Calcio Europeo e Calcio Sudamericano Due Scuole a Confronto
Il calcio europeo è letteralmente invaso da giocatori sudamericani, basta guardare una qualsiasi formazione nel vecchio continente per scoprire quanto la loro presenza sia così massiccia e non va trascurato il fatto che tutti i giocatori sono di altissimo valore.
A livello di nazionale alle volte sorprende come da anni tutto questo strapotere tecnico non venga concretizzato nelle manifestazioni internazionali ed obbiettivo di questo trattato è quello di cercare di dare una spiegazione su quanto sta avvenendo nel calcio a livello mondiale.
Ricordo per chi avesse per la prima volta accesso al magazine toba60, che chi scrive è diplomato presso la FIFA a Buenos Aires come tecnico professionista ed ha omologato il suo titolo UEFA in Spagna a Barcellona e per esperienza diretta conosco molto bene due modi di intendere il calcio diametralmente opposti, per dinamiche che sono legati alla cultura, l’infrastruttura e dall’organizzazione stessa con cui vengono gestiti i club e le società in genere.
Altro parametro spesso preso poco in considerazione è l’ambiente in cui vivono, elemento determinante che condiziona il loro modo di interpretare e di vivere il calcio all’interno di un determinato contesto sociale.
Sono sicuro che una volta terminato la lettura vedrete i calciatori oltreoceano in modo assai diverso da come vi è stato dato a credere.
Argentina: Calciatori Nascono, Campioni Pure, ma il loro Destino spesso è un Altro.
Mi trovo a Ciudad di Galvez Gálvez provincia di Santa Fe, un paese sperduto nel mezzo della Pampas Argentine, 20.000 abitanti e 12 squadre di calcio.
Sono in compagna di un amico, socio del Boca Junior e dirigente presso una società locale il quale mi invita ad assistere ad un allenamento della squadra, equiparabile da noi ad una 1 categoria.
Dopo le consuete formalità date dal riscaldamento e la messa in moto, svolgono alcuni lavori in velocità prima di disputare una partita tra loro a tutto campo.
La tecnica da parte di ognuno è equivalente a quella di un giocatore semi professionista in Italia, ben superiore alla norma, gli scontri nonostante sia un allenamento, sono estremamente decisi per non dire violenti, il tutto avviene in totale silenzio, si sente solo la voce del tecnico che di base da queste parti hanno un rapporto estremamente duro e autorevole nei confronti dei giocatori.
Tra tutti si fa notare un ragazzo di 19 anni gioca come difensore esterno ma poteva giostrare ovunque, tecnica velocità visione di gioco abile nel gioco aereo e senso della posizione ovunque si trova e stilisticamente perfetto e chiedo informazioni su di lui.
Ricardo Gallego colui che mi era affianco, mi dice che giocava nelle giovanili del Colon santa Fé, club da sempre ai vertici del calcio Argentino, mi racconta che da Galvez per andare agli allenamenti nel club Metropolitano, i viaggi se li doveva pagare e la famiglia non era più in condizione di farlo.
Il Club considerato l’alto numero di giocatori a disposizione queste agevolazioni, le concede solo a coloro che hanno la prospettiva di giocare in prima squadra e buona parte dei giocatori spesso vengono lasciati al loro destino. (Ve lo immaginate il Milan che scarta un giocatore perché non può disputare una Champion League? Be’ è la stessa cosa)
Da noi in Europa un fatto del genere appare inverosimile eppure qua è una consuetudine che si verifica sistematicamente nelle Metropoli esterne a Buenos Aires dove il 90% delle squadre si trova.
Avviene cosi che per una questione economica molti campionati vengono svolti localmente, un po’ come le partite tra bar di un tempo passato, spesso tra l’altro svicolate dalla federazione. (AFA)
Sapendo che ogni anno vado a trovare i miei suoceri mi è capitato tempo fa di essere contattato da un giocatore originario del luogo dove risiedo, il ragazzo militava nella divisione giovanile dell’ C.A. Independiente e mi domandò se avevo contatti per giocare In Italia, anche in un campionato minore, pur di scappare dal suo paese.
Il ruolo di molti procuratori senza scrupoli fa sì che molti di loro cadono nelle grinfie di autentici speculatori, che rovinano letteralmente non solo i giocatori, ma l’immagine stessa di un calcio dalle mille potenzialità.
