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Fisica Quantistica e Spiritualità: Intervista a Vittorio Marchi

Mi inchino di fronte a questo grande uomo e che sia di esempio a tutti voi che vivete questi momenti molto difficili.

Grazie Vittorio per quello che ci hai dato senza mai chiedere nulla.

Toba60

Attraverso l’Oltre

Un’intervista al Prof. Vittorio Marchi veramente bella ed approfondita che scava quasi nella filosofia. Stupisce che finalmente la scienza moderna stia così tanto scoprendo e ri-scoprendo la spiritualità che sembra quasi sia arrivato il momento tanto agognato dai “saggi”: La ragione della spiritualità, la certezza di quello che si sperava e la sicurezza di ciò che ancora non si vedeva.

Godetevi questa intervista e leggetela più volte per seguire bene e fare vostre le parole ed i concetti di questo grande scienziato che già ha iniziato a trascendere la nostra “vecchia realtà”.

Come e quando un grande studioso di fisica come lei è passato dalla “Scienza” alla “Coscienza”?

Come? Osservando che la materia, ovvero il fondamento della visione meccanicistica  della realtà, che  si credeva “solida”, densa, compatta ed intangibile, perdendo la sua consistenza materiale, si trasformava sempre di più in un Pensiero.

Quando?  Considerando che noi fisici, ricercatori di un settore come quello del campo della fisica quantistica, confortati dagli studi delle neuroscienze, abbiamo scoperto al CERN di Ginevra che lanuova sostanza primordiale”, base della formazione dell’Universo, non è la “materia” (di cui si diceva sopra), bensì l’Informazione. Un campo di Coscienza universale, interamente intelligente. Un “Campo Energetico Unificato, come lo definisce oggi la fisica e che un tempo, circa 5000 anni fa, il mistico indicava con il nome diAkasha”.

Nel suo percorso quali sono stati i suoi Maestri ed i suoi principali punti di riferimento?

l maestro è stato un libro, a lungo cercato, e poi il suo autore, grande amico di Enrico Fermi, che ha pensato bene di passarmi iltestimone”. Il punto di riferimento è stata la “caduta del mito di Dio e della Creazione”, determinata dal punto di incontro tra il misticismo orientale e la fisica quantistica.

Finché la fisica non è scesa nei meandri del mondo subatomico, non è stato possibile comprendere le Sacre Scritture, ed in particolare quelle dei testi himalayani. Quando invece è discesa nelle profondità dell’invisibile, ho scoperto che tempo e spazio perdevano di significato.

La verifica mi è stata data dal fatto che il misticismo orientale ha percorso questa strada, partendo dall’invisibile, mentre la scienza occidentale è partito dal grossolano del mondo materiale o visibile per incontrarsi con essa sul piano del “sottile”.

I pensieri meno ordinari che lei esprime nei suoi libri e nelle sue conferenze le hanno mai creato problemi  in ambito accademico?

Inevitabile. La psicoscienza e in particolare la psicofisica hanno scoperto una novità piuttosto dura da digerire. La fisica quantistica sta dimostrando che quel mondo naturale che si credeva così materialmente reale sta svanendo nella “irrealtà” della sua consistenza fisica.

E cosa fanno i nostri più illustri leader del conservatorismo scientifico per correre ai ripari? Dicono che la materia solida è qualcosa di stabile e che le regole che si applicano al mondo subatomico non si applicano al mondo macroscopico newtoniano. Che insomma tra il micro e il macro esistono due diverse serie di leggi e di regole.

Il che è falso come dimostrano tutti gli esperimenti eseguiti da Anton Zeilinger, professore di fisica all’Università di Vienna. Il quale è un esempio che fa eccezione alla regola. Il fatto è che ciò che ancora le varie accademie del mondo non accettano è che il mondo “spirituale” sia un prolungamento della scienza e ne rappresenti il suo completamento. Di qui l’ostracismo.

In che modo le più recenti scoperte della fisica quantistica confermano le visioni  mistiche dell’   antichità presenti in modo simbolico negli archetipi delle mitologie, dell’alchimia, dell’astrologia, dei Tarocchi…?

