Autopsia di Una Civiltà
Due sono i casi in questione, loro hanno vinto e io non so proprio perdere.
Toba60
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Autopsia di Una Civiltà
Bisogna dirlo, e dirlo forte: la razza umana, un tempo capace di imprese straordinarie, di rivoluzioni epocali e di ideali fiammeggianti, è ora in ginocchio. Non è stata colpita da una forza invincibile o da un destino ineluttabile, no! È crollata da sola, asfissiata dalla sua stessa pigrizia e inghiottita da tonnellate di distrazioni digitali. Dove le lotte per la giustizia e la libertà hanno entusiasmato intere generazioni, tutto ciò che rimane è una massa amorfa, ipnotizzata dagli schermi e cullata dall’illusione del “cambiamento” che crede di orchestrare da un divano comprato a credito.
Guardatevi intorno. Quei click, quelle condivisioni, quei commenti sarcastici sotto le pubblicazioni geopolitiche! Servono solo ad alimentare la vostra dopamina effimera, senza mai disturbare l’ordine costituito. In Francia, un tempo faro di grandi idee e di rivolta sociale, abbiamo raggiunto un livello di degenerazione edificante. Un tempo popolo di pensatori, creatori e combattenti, ci siamo trasformati in docili consumatori di tweet in 280 caratteri al massimo, video virali e foto di gatti su Instagram. Le briciole digitali hanno sostituito i grandi dibattiti; la riflessione è stata scambiata con la comodità di uno scroll infinito.
Ma peggio ancora, non abbiamo più nemmeno l’energia per agire concretamente. Leggere un libro indipendente per sostenere un autore che cerca di sopravvivere in un mondo dominato dai monopoli culturali? Troppo lungo, troppo faticoso. D’altra parte, pagare una fortuna per concerti pieni di simboli servili, che celebrano la nostra sottomissione? C’è una folla là fuori. Abbiamo fatto della mediocrità uno stile di vita e della distrazione un’ideologia. E mentre noi scorriamo come zombie, un piccolo gruppo di “potenti” divora le nostre risorse, si riempie le tasche e si prende apertamente gioco della nostra inazione.
Le élite non hanno nemmeno più bisogno di nascondere il loro gioco. Sanno che siamo troppo impegnati a scorrere per alzare la testa. Noi, docili spettatori, applaudiamo le catene che ci impongono, incapaci di vedere che stiamo scivolando verso la nostra stessa fine. E se non ci svegliamo presto, ce la meriteremo pienamente.
La razza umana, un tempo capace di imprese straordinarie e di lotte storiche per la giustizia, è ora collassata su se stessa. Dove un tempo le rivoluzioni rovesciavano l’ordine costituito, dove menti visionarie plasmavano audacemente il futuro, tutto ciò che rimane è una massa amorfa e affamata di energia, cullata dall’illusione del cambiamento che crede di poter realizzare dalla comodità di un divano a buon mercato. Siamo diventati spettatori passivi del nostro stesso declino, credendo di partecipare a grandi trasformazioni semplicemente cliccando, condividendo o lasciando inutili commenti sui social network.
Purtroppo i francesi sono l’esempio perfetto di questa degenerazione. Un tempo punta di diamante delle rivoluzioni sociali, dei movimenti intellettuali e dei progressi culturali, si sono lasciati sedurre dalle sirene moderne: video su YouTube, “corti” su TikTok e simpatiche piroette di gatti su Instagram. Queste distrazioni, tanto effimere quanto inutili, servono ora a sostituire la riflessione, lo sforzo e l’azione. Questo popolo, un tempo orgoglioso, è stato ridotto a un branco ipnotizzato da un’effimera polvere digitale.
Ma la cosa peggiore non è la pigrizia fisica! No, potrebbe quasi essere perdonata. Il vero problema è l’obesità mentale. I nostri cervelli, riempiti di contenuti preconfezionati e di pensieri semplicistici, sono diventati incapaci di produrre idee complesse, di esprimere una vera indignazione o di prendere decisioni coraggiose. Assecondando la marea di immagini e notifiche, abbiamo abbandonato la nostra curiosità, il nostro pensiero critico e la nostra capacità di costruire un futuro.
