dicevo io” a posteriori… perché hanno detto tutto, una cosa e il suo contrario!

Nel pensiero scientifico, che può essere praticato da chiunque senza bisogno di alcuno studio (ho conosciuto scienziati che erano pastori e medici muti come pecore), bisogna partire dall’onestà e da un principio di precauzione, avanzando al ritmo delle prove ma mai avanzando per vedere se ci si azzecca per caso e si guarda fenomenale, cioè scommettendo.

Tra chi non crede mai a niente e chi crede sempre a tutto, c’è la virtù.

L’altra caratteristica del pensiero scientifico è l’onestà nel riconoscere le fonti. Una semplice frase di qualcun altro può averci guidato molti mesi fa verso un luogo di pensiero interessante che poi facciamo nostro, dimenticando l’origine dell’idea.

La cosa brutta è che la persona che ci ha guidato una volta dovrebbe ricordarselo perché probabilmente lo farà di nuovo. Competere con colui che ti ha aiutato per cercare di superarlo è un esercizio dannoso per entrambi.

E infine, negare di essere un negazionista è la meta-negazione che ti trasforma in un Negalodon.

Alla luce di ciò che abbiamo visto, potrebbe essere il momento di accettare questo appellativo con un po’ di orgoglio, e concentrarsi sul far capire a coloro che lo usano in modo peggiorativo che siamo tutti negazionisti, solo che ancora non lo sanno.

Fernando López Mirones

Fonte: Telegram

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