I Dogmi del Sistema Monetario se Non li Conosci Stai Zitto e Paga
E Dio creo l’uomo e a molti dette il dono dell’ignoranza……non era scritto sulla Bibbia ma alla luce dei fatti chi la scrisse ebbe qualche défaillance e gli deve essere probabilmente sfuggito come è normale che sia qualche dettaglio.
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Premessa
Tra tutte le nefandezze condotte dall’uomo nella storia ce n’è una che è sopravvissuta fino ad oggi ed è diventata pratica oramai accettata nella vita quotidiana: la riserva frazionaria delle banche commerciali, e per inciso la truffa del signoraggio sulla creazione della moneta. L’evoluzione di questa pratica, di origine medievale, non è altro che un’evoluzione, per quanto lenta e occulta, di una condotta criminale che oggi è diventata il fondamento del nostro sistema monetario.

Una buona ricostruzione storica di questa attività fraudolenta la si può trovare nel libro “Money, Bank Credit, and Economic Cycles” dell’economista Huerta de Soto (la versione italiana è liberamente disponibile online). L’autore analizza pure l’aspetto giuridico di queste pratiche bancarie illecite citando fonti storiche del diritto che, in definitiva, sono quelle del diritto romano su cui si basa la moderna giurisprudenza.
Lungi da me far qui propaganda delle idee economiche della scuola austriaca, circolo a cui l’autore appartiene, non si può però negare che siano stati principalmente questi economisti a denunciare maggiormente l’esistenza di questa truffa, inserita nella propria teoria economica come una delle cause principali delle crisi cicliche già avvenute e che avvengono tuttora.
Se analizziamo invece questo argomento dal punto di vista macroeconomico, ci appariranno chiari i due dogmi su cui si basa il nostro sistema monetario.
Questi dogmi sono:
la creazione della moneta solo mediante titoli di debito e prestiti: per avere moneta dentro al sistema qualcuno si deve necessariamente indebitare.
la delega di questo potere di creazione al sistema bancario, il quale oltre ad aver il privilegio di trarre profitto dalla riscossione degli interessi sulla moneta creata, mette sotto scacco la sovranità popolare poiché, parafrasando il professor Giacinto Auriti, la mano che dà è più forte di quella che riceve
.
Come nel caso dei dogmi della Chiesa, che erano importanti per mantenere il suo potere durante il Medioevo, questi dogmi sono l’essenza stessa del potere nelle mani del sistema bancario e sono sopravvissuti fino ad oggi non con l’uso della violenza ma per la concomitanza di vari fattori, tra i quali uno spicca in particolare: la bassa e distorta conoscenza che il popolo profano ha sempre avuto sul reale funzionamento delle banche dei secoli passati e di quelle moderne.
L’unica critica mossa al sistema bancario fin dalle sue origini, e che è stata assimilata dal pubblico, rimane limitata alla semplice denuncia dell’usura, la quale, per quanto deprecabile, è cosa ben diversa. Forti di questo fatto, i banchieri sono riusciti con molta facilità a conquistarsi un posto di autorità affianco ai classici poteri tradizionali dello Stato (l’esecutivo, il legislativo e quello giudiziario).
Infine, come potrebbe spiegare bene Giordano Bruno, che fu mandato al rogo dalla Santa Inquisizione nel Medioevo, non si può certo chiedere a chi ha il potere di riformare sé stesso.
Disclaimer: questo post è un po’ lungo perché ingloba alcune definizioni fondamentali (anche tecniche) affinché possa servire anche da piccolo vademecum. Comunque, alcune spiegazioni “accademiche” di macroeconomia e di politica economica sono state semplificate.
Contratti di deposito e di prestito
In genere con il contratto di prestito il prestatore cede la proprietà e la disponibilità di un bene al prestatario per un periodo di tempo concordato, entro il quale il prestatario si impegna a restituire quanto ricevuto.
Le motivazioni del contratto consistono per qualcuno nella necessità di usufruire immediatamente della disponibilità di un determinato bene, e per qualcun altro nella volontà di perdere questa disponibilità presente in cambio della disponibilità futura di un bene maggiore o maggiorato (per esempio dalla riscossione degli interessi se la cosa prestata è una somma di denaro).