Non c’è più visione, né lotta, né obiettivi collettivi. Tutto si concentra sull’immediatezza, sulla gratificazione istantanea, sulla dopamina a buon mercato e a occhi aperti fornita dai social network. La rivoluzione del pensiero è stata affogata in un oceano di contenuti inutili. Non siamo altro che un popolo seduto, che si limita a cliccare sugli schermi, mentre il mondo intorno a noi brucia. E se continuiamo così, saremo i primi responsabili della nostra stessa fine.
Ogni giorno assistiamo a un susseguirsi di tweet indignati, video “rivelatori” che spiegano in tre minuti “come rovesciare il sistema” e sterili dibattiti su TikTok. Questi contenuti circolano in loop, condivisi da milioni di dita meccaniche che si agitano freneticamente, credendo di creare un cambiamento attraverso la semplice magia di un clic. Ma siamo onesti: quanti di voi vanno oltre quei tre minuti di attenzione frammentata? Quanti di voi lasciano questo mondo virtuale per agire nella realtà, per prendere decisioni concrete che costano davvero qualcosa? Pochissimi. Troppo poco.
Si limitano a cliccare, condividere e, peggio ancora, a congratularsi con se stessi per aver “fatto la loro parte”. Ma di quale parte stiamo parlando, esattamente? Premere un tasto è un atto vuoto e insignificante. Non costa nulla, non cambia nulla, eppure questa generazione alimentata dalle droghe digitali si immagina come eroici combattenti della resistenza. Non è più nemmeno una rivolta, e nemmeno un embrione di trasformazione sociale. È un sonno profondo, un coma collettivo sotto anestesia tecnologica, sostenuto dal consumo sfrenato di contenuti tanto effimeri quanto insipidi.
La vera battaglia, quella che muove le linee, richiede molto di più: richiede sforzi reali, sacrifici reali e soprattutto una concentrazione che la maggioranza non è più in grado di mobilitare. E perché? Perché sono diventati volontariamente pigri, soddisfatti della loro decadenza. Rifuggono da tutto ciò che richiede tempo ed energia. Non possono permettersi di “perdere tempo” a leggere o a pensare, ma spendono senza esitazione cifre assurde per l’intrattenimento. Ballano sui loro canali, addirittura li pagano, e se ne vanno convinti di aver partecipato a qualcosa di importante.
La verità è semplice: non cercano di vivere, né di capire, né tantomeno di combattere. Cercano di evadere, di sfuggire alla propria mediocrità, mentre sprofondano sempre più in una mortificante comodità. Questa non è una generazione rivoluzionaria; è una generazione che si accontenta di consumare la propria caduta, mentre applaude coloro che la stanno trascinando ancora più in basso. Il vero rovesciamento, il rovesciamento delle loro menti, non avverrà mai, perché sono troppo impegnati a credere che lo scrolling sia un’attività normale.
E quel che è peggio è che non si tratta solo di inazione, ma di una degenerazione totale. La capacità di attenzione del francese medio è ormai inferiore a quella di un pesce rosso. I libri vengono abbandonati. Le idee complesse sono troppo faticose per loro. Il sostegno alle grandi cause si fa con gli smartphone e le affermazioni intelligenti aspettano che qualcun altro, un “salvatore” provvidenziale diverso da loro, le annunci. Si preferiscono contenuti preconfezionati e facili da digerire. Questa cultura della pigrizia mentale ha trasformato la Francia in una nazione di obesi non istruiti, incapaci di pensare con la propria testa o di impegnarsi in qualcosa che non sia il gradimento di una pubblicazione. E nemmeno loro riescono più a farlo!
E mentre questi pachidermi flaccidi scorrono all’infinito, ingozzandosi di contenuti frivoli e distrazioni digitali, un piccolo gruppo chiamiamolo francamente “l’élite mafiosa” continua metodicamente la sua opera di distruzione. Saccheggiano le nostre economie, cancellano ogni possibilità di un futuro dignitoso, isolano gli individui in bolle di solitudine artificiale, rinchiudono coloro che osano denunciare le loro malefatte e si prendono apertamente gioco della nostra inerzia.
Perché si nascondono ancora? Sanno benissimo che siete troppo impegnati a ingoiare video di gatti o a discutere sterilmente di argomenti di cui non sapete nulla per prestare attenzione al cappio che si stringe intorno alle vostre vite.