Il misticismo orientale afferma che Dio non è una entità, ma uno stato di consapevolezza e che uno scienziato unidisciplinare non lo troverà mai, perché viaggia con il paraocchi.

Per questo c’è stato un Gesù che con la sua missione storica si è speso molto per  osservare chetutto l’ Universo è figlio di una donna sterile”. Una metafora per indicare come tutta la Creazione sia… Increata. Ma come fare per spiegare alla mente umana un concetto così impossibile da assimilare? Come fare ad illustrare che l’Universo èinessente, e che quindi non diviene, nel senso che non viene in essere, ma è? Per cercare una via di uscita al problema il misticismo ha dovuto affidarsi al simbolo e al mito per esprimere un concetto di Assoluto Eterno che eliminasse l’ idea dell’origine e della fine, della nascita e della morte delle cose e degli esseri umani.

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Ma il misticismo, tra archetipi, alchimie, astrologie e altro, mancava di un linguaggio adatto, di unaneolingua, capace di trasferire quanto sperimentato interiormente (spiritualmente) all’esterno. Per questo la scienza (quantistica), pur arrivando in ritardo, ha avuto il grande merito di tradurre in un linguaggio elaborato, ideale e più adatto alla massa qualcosa che ha le dimensioni dell’“infinito, per trasmettere taleInformazione” alle capacità dell’ intelletto umano.

E allora, coincidendo con quanto affermato dalla verità mistiche millenarie, anche la fisica quantistica ha finito per concordare con i testi dei Veda e dei Vedanta nel dire che non esiste un “altrove” (relatività), bensì un “ovunque” (assoluto), non un luogo (spazio), ma la non-località. Non un tempo, ma un “hic et nunc” (qui ed ora). Sempre.

Ecco perché oggi l’oriente riconosce che: Scienza e Spiritualità sono come due gambe che consentono all’ uomo di avanzare verso la meta”.

Quale futuro immagina che la scienza possa riservare all’ umanità e alla sua evoluzione spirituale?

Grandi passi, se i ricercatori del futuro, uscendo dai loro schemi mentali meccanicistici,  si orienteranno verso un tipo di ricerca che li vedrà occupati in veste di ricercatori “spirituali” nel campo del “sottile”, della coscienza cosmica e del campo unificato. Se riusciranno a superare quel LIMEN, un punto liminale o limite di separazione, causato da una soglia sensoriale, psicofisiologica, che procura all’ uomo la illusione ottica di essere Altro dall’essere un unico con il Tutto e di non vedere che Osservatore e Osservato (come asserisce la fisica quantistica) sono UNO.

Non per niente il termine “Uomo” deriva dal sanscrito “Manava”, a sua volta derivato da “Manas”, il “Pensiero” o “Coscienza Empirica”. Si tratta quindi di incominciare a riconoscere che esiste una realtà fatta di una certa identità presente tra uomo e cosmo, relazione che si va facendo sempre più stretta, fino ad essere sostenuta oggi dalla stessa PNEI (psico-neuro-endocrino-immunologia). E non è un caso che la stessa Università di Southampton (Regno Unito, altra eccezione) nell’ambito del progetto “Coscienza Umana” abbia lanciato un invito alla collaborazione internazionale per lo studio di “Aware”, connesso al processo conosciuto come “Awarness during Resuscitation”.

Qual è il ruolo dell’ essere umano nell’ Universo?

Fondamentale. L’ uomo è figlio di questo universo e questo universo è figlio dell’uomo. L’uno genera l’ altro, come il seme l’ albero e viceversa, in un apparente paradosso inesplicabile. Ognuna delle due “singolarità” non ha creata l’ altra, altrimenti avrebbe duplicata se stessa, ma si è semplicemente riflessa (disuguaglianza simmetrica).Tutto, assolutamente Tutto, è indissolubilmente e in continuità nucleo (uomo-particella) e Campo o Spazio Pensante” (“ondi-cella”- Coscienza/Vibrazione) (Schroedinger, 1958). La forma è solo un’area vibrazionale più densa del campo energetico unificato. Pertanto l’Osservato dipende dalla presenza dell’Osservatore. Lo scopo dell’universo del resto è quello di essere osservato. Senza l’ osservatore non esiste l’ Universo e/o osservato e viceversa. Sono Uno. Altrimenti se per assurdo così non fosse, la vita non sarebbe.