I contratti di deposito si possono distinguere in due tipologie: il deposito regolare e quello irregolare. Con il contratto di deposito regolare il depositante affida un bene di sua proprietà ad un depositario, il quale svolge il servizio di custodia del bene e lo restituisce alla richiesta del depositante. Sia la proprietà che la disponibilità del bene rimangono al depositante.
Il contratto di deposito che interessa il sistema bancario è quello di deposito irregolare, che ha la stessa funzione di quello regolare ma è concepito per il deposito di beni fungibili, cioè beni intercambiabili (come la moneta). In questo tipo di deposito la proprietà dei beni fungibili non è importante, in quanto per la loro natura di beni fungibili saranno intercambiabili con beni di pari quantità o qualità. Di conseguenza, la normativa specifica che la proprietà (fisica) del bene fungibile è ceduta al depositario (incaricato della custodia e della tutela del deposito), mentre rimane salda in favore del depositante la disponibilità di beni di pari quantità e qualità.
Il deposito bancario
Fonte di confusione sono poi alcuni tipi di “deposito” bancario, che in definitiva non sono affatto contratti di deposito.
Bisogna infatti distinguere tra due tipi di deposito bancario:
“Deposito a vista:
la proprietà della valuta depositata (fisica) viene trasferita al depositante.
La disponibilità della valuta rimane al depositante, che può utilizzare quanto depositato in qualsiasi momento.
“Deposito a termine:
la proprietà della valuta depositata viene trasferita al depositante.
Anche la disponibilità della moneta viene trasferita al depositante per un periodo concordato, al termine del quale il depositante può disporre di quanto depositato (ad esempio, dopo alcuni mesi).
Il deposito “a vista” rientra giuridicamente nelle forme contrattuali di deposito irregolare. La maggior parte dei depositi bancari sono depositi “a vista”, come ad esempio il “conto corrente“.
In generale per deposito “a vista” si intende quel deposito che contiene moneta immediatamente spendibile. Questo è il motivo per cui, per la banca, questo deposito è considerato un debito: la moneta deve essere sempre a disposizione del suo cliente per trasferimenti e prelievi.
Depositando la moneta, la proprietà (fisica) del contante depositato è ceduta alla banca (per la sua natura di bene fungibile), ma la disponibilità appartiene al depositante. Questo significa semplicemente che la banca non è tenuta a restituire le stesse monete in precedenza depositate, ma le basterà restituire altre monete di pari valore.
Solo in questo senso si dice che, con il deposito irregolare, si perde la proprietà del bene depositato, mentre il ruolo di custodia che il depositario (la banca) deve esercitare è lo stesso rispetto alle altre forme di deposito ed è un grosso errore ritenere che il depositante perda la disponibilità di questo deposito!
Il deposito “a termine”, o “a scadenza”, è in realtà una forma di prestito che il depositante concede alla banca o, per mezzo della stessa, ad altri organismi che chiedono finanziamento. Questa è la funzione di “intermediatrice creditizia” che svolgono le banche.
Un risparmiatore può usufruire di questo tipo di “deposito” bancario con l’acquisto di titoli di debito (obbligazioni oppure titoli di Stato). Essendo in realtà un contratto di prestito (e non di deposito irregolare), il risparmiatore perde la proprietà e la disponibilità del deposito per un certo periodo (mesi o anni) in favore del soggetto che riceve questo prestito.
Questi “depositi” sono chiamati “a breve termine” se il periodo del prestito non è superiore ai 18 mesi.
Per chiarezza, d’ora innanzi per deposito bancario si intenderà il deposito “a vista”.
Aggregati monetari
In macroeconomia si utilizzano gli aggregati monetari per quantificare in un dato momento la moneta e le altre attività finanziarie all’interno del sistema economico. Questi vengono indicati semplicemente con una “M” e sono numerati in base al loro livello di “liquidità”:
- M0 : base monetaria, quantifica le banconote e le monete metalliche.
- M1 : liquidità primaria, comprende M0 più i depositi bancari (depositi “a vista”).
- M2 : comprende M1 più i “depositi a breve termine”.
- M3 : comprende M2 più i “depositi a termine”.
Le definizioni degli aggregati non sono quasi tutte univoche: vari organismi o paesi utilizzano definizioni differenti a proprio uso e consumo. In ogni caso solo i primi due (M0 e M1) sono rilevanti per questo articolo.