Quello che vi ho dato è uno spaccato di una realtà surreale che si cela dietro un mondo apparentemente roseo.
Disporre di grande tecnica, non è garanzia di successo, è solo un passo intermedio che se non supportato da un’organizzazione societaria, strutturale e di gioco, che nei paesi sudamericani è monopolio esclusivo dei grandi club, fa sì che tutto il potenziale che da esso ne deriva, si vanifichi irrimediabilmente.
I calciatori da queste parti sono molti, il numero gioca a loro favore sotto questo punto di vista, quello che manca totalmente è, come dicevo prima, l’infrastruttura, (Attrezzature, campi di gioco dignitosi, spogliatoi ecc) che per la maggior parte di loro è totalmente assente, va bene come dicono molti l’esperienza di strada il campetto di periferia o la spavalderia di chi gioca 10 -12 ore al giorno con la palla, se a 16 anni però non sono nel calcio che conta, il loro destino è segnato, come si sa ognuno ha i suoi tempi, ed un percorso ben definito per evolvere sotto i molti aspetti che il calcio richiede, ecco che per la maggioranza di loro queste opportunità mancano in toto.
Sotto l’aspetto caratteriale e disciplinare per cultura sono estremamente professionali, ma molto emotivi e da lì la facilità con cui spesso si abbattono, lì dove gli europei tendenzialmente reagiscono con più determinazione nei momenti critici del gioco.
Lo stipendio dei giocatori sono elevatissimi rispetto alla media della popolazione, ma questo vale solo per chi gioca in massima divisione, (River Plate e Boca Junior hanno mediamente gli stipendi più elevati) non esistono fasce intermedie, accedere ad una categoria inferiore per molte società significa cadere nel baratro con scarse prospettive future, di fatto per prevenire questo fenomeno la retrocessione avviene dopo la somma di più campionati, altro dettaglio da considerare è che per far quadrare il bilancio societario, oltre che per ambizione individuale di ogni singolo giocatore, vengono ceduti a squadre europee, ciò comporta che molte società si trovano a dover rinnovare frequentemente la squadra di 9 undicesimi della rosa titolare, da lì la facilità con cui le squadre di seconda fascia, che l’anno precedente ha condotto un campionato di vertice, si trova spesso a dover lottare per le ultime posizioni.
I giocatori solo raramente vengono da altri paesi e ora una nota di cronaca che pochi considerano, quando queste squadre ogni anno accedono ad una finale continentale come la Coppa Libertadores o la classica Coppa Intercontinentale con le squadre europee, hanno nei loro ranghi una squadra sempre rinnovata come vi ho detto per 3 quarti, e vengono sistematicamente private dei migliori giocatori, immaginate una squadra come il Milan o la Juventus che ogni anno cambiano giocatori come Ronaldo o Ibrahimovic con il loro seguito dei migliori e si ripropongono ai vertici del calcio mondiale ……utilizzando i giocatori della primavera, questo è quello che succede ogni anno da queste parti!
I tecnici sono estremamente preparati con regole di ammissione completamente diverse dalle nostre.
Per chi ha militato tra i professionisti il corso dura meno, ma le materie di esame sono le stesse di chi il calcio non lo ha mai giocato.
Per diventare allenatore i corsi durano 2 anni, ci sono 5 giorni alla settimana di frequenza giornaliera della durata di 4 ore, il primo anno si ottiene il diploma come tecnico giovanile il secondo anno quello di professionista, (Tutti hanno la possibilità di frequentarlo, il problema maggiore sono i costi e il tempo per svolgerlo) tra le materie di scuola sono incluse biologia, fisiologia, preparazione atletica, psicologia, tecnica, tattica, comunicazione, amministrazione sportiva, e relazione con la stampa, naturalmente da un anno all’altro le materie sono tutte ripetute in relazione alle problematiche dovute all’età e al diverso approccio che si ha con i giocatori.
Nel secondo anno prima degli esami finali si fa esperienza diretta sul campo con i club professionisti della massima divisione argentina che si prestano volentieri a questa collaborazione.
Vi posso assicurare che gli esami finali scritti e orali sono severissimi e non tutti riescono spesso a superarli.
Va sottolineato che le problematiche relative alla preparazione tra il calcio europeo e quello sudamericano sono diverse, molte squadre devono giocare a oltre 2500 metri di altitudine, vedi le province di salta e Jujuy in Argentina o in Equador e Bolivia, ecco che le materie di esame includono questa variabile scolastica da studiare.