Guardatevi! Pensate ancora di essere liberi, protetti, come se le mura del vostro moderno comfort fossero impenetrabili. Ma questa illusione, abilmente alimentata dalla propaganda onnipresente, è solo una cortina di fumo. Siete già in trappola, incapaci di reagire, paralizzati dalla vostra pigrizia intellettuale e fisica. E mentre voi ve ne state lì, immobili, questa ristretta cerchia di eletti e miliardari, non particolarmente potenti né eccezionalmente intelligenti, vi deruba senza opporre resistenza. Vi derubano della vostra ricchezza, ma peggio ancora vi derubano del vostro futuro, di quello dei vostri figli, delle vostre società.
Il vero scandalo non è la loro esistenza o le loro azioni, ma la vostra compiacenza. Non è la loro forza a mantenerli al vertice, ma la vostra debolezza, la vostra indifferenza, la vostra incapacità di agire. Se un’intera popolazione si rassegna a lasciare che questo accada, allora merita il suo destino, per quanto tragico possa essere. Non meritate né rispetto né pietà se continuate a essere spettatori passivi della vostra stessa rovina.
Sì, meritate di scomparire. Non perché siete vittime di un sistema ingiusto, ma perché vi rifiutate di uscirne. Non fate nulla, proprio nulla, per evitare il disastro che vi sta colpendo. E finché non capirete che il gradimento o la condivisione di un post non bastano a fermare una macchina oppressiva, finché non alzerete la testa e non guarderete in faccia la realtà, allora questa élite mafiosa continuerà il suo banchetto, lasciandovi le briciole finché non resterà più nulla.
Cosa dire delle proteste degli agricoltori, veri e propri portatori di reddito di una popolazione in crisi, abbandonati al loro destino nell’indifferenza generale? Coloro che lavorano instancabilmente per riempire i nostri piatti sono abbandonati a se stessi, oppressi da regolamenti assurdi, margini schiaccianti da parte dei supermercati e totale disprezzo per coloro che nutrono. Nessun movimento di solidarietà per questi eroi invisibili. Non un grido di rivolta contro le tasse sempre più alte, i prelievi asfissianti o la continua emorragia di risparmi dei cittadini. Nemmeno un tentativo di rivolta digitale, e non sto nemmeno parlando di battere i marciapiedi e affrontare la realtà della violenza delle milizie per rovesciarli, no, probabilmente è troppo faticoso per queste patetiche persone che si vantano della loro incapacità mentale e psicologica.
Nel frattempo, i rappresentanti eletti continuano a ingrassare spudoratamente nei loro palazzi dorati e i miliardari saccheggiano ciò che resta delle nostre risorse. E loro, i docili spettatori, i ribelli della sabbiera, gli indignati del divano, gli incolti che amano solo il proprio riflesso, stanno a guardare, impassibili, il loro futuro che scivola via senza battere ciglio e viene divorato pezzo per pezzo.
A tutti quegli imbecilli, ipnotizzati dai loro schermi, permettetemi di ricordare una brutale verità: il mondo non cambierà perché avete retwittato un video virale o lanciato un commento sarcastico sotto una pubblicazione. I vostri click di indignazione, le vostre condivisioni infiammate e le vostre sterili discussioni nelle bolle digitali non hanno mai ribaltato un sistema, né tantomeno costruito un futuro.
Volete che le cose cambino? Allora muovetevi prima di tutto. Uscite dalla comoda poltrona in cui sprofondate ogni giorno, scendete in strada, unitevi alle vere lotte e riprendetevi ciò che avete abbandonato: la vostra cultura, le vostre competenze, il vostro futuro – in breve, la vostra vita!
Ma siamo onesti: so che è una perdita di tempo. Non leggerete nemmeno queste righe. Troppo lunghe, troppo impegnative per i vostri cervelli sclerotici, ridotti a consumare contenuti preconfezionati e opinioni preconfezionate. Siete incapaci di riflettere, così come siete incapaci di combattere una vera battaglia. Perché la vera rivoluzione, quella che mette in moto le cose, richiede sforzi che voi non siete più disposti a fare. Perciò continuate a scorrere, a gradire, mentre altri prendono in mano le redini del vostro destino. Siete spettatori passivi della vostra stessa fine e la cosa peggiore è che sembrate accettarla con un sorriso beato e una tazza di caffè in mano.
È ora di smetterla con questa farsa. È ora di uscire da questo torpore, di gettare via gli schermi e di riscoprire cosa significa veramente agire.