La base monetaria (M0) è stampata dalla Banca Centrale. Essa è composta dal circolante, che è quella parte detenuta dal pubblico, e dalle riserve, che sono detenute dalla stessa Banca Centrale e dalle banche commerciali private.

L’aggregato M1 quantifica ciò che si intende comunemente per moneta, perché quantifica ciò che è immediatamente spendibile per portare a compimento le transazioni economiche.
Appare evidente anche ad uno sprovveduto, che l’esistenza dell’aggregato M1, che per definizione è composto da base monetaria più depositi bancari, implica per logica l’esistenza di una qualche forma di moneta che deve essere nel deposito a vista, ma non far parte della base monetaria.
Questa moneta, che è creata dalle banche commerciali ed è quantificata nei registri informatici bancari senza tuttavia esistere sotto forma di banconote e monete, è la moneta scritturale, conosciuta pure come moneta bancaria o semplicemente credito commerciale.
La creazione della moneta
Per quanto sia ben spiegato in qualunque libro di macroeconomia, la creazione della moneta è un argomento che fatica ad entrare nella coscienza collettiva.
Della banca viene pubblicizzata solo la funzione d’intermediazione, cioè i prestiti dei risparmiatori verso terzi (attraverso i depositi “a termine”), mentre è poco conosciuta e pubblicizzata la capacità della banca di espandere la moneta attraverso la creazione del credito.
Quando una banca commerciale presta moneta ad un suo cliente (con mutuo, fido etc…), la moneta prestata non è presa dai depositi bancari di altri clienti, ma è semplicemente creata dal nulla una volta stipulato il contratto. Esistono individui che si oppongono a questa verità negando perfino l’evidenza. Prima di presentare la spiegazione storica e accademica di questo fenomeno, si può smontare facilmente questa posizione con un semplicissimo ragionamento logico e giuridico.
Il contratto di prestito prevede che, per un periodo di tempo concordato, il prestatore perda la disponibilità di un bene a favore del prestatario, mentre il contratto di deposito irregolare di moneta (il deposito a vista) conferisce al depositante la piena disponibilità della moneta depositata. Concedendo un prestito si crea un nuovo deposito a vista.
Se la banca avesse realmente utilizzato la moneta dei depositi appartenenti ad altri clienti, avrebbe violato le regole del contratto del deposito irregolare, perché in quel caso gli altri depositanti ne avrebbero persa irrimediabilmente la disponibilità per tutto il periodo del prestito (si tratterebbe cioè di appropriazione indebita dei depositi di terzi). Siccome così non avviene, e gli altri depositanti continuano a disporre della moneta nel proprio deposito a vista, dobbiamo concludere che la moneta degli altri depositanti non viene affatto utilizzata per gli impieghi della banca, ma quella del nuovo deposito deve trattarsi di moneta nuova.
La moneta che la banca presta viene semplicemente creata, e andrà quindi ad incrementare i depositi bancari già esistenti. Non a caso Maurice Allais, premio Nobel per l’economia, su questa pratica ebbe a scrivere (da La crisi mondiale dei giorni nostri): Fondamentalmente la creazione di denaro dal nulla (ex nihilo) effettuata dal sistema bancario è identica, non esito mai a dirlo per fare ben comprendere con cosa si ha a che fare, alla creazione di denaro da parte dei falsari, per questo motivo giustamente condannati dalla legge. Nel concreto essa provoca gli stessi risultati. La differenza è chi ne trae il profitto.
Qualcuno potrebbe allora chiedersi come mai il banchiere remuneri con un interesse perfino il deposito a vista anche se non viene affatto utilizzato per fare prestiti. Questo comportamento ha origini antiche, e tenta di giustificare il fatto che il banchiere si trovi con il piede in due scarpe:
la banca deve indurre i clienti a depositare la moneta (quella fisica) per poter garantire parzialmente i prelievi dei clienti a cui ha concesso prestiti con moneta creata dal nulla.
Il banchiere ha la necessità di confondere i clienti mescolando la nozione stessa di prestito con quella di deposito, perché non vuole confessare apertamente ai suoi clienti che i prestiti concessi sono “aria fritta” e non sono garantiti per intero dal “denaro fisico”.