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In molte occasioni lei ha parlato dell’Unità e dell’unione  di ogni essere in un Tutto universale unico. Perché questo concetto è così difficile da accettare?

Semplice. Perché da millenni l’ umanità è stata educata dalle varie Religioni del mondo, attraverso riti e cerimoniali vari, a credere all’esistenza di un Creatore e di un Creato. A parlare di un Dio Formale (in maniera antropomorfica) anziché di una Divinità Informale, come stato di Coscienza Cosmica.

In questo modo laTeologia morale ha potuto tenere in scacco l’ individuo, parlandogli di Giudizi universali, di condanne e di Peccato Originale, da cui poi egli si è sentito oppresso in maniera punitiva  per le sue miserevoli “colpe”. Riscattarsene oggi, con un DNA così preformato, è quasi un’ impresa disperata.

Da sempre il fatto che la materia sia intessuta in un modo così straordinariamente perfetto, fino a manifestare una intelligenza del più alto livello ed in modo così stupefacente, ha finito per implicare nella mente degli uomini la presenza nel mondo di unGrande Progettista geniale, di un Grande Orologiaio distaccato, di un Grande Orchestratoreesterno, di unGrande Architetto costruttore, di un Grande Regista, direttore dell’Universo.

E ciò ha continuato ad avvenire, nonostante la ricerca abbia ormai dimostrato largamente che tutti i sistemi viventi (dato che neanche un atomo è materia inerte) abbiano mostrato un grado di assemblarsi da soli veramente strabiliante, a seguito di una trasformazione “auto-organizzata” o “auto-arrangiata”che lascia sbalorditi.

Il concetto è difficile da accettare perché sfida il programma subdolo di una cultura millenaria che lo  ha spacciato per la nozione più eretica e blasfema che si possa immaginare. E poi perché in quella dualità si annida il business dell’ intermediazione, il più scandaloso affare di tutti i secoli. Un affare che è la madre di tutte le atrocità compiute dall’umanità, perché toglie dignità a qualsiasi cosa creduta altro da noi stessi e al nostro stesso simile.

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Quando invece siamo unSingolo Organismo” o Campo di Coscienza Universale, Un Intatto interamente intelligente. Del resto, ci siamo mai chiesti: ma perché la verità si chiama verità? Non perché il suo contrario sia il falso, ma perché essa è Unica. Vedere ciò è diverso che dire che essa è non-falsa.

Ci sono stati o ci sono ancora individui o organizzazioni che in modo cosciente hanno operato affinché l’Uno apparisse come Due e tale apparente separazione fosse percepita come realtà?

Di queste ce n’è una miriade, laiche e religiose. Ma ce n’è una di vertice su tutte, cui tutte fanno capo: il “New Global Order”. Tuttavia per l’ approfondimento e l’analisi di questa enorme e micidiale struttura dominante, per la cui trattazione completa ci vorrebbe uno spazio a parte.

Che cosa è il tempo? Esiste veramente o è una illusione mentale?

Con l’osservazione l’onda diventa corpuscolo. L’energia del Campo Unificato (intelligente) diventa materia. La materia si trasforma e produce il tempo e lo spazio (il momento e la posizione). Dunque il tempo nasce dalla trasformazione dell’energia in materia.

Ma in realtà il tempo e lo spazio non esistono.

Ci sono intervalli rapidissimi che sembrano succedersi in continuità tra una scomparsa e una apparizione di una particella e l’altra. Questi intervalli che sembrano susseguirsi in rapida successione sembrano andare a costituire il tempo.

Ma così non è. Se il nostro occhio potesse avere un potere percettivo più veloce (più risolutivo), ci accorgeremmo che nulla fluisce e nulla scorre. Tutto è, anche se ciò sembra un ossimoro (paradosso), movimento è quiete – come diceva lo stesso Gesù (primo fisico quantistico ante litteram).