Se non facciamo nulla, se continuiamo a crogiolarci in questa mediocrità digitale, in questo letargo collettivo in cui l’unica ribellione consiste nel cliccare un pulsante o postare un commento senza senso, allora sì, meritiamo di scomparire. Una specie incapace di alzarsi in piedi per difendere il proprio futuro, che si lascia rubare la libertà, la ricchezza e la dignità sotto i propri occhi, non ha scuse, non ha il diritto di sopravvivere. Questa passività non è solo patetica, è suicida.
Guardatevi intorno: i segni del collasso sono ovunque. L’ingiustizia sta esplodendo, il divario di ricchezza sta diventando osceno e il futuro che lasciamo ai nostri figli sembra un deserto, devastato dalla nostra inazione. Eppure rimaniamo immobili, ipnotizzati dai nostri schermi, incapaci di staccarci da questo comfort artificiale. Se persistiamo in questa inerzia, il nostro destino è chiaro: saremo schiacciati non da una forza esterna, ma dal peso della nostra stessa apatia.
Francesi, esseri umani, c’è ancora tempo. Svegliatevi! Uscite da questo torpore, state dritti e riprendetevi ciò che vi appartiene. Il potere attende solo chi ha il coraggio di coglierlo. Ma sappiate che se continuate a distogliere lo sguardo, a rifugiarvi nella facile via d’uscita e nella negazione, allora la palla – la palla che simboleggia il cambiamento – non sarà più nel vostro campo. Sarà nella vostra testa. Non sarà una metafora, ma una brutale realtà: quella del vostro schiacciamento da parte dei potenti a cui avete silenziosamente permesso di prosperare. La domanda non è più se volete cambiare il mondo, ma se siete disposti a farne parte o a scomparire con esso. Questa palla è letteralmente nelle vostre mani! Assicuratevi di saperla usare prima che sia troppo tardi.
Sono stanco. Stanco di scrivere, di gridare, di denunciare, di cercare di scuotere un branco che si ostina a dormire, insensibile a tutto ciò che va oltre la propria comodità immediata. Stanco di spendere energie preziose per contemporanei che sguazzano nella loro mediocrità, che non leggono, non pensano e non vivono più. Stanchi di consegnare chiavi a persone che preferiscono incatenarsi.
Sono uno scrittore freelance e ogni parola che scrivo è una scommessa sull’intelligenza, sulla possibilità di un risveglio, su quel piccolo barlume di speranza che forse qualcuno, da qualche parte, aprirà gli occhi. Ma dobbiamo essere chiari: quel barlume sta svanendo. Le persone a cui mi rivolgo, le persone che imploro di svegliarsi, hanno fatto la loro scelta. Hanno scelto la servitù volontaria. Preferiscono cliccare piuttosto che leggere, commentare piuttosto che pensare, scorrere piuttosto che combattere. Anche difendere i loro diritti, la loro dignità, il loro futuro e quello dei loro figli sembra chiedere troppo.
Sono inadatti alla vita. Lo dico amaramente, ma senza mezzi termini: queste generazioni, già fiacche, non hanno altro da trasmettere che la loro viltà. E quelle che verranno dopo, ancora più ottuse e malleabili, hanno davanti a sé solo la propria estinzione. Siamo di fronte a una catena di assurdità in cui ogni anello è più debole del precedente.
Allora qual è il punto? Perché continuare a scrivere per persone che preferiscono suicidarsi silenziosamente e lentamente, lasciando che i potenti li privino di tutto, fino all’anima? Forse perché in mezzo a questo campo di rovine c’è ancora qualche anima ribelle, capace di leggere fino a qui, capace di capire che questo non è un invito alla rassegnazione, ma un’ultima ingiunzione ad agire.
Per il resto di voi, quelli che non capiscono o non si preoccupano: restate seduti lì, continuate a scorrere, guardando il vostro futuro andare in fumo da dietro i vostri schermi. Ma sappiate che non meritate i vostri diritti, le vostre libertà e nemmeno le vostre vite. E quando arriverà il momento in cui tutto crollerà, non cercate la colpa nelle élite o negli oppressori. L’unico colpevole sarà la vostra stessa abdicazione.
Avevi la palla in mano… e l’hai lasciata cadere! E l’hai fatta cadere!
Phil BROQ.
Fonte: jevousauraisprevenu.blogspot.com
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