In Brasile le problematiche sono praticamente uguali, con la differenza che la logistica stessa del paese, comporta alcune incidenze molto significative che pochi conoscono.
Parlare di giocatori brasiliani per tutti significa aver a che fare con grandi giocolieri dotati di fantasia e grande tecnica, va detto però che si deve distinguere tra alcune ben diverse categorie di giocatori in questo paese.
Il campionato e’ suddiviso in regioni, Carioca (Rio), Paulista (San Paolo) Paranamense e tantissime altre, e la loro locazione sancisce le caratteristiche tecniche fisiche tattiche dei giocatori.
Dovete sapere che in Europa il 90% dei giocatori vengono Torneo Pulista (San Paolo) e dintorni, è un po’ come se i giocatori che vanno a giocare all’estero provenissero prevalentemente dal Trentino alto Adige, tutto questo ha una sua logica ai più sconosciuta.
1) Il clima e i terreni di gioco simili ai nostri e la cultura dei giocatori di San Paolo, si adeguano meglio alle caratteristiche del calcio europeo, dovete sapere che sono i meno tecnici in assoluto del panorama calcistico Brasiliano, ( E’ un dato che va colto con le dovute cautele, da queste parti sono usciti giocatori come Pelé e Falcao) giocano però un calcio essenziale ed estremamente funzionale, la gestione di questi giocatori è tra l’altro meno problematica e risulta un investimento sicuro sotto l’aspetto economico.
2) Il calcio che tutti conoscevamo fatto di palleggi e di dribbling funambolici nascevano dal campionato Paulista, composto da giocatori come Zico Rivelino o Edmundo sino a tempi relativamente recenti con Adriano, in perenne conflitto con società allenatore e il desiderio di tornare a casa. Il clima umido e caldo fa sì che i giocatori privilegiano il confronto diretto palla al piede, ed il movimento senza palla è inevitabilmente limitato, considerato il clima tropicale in cui si gioca, i campi di gioco con l’erba perennemente alta, danno sempre l’idea che il pallone sia letteralmente attaccato al piede (E lo è) e la scuola dei giovani avviene in un contesto come quello delle spiagge di Rio tra le sabbie.
*I giocatori brasiliani provenienti dal campionato Carioca ricco di fantasia e tecnica, vengono spesso parcheggiati nel campionato portoghese, dove hanno modo di adattarsi meglio, in virtù’ soprattutto della lingua che nelle fasi iniziali crea un estremo disagio psicologico.
Capirete che l’immissione dei giocatori brasiliani con le caratteristiche sopraindicate, hanno snaturato quella che era una caratteristica peculiare del loro paese.
Nel momento in cui si deve varare la Nazionale negli ultimi 30 anni la priorità è sempre stata data a giocatori militanti in Europa e gli allenatori stessi vengono scelti in relazione a questa loro propensione, nonostante i tecnici validissimi e vincenti appartengano il più delle volte all’altra sponda.
* Questo snaturare quelle che sono le caratteristiche del calcio di una Nazione non è un fenomeno solo Sudamericano, l’Inghilterra adeguandosi al un calcio letteralmente importato dai paesi confinanti attraverso l’immissione di giocatori e tecnici, ha perso totalmente quello che era la sua identità, va sottolineato che quando Glenn Hoddle con la nazionale, volle ricreare i fondamenti che hanno per anni contraddistinto quella che era l’essenza del loro modo di intendere il football, venne subito liquidato dopo pochi mesi, per motivazioni che nulla avevano a che fare con i risultati.
*Questo mi fa pensare che le logiche legate all’economia sia diventato un elemento prioritario nelle scelte tecniche.
In una convocazione mondiale è successo che il Flamenco (Rio) vincitore del campionato, si trovò ad avere solo 3 giocatori tra i selezionati.
Avete notato come praticamente non esistono tecnici brasiliani in Europa?
Molti di loro li potete trovate presso i paesi arabi o in qualche club sudamericano, ma mai a vertici del calcio mondiale, eppure sono bravissimi e preparati, direi un passo avanti rispetto a tutti, amano in modo smisurato l’utilizzo della tecnologia e sono autentici innovatori su tutto ciò’ che riguarda la preparazione.
