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I Giovani non Sanno quello che Vogliono, Sarà Vero?

Si parla tanto del presente e si progetta un mondo migliore, ma nella totale dimenticanza che il solo soggetto che di fatto dovrebbe stabilire e giudicare la validità dell’operato di coloro che questo futuro lo devono vivere

…. sono i Giovani

Essi non hanno nessuna voce in capitolo e subiscono in silenzio, come se non bastassero già gli adulti con la loro passività’ endemica ad affrontare tematiche che dovrebbero essere l’essenza dell’esistenza di ognuno.

I giovani devono studiare quello che il sistema offre, obbedire all’autorità’ perché cosi’ stabilisce la legge, lavorare in settori che servono affinché il sistema funzioni, sposarsi il più’ tardi possibile per adempiere alle priorità’ lavorative, fare pochi figli per poter godere dei bisogni materiali.

Detto tra noi…..

……una vita di merda, quella stessa che gli adulti hanno vissuto e che intendono trasmettere alle future generazioni.

Se la politica la facessero loro, sicuramente ci sarebbe un mondo migliore, sono i soli che sanno veramente ciò che rende la vita degna di essere vissuta, nella loro ingenuità avrebbero una soluzione assai meno complicata ai problemi quotidiani.

Io ho la sensazione che chi si avvia al capilinea della propria esistenza ha il solo proposito di rendere la vita difficile ai giovani, non essere stati capaci di dare un significato alla propria permanenza sulla terra è dura veramente e la gioventù risulta essere la loro vittima sacrificale da innalzare sull’altare della propria sconfitta esistenziale.

Toba60

I Giovani non Sanno quello che Vogliono

È un luogo comune dire che i giovani d’oggi non sanno quello che vogliono, dire così è un modo facile per generalizzare il problema e dare una risposta semplice a una questione ben più complessa.

È una critica che gli adulti muovono contro i giovani che al mondo d’oggi non vengono minimamente presi sul serio in politica e per questo screditati, come se non sapessimo pensare e riflettere. Pensano davvero che non ci accorgiamo di quello che sta accadendo? Eppure non si accorgono che siamo proprio noi giovani e i nostri futuri figli il futuro del paese e non investire su di essi è un errore che comporterà tante conseguenze. Tutti i nodi vengono al pettine prima o poi e ve ne pentirete.

Come può un adulto capire le difficoltà di un bambino che scopre e si affaccia per la prima volta al mondo della politica ad esempio guardano il telegiornale con i genitori?

Perché sente i propri genitori in apprensione quando alla tv parla un politico molto famoso con idee particolarmente controverse?

“Perché mamma e papà si arrabbiano per quello che dicono alla tv?” pensa probabilmente il piccolo.

“Sembrano stare davvero male, sono così tristi. Cosa posso fare per aiutarli?” riflette silenzioso.

Capita a volte che per la rabbia i genitori se la prendano anche con il bambino.

“Volevo sono consolarvi, i vostri occhi sembravano così spenti. Perché mi sgridi?” pensa.

Anche quando cresce e si fa ragazzo prova un pericoloso senso di smarrimento. A quell’età siamo a metà fra l’infanzia e il grigio mondo degli adulti in una lenta e delicata trasformazione.

Penso che gli adulti di oggi (ovviamente non tutti, non generalizziamo) hanno semplicemente dimenticato cosa vuol dire essere ragazzi e questo potrebbe essere dovuto anche a causa del fatto che quando erano loro quelli giovani non hanno avuto la possibilità di godersi tale giovinezza per via di problemi sociali, gli stessi che caricano aspettative, obblighi, doveri e responsabilità tutti in una volta sulle spalle dei ragazzi di oggi: la storia è destinata a ripetersi sempre, la catena distruttiva dell’odio difficilmente si spezzerà.

Il rancore è ciclico e per questo ce la prenderemo sempre con le generazioni future: i giovani di ieri sfogano la rabbia repressa sui giovani di oggi e lo stesso faremo con i giovani di domani continuando a mentire a noi stessi sempre con la solita scusa: “Lo sto facendo per il tuo bene”. Cari adulti, grazie a questo dolore noi possiamo capirvi, se solo poteste aprire gli occhi e accettarlo il dolore anziché passarlo di padre in figlio.