Solo ora forse si è incominciato ad intravedere che il “nulla” o il “vuoto” di cui parlavano il “realizzato” himalayano o il sufi islamico non stavano ad indicare il “niente”, bensì il “pieno di uno stato quantico vibrazionale, privo di spazio e di tempo e materia, dal quale, secondo il modello di Vilenkin del 1982 della Tufts University scaturisce il manifesto e ad esso ritorna eternamente in un ciclo senza fine e senza inizio.

Il limite del nostro ragionare è che esso è lineare e si snoda in un’unica direzione, secondo un orientamento unidirezionale come il presunto sviluppo del tempo, mentre nella realtà noi non vediamo che esso è “ossidato” dalla nostra incapacità  di renderlo circolare. E ciò dipende dal fatto che noi crediamo che il nostro tempo di vita sia inferiore a quello dell’universo, dalla concezione che ci siamo fatti di essere una parte, e “da parte”, quindi marginali al Tutto, da cui ci sentiamo strappati, isolati e chiusi.

Il giorno però che ci renderemo conto che stiamo ritornando al Tutto (Uno), da cui pensiamo illusoriamente di essere stati tolti (col Due, espresso dal mito della caduta), allora capiremo il perché abbiamo l’ impressione che il tempo scorra sempre in avanti, verso il futuro (che non c’ è). E allora il tempo cesserà di esistere………

…..perché Tutto ciò che è nell’Universo è già dentro di noi.

Vittorio Marchi: Riflessioni sul Senso della Vita

1) Normalmente le grandi domande sull’esistenza nascono in presenza del dolore, della malattia, della morte e difficilmente in presenza della felicità che tutti rincorriamo, che cos’è per lei la felicità?

La felicità è desiderare quello che si ha.

2) Professore Marchi cos’è per lei l’amore?

L’amore è il tutto della vita perchè proviene dalla radice “a-mors“, che significa “non-morte“.

3) Come spiega l’esistenza della sofferenza in ogni sua forma?

Con il processo della evoluzione (in realtà “ovulazione“) in cui il cosiddetto male” della “sofferenza è una forma di “pre-bene“.

4) Cos’è per lei la morte?

La morte è un passaggio da un piano di manifestazione ad un altro.

5) Sappiamo che siamo nati, sappiamo che moriremo e che in questo spazio temporale viviamo costruendoci un percorso, per alcuni consapevolmente per altri no, quali sono i suoi obiettivi nella vita e cosa fa per concretizzarli?

L’obiettivo è di rispondere alla domanda “Chi sono Io“. Per concretizzarlo mi esercito a vedere l’UNO in ogni cosa, nel continuum di ciò che “sembra” altro da me, ma non lo è.

6) Abbiamo tutti un progetto esistenziale da compiere?

Si, capire per che cosa siamo nati, per che cosa siamo portati e di conseguenza qual è il ruolo e il compito che la vita ci ha assegnato.

7) Siamo animali sociali, la vita di ciascuno di noi non avrebbe scopo senza la presenza degli altri, ma ciò nonostante viviamo in un’epoca dove l’individualismo viene sempre più esaltato e questo sembra determinare una involuzione culturale, cosa ne pensa?

L’individualismo è figlio dell’egoismo e l’egoismo dall'”ego“, il nostro bambino difficile, ma preposto paradossalmente alla sopravvivenza della vita.

8) Il bene, il male, come possiamo riconoscerli?

Dal fatto che il bene è l’altra metà del male. Dalla loro indissolubile complementarietà.

9) L’uomo, dalla sua nascita ad oggi è sempre stato angosciato e terrorizzato dall’ignoto, in suo aiuto sono arrivate prima le religioni e poi, con la filosofia, la ragione, cosa ha aiutato lei?

L’indipendenza da ogni forma di credo ereditato dall’ atavismo.

10) Qual è per lei il senso della vita?

Quello di ricreare costantemente in noi stessi la più grande versione della più grande visione che abbiamo mai avuto su chi siamo come esseri “divini” in una realtà universale.

Giovanni Pelosini&Ivo Nardi

Fonti : giovannipelosini.com & Riflessioni.it

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