La banca basa effettivamente la creazione di nuovi prestiti in base al circolante che entra in suo possesso (che una volta all’interno diventa riserva): infatti, al fine di limitare la creazione di moneta, che altrimenti avverrebbe senza vincoli, la banca deve detenere un rapporto minimo tra le riserve liquide e tutti i propri depositi.
Per comprendere come si possa essere sviluppata questa pratica, che certamente non è un complotto di qualche banchiere incappucciato dell’ultim’ora ma una pratica che si è evoluta e collaudata nell’arco di secoli, si deve analizzare la storia stessa del sistema bancario fin dalle sue origini.
Sebbene queste pratiche siano molto antiche, solo con lo sviluppo del commercio nel Medioevo i banchieri gettano le basi dell’attuale sistema monetario. Huerta de Soto fornisce una documentazione storica di questo periodo in “Moneta, credito bancario e cicli economici”. Qui riporterò solo alcuni passaggi significativi:
“Storicamente nel Medioevo era comprensibile che coloro che ricevevano moneta in deposito si sentissero tentati di violare l’obbligazione di custodia e di utilizzare, a proprio beneficio, il denaro la cui disponibilità era degli altri. La tentazione era molto grande: senza che i depositanti se ne rendessero conto, i banchieri potevano disporre di importanti somme che, ben utilizzate, potevano generare copiosi utili o interessi, da parte di coloro che potevano appropriarsene senza danneggiare apparentemente nessuno. Questa tentazione quasi irresistibile alla quale, data la debolezza della natura umana, vanno soggetti i banchieri ci fa capire che già dalle sue origini, in modo occulto, si violavano i principi tradizionali di custodia sui quali si basa il contratto di deposito irregolare di moneta.”

Quindi all’inizio questa frode non era altro che appropriazione indebita, commessa dal banchiere sui depositi che aveva il dovere di custodire e tutelare. In seguito, con la nascita di strumenti di pagamento sempre più raffinati, il contante dei depositi circolava sempre meno. La circolazione di strumenti di pagamento diversi dal contante rese possibile per il banchiere rendere la “stessa moneta” disponibile a più clienti contemporaneamente, generando di fatto nuovi depositi. Fu così che le banche costruirono il loro primitivo sistema di riserva frazionaria, dove solo una piccola parte dei depositi è realmente coperta da “denaro fisico”.
Questa autonomia e indipendenza selvaggia delle banche non poteva durare a lungo e (sempre Huerta de Soto ci ricorda che):
“quando gli abusi e le frodi iniziarono a essere scoperti e meglio compresi, l’istituzione bancaria già funzionava da parecchio tempo e aveva acquisito un tale potere che fu praticamente impossibile porre limite agli abusi in modo efficace. Anzi, la scoperta graduale da parte delle autorità dell’immenso potere di creazione di moneta che aveva la banca spiega perché, nella maggior parte delle occasioni, i governi finirono per trasformarsi in complici delle frodi commesse, concedendo privilegi ai banchieri e legalizzando la loro attività irregolare, in cambio della partecipazione diretta o indiretta ai loro immensi guadagni, servendosi così di un’importante via alternativa di finanziamento statale. Questa corruzione nella tradizionale funzione pubblica di definizione e difesa del diritto di proprietà si vide, inoltre, stimolata dalle ripetute situazioni di necessità opprimente di ricorsi nei quali si trovarono compromessi i governi per la loro irresponsabilità e mancanza di disciplina finanziaria in molti momenti storici. Si va così forgiando una sempre più perfetta simbiosi o solidarietà di interessi tra governanti e banchieri, che in larga misura si è mantenuta fino ad oggi.”
Questa “simbiosi” di interessi tra governanti e banchieri portò a regolarizzare la frode regolamentando la prassi di prestare e lucrare su tutta la moneta che i banchieri creano indebitando. Vengono istituite banche centrali, anche nazionali, che hanno il ruolo di vigilanza e controllo sulla creazione della moneta e che aiutano a garantire le banche commerciali in caso di bisogno.
L’offerta di moneta
La quantità massima (e teorica) di moneta che si può creare nel sistema monetario in un dato momento è chiamata offerta di moneta. Nel nostro sistema a riserva frazionaria, l’offerta di moneta sarà sempre maggiore della base monetaria, perché i depositi creati dal sistema bancario devono essere garantiti solo in parte da riserve liquide.