Anche voi in gioventù avete sentito le stesse domande e avuto gli stessi dubbi: “quando finisci l’università?”, “ti sei laureato?”, “sul serio pensi che il lavoro che fai possa essere considerato tale?”, “qui vogliamo giovani con esperienza ma, mi spiace, non possa pagarti più di così” (tra l’altro ricordiamo che non pagare i giovani stagisti è ufficialmente riconosciuto come una forma di sfruttamento), “la paga è questa, o accetti o te ne vai, sappilo” (e puntualmente riesci a stento ad arrivare a fine mese, magari facendo anche più lavori e nel mentre studi e ti paghi l’università), “ma insomma, quand’è che ti sposi?”, “alla tua età non hai ancora messo su famiglia? E i figli?”, “non puoi lavorare qui se sei incinta, ma se continui ti dimezziamo lo stipendio. Politica aziendale,”

Perché fate qualcosa di così triste? È insopportabile, ci togliete la libertà. Proprio così, noi siamo liberi perché in questo mondo ci siamo nati! E proprio per questo motivo siamo tutti speciali, perché in questo mondo qualcuno ci ha desiderati!

“La Terra non è un’eredità ricevuta dai nostri Padri, ma un prestito da restituire ai nostri figli”

Antico proverbio amerindio

Sappiatelo, noi vi osserviamo. Queste sono cose che ‘subiamo’ tutti noi giovani, e so che anche voi le avete passate. Anzi sembra quasi che agli adulti piaccia farci sentire in ansia col pretesto che non facciamo nulla per questo paese. È davvero necessario crescerci in questo modo? Credete che ne usciremo grazie a queste paure e angosce? Siete nel torto marcio più che mai: noi ne usciamo non grazie a ciò, ma nonostante ciò.

Ditemi tutti i bambini abusati durante l’infanzia e che da grandi riescono a costruirsi una vita soddisfacente, superando i propri traumi con forte resilienza, davvero ne escono fuori grazie alla sofferenza vissuta da piccoli? Ce la fanno nonostante quello che hanno passato.

Se dovessi fare un paragone, il punto di vista di Alice ne “Alice nel Paese delle Meraviglie” di Lewis Caroll è azzeccatissimo. Il mondo degli adulti è fatto di un sacco di regole restrittive e Alice non le capisce, sembrano senza senso.

È una palese critica alla società vittoriana: la Regina di Cuori (la gerarchia delle carte) taglia la testa a chiunque per ragioni insensate; il Bianconiglio, crudele con i suoi sottoposti ma sottomesso con i suoi superiori; la Duchessa Brutta nervosa e isterica per via del pepe che la Cuoca, che scaraventa le stoviglie in continuazione, impiega abbondantemente in ogni sua ricetta, antipatica a tutti ma gentile con Alice; e continue figure maschili incompetenti e figure femminili istrioniche che litigano per il potere. È così che il bambino vede la politica.

Alice è una semplice fabula, ovvero cerca di insegnare ai bambini, ma in questo caso è una meta-fabula, cerca di insegnare agli adulti che cosa si prova a essere bambini. Da bambino ci sono tantissime parole che non capisci, intricate regole matematiche, assurde regole politiche degli adulti…

E Alice ci mostra quanto crescere sia difficile, si sente incompresa, persa e definita ‘pazza’ dagli abitanti del Paese delle Meraviglie (proprio come si sentono i ragazzi di oggi), ed è un romanzo del 1865 (quindi più di 150 anni fa!).

E allo stesso modo gli adulti che guardano il mondo dell’infanzia che non riescono più a comprendere. Un esempio estremamente semplice è quando a inizio storia Alice mangia un dolcetto e improvvisamente diventa grande e soffre. Deve ritornare piccola per passare dalla porticina.

Ciò che i giovani desiderano più di tutto non è che la riconoscenza di esistere, di essere apprezzati per le proprie qualità, di venir presi in considerazione e non di venir giudicati per le proprie mancanze ed errori, col tempo tutto può migliorare.

Facciamo un patto allora: allo stesso modo faranno così i giovani nei confronti degli adulti e quando diventeremo noi i nuovi adulti faremo altrettanto con i nostri figli. Dopotutto anche noi vogliamo la stabilità (sia economica che emotiva), essere circondati da persone giuste e autorevoli (attenzione, non autoritarie) che ci motivano nella nostra crescita a dare il meglio, che sappiano consolarci e ci indirizzino nel mondo degli adulti.

La chiave di tutto è una sola: empatica comprensione ed equa collaborazione da entrambe le parti. Suvvia non viviamo più nel 1800! Tutte quelle inutili preoccupazioni ci distraggono da ciò che ha veramente importanza. La vita è troppo breve per non poterla vivere a pieno.

Tutti gli esseri viventi muoiono prima o poi, che siano pronti o meno, quel giorno arriverà sicuramente per tutti.

Sabrina Emma Miotto

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