La contraddizione di chi fuoriesce dal sistema nell’era digitale
E’ un testo che si presta a mille considerazioni, chi non ha mai pensato di prendere armi e bagagli e cambiare vita dando un calcio al sistema in cui vive, eppure la questione spesso non poggia tanto su una questione legata alla tanto decantata libertà individuale, in quanto la dipendenza da un sistema implica non solo una determinata scelta di vita, ma pure di un atteggiamento mentale che se uno ci pensa si può configurare in un qualsiasi contesto in cui risiede.

Adattarsi al sistema non necessariamente significa assecondare ogni sua imposizione, ma può implicare pure un far fronte ai problemi inevitabili che questo comporta agendo in un contesto che ti vede in prima linea nel gestire delle difficoltà che in sé sono il sale della vita e che pur di fronte alla inevitabile frustrazione che ciò comporta danno un senso ed un significato a tutte le inevitabili conflittualità che la vita ti pone quotidianamente.
Questo non significa condannare l’operato di chi si sottrae ad uno stile di vita come quello attuale intriso di ingiustizie e soprusi che come tutti voi sapete sono di questi tempi insopportabili, ma qualcuno dovrà pur rimanere per impedire che il cancro della civiltà si ramifichi anche li dove chi ha operato questa scelta verrà prima o poi inevitabilmente reintegrato, se poi ogni intermediazione con l’esterno dipende da quello stesso sistema che ha condannato, ecco che subentra tutta la contraddizione che l’autore dell’articolo ha posto in evidenza innanzi alla sua prorompente realtà.
Io penso che ognuno faccia quello che si sente di fare e che ritiene giusto, ma sia anche coerente con se stesso e gli altri, senza rivendicare una pretesa superiorità morale di chi si auto esilia , perché per quanto se ne dica in questo mondo prima o poi gli altri …….saremo noi….loro inclusi.
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Il Mito dell’isolamento nell’era digitale
La retorica dell’abbandono della società per una vita nei boschi nasconde spesso una profonda contraddizione. Oggi assistiamo a un curioso fenomeno: persone che si proclamano “fuori dal sistema” mentre continuano a esserne profondamente parte. Con lo smartphone in tasca, questi moderni eremiti digitali postano sui social network le loro “coraggiose” scelte di isolamento, immortalando tramonto dopo tramonto la loro presunta libertà.

C’è qualcosa di paradossale nel dichiarare la propria indipendenza dalla società mentre si continua a utilizzare i suoi strumenti, a beneficiare delle sue infrastrutture, a pagare le sue tasse e a lavorare remotamente grazie alle sue tecnologie. Questa contraddizione rivela non tanto una vera fuga, quanto piuttosto un tentativo di distinguersi, di sentirsi superiori rispetto a una civiltà che si critica ma da cui non si riesce e forse non si vuole davvero staccarsi.
Anche Henry David Thoreau, il grande filosofo americano spesso citato come simbolo della vita nei boschi, dopo due anni, due mesi e due giorni nella sua capanna presso il lago Walden, tornò alla vita sociale. La sua esperienza, per quanto significativa, fu temporanea e, cosa ancora più importante, si svolse a poca distanza dalla città di Concord, dove riceveva regolarmente visite di amici e familiari. Lo stesso Thoreau non cercava un completo isolamento, ma piuttosto un laboratorio esistenziale da cui osservare e criticare la società del suo tempo.
Ci va un grande coraggio nello scegliere consapevolmente di rimanere “dentro il sistema”, riconoscendone le contraddizioni e cercando di navigarle con lucidità. Nell’accettare la complessità della vita contemporanea senza nascondersi dietro l’illusione di una fuga impossibile. Non c’è nulla di eroico nel fingersi esterni a un sistema di cui si è inevitabilmente parte; la vera sfida sta nel viverlo criticamente, nel contribuire al suo miglioramento pur riconoscendone i limiti e le incongruenze.
La pretesa superiorità morale di chi si auto esilia (ma non troppo) nasconde spesso un’incapacità di confrontarsi con la realtà nella sua complessità. È più facile criticare la società da una distanza di sicurezza magari condividendo questa critica su Instagram che impegnarsi attivamente nel difficile compito di viverla dall’interno.
La vera resistenza non sta nella fuga, ma nell’impegno quotidiano di chi, pur vedendo le contraddizioni del sistema, sceglie di affrontarle a testa alta, senza illudersi che esista una via di fuga semplice o una posizione di superiorità morale da cui giudicare gli altri.
Fonte: weltanschauung.info
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