Se qualcuno pensa che la tattica sia monopolio del calcio italiano, lo dice perché non è mai stato in Brasile, sono letteralmente ossessionati e questo va in conflitto con quanto avete avuto modo di leggere, riferito alla loro tendenza ad improvvisare a livello individuale il gioco, un’anomalia questa a cui ancora oggi non so darmi una risposta.
Per diventare allenatore in Brasile è obbligatorio aver studiato scienze motorie, mentre in Argentina è tutto incluso nel corso, qui è un esame a parte e da lì poi si frequentano le strutture federali per la qualifica, tutti possono partecipare, non ci sono limitazioni e sono estremamente impegnativi, essere tecnici in Basile implica molto studio e lavoro.
La differenza sostanziale con l’Europa riferita alla scuola allenatori è concentrata su alcune logiche contrapposte che non sono mai riuscito a capire, quando parlo con loro in riferimento al nostro ordinamento scolastico nei corsi allenatori, pure loro non sanno darsi una spiegazione, In Sudamerica il solo esame legato alla tecnica dura quanto un intero programma presso un qualsiasi centro studi Europeo, dove fanno leva sull’esperienza di chi ha giocato nella massima serie, il quale si presume abbia già tutte le conoscenze, oltre ad avere il monopolio assoluto a parteciparvi in ambito professionistico.
Europa o Sudamerica?
E ora veniamo a quanto avviene in Europa, non farò una disanima tecnica come se ne trovano tante nelle riviste specializzate o nei resoconti di cronaca, ma su alcuni aspetti che poi condizionano l’evoluzione di un calcio che non dimentichiamolo affonda le sue radici su elementi che con il gioco in sé non hanno spesso nulla a che vedere.
In Italia per esempio per fattore culturale appreso e assimilato negli anni, vi è la tendenza da parte di ogni tecnico, dalla 3 categoria alla massima divisione, di focalizzare tutta la sua attenzione sugli avversari e da lì il tatticismo sfrenato e maniacale per ogni singolo aspetto del gioco e della preparazione.
Siamo i migliori al mondo in questo e ce lo riconoscono tutti, in Sudamerica veniamo soprannominati i camaleonti dal calcio, hanno il terrore giocare contro di noi, anche se le credenziali e i giocatori di cui disponiamo non sono delle migliori, sanno che contro una squadra italiana non sapranno mai come impostare una partita o anche solo abbozzare un qualsiasi modo di organizzarsi per far fronte all’incontro.
Vi è un dato di fatto da tenere ben presente sulla questione legata ai due continenti che riassumo come segue.
In Sudamerica ci sono 100 giocatori di cui 99 sono campioni e tra loro qualche fuoriclasse, ma solo uno avrà la possibilità di emergere e tra mille difficoltà.
In Europa su 100 calciatori 99 sono degli autentici brocchi, ed uno solamente ha delle spiccate qualità sportive, ma state pur certi, che avrà la strada spianata per lo sviluppo di tutte le sue potenzialità senza alcun impedimento.
Tutti pensano che avendo tanti giocatori a disposizione sia il presupposto base per poter poi fare una grande squadra, è valido solo in parte e non è nemmeno la più importante.
Se così fosse la Cina dovrebbe fare un campionato a parte
Molti giornalisti evidenziano sempre che l’Italia con 60 milioni di abitanti, dovrebbe battere la Croazia o l’Olanda facendo una passeggiata.
Il successo di una nazione nel calcio e nello sport non è mai sancita dal numero di abitanti e dei giocatori, ma dal numero di atleti seguiti e gestiti professionalmente da organi federali competenti.
Maggiore è il numero di atleti tesserati e inquadrati in strutture adeguate e più facile è il successo che si viene a creare.
Quando parlo di infrastrutture carenti in Sudamerica mi riferisco a tutto ciò che viene meno, lì dove lo sviluppo di un atleta dovrebbe essere gestito da tecnici professionali pagati e con strutture adeguate, da noi in Europa è tutto estremamente più facile.
Il caso dell’Olanda è emblematico di ciò che ho detto ora, dove il numero di affiliati alla federazione è il più alto mondo in relazione al numero di abitanti e tutto questo avviene in un paese di poco più di 7 milioni di persone.
Siamo arrivati alla fine, ma molte cose sono rimaste in sospeso, non basterebbe un’enciclopedia Treccani, per rendere omaggio a tutte le sfaccettature legate a questi due mondi, che sono uniti da un comune denominatore, la passione per il calcio………….
che spero in queste poche righe di aver trasmesso ad ognuno di voi.
Toba60
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