L’offerta di moneta è controllata (indirettamente) dalla Banca Centrale con vari strumenti:
Variazione diretta della base monetaria attraverso operazioni di mercato aperto. La banca centrale acquista e vende titoli di debito sul mercato con in contropartita la stampa di base monetaria (circolante e riserve). Acquistando titoli incrementa la base monetaria, vendendo la riduce. L’aumento e la riduzione di base monetaria comporta un aumento o una riduzione delle riserve bancarie, e quindi un aumento o una diminuzione della quantità di credito che le banche potranno creare.
Variazioni sul tasso di sconto, che è un tasso di interesse interbancario che applica la banca centrale alle banche commerciali quando queste hanno bisogno di incrementare le proprie riserve chiedendo anticipi di liquidità. Minore sarà il tasso di sconto più favorevole sarà per le banche commerciali incrementare le riserve e quindi la possibilità di creare un ammontare maggiore di prestiti/depositi.
Applicazione di un coefficiente di riserva obbligatoria, che è il rapporto minimo che ogni singola banca commerciale deve mantenere tra le riserve e i depositi: diminuendo questo coefficiente le banche possono detenere una frazione minore di riserve liquide e quindi aumentare la quantità di prestiti a parità di riserve. Teoricamente con un coefficiente del 100% le banche non potrebbero più creare moneta. Con un coefficiente del 0% non dovrebbero più rispettare nessun rapporto tra riserve e depositi e potrebbero concedere prestiti per un ammontare infinito. Il coefficiente di riserva non cambia spesso: la BCE lo ha fissato al 2%, negli Stati Uniti è del 10%. Le riserve in eccesso a quelle che obbligatoriamente devono detenere le banche commerciali sono chiamate riserve libere.
Il rapporto tra offerta di moneta e base monetaria è chiamato moltiplicatore monetario. Questo non è altro che l’inverso del coefficiente di riserva obbligatoria. Per esempio, con un coefficiente di riserva del 2% (0.02), il moltiplicatore sarà di 50 (1 / 0.02).
Quindi in formule:
offerta di moneta = base monetaria * moltiplicatore
offerta di moneta = circolante + depositi
credito = depositi – riserve
Conclusione
Poiché la moneta è creata ed emessa solo come debito, il debito all’interno del sistema è endemico. Affinché la moneta possa entrare nel sistema qualcuno si deve necessariamente indebitare: con la Banca Centrale per la stampa di base monetaria (dietro corrispettivo di titoli di Stato) oppure con le banche commerciali per la creazione della moneta scritturale. Qualsiasi altra forma di moneta che non nasca come debito è tabu.
La stupidità di emettere moneta solamente come debito può essere ben compresa se paragoniamo il nostro sistema a quello basato sull’oro. Immaginate di indebitarvi con la miniera per avere pepite d’oro: sarebbe una cosa demenziale così come è demenziale indebitarsi con il banchiere che crea la moneta con cui ci indebita.
Altra idiozia è l’applicazione dell’interesse sulla moneta creata dal nulla (come dire: oltre al danno la beffa). Sebbene la remunerazione dell’interesse su una somma di denaro prestata possa giustificarsi a causa della perdita della disponibilità di tale somma da parte di chi presta, questa perdita di disponibilità non avviene nel caso della moneta creata, che proprio per il fatto che venga creata non appartiene certamente a nessuno (prima che venga indebitata).
Se al termine della lettura non avete ancora compreso di come funziona il sistema monetario ecco per voi un video facile facile (Sopra) per rendervi consapevoli di qual è il vero problema.
Infine il fatto pù grave: questo potere (sovrano) di creazione della moneta è delegato alla più completa e autonoma indipendenza del sistema bancario anziché essere dello Stato, come lo sono invece gli altri poteri sovrani.
La grande sovranità dello Stato in fatto di moneta, si limita al grande potere di auto-indebitarsi attraverso l’emissione di titoli di Stato (e il lato ironico è che non è detto che questa richiesta venga soddisfatta).
Alla luce di tutto ciò è veramente difficile considerare come “potere” quello di tassare o, nel malaugurato caso in cui i conti non fossero in ordine, quello dell’auto-mutilazione attraverso tagli o svendite della res publica.
Fonte: Archivio

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